Numero 1/2019

Una bambina abusata

Alessia Mazzolini Polonia*

Luna è una donna che all'età di trent'anni decide di iniziare un percorso di analisi reichiana. Il suo aspetto è giovanile e grazioso, con sembianze più simili ad una bambina che ad una donna e sul suo viso si leggono i segni di una grande sofferenza. In certi momenti, i suoi occhi sembrano smarriti e straziati dal dolore e la fanno apparire, a volte, poco presente. E' di bassa statura e corporatura minuta; nel complesso trasmette una grande tenerezza e traspare una particolare sensibilità.

Il padre impiegato in pensione e la madre casalinga hanno trasmesso a Luna dei valori che fanno riferimento prevalentemente ad una morale cattolica e castrante. Ha un buon rapporto con il fratello operaio e un legame speciale ed esclusivo con la sorella impiegata; ha una complicità con entrambi i genitori ma con la madre è anche molto conflittuale.

Nelle prime sedute Luna inizia a raccontare la storia di un grande amore durato due anni e mezzo, terminato male e successivamente protrattosi nel tempo in modo discontinuo e tormentoso. La causa principale della separazione viene fin da subito esplicitata: un aborto concordato con il proprio partner e poi non accettato.

Mentre lei racconta, l'analista avverte un dolore dilaniante, una devastazione che colpisce tutte le sfere: quella corporea, emozionale e psicologica e più in profondità risulta una lacerazione dell'identità, quasi dell'anima.

Luna trasmette questo senso di imminente disintegrazione derivante, in parte, da un lutto non ancora rielaborato; l'analista ha la sensazione che a livello energetico abbia una buona densità, anche se il Sé si presenta molto scomposto: il nucleo centrale sembra non aver la possibilità di uno scambio funzionale sia a livello intrasoggettivo che intersoggettivo.

Luna chiede, quindi, d'essere aiutata a risollevarsi da questo dolore per poter riprendere la propria vita in mano; si sente regredita, bloccata e senza speranze.

Desidera essere presa per mano ed accompagnata nel mondo degli adulti: affermarsi in modo strutturato in base alle potenzialità che avvertiva di possedere, almeno parzialmente, prima di quest'ultimo trauma ma che in realtà sente di non aver mai manifestato totalmente durante la sua vita; ambisce all'indipendenza anche se ne è terrorizzata.

Le basi remote del disagio

In Luna sembra mancare una definizione energetica-relazionale-corporea di confine, quasi come se ci fosse una tale permeabilità da consentire all'Altro da Sé di entrare fino al nucleo che diventa, conseguentemente, molto più vulnerabile; la parte centrale, troppo esposta, rimane preda di possibili invasioni di campo che producono una destrutturazione.

Le ipotesi dell'analista iniziano a prendere forma e, continuando le sedute, il quadro inizia ad essere dipinto; alla domanda “come ti senti all'idea di non vivere più la tua storia d'amore assieme a lui, di averlo perso?” Luna risponde: “Io muoio”, dimostrando una necessità primordiale d’essere accettata; la frase potrebbe essere completata in questo modo: “se l'altro mi accetta, mi vuole, mi desidera, io posso esistere, altrimenti Io muoio”.

L'analista ha la sensazione che questa ultima separazione abbia riattualizzato, in modo amplificato, le sensazioni conseguenti ad avvenimenti spiacevoli e depositate nel corpo in un tempo molto remoto sulla freccia del tempo.

Luna racconta di sentire un'angoscia insostenibile che crea un vuoto e non sa come colmarlo; pensa che non ci siano rimedi e riferisce di non aver mai provato qualcosa di così terribile, non riesce a vivere, né a sopravvivere.

Riporta d'aver pensato diverse volte al suicidio e nei confronti di questo gesto si sente disarmata: lo vede come l'unica via d'uscita ma sente di non esserne capace: “... non so se non ho la forza per uccidermi o se amo troppo la vita”.

tentativo di suicidio 1Tentativo di suicidio   tentativo di suicidio 2Autore: Alessandro Nazzi

 

L'analista condivide con Luna la sensazione che quell'ultimo amore sia stato il primo utero buono e pensa che sia necessario ricreare con lei un'atmosfera nutriente, calda ed accogliente.

Oltre a parlare della storia d'amore nelle sedute si cerca di ridimensionare la figura del partner, spogliandolo di quell'alone di idealizzazione, di uomo perfetto che non potrà essere mai sostituito da nessun altro al mondo.

L'analista ritiene indispensabile, fin da subito, proporre assieme alla terapia verbale anche quella corporea.

Il Sé è, infatti, un sistema complesso, solo teoricamente suddivisibile perché, in realtà, esiste solo un unico agglomerato energetico che necessita di un intervento che tenga conto dell'unità del sistema essere umano .

L'analista inizia a prendere in considerazione gli stati di allarme profondi che gli richiama Luna e che sembrano avere un'origine intrauterina, ove la minaccia di separazione produce delle sensazioni che vengono imprintate a livello di memoria cellulare implicita.

Certi stati d'allarme molto intensi, o comunque di ipervigilanza e ipercontrollo, vengono spesso ricondotti ad una precoce esperienza di rischio di separazione legata, ad esempio, ad una minaccia d'aborto. Chi ha attraversato questa angoscia di morte reale, dovuta alla dipendenza biologica dall'Altro da Sé, ha attivato una risposta per evitare la separazione; ciò potrebbe riproporsi anche in epoche successive dello sviluppo quando, ripresentandosi delle situazioni destabilizzanti, nel soggetto si riattualizzano sensazioni già sperimentate, ma di cui non ha consapevolezza. Si può, così, originare una dipendenza esagerata nei confronti dell’Altro, che viene vissuto come l’unico che offre al soggetto la possibilità di riprendere la propria evoluzione vitale dopo un crollo energetico.

Luna si reca in ospedale per chiedere una copia della propria cartella clinica dove legge “attorno al terzo mese, minaccia d'aborto” e con le lacrime agli occhi dice: “è stato come ricongiungermi con me stessa”. Successivamente racconta d'aver sperimentato, per alcuni giorni, una connessione profonda con la vita, la sensazione quasi di poter percepire quel nucleo appena formato e di aver provato sulla pelle una sensazione di rifiuto; ha poi sentito un'amorevolezza smisurata avendo la percezione di poter tenere in mano quel piccolo essere, cioè lei stessa, trasmettendogli calore per potergli ridare vigore esistenziale.

I tratti principali

In base alle osservazioni raccolte, l'analista vede in Luna la presenza di un tratto intrauterino: la grande paura, che crea instabilità nella sua vita, trova le basi nella prime fasi del proprio sviluppo.

La carenza energetica si presenta, in questo caso, nel livello addominale; in questa zona sente un vuoto che lei descrive spesso e che, in certi momenti della vita, ritiene d’aver colmato attraverso il cibo, provocando dei cambiamenti consistenti di peso in periodi altamente stressanti a forte impatto emotivo.

In un tratto intrauterino l'aspetto peculiare è l'allarme e lo stato di continua vigilanza (Ferri, Cimini, 2012), la percezione d'essere costantemente di fronte ad un possibile pericolo.

Chiaramente tutto ciò porta ad un forte irrigidimento che può essere notato sia a livello muscolare che di pensiero; infatti, la persona sembra essere continuamente impegnata nel fare una rapida ed efficace valutazione di quello che è attorno.

Questo screening avviene in modo involontario, al di sotto dello stato di consapevolezza ed impedisce all'individuo d'essere totalmente presente nella situazione in cui si trova.

La tensione diminuisce notevolmente all'aumentare di un clima accogliente; la persona con caratteristiche intrauterine deve ripetutamente affrontare il tema principale della sua vita: l'accettazione, che diventa quasi un Karma dal quale svincolarsi.

Collegata ad essa risulta esserci anche la rimozione dell'aggressività (Ferri, Cimini, 2012): l'espressione di tale dimensione farebbe, infatti, aumentare la probabilità di una separazione (o minaccia di) che creerebbe la riattivazione di quello schema frattalico già vissuto a livello intrauterino e che il piccolo, ma complesso nucleo, ha memorizzato come minaccioso per la propria sopravvivenza.

Ha estremo bisogno di rimanere in prossimità dell'Altro da Sé proprio per poter vivere: ha sviluppato una carenza a livello d'energia primaria accogliente. Questa energia è fondamentale perchè nutre ancor prima del latte materno.

Essendo una struttura premuscolare non ha la possibilità di trattenere grandi quantità d'energia; anche per questo motivo evita momenti conflittuali di una certa portata.

L'evitamento è una delle espressioni intelligenti dell'organizzazione del sistema e viene utilizzato come meccanismo di difesa; ciò permette la sopravvivenza anche in situazioni potenzialmente minacciose o percepite come tali dal soggetto.

Questo tratto ha, inoltre, una capacità sensoriale elevata che gli permette di cogliere il pericolo prima che si manifesti, pena la probabile morte. Emana spesso dei segnali infantili per inibire l'aggressività dell'Altro ed aumentare la probabilità di ricevere attenzioni accettanti.

La sensazione controtransferale dell'analista è di collasso, di vuoto ombelicale e d'insostenibilità a stare in piedi: avverte una mancanza a livello di base ed ha come la percezione che le gambe stiano per cedere. Quando propone a Luna esercizi che vanno a lavorare su quest'ultima zona ha la conferma di ciò che ha avvertito nel proprio corpo.

Il barcollamento che Luna sperimenta a livello interno è lo specchio di ciò che vive esternamente: nonostante abbia portato a termine il ciclo di studi universitario non riesce a trovare un lavoro che le permetta realmente un'indipendenza economica ed una realizzazione professionale.

Si sente sola e non ha punti di riferimento saldi: ha pochi amici.

La rivelazione

Luna racconta che, all'età di circa nove anni, un pedofilo ha iniziato a provare delle forti simpatie per lei.

La storia dell'abuso, seppur avvenuto senza penetrazione, viene raccontata come qualcosa di terribilmente devastante.

L'ombraL'ombra - Autore: Alessandro Nazzi    

L'uomo, molto più grande di lei, frequentava assiduamente la famiglia; lavorativamente molto affermato, trovava delle banali scuse per allontanare Luna dalla stanza nella quale si trovavano i familiari e dedicarle attenzioni toccandola nelle parti intime. Luna si sentiva totalmente abbandonata, indifesa e non si capacitava del fatto che nessuno si rendesse conto di ciò che accadesse nella stanza accanto.

Paralizzata, incapace d'urlare, di chiamare aiuto, di scappare, di mordere; priva di ogni possibilità d'azione proprio come se il sangue interno si congelasse dalle arterie fino a raggiungere ogni capillare.

Un silenzio assordante la disintegrava. Nessuno ha parlato e denunciato il fatto.

Deliziata dal piacere che gli produceva quel tocco esperto, disgustata da quel contatto così sporco, non appropriato, che faceva vivere la prima scoperta dell'eterosessualità attraverso una modalità spregevole.

Quella confusione, Luna dice d'averla sentita per tanto tempo nell'arco della sua vita; riporta d'aver provato in diverse circostanze un annebbiamento cerebrale come se i neuroni non fossero più in grado di fare sinapsi, un vero black-out a causa del quale si interrompevano le trasmissioni.

  Luna, in quelle circostanze, non era in grado di pronunciare nemmeno le frasi più banali o non riusciva a portare a termine compiti anche molto semplici; le voci che con irruenza si presentavano “questo è il nostro segreto”, “vieni a trovarmi e ti pagherò”, le creavano uno smarrimento totale.

Luna sperimentava questa profonda sensazione di disagio soprattutto in ambito scolastico, in particolare in presenza di quegli insegnanti molto castranti e giudicanti.

Ricorda anche, con molta sofferenza, d'aver adottato per dei lunghi anni un metodo alternativo per il controllo dello stress e dell'ansia: autoprovocazione del vomito: “quello schifo che avevo dentro, lo potevo sentire laggiù nelle mie caverne più ombrose e scure e siccome mi appesantivano, erano delle parti di me che non erano mie, allora le potevo portare fuori e liberarmi da quel torpore, per poi sentirmi libera, almeno per un po'”.

L'analista ritiene che anche il semplice pensiero di poter avere un confronto con persone posizionate up rispetto a lei la riporti alla riattivazione e riattualizzazione di quella sensazione di insostenibilità. Luna avverte, in tal senso, un'impotenza pietrificante che la blocca a tal punto da crearle una forte necessità di evitamento. Ma, essendo Luna anche una donna molto forte, con grande voglia di esserci nella vita, nonostante le difficoltà trova questo compromesso con se stessa, liberandosi di quella parte che è bloccante, attraverso il vomito. Questo è un tipico esempio di una riorganizzazione intelligente del sistema, seppur disfunzionale.

Luna racconta d'essersi sentita per tanto tempo “brutta, sporca e stupida” e di aver avvertito molte volte una rabbia incontrollabile verso un sistema che non le ha permesso di chiedere aiuto e non l'ha mai aiutata. “Com'è possibile che tutto ciò accadesse sotto i loro occhi e non se ne accorgessero?”

Tutto ciò l'ha costretta per lungo tempo a rifiutare il proprio corpo, fonte di tanta sofferenza. Riporta d'aver chiuso le sensazione, provocando una scissione tra il corpo ed i pensieri, cioè fra il luogo dell'orrore e la parte razionale che l'ha aiutata ad allontanare i mostri.

Gli acting

Durante l'analisi di Luna si son visti riaffiorare molti vissuti importanti del suo passato, alcuni dei quali erano già arrivati ad un buon livello di consapevolezza, altri sono emersi favoriti dall'utilizzo di tecniche che vanno a lavorare sul profondo e a livello analogico: gli acting.

Dato che il carattere di una persona si esprime contemporaneamente a livello psicologico, muscolare ed emozionale, nonché neuroendocrino e neurovegetativo, è necessario, affinché avvenga una trasformazione neghentropica del sistema-persona, riportare l'individuo a re-immergersi corporalmente in una specifica fase della propria storia evolutiva, nella quale ha ricevuto un imprinting che, stratificandosi su altri, è andato a determinare degli scompensi di varia natura.

A tal proposito nel pensiero post-reichiano si evidenzia quanto segue: “noi riteniamo che i livelli corporei reichiani siano i luoghi del corpo che portano gli imprinting ed i segni incisi delle relazioni oggettuali. Essi rappresentano il primo ricevente della relazione con l’Altro da Sé, le aree di risonanza dei vissuti emozionali del lì ed allora, le interfacce periferiche delle fasi evolutive attraversate, puntuali nella dominanza in successione nel tempo” (Ferri, Cimini, 2012). Nigosanti (2/2013, Rivista on-line PsicoterapiaAnaliticaReichiana) mette in evidenza come questi acting pscicocorporei "ri-attivano (...) il livello e la fase evolutiva corrispondente, trascinando con sé tutto quanto è rimasto incarnato in quella zona corporea: ricordi, emozioni, etc…".

Quindi, attraverso gli acting, la persona può sentire l'atmosfera di un vissuto deficitario od invasivo e far affiorare quelle sensazioni depositate a livello di memoria implicita, che possono assumere anche la forma di ricordi ed emozioni. Si può ricreare così un nuovo equilibrio neghentropicamente più funzionale che passa attraverso una reale esperienza guidata dall'analista, ma non indotta: è il sistema-corpo di quella persona che attraverso una propria intrinseca intelligenza permette un passaggio informazionale condiviso con l'analista, un rilascio parziale di parti bloccate o una ristrutturazione energetica ove carente. L'acting può, ad esempio, “riparare in parte l’esperienza mancata proponendo un nuovo prototipo di relazione oggettuale” (Nigosanti, ibidem).

Si propone all’individuo di ripercorrere, attraverso progressivi e specifici acting sull’intero suo organismo, l’esperienza del suo sviluppo psico-affettivo e della sua maturazione emozionale. La verbalizzazione delle sensazioni, delle emozioni e delle associazioni libere prodotte rappresentano il momento successivo e indispensabile per l’elaborazione dell’esperienza psico-corporea.

L'analista ritiene di dover lavorare con Luna proponendo un percorso psicocorporeo che veda come punto di partenza il tema della dimensione difettuale nelle fasi intrauterine e in quella successiva oro-labiale, nonostante l'abuso sia avvenuto in età preadolescenziale. Quest'ultimo, infatti, è andato ad accentuare il vissuto allarmante già sperimentato in età fetale. La scelta di un progetto terapeutico che implichi la posticipazione dell'intervento diretto sul tema dell'abuso, e di tutte le conseguenze ed implicazioni che ne derivano, è determinata dal fatto che Luna si presenta in analisi devastata.

Ha bisogno di (ri)sentire e di (ri)scoprire la sua forza interiore, la sua centralità: tutto ciò può essere alimentato attraverso la possibilità di sentirsi accolta in un utero nutriente, non allarmato e caldo.

Nel contatto con Luna, l'analista si propone delicatamente perché è consapevole che tutta la sua storia la porta a sentirsi, con immediatezza, in pericolo e minacciata.

A Luna è inizialmente proposto di sentire quali siano le reazioni che prova mettendosi in contatto con i propri piedi e le proprie gambe.

Verbalizza delle sensazioni di forte instabilità che le fanno percepire una dimensione di collassamento, come già anticipato, che la porta a non essere in grado di rimanere sulle proprie gambe ed andare nel mondo.

Iniziando il lavoro sul lettino, l'attenzione di Luna è indirizzata sui piedi, che si appoggiano al materasso con la pianta; nel frattempo viene proposto un massaggio leggero che permetta di ricevere un po' di calore a livello addominale.

Per un periodo sono proposti gli acting che lavorano principalmente sulle orecchie. Questi acting, eseguiti sostanzialmente ad occhi chiusi, riportano alla condizione fetale e suggeriscono il successivo passaggio attraverso il canale del parto, entrando così in contatto con un'atmosfera diversa, meno fusionale rispetto a quella percepita quando si è immersi nel liquido amniotico.

Luna verbalizza la necessità di voler rimanere un tempo infinito in quell'oceano che sente quando l'analista le appoggia le mani a conchiglia.

In quella dimensione non avverte la paura e le mani del terapeuta la scaldano senza agitarla; tutto ciò emerge dalla sua affermazione: “qui io posso finalmente riposare e nutrirmi”.

Si passa quindi al lavoro sugli occhi, proponendo alla persona il contatto con la luce fissa sopra il suo campo visivo. Luna riporta di gradire molto la presenza dell'analista sullo sfondo e di sentire la luce come qualcosa di caldo nel momento in cui rimane ad una distanza ravvicinata. Con questo acting può iniziare a guardare una realtà fuori di sé, sentire che l'Altro è presente ed è lì per lei; le è possibile iniziare a rapportarsi con il mondo senza esserne così impaurita.

Luna può iniziare ad esistere e questo dimostra i progressi ipotizzati nel progetto terapeutico; inizia a muoversi di più nella sua realtà alla ricerca di un lavoro che le garantisca una certa stabilità economica e che potrebbe favorire la sua indipendenza.

Punto fisso luminosoPunto fisso luminoso - Autore: Alessia Mazzolini Polonia                         

Il punto fisso con la luce viene proposto allontanando progressivamente la fonte luminosa dalla convergenza oculare e valutando ogni volta se si sia formata una maggiore sostenibilità da parte di Luna che dovrebbe permetterle di rimanere in presenza di un minor calore senza entrare nell'allarme; questo si può verificare solo dopo aver ricevuto sufficiente nutrimento proponendo più volte uno stesso acting.

Durante l'analisi sono stati proposti anche gli altri acting che coinvolgono gli occhi e che sono propri della fase orolabiale, eseguendo il punto fisso al soffitto e il naso-cielo, prima con lucina e poi senza. Riferendosi al naso-cielo Navarro (sitografia in bibliografia) sostiene che “il movimento luminoso provoca nel soggetto accomodazione e convergenza oculare alla luce, mimando quanto descritto da Spitz per il lattante che, succhiando, guarda alternativamente il viso della nutrice e il seno materno (che è all'altezza della punta del suo naso)".

Il movimento va a richiamare, quindi, la separazione-individuazione e per Luna è stato un acting fondamentale. Si è, infatti, resa conto della sua particolare predisposizione a poter guardare e sostenere l'altro quando vi si dirige con lo sguardo; le risulta, invece, molto difficile poter ritornare su di sé: “esisto fin quando c'è l'altro, poi convergendo sulla punta del mio naso mi si sovrappongono le immagini, non riesco a stare in quella posizione e mi si aggrotta la fronte; sento di voler fuggire immediatamente da me e di non vedere con la stessa intensità il mondo.

In questo modo la convergenza, ovvero la capacità di mettere a fuoco, di individuare degli obiettivi si è sviluppata e manifestata concretamente nella vita reale; ha iniziato, per esempio, ad affrontare dei colloqui di lavoro e a mettersi in gioco anche dal punto di vista relazionale. Ha fatto così esperienza della possibilità di ritornare progressivamente su di sé, percorrendo una linea immaginaria che dal soffitto, rappresentante l'Altro, arriva alla punta del proprio naso; sentendo che l'altro esiste ed è presente.

Le è stato possibile iniziare a scoprire che l'altro esiste e lei anche, ma come due entità separate. Il nutrimento è continuato lavorando sul livello della bocca, rievocando le sensazioni vissute in fase oro-labiale. In particolare il movimento di suzione ha portato a vivere delle forti emozioni descritte come commozione per la scoperta di potersi alimentare attivamente. Ha sentito, con il progredire della ripetizione degli acting, d'avere una propria forza intrinseca e di poterla sperimentare sentendo una piacevolezza a livello di mucose interne delle labbra ed anche a livello genitale. Dopo un'iniziale frustrazione dovuta al fatto di rendersi conto d'essere incapace di succhiare, cioè di prendersi ciò di cui ha bisogno, ha vissuto l'esperienza come un'opportunità di ritrovare il seno e il corpo buono della madre che nutre e trasmette calore attraverso la presenza.

In tal senso l'analisi reichiana è stata integrata dando la possibilità a Luna di rimanere in piedi di fronte all'analista, sentendo le proprie gambe che hanno recuperato un po' di consistenza. In quella posizione è stata sostenuta dalle mani dell'analista sulle quali si è potuta semplicemente appoggiare con delicatezza e rimanere con lui in contatto oculare. Attraverso questo esercizio, che in fondo è stato un punto fisso visto da un'altra prospettiva, Luna ha potuto finalmente incontrare degli occhi caldi che con profondità penetrante le hanno comunicato un'infinità di messaggi non verbali integrati poi dalle parole “io ci sono e ti vedo”. Il senso d'essere vista per la prima volta, accettata nella sua totalità, senza doversi sentire brutta, sporca, inadeguata ed incapace le ha fornito l'opportunità di iniziare ad affermarsi nella vita.

Ha iniziato anche a respirare in modo completamente diverso, praticando degli esercizi mirati a modificare un movimento che nell'ispirazione andava a risucchiare energia ed aria interna, piuttosto che provocare un'espansione e un sollevamento della pancia e del petto. Questo ha confermato l'incapacità di nutrirsi prendendo energia dall'esterno.

Dopo tanti mesi di sperimentazione è riuscita ad espandersi durante l'inspirazione e a lasciar defluire l'aria durante l'espirazione.

L'analisi di Luna non è stata priva di crolli emotivi ed energetici: in alcuni momenti ha confessato d'essere sconsolata perché non rilevava cambiamenti sostanziali.

Ci sono, infatti, delle normali resistenze al cambiamento; quando esiste un'identificazione con la propria struttura si ha il timore che perdendola ci si possa smarrire.

Questo concetto è di fondamentale importanza perché richiama ciò che Reich definiva “angoscia dell’orgasmo” (Sassone, 2012), intesa come l’incapacità d’abbandonarsi alle convulsioni muscolari involontarie per scaricare l’energia sessuale. La struttura caratteriale di una persona, derivante da energie che non fluiscono in modo funzionale vanno a definire l’identità dell’individuo e, non appena si presenta la possibilità di sciogliere le tensioni derivanti dai blocchi energetici, viene vissuta come minaccia alla struttura, conseguentemente all’identità e quindi non c’è la possibilità di abbandonarsi né al proprio corpo né alla vita.

La trasformazione che passa attraverso il corpo usa una propria intelligenza e comunica quale sia il ritmo da seguire durante l'analisi. In questo processo si entra gradualmente nella bio-energia, l'energia della vita che porta verso un'integrazione delle parti e ad una ricostruzione dell'Unità. La coscienza individuale e cosmica si possono, così, manifestare e una spiritualità atea può essere vissuta attraverso la sensazione di un'interconnessione con il Tutto.

Luna ha spesso manifestato una diminuzione della propria consistenza che l'ha portata a perdersi nelle proprie emozioni. L'analista, con molta attenzione, ha facilitato l'entrare nella disperazione, nella paura ma anche nel terrore e nella rabbia, espresse con dei pianti angoscianti, urla infuriate e pugni distruttivi.

Ha saputo suggerirle un percorso che l'ha portata ad essere protagonista della sua stessa trasformazione: emozioni che non sono state provocate, bensì stimolate affinché potessero manifestarsi dal dentro verso il fuori per poi essere vissute senza perdervi in esse.

Le ha trasmesso la possibilità di attraversare il tunnel senza rimanere intrappolata: “vivi la tua emozione ma con dignità e ricorda che tu non sei l'emozione ma essa si manifesta attraverso di te ed è una delle tue tante componenti”.

 

Bibliografia
  • Ferri, G., Cimini, G. (2012), Psicopatologia e Carattere. La psicoanalisi nel corpo ed il corpo in psicanalisi. Roma: Alpes.
  • Navarro, F., Metodologia della vegetoterapia carattero-analiticahttp://www.gianfrancobertagni.it/materiali/psiche/metodologiavegetoterapia.pdf (17.01.15)
  • Nigosanti, G. (2/2013), Psicoterapia in gruppo (seconda parte), Rivista online PsicoterapiaAnaliticaReichiana.
  • Sassone, R. M. (2012), Educazione alla ricerca interiore. Senza Corpo non c’è Spirito. Novara: Anima Edizioni.
  • Stupiggia M. (2007), Il Corpo Violato. Un approccio psicocorporeo al trauma dell'abuso. Bari: Edizioni La Meridiana.

 

 * Psicologa, Psicoterapeuta S.I.A.R.

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