Numero 2/2023

RIABITARE LA TERRA E IL CORPO

RE-INHABIT THE EARTH AND THE BODY

Intervista a Genovino Ferri * di Rosanna Basili**

 

    Abstract 

Il Covid19 rivela il Tempo zero di un errato modo relazionale che la maggior parte degli umani ha con il pianeta e con tutti gli  esseri viventi  che lo abitano.

I pattern relazionali rettiliani producono un effetto tossico su tutto il campo-atmosfera generando di conseguenza una immunodepressione nel corpo vivente sociale.

A livello corporeo tutto questo si traduce in un disequilibrio tra:  

- i neurotrasmettitori (dopamina, serotonina, noradrenalina): la depressione serotoninergica produce un aumento di allarme noradrenergico che iperattiva la dopamina;   

- i tre cervelli (rettiliano, limbico, neopallium):  si stabilisce un’asse rettilo-neopalliale (impulsività-cognizione)  che bypassa il sistema limbico, modulatore affettivo delle nostre relazioni che  comporta una dissociazione cognitiva dai sentimenti;

- i livelli corporei: addome-occhi  iperattivi, collo irrigidito, torace in affanno.

Cuore e cervello non sono più in comunicazione.   

L’unica possibile evoluzione è l’umiltà perché permette di attraversare e riattraversare il collo (impotenza-onnipotenza), rientrare in contatto con la propria storia, risentire il torace e percepire l’intelligenza della complessità.

  

Parole chiave 

Tempo zero, neurotrasmettitori, tre cervelli, livelli corporei, umiltà, intelligenza, complessità.

 

Abstract 

        Covid19 reveals that Time is up for the erroneous relational style that most human beings have with the planet and with all the living beings that inhabit it.

Reptilian relational patterns have a toxic effect on the whole field-atmosphere, consequently causing immuno-suppression in the social living body.

In the body, this disturbs the balances of:

  • neurotransmitters (dopamine, serotonin and noradrenaline): a reduction in serotonin produces an increase in noradrenergic alarm which hyperactivates dopamine;
  • the three brains (reptilian, limbic and neopallial): a reptilian-neopallial connection is established (impulsivity-cognition) which bypasses the limbic system (the affective modulator of our relationships), thus leading to cognitive dissociation of sentiments;
  • the relational bodily levels: abdomen and eyes are hyper-activated, the neck, is stiffened and the chest, is breathless and in difficulty.

Heart and brain are no longer communicating.

The only possible evolution is humility because it permits crossing and re-crossing of the neck (impotence-omnipotence), it permits re-establishing contact with your own life-story, it permits sensorial re-activation of the chest and it permits perception of the intelligence of complexity.

 

Key words

         Time is up; neurotransmitters; three brains; bodily relational levels; humility; intelligence; complexity.

 

 

     Rosanna Basili - Siamo in pieno allarme Covid-19 quando incontro nel suo studio Genovino Ferri  per un’intervista. È un incontro piuttosto surreale: con mascherina, guanti, senza abbraccio, senza stretta di mano, sedie distanziate. Per qualche attimo gelata per lo sgomento, poi la memoria della nostra relazione riemerge e s’impone sulla realtà del momento, restituendomi il calore che l’ha sempre connotata. Inizia così la nostra conversazione, che ha per oggetto il suo articolo IL TEMPO ZERO che è stato pubblicato da poco sul sito della S.I.A.R. e in seguito sarà tradotto in diverse lingue, vorrei entrare di più nel significato di “Tempo Zero”.

     Genovino Ferri - Sono più che altro riflessioni, in continuità con un pensiero che ha preso corpo da diversi anni, nelle quali metto in evidenza sette focus. Nel primo sottolineo il tempo zero di uno stile relazionale, che denuncia come la maggior parte attuale degli umani si rapporta con il mondo, ovvero con pattern che hanno prodotto il crollo entropico del corpo vivente sociale. Sono pattern, schemi di relazione, evolutivamente inferiori: del è mio captativo (questa parola nel suo etimo ha l’origine della parola cattivo), del prendere con negligenza empatica (senza immedesimarsi minimamente nell’altro) e del non rispetto dell’altro (senza individuare cioè l’altro soggetto, ma considerarlo oggetto da poter depredare). Noi viviamo nella nostra biosfera, rappresentata dai 10 km di atmosfera-campo sopra di noi, in cui la freccia del tempo, da verso lo 0 entropico, s’inverte e va in direzione opposta, neghentropicamente, facendo emergere la Vita. La biosfera è una corona intorno a questo pianeta meraviglioso, forse non sarà l’unica, perché il progetto Vita potrebbe essere abbastanza diffuso nell’universo, ma è l’unica che conosciamo, ci siamo dentro, è un campo-atmosfera in cui noi siamo, un sistema termodinamico chiuso in cui l'energia solare  genera un flusso neghentropico  che, dalla fotosintesi in poi, crea tutti i sistemi viventi complessi. Anche  noi umani siamo sistemi viventi complessi e siamo interdipendenti con la biosfera. In conclusione la nostra modalità di vita attuale produce un effetto tossico su tutto il campo-atmosfera  (virus significa tossico), con  feedback di ritorno sui sistemi viventi complessi, che a sua volta produce una immunodepressione nel nostro corpo vivente sociale.

     B. - Pensi che l’ Uomo sia in grado di fare tesoro di questa drammatica esperienza?

     F. - La vita ha un'intelligenza stratificata da milioni di anni, perché ha appreso ad ogni punto di biforcazione in cui si è trovata nella sua evoluzione. Questo del Covid 19 è anch'esso un ennesimo punto di biforcazione, una grande 'sberla' che ci ha fermato; fare un altro apprendimento intelligente è compito nostro. È una sberla inaspettata, violenta, minacciante, data con un linguaggio molto primitivo che ben conosciamo, depositato dentro di noi, che parla al cervello rettiliano, circuito cerebrale che ha bisogno di segnali forti per fermarsi, che va intimorito per cambiare rotta, altrimenti non sente l'Altro. Se pensiamo di convincere l’homo sapiens sapiens nella sua soggettività, credo che non lo sposteremmo mai per un cambio di pattern: la soggettività è di ieri nella scala evolutiva dei tempi, lo spazio tempo del nostro campo di coscienza dell'Io è comparso solo da due milioni di anni e oggi è infiltrato dall’asse rettilo-neopalliale (impulsività-cognizione), che ha bypassato il sistema limbico, modulatore affettivo delle nostre relazioni. In termini di linguaggio fra neuromediatori e cervelli, siamo arrivati al tempo zero della dopamina  (molecola responsabile dell'azione)  e del cervello rettiliano. La dopamina è andata oltre-soglia, portando ad uno scompenso della triade dei neuromediatori (serotonina, dopamina, noradrenalina). L'umanità è affetta da una depressione mascherata dall’accelerazione (sono 15 anni che sospetto questa diagnosi e oggi la confermo come diagnosi accertata), perché l’accelerazione dopaminergica nasce per una depressione serotoninergica, che ha prodotto un aumento di allarme noradrenergico, iperattivante la dopamina. L'accelerazione dopaminergica è arrivata al limite, oggi è cieca, ha perso gli occhi e ha fatto perdere l’equilibrio fra i tre neuromediatori, sbilanciando così anche i tre cervelli. Sto dicendo che la  soggettività che abita nel neopallium non si accorge che il suo appartamento  è infiltrato dal cervello rettiliano, dai pattern comportamentali del rettiliano. Questa condizione  realizza l’esclusione della modulazione empatica, dell'appartamento affettivo del sistema limbico, per cui si genera la dissociazione cognitiva dai sentimenti.

     B. - Mi viene da dire che siamo malati e non ce accorgiamo, ma possiamo considerare questo stato di inconsapevolezza uno stadio necessario alla nostra evoluzione?

     F. - È il pacchetto Vita, che in una lettura complessa  non è buona né cattiva, è intelligente ovvero può leggere e andare in una direzione o in un'altra a seconda degli stress adattivi cui è sottoposta, in un range di sostenibilità possibili. I pattern attualmente dominanti dell'homo sapiens sapiens, appartenenti al cervello rettiliano, nel loro escludere l'altro, lo fanno sentire onnipotente, facendogli dimenticare che la vita, per esserci, deve connettersi  all’intelligenza relazionale, ancor di più per evolvere e  intercettare neghentropia. La dea Limite, dando una sacrosanta sberla all'umanità, indica un no alla direzione presa e prova a rimetterla in carreggiata. La vita non predilige il mammifero umano, è una visione antropocentrica comprensibile per la sua piccineria, ma evolutivamente un po' tonta!

     B. - Non possiamo far altro che crescere dunque!

     F. - Sì! Dovremo fare una decostruzione costruttiva, cambiare paradigma relazionale, pattern di tratto, le lenti da cui osserviamo le cose del mondo, così come è stato fatto per la rivoluzione copernicana, la darwiniana e quella dell’inconscio. Il vivente umano dovrà allargare i suoi orizzonti e pensare che è inserito in un progetto intelligente maggiore, in un campo: la biosfera, in cui abitare e vivere insieme agli altri abitanti, che non sono funzionalmente a sua disposizione! Il progetto ha dei vincoli, non è di privilegio per noi, il dio ecologico non fa sconti. La vita del pianeta  ha milioni di anni e ci sarà per altri milioni di anni. Se non dovessimo superare il punto di biforcazione ed estinguerci, la vita potrebbe ripartire dai virus e dai batteri. Noi mammiferi abbiamo avuto la fortuna di esserci per una multifattorialità, non ultimi l’asteroide e le eruzioni vulcaniche con il diluvio conseguente, che cambiarono la biosfera ed estinsero altre specie: c’erano infatti i dinosauri che si stavano alzando, alcuni di essi avevano già la visione tridimensionale e il pollice giustapposto, ma furono spazzati via dai mutamenti climatici. Noi siamo mammiferi ottici e certamente abbiamo desiderio di essere in un mirror includente e privilegiato da parte del mondo, ma dobbiamo concorrere alla sua produzione restituendo rispetto e riconoscendone la complessità. Mi viene da dire che Dio, l’Amore, la Bellezza, la Consapevolezza si incontrano nell'alto neghentropico, in una organizzazione molto elevata e complessa.

     B. - Non c’è amore nelle forme più primitive della Vita?

    F. - No, non c’è amore! Penso che ci sia attrazione di campo, interazione biochimica e che ci siano altri linguaggi intelligenti che stanno all’interno della corona biosferica, dove abita la vita sin dal virus. La biosfera è lo spazio geometrico della neghentropia e dell’intelligenza vivente che esiste infinitesimalmente e si ricombina in organizzazioni maggiori e intelligenti. Noi umani siamo organizzazioni intelligenti, che hanno superato milioni e milioni di punti di biforcazione e siamo i più complessi fra i sistemi viventi. L’amore appartiene ad una fascia ben alta e consapevole dell'organizzazione del vivente.

     B. - Con la nascita della soggettività?

     F. - Sì, ma della soggettività connessa ai sentimenti, a loro volta connessi al tempo e alle relazioni. L’amore non è proprio semplice come ce lo presentano da più parti, è come la bellezza, si scorge dagli appartamenti alti dell'organizzazione del vivente. L'appartamento dei sentimenti nella modernità liquido-rarefatta è poco abitato. Ci troviamo di fronte ai pochi sentimenti di un torace in affanno e vulnerabile. L’accelerazione del tempo, nel tempo ha liquefatto la strutturazione verticale e ha prodotto la lisi del 4º livello corporeo relazionale (il torace), che raccoglie nel soma le proiezioni affettivo-limbiche oggi tagliate fuori proprio dall'accelerazione dopaminergica.IMG FERRI BASILEMetamorfosi-Stefano Busonero

     B. - Prima era una struttura rigida e corazzata un po' militare “petto in fuori e pancia in dentro” che non permetteva la comunicazione tra i livelli corporei. 

     F. - Nei tempi della modernità solida l’equilibrio non era necessariamente corazza, lo divenne alle prime accelerazioni, ma poi non ce l'ha fatta; con la lisi della corazza si è disorganizzato e la società è passata ad una condizione liquida, orale per definizione e addirittura alla rarefazione delle relazioni. Nel tempo precedente il quarto livello corazzato aveva generato un equilibrio nevrotico, la nevrosi era infatti il disturbo più diffuso nel mondo psi; nel tempo attuale invece è il disturbo borderline il più diffuso, che ha nel difetto orale primario la sua piattaforma, è privo di una corazza che lo organizza. La lisi del quarto livello ha fatto cadere e stazionare il Sé nell’area depressivo-border.

     B. - Possiamo mettere in relazione la lisi del quarto livello e la polmonite interstiziale del Covid 19?

     F. - La vulnerabilità nel corpo vivente sociale del quarto livello è indubbia e così la tossicità del campo biosfera in cui abitiamo, se consideriamo poi che la patologia si manifesta sempre in un dove, in un come e in un quando, possiamo fare un'ipotesi di ricerca. Oggi le polmoniti interstiziali sul quarto livello indicano un senso, come se ci fosse un habitat vulnerabile, un punto nevralgico, un terreno su cui il virus va ad abitare perché più idoneo... e va in tilt il sistema! Non siamo preparati per mille motivi, dalle unità intensive alle mascherine, ma il 10% della patologia polmonare, acuta e contagiosa, è enorme, statisticamente parlando. Il tempo zero del torace è questo, è il tempo zero di una vulnerabilità ben localizzata nel corpo vivente sociale. Le polmoniti interstiziali precedenti non attaccavano il 10% della popolazione, non facevano collassare gli stati e tutto il sistema sanitario ed economico. È la vulnerabilità del 4° livello che ha creato la condizione per avere una contaminazione così diffusa? Ipotizzo un rapporto tra virulenza e terreno: il virus è nuovo e il terreno è vulnerabile, questa combinazione ha creato il corto circuito e siamo al tempo zero della società liquido rarefatta. Non possiamo più escludere il torace, non possiamo più pensare di fare a meno dei circuiti limbici, affettivi... è il limite che ci fa potenti, l’assenza di limiti ci fa impotenti con la presunzione di onnipotenza.

     B. - Sono d’accordo, ma dev’essere un limite intelligente, non più quello coercitivo ed oppressivo del passato né quello assente del tempo moderno, ma quello che permette l’organizzazione e l’evoluzione. 

     F. - Dall'inizio dei tempi fino a qualche decennio fa c’era un dibattito tra Es e Super Ego, in cui l’Es era il polo pulsionale della personalità, ma aveva un interlocutore importante nel Super Ego, l’altro polo, censore. Fra questi due grandi padroni l’Ego, la soggettività del Sé, cercava una posizione terza e nel dialogo raggiungeva una posizione dignitosa, normalmente nevrotica, come diceva il grande padre della psicoanalisi Freud. Cosa  è successo oggi? Il Super Ego ha cambiato residenza, non abita più in famiglia, abita nei media, nei social, inquinati e infiltrati dai tratti di quel carattere orale difettuale e  reattivamente fallico, per cui il Super Ego è al servizio dei suoi pattern captativi, negligenti, irrispettosi. La connessione circolare dell’energia che stava nel campo famiglia si è frantumata, perché ogni suo elemento sta con i vettori verso il fuori ad inseguire gli oggetti che vengono connotati come importanti  dal nuovo Super Ego. Siamo nel falso Sé per antonomasia. I nuovi pattern sono fragili, vulnerabili. L’Es in questo dibattito non ha più un interlocutore e paradossalmente è andato oltre i limiti, ha fatto sì che gli individui, l’uomo e soprattutto i ragazzi, attratti dal narcisismo individuale molecolare rimangano soli nella corsa verso il mondo... è il  tempo zero del Super Ego.

     B. - Il paradosso è che ora il fuori è crollato e siamo costretti a rintanarci a casa.

     F. - Perfetto, siamo di nuovo nella tana, siamo stati costretti dal virus letteralmente a rintanarci. Dobbiamo fare pace con il limite intelligente. Questa condizione del trovarsi a casa, all’interno di un limite di pareti ha di nuovo un senso di individuazione, una individuazione nel dentro, un riabitare il torace, è l'opportunità di un riequilibrarsi, di far pace con il binomio dentro/fuori.

     B. - Riabitare casa vuol dire riempire il vuoto della famiglia frantumata di cui parlavi prima?

     F. - No, non necessariamente! Nel momento in cui vai a rintanarti non è che produci automaticamente serotonina, anzi, molti cadono in uno stress allarmante noradrenergico da compressione “non ce la faccio più...debbo uscire", è solo un'opportunità di produrre serotonina toracica. Nel torace ci sono i sentimenti e le relazioni, nel neopallium le comunicazioni e le interazioni, quindi nella modernità liquida abbiamo aumentato le comunicazioni del primo livello corporeo (occhi) nel fuori, ma abbiamo deprivato le relazioni del quarto livello corporeo (torace) nel dentro. Quarto livello toracico significa possibilità di ri-organizzazione di un dentro, una inclusione che non è intrauterina, ma un mirroring con il campo casa,  la ri-animazione  dei propri oggetti, della propria storia, delle proprie cose, restituendo del tempo a se stessi. Il tempo interno è un flusso di energia che ci attraversa e ci permette di portare ritmi differenti,  in questo caso offrono l'opportunità di ricontattare la nostra presenza nel torace e riabitarlo. Se sul piano relazionale orizzontale possiamo rimodulare meglio il rapporto me - mondo e  resettare i ritmi del respiro con esso, il punto forte si gioca sulla relazione verticale con se stessi e torno sul grande tema  a me carissimo dell’umiltà.

     B. - Cosa intendi dire? 

      F. - Quando parliamo di dissociazione cognitiva, la testa e il cuore non comunicano più, perché abbiamo un collo completamente irrigidito dall’asse amigdala-neopallium (6°-1° livello) che esclude il torace e fa mancare la modulazione toracica del 4° del cuore, dell’affettività, dei sentimenti. L’umiltà è la sola password che abbiamo a disposizione e ci può fare potenti e intelligenti, perché ci fa muovere dalla posizione bottom up alla top down e dalla top down alla bottom up, ovvero attraversare e riattraversare il collo: il collo rigido dell’onnipotenza o il collo castrato dell’impotenza; l'umiltà ci fa risentire il torace. L’umiltà ci concede la percezione dell'intelligenza della complessità, come tale è conditio sine qua non dell'evoluzione, permette di rientrare in contatto e connettere tutti gli appartamenti della nostra storia, di ritornare all’humus terra per poi riprendere altezze maggiori. Siamo immersi in un progetto intelligente maggiore che intuiamo, del quale non abbiamo le coordinate esatte, sappiamo solo che siamo inseriti in questa biosfera di 10 Km di intelligenza  complessa e che l’umiltà funziona da pompa neghentropica che, dalle profondità, senza perderle, attraversa tutti gli appartamenti del Sé, sale in soggettività e poi circolarmente torna ad informarsi all’humus, riattraversando il collo e il torace, stazioni fondamentali di connessione alto - basso, centro - periferia.

     B. - Dopo questa interessante e intensa “rotazione degli occhi” sui  tanti punti del tempo zero, desidero portare lo sguardo su una particolare situazione di grande allarme, che si sta verificando in questo momento. La prescrizione governativa che ci impone di stare a casa secondo alcuni  nasconde un disegno orwuelliano per acquisire maggiore controllo e potere sulla nostra vita. Cosa ne pensi?

     F. - È un pattern rettiliano. Questo nostro governo, come gran parte del mondo, si è trovato agli inizi a sottostimare totalmente questo virus e ad affrontare un’emergenza che ha travolto la sanità pubblica e privata. Nell’emergenza non hai molto tempo per pensare cosa puoi fare, tanto meno a organizzare complotti, per cui si è fatto, anche dignitosamente, quello che si poteva fare: il distanziamento sociale e lo stare tutti a casa. Ci siamo trovati con un allarme rosso che stava per far saltare il sistema e non avevamo terapia alcuna. Stare a casa è la prescrizione più sana ed elementare che si poteva porre, per avere il tempo di sperimentare gli antivirali, gli antimalarici, i vaccini, organizzare i letti di terapia intensiva e trovare soluzioni migliori. Il rischio di crollo entropico è talmente alto e pervasivo in questi casi, che il pensiero del complotto è  inappropriato.

     B. - Però sono molti che ne parlano, anche voci piuttosto autorevoli. 

     F. - Forse gli intelligenti meno umili, imprigionati in un allarme rettiliano persecutorio, perché anche l'intelligenza è funzione di stato e assetto di personalità. La minaccia è così forte che ci può stare anche che, una volta usciti da questa fase senza aver appreso il segno inciso dalla sberla, la Vita ci sbatta fuori dall'evoluzione.. Mi colpiscono i ragazzi delle nuove generazioni (con la loro portabandiera Greta Thunberg, una ragazzina di 16 anni autistica) per la loro percezione amplificata e allarmata e mi auspico che questa sberla possa facilitare queste generazioni che stanno salendo con nuovi valori, possa loro offrire un protagonismo attivo e stenico, da interpreti principali di un nuovo rinascimento etico ed ecologico! Essi hanno la possibilità di avere una visione più globale e complessa. 

     B. - La nostra generazione è stata poco attenta a questi problemi e pur avendone una certa consapevolezza non ha agito. 

     F. - La vita è come un grande teatro! Perché possa prendere posizione centrale, un tema dev’essere estremamente competitivo, drammatico, necessario per la sopravvivenza: solo oggi siamo nel tempo zero della cura del pianeta. Sono da costruire relazioni con gli altri sistemi viventi, da considerare soggetti e non oggetti; e anche il pianeta è soggetto, il pianeta è vivente e intelligente. La biosfera è alla base dell’origine della vita, trasforma l’energia in fotosintesi, la prima stazione della vita e lo fa perché il pianeta è capace di inter-legere  (intelligente). Se non guardiamo la complessità, si è evolutivamente stupidi, una forma di intelligenza minore, tanto per darle dignità. Inserire il torace, sede periferica dell'affettività, nella relazione con gli altri sistemi viventi è atto di consapevolezza intelligente, controtrasferalmente cambia tutto, scatta l’empatia, il rispetto  e il noi.

     B. - Sì, nel rispetto è insito anche il confine perché io sono io e tu sei tu.

     F. - Ti rispondo analiticamente: nel termine rispetto, guardando l'etimologia, c'è un ri-guardo per l'altro che ho di fronte, mentre sono presente sul mio torace e sul mio collo, connessi alla mia soggettività, e sono

     B. - A questo punto mi sembra doveroso portare lo sguardo anche sulla nostra professione e quindi chiedo quali sono le tue riflessioni sui cambiamenti che il Coronavirus ha portato nella relazione terapeuta/paziente. 

     F. - Nel rintanarsi a casa possiamo  guardare dai vetri delle finestre gli strumenti di comunicazione che la tecnologia moderna ci offre. È straordinario pur nella diminutio, perché ci permette di parlare con persone distanti da noi, che si trovano in diverse parti del mondo. Sono vantaggi impensabili in tempi pre-tecnologici; anche se manca l'interezza della corporeità è conservata la relazione, il primo principio attivo di qualsiasi psicoterapia. Certamente abbiamo a che fare con delle parzialità, la sensorialità è privata del contatto e dei profumi, la relazione del campo reale, non c'è l'andare in seduta con tutti i suoi significati, ma possiamo adattarci ed organizzarci intelligentemente, a km 0, per le possibilità che abbiamo. Possiamo affinare di più i nostri sensi e apportare delle appropriatezze maggiori, ad esempio con la prosodia, modulando il tono e il ritmo della voce, oppure usando la vista e facendo focus sulla mimica. Alcuni colleghi testimoniano che continuano a proporre, oltre l'analisi del carattere, anche la Vegetoterapia, con le sue attivazioni sui livelli corporei, attraverso lo schermo, o in maniera traslata o selezionando gli acting idonei, che si possono fare senza le attivazioni relazionali. Tutto ciò comporta un'attenzione maggiore sull'analisi del carattere della relazione. Aggiungo infine, in una lettura meta, che essere insieme nel pericolo costituisce segno inciso della relazione; in questo tempo del Covid 19 è proprio molto importante!

     B. - Quali patologie si affacciano?

     F. - Le patologie da compressione, per esempio la convivenza forzata  nello stesso spazio, che può far esplodere conflitti mascherati e/o diluiti da spazi più ampi, quindi far emergere problemi di relazione di coppia o intrafamiliari. Aumentano anche  i quadri  sintomatologici di ruminazioni e ossessività, patologie chiare da compressione. Scompaiono invece le depressioni che sono mascherate, come in tempo di guerra, dal grande allarme rettiliano, dove non ci sono le depressioni, presenti invece nel limbico, che purtroppo arriveranno dopo, a sopravvivenza raggiunta. Le persone che vivono sole possono manifestare più sospettosità e ho incontrato professionalmente qualche spunto delirante in più. Sindromi fobiche da contaminazioni ed aspetti ipocondriaci sono molto incoraggiati da questo periodo; c'è il rischio poi di scompensi psicotici più frequenti,  per chi non sostiene l’interazione forzata nel piccolo spazio con altri famigliari, con i quali c'erano già relazioni problematiche. Infine anche i temi esistenziali arrivano di meno negli studi, perché il grande allarme sovverte la gerarchia dei valori e il tema della sopravvivenza diventa dominante.

     B. Si è fermato qui il tempo della nostra conversazione che, dopo aver ritrovato il sentire, ha corso veloce il flusso delle libere associazioni su molti cambiamenti indotti dal Covid nella vita di tutti. Per altri punti, grandi e piccoli, ci sarà il piacere di parlarne in altri spazi e in altre conversazioni. Un sorriso d’intesa, con promesse di nuovi incontri, accompagna i nostri saluti.

 

 

*Psichiatra, Psicoterapeuta, Analista didatta S.I.A.R., Presidente S.I.A.R. e Direttore della Scuola Italiana di Analisi Reichiana, Direttore del board scientifico della collana CorporalMente dell'Editrice Alpes, Membro dell'Accademia delle Scienze di New York, Membro del Comitato Scientifico Internazionale di Psicoterapia Corporea. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Indirizzo professionale: Via Nazionale, 400, 64026 Roseto degli Abruzzi (TE).

**Psicologa, Psicoterapeuta, Analista didatta S.I.A.R, membro della Redazione della Rivista PsicoterapiaAnaliticaReichiana. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Indirizzo Professionale: Via XXIV Maggio, 5. Tortoreto Alto (TE).

 
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