Numero 1/2014

wilhelm reich. il dramma e il genio. 

una lettura analitica post-reichiana. 
di marcello mannella 

Alpes ed., 2014
dalla Collana CorporalMente

dalla prefazione di Genovino Ferri*

Mi soffermo sul sottotitolo innanzitutto, perché una lettura post-reichiana rappresenta una posizione di lettura sulla freccia del tempo di quattro generazioni di analisti reichiani, un lusso che permette di equilibrare la posizione osservativa sulla Continuità, la Coerenza, la Giusta Distanza, le Differenze, le Evidenze Entropiche e Neghentropiche della ricerca reichiana, facendo emergere una convergenza sull'assoluta rilevanza del punto di svolta/biforcazione, rappresentato dall’Analisi del Carattere elaborata da Wilhelm Reich.

Trovo prezioso tutto il libro, scritto da Marcello Mannella, ed alcune parti proprio entusiasmanti ed eccellenti.

Una di queste, la prima, letta d'un fiato è l'Introduzione, franca, vera, senza sconti, attenta, trasparente, affettiva e riconoscente.

Mi ha fatto respirare!

Chiarisce, con una supervisione di scena ed interrogativi appropriati, gli esiti di uno stile relazionale di Reich, fatto di tratti deficitari ed altri prorompenti di novità assolute, di architetture mentali collegate inconsapevolmente al nostro contemporaneo paradigma della complessità.

Mi ritrovo in questa supervisione, approvandola anche nei suoi contenuti, abitandola in maniera quasi inquietante. In essa traspare un amore reale e non un innamoramento mitico per Reich.

Mannella propone una applicazione dell'Analisi del Carattere proprio al suo ideatore.

Propone anche un utilizzo del suo frattale evolutivo maggiore l'Analisi del Carattere della Relazione, per una lettura delle reciprocità innescate dagli stili relazionali con il mondo.

Trovo perciò rispettoso per il lettore, ma da non seguire assolutamente, il suggerimento/vezzo dell’autore di poter saltare l'intreccio della vita e andare al capitolo successivo.

È troppo interessante, infatti, considerare la verticalità dei segni incisi dalla storia personale, è troppo analitico-reichiano scoprire gli intrecci inestricabili tra le vicende della vita di Wilhelm Reich e le riflessioni proposte dalle sue ricerche.

Mannella ricostruisce con precisione attenta la sua vita, le sue relazioni, ci propone un'interpretazione dei suoi psico-dinamismi, dei suoi oltre-soglia di tratto caratteriale; ci mostra le connessioni tra le sue pre-posizioni mentali e le sue posizioni reali; i suoi limiti, le sue altezze, le sue amarezze disperanti, le sue reattività narcisistiche, le sue solitudini onnipotenti, le sue ottusità psico-emozionali, le sue genialità complesse.

E' permettere veramente, non solo alla sua opera, di provare a superare il destino di Peer Gynt.

Significative sono alcune riflessioni antropologiche, che segnalano la co-presenza in Reich di posizioni non fluide e poco coerenti fra loro.

Da una parte ci sono chiare posizioni pre-complesse, che si muovono all'interno del contrasto tra natura e cultura, che affermano dati stabili e deterministici sull'uomo, sulla sua presunta positività naturale, che sarebbe impedita, nel suo dispiegarsi, da un mondo sociale e culturale persecutorio: un codice di lettura binaria, del 2: simmetrico e proiettivo in cui l'altro è il solo colpevole.

Dall'altra c'è la capacità di intuire ed elaborare l'Analisi del Carattere, che ha in sé la possibilità di essere un frattale geniale e neghentropico, come diciamo in Analisi Reichiana, che porta con sé il gene della complessità, la posizione meta del 3: oltre la diade bene e male. Uno schema che legge, circonda e definisce l'oggetto intero, che addirittura, nel suo ordine di grandezza frattalica maggiore, può intercettare la posizione meta-meta del 4: leggere oltre gli oggetti interi e le loro soggettività, precisando le loro interrelazioni nel tempo, il loro apprendimento intelligente e la circolarità che modifica il pensiero che modifica le relazioni che modificano di nuovo il pensiero (come ci insegnano Maturana e Varela), che sale in organizzazione evolutiva, si libera dall'essere, solo indicatore di stato e di tratto e si permette nuove libertà, nuove consapevolezze e nuove responsabilità di scelta, per un maggiore ordine neghentropico. L'uomo aperto alla possibilità di diventare una stella danzante.

Tornando al passaggio dal 2 al 3, è evidente che l'osservazione della corazza caratteriale e della sua necessità funzionale si fa nitido: la struttura caratteriale non sorge per impedire o imprigionare i nostri impulsi vitali, ma è la forma che il nostro Sé assume per essere ed individuarsi, nel mentre si relaziona al mondo. Le emozioni sono il frutto delle nostre originarie esperienze relazionali primarie fetali e neonatali. Esse si sedimentano in tracce mnesiche nel nostro cervello emotivo (nel Sistema Limbico) a livello centrale, ci suggerisce Mannella, e nei livelli corporei deputati alla relazione con l'oggetto parziale di fase a livello periferico, mi permetto di aggiungere. Per cui l'affermazione di Gelhen sull'uomo come essere naturalmente culturale potrebbe essere intesa e riletta come essere naturalmente relazionale? Per non introdurre una rinnovata simmetria paralizzante tra natura e cultura.

E poi il grande tema della sessualità in Reich!

Un tema che lo fa ricordare sulla scena storico-sociale per la sua rivoluzione, direi in maniera spesso superficiale anche da molti addetti del mondo della psicologia, in realtà molto complesso, pieno di problematicità svelata con maestria attenta da Mannella nelle sue sfaccettature, talora provocatorie, talaltra chiarificanti, certamente vive, attuali, che fanno pensiero e fanno pensare, forse non tutte condivisibili, ma che aprono appassionanti dialoghi e dibattiti: la sessualità infantile... la femminilità... l'omosessualità... il pansessualismo... la potenza orgastica... gli studi di genere... le nuove famiglie...

Argomenti, questi, che attraversano la freccia del tempo, conservandosi attrattori caotici con traiettorie multiformi, generatori da sempre di molteplici posizioni dinamiche ed osservative.

Mannella li rilancia con proposizioni aggiornanti, cariche disordinanti, interrogativi stringenti, da costringere il lettore ad uscire da sicurezze sedimentate e da eventuali letargie neuronali, a resettarsi su nuovi ordini neghentropici, su nuovi sensi da dare, anche alle rivoluzioni sessuali della società del nostro tempo, o a confermare i precedenti, quando l'interlocutore supera lo stress adattivo proposto con intelligenza dall' Autore.

Sugli sviluppi della tecnica terapeutica Mannella raggiunge i vertici del suo amore per Reich, accogliendolo e raccogliendolo nei suoi oggetti parziali buoni e cattivi, stagliandolo genio e gigante nella scena del XX secolo.

Gli riconosce, infatti, l'individuazione del frattale-guida Analisi del Carattere, costruito sul come del paziente, vera rivoluzione sistemico-complessa in psicoanalisi, una lente che legge l'intero nelle sue profondità e che approda, con coerenza epistemologica impeccabile, anche alla lettura analitica dei vissuti corporei, attraversati nel setting tramite la Vegetoterapia Analitico-Caratteriale facendo compiere alla psicoanalisi un vero e proprio salto quantico.

Puntualizza, però, nella precisa cesura costituita dal passaggio dalla Vegetoterapia alla Terapia Orgonica, una parziale e decisiva dispersione della ricchezza concettuale e clinico-metodologica della sua elaborazione, informata al suo naturalismo antropologico, al suo anti-intellettualismo, ai suoi convincimenti olistici, al suo panteismo materialistico, motivi che lo spingeranno fino al punto di correre il rischio di cadere nella meccanicistica proposizione di una tecnica, nell'assenza di una reciprocità relazionale.

Si sono dovuti infatti attendere gli sviluppi dell'evoluzione del setting reichiano di quarta generazione (proprio i nostri della S.I.A.R.), che fanno focus sul Carattere della Relazione, per recuperare l'implicito costruttivista, presente nella combinazione e nel linguaggio dei tratti, nella definizione di Relazione quale Sistema Vivente Complesso, nato dall'incontro mirato dei tratti dell'analista e dell'analizzato, dei loro transfert e controtransfert di stato-tratto-livelli corporei oltre che psicodinamici.

La Vegetoterapia, infatti, oggi opera con acting, intesi come ascensori frattalici, sulla freccia del tempo interno, che raccordano il lì ed allora con il qui ed ora, il profondo con la superficie, l'inconscio con il conscio, la memoria implicita con la memoria esplicita, nella doppia direzionalità, informando, formando e riformando la mente, con metacognizioni di nuovo ordine, poggiate anche sul sentire!

Mannella non smentisce il filo rosso che percorre tutto il suo libro, che vorrei definire Amore nella Differenza, intesa nell'accezione di Bateson e Varela, quando osserva il pensiero funzionale alla luce del crivello epistemologico sistemico-complesso: il pensiero funzionale di Reich, pur avendo cominciato a muoversi nella direzione di una definizione sistemica se ne distanzia a causa della curvatura olistica, che assume la sua riflessione a partire dalle ricerche biologiche del periodo norvegese e più marcatamente nel periodo orgonomico.

Caro Marcello, il lusso dell'incertezza è un lusso di strutture caratterologiche che possono danzare sull'angoscia rimanendo aperte, ma l'angoscia può portare, se raggiunge l'oltre-soglia insostenibile, al bisogno profondo di chiudere-concludere-curvare.

Il tempo di quattro generazioni e gli sviluppi del frattale guida Analisi del Carattere, ci permettono oggi di rileggere e dare il giusto valore al pensiero funzionale, non più curvato, ma presente significativamente sugli alti strati della freccia evolutiva del nostro codice neghentropico-sistemico-complesso.

Grazie Marcello.


 * Psichiatra, Analista S.I.A.R., Direttore della Scuola Italiana di Analisi Reichiana, Membro dell’Accademia delle Scienze di New York, Membro del Comitato Scientifico Internazionale di Psicoterapia corporea.
 
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