Numero 1/2019

Etica della sessualità

Félix López*

Siamo abituati a parlare di sessualità come se fosse una tra le componenti del nostro corpo, come il naso o gli occhi. Invece, la sessualità è una dimensione che impregna tutto. Siamo sessuati, perché la sessualità è in tutto il nostro essere (il corpo, il pensare, il sentire, il fare).

Il nostro corpo

Il nostro corpo è sessuato ed ha anatomia e fisiologia sessuale: la struttura cerebrale e il suo funzionamento, gli ormoni, i genitali interni e esterni, il nostro aspetto, la nostra funzione nella riproduzione. Questi differenti aspetti, a seconda di come si combinano, danno luogo a forme diverse di essere uomo o donna, o ad altre meno frequenti che presentano alcune differenze intersessuali.

Di fatto, ci sono società nelle quali ci si può classificare come uomo, come donna e come appartenente a un terzo sesso, che ha molte varianti.

La maggior parte degli esseri umani si percepiscono uomo o donna in armonia con le proprie caratteristiche fisiche; ci sono persone, come i transessuali che si autoclassificano in forma diversa dalla propria biologia, dato che, al fondo, la sede dell’identità sessuale sta nell’Io e nella coscienza di sé (López, 2012).

La naturalità e la dinamica della fisiologia sessuale è guidata dalla ricerca del piacere e dalla funzione della procreazione. A differenza delle altre specie sessuate, la funzione procreatrice nella specie umana non è regolata unicamente dall’istinto; per cui possiamo prendere decisioni e pianificare la riproduzione, e anche avere condotte sessuali diverse, come l’autoerotismo, provocando la risposta sessuale con o senza partner, con o senza coito.

L’eccitazione sessuale fisiologica può accendersi attraverso stimoli interni o sensoriali, fantasie, interpretazioni affettive della relazione amorosa o il semplice sapere che si sta per avere un rapporto sessuale. Tanto la via mentale che quella tattile possono provocare l’eccitazione sessuale che ha due caratteristiche: essere in sé piacevole e provocare una tensione che ci spinge a risolverla con l’orgasmo e l’intenso piacere che ne deriva.

La specie umana, a differenza delle altre, può prendere decisioni e usare strategie per aumentare l’eccitazione e la possibilità dell’orgasmo, o per impedire o controllare l’eccitazione sessuale, può negarsi o avere un rapporto per molte diverse ragioni, dopo aver raggiunto un certo livello di eccitazione.

Infine, e questo è meraviglioso, può godere del piacere sessuale quando non può esserci riproduzione, perché la donna non è nei giorni fecondi, è incinta o in menopausa. Questa è la grande novità della fisiologia sessuale umana.

Gli esseri umani si sono alzati in piedi, noi siamo bipedi e questo ci ha permesso di liberare le braccia e svilupparle in modo spettacolare. Il loro uso ha contribuito a sviluppare il cervello. Le braccia e le mani articolate ci permettono di abbracciare, sollevare in braccio, prendere, accarezzare. Le dita terminano in polpastrelli, soavi cuscinetti particolarmente adatti alla carezza.

Per questo le braccia, le mani e le dita hanno funzioni fondamentali nel crescere i figli, nella sessualità e la vita affettiva.

Ponendoci in piedi, la pelvi è ruotata in avanti permettendo il coito in posizione frontale. L’interazione frontale è un privilegio della specie umana, che ha anche una geografia sessuale privilegiata: siamo molto nudi, senza peli nei quasi due metri quadri di pelle molto sensibile alla comunicazione erotica; questo permette un accesso diretto e caldo ai milioni di recettori ed emittenti di cui siamo dotati, dai piedi al capo, sensazioni e stimoli erotico – piacevoli diretti, con mutuo accesso alla pelle.

La nostra geografia sessuale, oltre alla presunta capitale (i genitali), ha alcune zone turistiche privilegiate (le cosiddette zone erogene) e, cosa che di solito si dimentica, tutta una mappa corporea sessuata piena di monti e valli, ruscelli e fonti, spiagge e boschi, curve sempre da esplorare. Tutto può essere vissuto in forme personali e diverse, perché mai possiamo supporre quali siano la vera capitale, o le zone erogene, o i luoghi preferiti dall’altra persona.

Il nostro modo di pensare

Il nostro modo di pensare è sessuato, grazie alla nostra capacità di apprendimento sociale che ognuno di noi assimila in forma personale, a partire dalle costruzioni sociali relative alla sessualità e al genere maschile e femminile. Attuiamo un processo sessuato delle informazioni, con uno schema di genere (sono uomo, sono donna, o sono altra diversità non convenzionale) che regola l’attenzione, la percezione, l’interpretazione, la memoria, il recupero del ricordo e la pianificazione del futuro, in modo tale da tendere a pensare come uomo, come donna, o in forma non convenzionale.

Oggi la pressione sociale e le convenzioni di genere sono state messe in crisi da molti, specialmente dalle minoranze sessuali e da movimenti sociali come il femminismo.

Abbiamo fantasie di contenuto sessuale differenti tra sessi e persone; ci autoassegnamo una identità e rielaboriamo il ruolo di genere (Rose e Tstsou, 2012).

L’autoclassificazione in una categoria di identità sessuale, tuttavia, non è volontaria, ha la sua sede nell’Io (López, op. cit.) però la sentiamo e riconosciamo come qualcosa che ci si impone, in alcuni casi in contraddizione con le caratteristiche sessuali corporee. Lo schema di genere, al contrario, essendo un’assegnazione sociale, permette alle persone rielaborazioni che possono essere critiche nei confronti delle costruzioni sociali.

Noi esseri umani siamo il risultato del nostro corpo, la nostra mente e le nostre emozioni. Siamo anche esseri che vivono in una realtà da noi interpretata attraverso miti, pregiudizi, credenze religiose, idee filosofiche, creazioni culturali, pubblicità commerciale e conoscenze scientifiche. Tutte queste elaborazioni sono influenzate dal nostro pensiero sessuato, assegnando anche alle nostre divinità caratteristiche sessuali. La sessualità, d’altra parte, per l’importanza che ha nell’esperienza e nella vita umana, è stata specificamente oggetto di pregiudizi, interessi perversi, manipolazioni commerciali, dottrine di ogni tipo, per cui ogni persona che nasce dovrà assimilare, rifiutare o elaborare queste costruzioni sociali.

L’interpretazione della sessualità che si fa in una società e in un momento storico concreto condiziona quello che le persone pensano, sentono e fanno. Il pensiero conservatore o liberale su questioni sessuali, l’atteggiamento erotofobico o erotofilico e le pratiche sessuali, promosse o dichiarate immorali socialmente, influiscono sulle nostre decisioni in merito alla condotta sessuale e al nostro modo di viverla.

La dimensione etica

Una delle funzioni dell’etica è aiutare a sviluppare un pensiero sessuofilico e, insieme, rispettoso dei diritti degli altri. Per questo pensiamo ad un modello di intervento educativo e terapeutico che responsabilizzi ciascuna persona rispetto alle proprie decisioni, favorendo sempre le alternative compatibili con il benessere personale, della coppia occasionale o stabile, e infine, della comunità. E non crediamo che il criterio di salute siano le convenzioni e i valori dominanti, se non il benessere delle persone, le coppie, le famiglie, i figli, le donne e gli uomini, e, con speciale enfasi, rispetto alle minoranze e alla necessità di abbandonare qualunque tipo di discriminazione.

Le condotte sessuali e i compromessi amorosi appartengono a quello che può essere scelto, deciso dalla persona, e pertanto entrano nel terreno dell’etica. La nostra capacità di avere una biografia sessuale e amorosa ci fa responsabili di fronte a noi stessi e alle persone con cui abbiamo relazioni sessuali e amorose. La libertà propria deve tenere in conto la libertà altrui, per cui deve essere bandita ogni forma di pressione, coercizione o violenza contro un’altra persona.

“Chiamo morali tutte le intuizioni che ci avvicinano al miglior modo di comportarci per contrastare l’estrema vulnerabilità delle persone. Da un punto di vista antropologico, la morale può intendersi come un meccanismo protettore che serve da compensazione alla vulnerabilità” (Habermas, 1986).

Oggi viviamo in un tempo di confusione etica. Non abbiamo costruito un’etica di base delle relazioni amorose che sostituisca il codice morale repressivo precedente, specialmente per quello che si riferisce alle relazioni di coppia. Quali diritti e doveri ci sono nella coppia? Qual è il grado di riservatezza e di libertà che ciascun membro può prendersi? Cosa si deve comunicare al partner in merito alle libertà prese?

Prima si poteva o no peccare, ma le regole del gioco erano chiare. La caratteristica della situazione attuale non è che non si abbiano norme, ma che non si sa molto bene quali siano e, soprattutto, fin dove arrivino. I membri della coppia oscillano tra il riconoscimento dei diritti individuali e gli obblighi che l’essere in coppia presuppone, senza che si sappia molto bene fin dove arrivino gli uni e gli altri.

La sessualità è sempre stata oggetto di interpretazione e regolamentazione sociale, con abitudini, morali religiose e leggi da parte di istituzioni sociali come la Famiglia, la Scuola, le Chiese e gli Stati. Tuttavia, i prodotti culturali come il cinema, la pubblicità, i romanzi, i modi di vestirsi e divertirsi, hanno un grande potere come modelli. La storia che conosciamo è ben dolorosa: la costruzione di ruoli e di generi discriminatori, la creazione di istituzioni eterne come il matrimonio, la persecuzione delle diversità sessuali…

In definitiva le leggi e le norme morali hanno perseguitato molto spesso tutte le diversità, hanno discriminato la donna e hanno inculcato una morale sessuofobica presente dunque in numerosi Paesi del mondo.

Numerose creazioni artistiche e culturali hanno arricchito la sessualità e l’erotica umana e alcune leggi sembrano ragionevoli e necessarie, però è bene essere coscienti del tempo e degli sforzi che sono stati necessari perché le persone abbiano avuto la possibilità di costruire la propria biografia sessuale e amorosa in libertà, proprio per non fare un passo indietro. Questo, d’altra parte, è vero solo in alcuni Paesi.

È necessario essere attenti a che non tornino i vecchi miti, però anche essere vigili di fronte ai nuovi miti che la società di mercato (e le industrie che commercializzano l’uno o l’altro aspetto della sessualità) sta creando.

Siamo passati dal considerare la sessualità come un pericolo al banalizzarla; siamo arrivati, con ragione, a considerare l’attività sessuale come salutare, però si sta costruendo un nuovo mito che tende a farla obbligatoria.

La banalizzazione e la commercializzazione della sessualità da un lato, e la perdita di peso della morale sessuale religiosa dall’altro, sembra aver lasciato agli individui una supposta libertà di fare quello che desiderano, dimenticando che la possibilità di scelta sempre ci obbliga a pensare e decidere in termini di un’etica sessuale e amorosa.

Il fatto di far parte di una comunità ci obbliga a pensare quale organizzazione sociale favorisca i ragionamenti e le condotte etiche più adeguate e quali leggi debbano porre limiti penali alla violenza sessuale e amorosa e alla crudeltà di alcune persone. Difendere i diritti delle persone e delle coppie, il più possibile in accordo con il consenso sociale più avanzato, prevenire i rischi con un’educazione sessuale, perseguire chi aggredisce e chi maltratta nelle relazioni sessuali e amorose, è fondamentale per la comunità, per le coppie e per ciascuna persona.

Il concetto di comunità giusta proposto dalla Scuola di Ginevra e la necessità riconosciuta dai filosofi di una società basata su organizzazioni democratiche razionali e partecipative (Habermas, 1987) è il contesto ideale più adeguato perché le persone ragionino e si comportino eticamente bene.

Tra i ricercatori di oggi in materia di etica, Rawls (1972) e Habermas (1987) sono quelli che hanno fatto le proposte più interessanti e meglio fondate per stabilire un contratto sociale con procedimenti etici e una società fondata sulle migliori realizzazioni umane come la Dichiarazione dei Diritti Umani o dei Diritti dell’Infanzia, per esempio.

Anche in sessuologia abbiamo fatto degli sforzi per definire quali potrebbero essere i diritti sessuali di base.

La formulazione internazionale dei diritti umani, dei minori, della donna e - speriamo di ottenerlo! – dei diritti sessuali e riproduttivi, è un quadro sociopolitico adeguato che facilita l’approvazione di leggi, il miglioramento di codici penali, la protezione dei minori e delle donne, così come delle minoranze sessuali. È anche un quadro adeguato per l’educazione sessuale, la prevenzione dei rischi, il rilevamento e la denuncia dei diritti violati e, un quadro sociopolitico adeguato per l’educazione etica nella famiglia, la scuola e le comunità. Tutto questo in una società aperta, nella quale la diversità nelle forme di vivere la sessualità e le relazioni amorose sia accettata come un diritto e una ricchezza sociale.

Questi temi sono trattati dall'autore nel suo recentissimo volume (2015). Ética de las relaciones sexuales y amorosas, Madrid: Editorial Pirámide (Grupo Anaya).


Bibliografia
  • Habermas. J. (1983), Conciencia moral y acción comunicativa. Barcelona: Península.
  • Habermas, J. (1987), Escritos sobre la moralidad y la eticidad. Barcelona: Paidós.
  • López, F. (2012), Sexualidad y afectos en la vejez. Madrid; Pirámide.
  • Rawls, J. (1973), Theory of Justice. New York: Oxford University Press.
  • Rose, K y Tstsou, P. (2012), The Handbook of Gender. Online.

 * Professore di Psicologia della sessualità nell'Università di Salamanca.

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