Numero 2/2023

I 500 GIORNI DELLA RELAZIONE OGGETTUALE PRIMARIA

Nocicezione e dolore

 

THE 500 DAYS OF THE PRIMARY OBJECT RELATIONSHIP

 Nociception and pain 

Genovino Ferri[*]

 

 

 

Abstract 

     Dopo aver definito le differenze tra nocicezione e dolore, l’autore accosta tale binomio ad un altro presente nel dibattito internazionale della Psicoterapia Analitica, quello tra pre-soggettività e soggettività. Egli colloca il focus di tale accostamento di binomi nel tempo della Relazione Oggettuale Primaria (i primi 500 giorni della vita di una persona).

     Sono riportati indicatori multipli (anatomici, fisiologici, ormonali, citochimici) a supporto di una tesi che reputa non indispensabile la coscienza del dolore per segnare incisivamente, nella memoria implicita dell’inconscio corporeo, alcuni fondamenti di una possibile sofferenza relazionale.

 

Parole chiave 

     Nocicezione – dolore - relazione oggettuale primaria -  intercorporeità - memoria implicita.

 

Abstract

     After defining the difference between pain and nociception, the author likens that binomial to another that features in the international debate on Analytical Psychotherapy – subjectivity and pre-subjectivity. He places the focus of the comparison of those two binomials in the period of time of the Primary Object Relationship (the first 500 days of a person's life).

     A wide range of factors (which are anatomical, physiological, hormonal and cytochemical) are given, supporting the hypothesis that awareness of pain is not necessary for marks to be incised in the implicit memory of the bodily unconscious as  a basis for possible relational suffering.

 

Key words 

     Nociception – pain - primary object relationship – intercorporeity - implicit memory.

 

 

      1) In termini evoluzionistici il dolore rappresenta un'intelligenza sensoriale fondamentale per la sopravvivenza. È un sintomo indicativo di una minaccia che attenta al proprio stato di salute e di pienezza vitale.Il dolore è un'esperienza sensoriale nella quale è importante chiarire la distinzione tra nocicezione e dolore.

Con nocicezione si intendono gli eventi neuronali che avvengono allorché uno stimolo dannoso viene a contatto con i nocicettori (i recettori del dolore) del nostro organismo.

Con dolore si intende la presa di coscienza della informazione nocicettiva, allorché l'informazione dai nuclei talamici viene integrata nelle aree limbiche e corticali.

Non esiste un sistema vivente complesso, per quanto primitivo, che non sia dotato di un sistema di segnalazione di eventi nocivi e che non abbia una capacità di automedicazione con oppiacei endogeni per lenire il dolore (dagli insetti ai crostacei, dagli uccelli ai mammiferi).

Ogni specie ha modalità particolari di trasmissione: messaggi vocali, olfattivi e visivi, come nel caso della mimica facciale degli umani.

La nocicezione e il dolore quindi fanno parte della comunicazione analogico-corporea sin dagli inizi della vita.

La Vita ha caratteristiche sorprendenti infatti fin dal concepimento, quando inizia un dialogo tra madre e figlio, scritto in messaggi ormonali, perché ci siano il lasciapassare al piccolo, il non considerarlo un estraneo e poterlo accogliere nel grembo.

Il dialogo fra madre e figlio è analogico, presoggettivo e intercorporeo, fatto da linguaggi biochimici nelle varie fasi della Relazione Oggettuale Primaria dallo stato di embrione all'essere feto e poi neonato. È un viaggio dal concepimento all'annidamento (fase autogena) e dal 7° giorno al parto (fase trofo-ombelicale), infine dal parto allo svezzamento (fase oro-labiale): un viaggio di 500 giorni strutturali e strutturanti, che risulteranno fondamentali per il Palazzo della nostra Personalità (Ferri, Cimini 2012).

      2) La distinzione tra nocicezione e dolore richiama la distinzione fra presoggettività e soggettività, tema ben presente nel dibattito della Psicoterapia Internazionale.

“Senza una mente dotata di Soggettività non avremmo alcun modo di sapere che esistiamo e meno che mai di sapere chi siamo e che cosa pensiamo” (Damasio, 2012, p.14).

Il Sé Soggetto ha tratto origine dal Sé Oggetto, in un punto di svolta ben chiaro dell'evoluzione filogenetica: la stazione eretta.

La  Soggettività ed il suo campo di coscienza dell'Io infatti emergono dalla progressiva prevalenza funzionale del Neopallium, che si ripropone, nell'ontogenesi, dallo svezzamento in poi, per la progressiva e dominanza della muscolarità striata, di fatto per un aumento della complessità dei circuiti motori (Ferri, 2017).

La distinzione tra presoggettività e soggettività richiama a sua volta la distinzione tra memoria implicita e memoria esplicita.

In neuroscienze il tema è ben trattato: l'Ippocampo seleziona e codifica le informazioni nella memoria esplicita; fa parte del sistema limbico e non è maturo prima dei due anni di vita, il che significa che i ricordi collegati alla memoria esplicita, non possono realizzarsi prima di tale tempo. L'Ippocampo è sovrapposto, sulla freccia del tempo evolutivo, alla più precoce organizzazione del sistema della memoria implicita, di più stretta pertinenza dell'amigdala.

È evidente che il campo di coscienza dell’Io neopalliale, che si accompagna alla tridimensionalità della visione, introduce la collocazione degli oggetti nello spazio-tempo, nel prima e nel dopo, nel dove e nel quando, introduce la tracciabilità dei ricordi.

È verosimile che l’enorme mole di informazioni implementata dall'aumentata complessità dei circuiti motori e dalla visione tridimensionale, sviluppi un nuovo deposito centrale: l’Ippocampo!

Per tornare alla nocicezione in presoggettività, due domande.

La prima: è possibile pensare una eventuale nocicezione, eziologicamente ed epigeneticamente, significativa per una possibile sofferenza relazionale nel tempo della Relazione Oggettuale Primaria e non solo?

La seconda: la sofferenza relazionale potrà essere predisponente per assetti fenotipici e per peculiari pattern di tratto relazionali nella personalità futura?

L'Analisi Reichiana Contemporanea prevede un Inconscio nel tempo della memoria implicita, nella presoggettività segnato perifericamente e centralmente in ben precisi luoghi relazionali.

Propongo alcuni indicatori del feto per rinforzare tale ipotesi e rispondere alla prossima domanda.

     3) feto prova nocicezione-dolore?

        • Indicatori anatomici.

Il feto ha capacità sensoriali, a partire dalle prime settimane, per il tatto, per l'orecchio, il gusto, l'olfatto e la vista.

I recettori cutanei per la sensibilità appaiono nella zona periorale alla 7ª settimana; si diffondono poi nel resto del viso, sui palmi delle mani e dei piedi a 11 settimane, al tronco e alla parte prossimale degli arti a 15 settimane, a tutte le superfici cutanee e mucose entro le 20 settimane.

Il cuore del feto ha già cominciato a battere fin dal 16° giorno di vita.

Il Talamo, la parte più importante del cervello per la percezione del dolore, si forma tra l'8ª e la 12ª settimana.

Le vie del dolore spino-talamiche si realizzano tra la 7ª e la 20ª settimana.

La connessione talamo corticale tra la 17ª e la 26ª.

La mielinizzazione dei neuroni è già dalla 22ª settimana.

Il giro cingolato anteriore limbico, decisivo per la facoltà nocicettiva del feto, ma anche della sofferenza relazionale, si forma dalla 26ª settimana. (Cesari E., et al, 2011).

Come non associare la Teoria Polivagale di S. Porges che prevede il Circuito Ventro Vagale a maturazione solo nei mammiferi umani nell’ultimo periodo della gravidanza e nel primo anno di vita, tempi che appartengono alla Relazione Oggettuale Primaria? Un circuito fondamentale per attivare comportamenti di affiliazione e affettività reciproca? (S. Porges, 2014).

        • Indicatori fisiologici-ormonali.

Il feto dalla 16ª settimana, in situazioni di stress (ipossiemia, emorragia, riduzione del flusso uterino), è in grado di ridistribuire il proprio flusso ematico, proteggendo organi come il miocardio e il cervello, determinando la vasocostrizione di distretti come quello splancnico, cutaneo e renale.

Ha una reazione motoria, dopo una puntura con ago, già dopo 8 settimane.

Dopo una puntura della vena intraepatica per prelievo di sangue fetale, il cortisolo plasmatico e la beta endorfina aumentano da 2 a 6 volte rispetto alla cordocentesi, in cui il corpo del feto non viene trapassato (Giannakoulopoulos X., 1994).

Queste risposte non sono presenti con analgesici oppioidi.

Alcuni autori sostengono che non indicano dolore fetale e che siano riflessi!... Affermazioni che associano una improponibile negazione dell'Inconscio nel Corpo!

        • Indicatori citochimici.

La presenza della sostanza P (sostanza mediatrice del dolore) è dimostrata nel feto a partire dalle 8-10 settimane e l'encefalina (neurotrasmettitore della famiglia delle endorfine) dalle 12-14 settimane.

I recettori morfinici μ (Mu) e k (Kappa) sono presenti nel midollo spinale in stadi molto precoci. (Cesari E. et al, 2011).

     4) Memoria del suffering intrauterino

IMG FERRIImmagine di feto.

Feti di 25 settimane in grembo sanno rispondere agli stimoli acustici della voce della mamma e una volta nati riconosceranno gli stimoli acustici sentiti prima di nascere.

Il feto avverte, inoltre, non solo le mutazioni prosodiche della voce, ma anche l'attività fisica e la frequenza cardiaca della madre.

Aggiungo che il sapore del liquido amniotico traduce il sapore della relazione oggettuale primaria intrauterina, un sapore mirror lo definii un po' di anni fa. Fu l'organulo vomero-nasale di Jacobson (capace di trasdurre i sapori in ambiente liquido) a risolvermi l'interrogativo che mi derivava da certezze psicopatologiche "come poteva il piccolo sapere del sapore della relazione in un ambiente liquido in cui non respirava?" (Ferri, 2017).

Il feto in utero a 20 settimane può avvertire una nocicezione più intensa rispetto a un neonato o a un adulto. Ha una maggiore densità di recettori nervosi, la sua pelle è sottile, non è ancora sviluppato il circuito neuronale discendente, che attenuerà il dolore dalla nascita.

Vari studi mostrano gli effetti pericolosi, per lo sviluppo mentale del bambino, di una depressione materna durante la gravidanza.

Un rifiuto costante e prolungato da parte della madre nei confronti del proprio piccolo è un esempio di sofferenza relazionale fetale notevole.
Un esempio è dato da bambini nati dopo aborti volontari o spontanei in donne che non avevano ancora elaborato il lutto precedente, in essi si sviluppa la sindrome del bambino sostitutivo, nella quale il bambino riferisce di vivere la percezione di essere un sostituto (Sabbadini, 2008).
Più in generale gli  stress materni, come l'ansia per l'attesa ad esempio del cariotipo, gli adattamenti a nuove scene insostenibili psicoemozionalmente, la perdita di un proprio caro o i traumi da caduta, possono essere pericolosi poiché avvengono in un periodo critico in cui il cervello è ancora plastico e flessibile: un determinato genotipo, infatti, può esprimere fenotipi diversi a seconda delle influenze ambientali a cui è sottoposto.

A proposito, se la scoperta degli effetti epigenetici transgenerazionali è relativamente nuova per i mammiferi, gli effetti epigenetici transgenerazionali in natura sono conosciuti da più tempo.

Un esempio incantevole: la prole di una madre del crostaceo d'acqua dolce Daphnia, esposta alle tracce chimiche di un predatore, nasce con un elmetto difensivo fenotipico che la proteggerà, anche se, in un ambiente senza predatori, può rappresentare uno svantaggio rispetto ad individui privi di elmetto, perché può essere costoso in termini di sopravvivenza e di successo riproduttivo. (D'Udine, rivista n°2-Flessibilità).

     5) La nocicezione-dolore nel neonato

Il parto è la prima grande separazione, è lo spartiacque tra la prima e la seconda fase della Relazione Oggettuale Primaria, dall'acqua all'aria, dal liquido amniotico al contatto epidermico, dal buio alla luce, dall'utero al seno, dal dentro al fuori, dal cordone ombelicale-placenta alle labbra-capezzolo, dal 6° livello corporeo relazionale (area ombelico-addominale) al 2° livello corporeo relazionale (bocca).

In realtà possibili minacce di separazione possono verificarsi anche durante la gravidanza; esse sono molto differenti dalla separazione e l'elicitazione di neuromediatori di allarme noradrenergico (NA) lo confermano. Una possibile separazione nel tempo intrauterino ben rappresenta infatti un allarme vitale e non solo una perdita, che di norma elicita deplezioni serotoninergiche.

A tal proposito la 5HT è il neuromediatore più implicato nella nocicezione-dolore: una sua deplezione infatti aumenta il dolore anche relazionale, un suo aumento abbassa la percezione del dolore anche relazionale, innalzando il tono dell'umore (McGuire, MT-Troisi, 2003).

Con il parto si entra nel tempo analitico della fase oro-labiale, che si protrarrà  fino allo svezzamento, ultima stazione della Relazione Oggettuale Primaria!

L'ossitocina è l'ormone che determina l'attaccamento madre-bambino, il messaggero chimico essenziale per dare inizio al travaglio e permettere il parto-nascita, stimolando le contrazioni della muscolatura liscia dell'utero. L'ossitocina stimolerà a seguire le cellule dei dotti lattiferi delle mammelle, provocando la secrezione di latte; tutto in risposta allo stimolo della poppata.

L'ossitocina è quindi l'ormone chiave per questa finestra evolutiva, dove possono imprintarsi pattern di sofferenza relazionale specifica, quella dei passaggi, nel futuro Palazzo della Personalità dell'individuo.

Su sintomi depressivo-psicotici (dolorosissimi dal punto di vista relazionale, per esempio una scena egocentrica persecutoria autoriferita, psicopatologicamente correlata a questo tempo evolutivo) la somministrazione di ossitocina spray procura un'attenuazione del quadro clinico: riduce la possibilità che espressioni facciali neutre o positive vengano erroneamente percepite negative (Pallanti, 2015).

     6) Indicatori neurofisiologici e neurovegetativi nel neonato.

A lungo si è negato il dolore neonatale: fino agli anni 80 del 1900 gli interventi chirurgici sui bimbi piccoli venivano eseguiti senza alcun tipo di analgesia.

Solo nel 1987 fu dimostrato da Anand che la chirurgia cardiaca nei neonati era seguita da un incremento significativo dei valori di adrenalina e cortisolo e che questi stessi parametri non si incrementavano con l'uso di analgesici oppioidi.

Si riteneva infatti che la mancata mielinizzazione delle fibre nocicettive impedisse al neonato di provare dolore e che le cellule delle corna dorsali del midollo spinale, non rispondessero all'impulso nocicettivo prima della seconda settimana dalla nascita!

Con la MRI, nei neonati da 1 a 7 giorni, si sono illuminate 18 su 20 regioni del cervello associate al dolore, le stesse 18 su 20 illuminatesi negli adulti, ma con una sensibilità più elevata. (Salter R., 2018)

È da ricordare ancora che nel neonato la densità di nocicettori e di sostanza P è maggiore che nell'adulto.

Nei neonati le procedure invasive infatti (aspirazione tracheale, ventilazione meccanica, prelievo venoso)  provocano pianto, tachicardia, rientro diaframmatico, reazioni motorie violente e improvvise.

E a proposito di prelievo venoso, cito lo studio di C. Bellieni sulla saturazione sensoriale, una tecnica che permette una riduzione del dolore e talvolta una vera e propria analgesia per i neonati (Bellieni, 2007).

Essa si basa sul concetto che lo stimolo doloroso può essere antagonizzato da altri stimoli sensoriali, come il tatto, il gusto, l'olfatto, la voce.

Lo studio è stato fatto su 4 gruppi di neonati a cui bisognava effettuare il prelievo venoso.

Nel 1° veniva semplicemente effettuato il prelievo.

Nel 2° veniva somministrata, durante il prelievo con una cannula per os, una soluzione glucosata al 10%.

Nel 3° gruppo la soluzione glucosata veniva data prima del prelievo.

Nel 4° un operatore dava ai bimbi, durante il prelievo, una soluzione glucosata facendoli ciucciare con una pipetta, li  accarezzava e parlava loro.

     • Nel 1° gruppo si presentavano pianto e agitazione motoria prolungata.

     • Nel 2° e nel 3° solo pianto ma meno prolungato.

     • Nel 4° gruppo, utilizzando la saturazione sensoriale, i neonati non piangevano, né si agitavano durante il prelievo.

È evidente da tale studio l'importanza della relazione nella sofferenza di un piccolo:  epidermica (una tenera carezza), visiva (occhi includenti e gioiosi), prosodica (voce suadente e avvolgente).

Come non ricordare ancora il Circuito Ventro Vagale di S. Porges e il suo attento neologismo “neurocezione” ovvero la capacità del piccolo di valutare l’ambiente come sicuro o pericoloso (S.Porges 2014). 

     7) I Tre Principi Attivi Terapeutici e una considerazione finale

Il dove, il come e il quando sono indispensabili per fare una diagnosi del dolore e della sofferenza relazionale.

Tre altresì saranno i principi attivi a disposizione per un progetto terapeutico appropriato.

       

La Relazione Terapeutica costituisce il primo principio attivo. Essa non è una semplice comunicazione interattiva affidata al caso, ma un terza presenza, una terza forza vivente in grado di espandere il dia-logo in tria-logo.

La Relazione Terapeutica permette di leggere la nebulosa effetto placebo che per esempio costituisce il 40% dei miglioramenti di quadri depressivi (Jama Psychiatry. 2015. doi: 10.1001/jamapsychiatry. 2015.1335, 2015.1727). Esso è dovuto ad  attivazioni recettoriali  μ (Mu) per gli oppioidi, rivelati alla Pet, un risultato piuttosto vicino come risposta a quella dopo trattamento con citalopram (antidepressivo serotoninergico), sempre sugli stessi recettori centrali μ (Mu).

La Relazione Terapeutica si rappresenta come una co-costruzione attenta, che risponde a leggi ben codificate (il linguaggio tra i tratti), ancor di più in una scena complessa come quella del dolore, a forte impatto controtransferale.

Il controtransfert di tratto appropriato si attiverà quindi per la domanda implicita della sofferenza di quella persona.

Il secondo principio attivo è rappresentato dalle Attivazioni Corporee Appropriate, che costituiscono un approccio sicuro alla componente psicoemozionale del dolore (per esempio emicrania, cefalee da tensione muscolare, fibromialgie, oltre ad equivalenti ansiosi, depressivi, neurastenici e talora psicotici).

Gli acting permettono di entrare nel tempo del corpo: il riproporre movimenti ontogenetici di fase infatti rappresenta una password di entrata nel tempo della fase evolutiva interessata dalla sofferenza in quella persona, sul livello corporeo relazionale corrispondente. (Ferri, 2020).

Infine in grande sinergia e sincronia con il primo e il secondo è il terzo principio attivo, la farmacoterapia: i farmaci non oppiacei e gli analgesici oppiacei rappresentano un fondamento del trattamento del dolore.

Merita in particolare un focus la psicofarmacoterapia che, oltre per i dolori neuropatici e cronici, è efficace nella componente psicoemozionale della sofferenza relazionale.

Fra gli psicofarmaci figurano gli antidepressivi triciclici, gli ssri, gli snri, ma anche gli antiepilettici-stabilizzanti dell'umore e gli antipsicotici atipici a basse dosi.

Una conclusione.

Esperienze dolorose nei primi 500 giorni della Relazione Oggettuale Primaria, tempo in cui i circuiti del dolore sono ancora in maturazione e in grande plasticità, possono influenzare il fisiologico sviluppo del sistema nervoso centrale, dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene e del sistema immunitario, producendo una vulnerabilità a lungo termine per malattie infiammatorie, disagi psicodinamici e disordini psichiatrici...la consapevolezza o la coscienza del dolore non sono indispensabili per alterare lo sviluppo di tali sistemi-disagi-disordini!

                                                                            

 

Bibliografia e Sitografia 

Ammanniti, M. & Gallese, V. (2014), La nascita dell’intersoggettività. Lo sviluppo del sé tra psicodinamica e neurobiologia. Milano: Raffaello Cortina Ed.

Anand, K.J.S., Neonatal stress responses to anesthesia and surgery. Clinica in Perinatology, 17, 207-214, 1990.

Anand, K.J.S., Controversies in neonatal pain: An introduction. Seminars in Perinatology, 31, 273-274. 2007.

Bellieni, C.V. (2004), L'alba dell'Io. Dolore, desideri, sogno, memoria del feto. Firenze: Società Editrice Fiorentina.

Bellieni, C.V., Sensorial saturation for neonatal analgesia. Clin J Pain., vol 20, n.3 Mar-Apr 2007 pp 219-21.

Cesari, E., Bellieni C., Tintoni M., Mappa I., Serio A.M., Fortunato G., Noia G., Il dolore feto-neonatale Ginecorama, Anno XXXIII, n. 5, ottobre 2011.

Damasio, A., (2012), Il sé viene alla mente. Milano: Adelphi Ed.

Domenicali, C., Sineri, G., Menin, D., Garani, G., Dondi, M., Il riconoscimento del dolore nel neonato a termine e pretermine. Psicologia Clinica dello sviluppo, a. XXI, n.2, agosto 2017.

D'Udine, B., Flessibilità e plasticità nello sviluppo degli organismi. www.multiversoweb.it la rivista n.02 Flessibilità.

Ferri, G., & Cimini, G. (2012), Psicopatologia e Carattere. Roma: Alpes ed.

Ferri, G., & Cimini, G., (2018), Psychopathology and Character,  (e-book, Ed. Alpes).

Ferri, G., (2017), Il Corpo sa. Roma: Alpes ed.

Ferri, G., (2017), Body Sense, (e-book, Ed. Alpes).

Ferri, G., (2020), Il Tempo nel Corpo. Roma: Alpes ed.

Ferri, G., & Paiva, M.J., (2019), Primari Object Relationship: A New Reading. Somatic Psychotherapy Today, Volumn 9 (1).

Gallese, V., (2006), La molteplicità condivisa. Dai neuroni mirror all'Intersoggettività. In Autismo, L'Umanità nascosta (a cura di S. Mistura). Torino: Einaudi ed.

Giannakoulopoulos, X., (1994), Fetal plasma cortisol and beta-endorphine response to intrauterine needling. Lancet.

JAMA Psychiatry. 2015. doi:10.1001/jamapsychatry.2015.1335             http://www.nubi.non.nah.gov/pubmed/26421634

JAMA Psychiatry. 2015. doi:10.1001/jamapsychatry.2015.1727             http://archpsyc.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2443354

Kandel, ER. (1999), Biology and the future of psychoanalysis: A new intellectual framework for psychiatry revisited. Am J Psychiatry 156.

Lee, S.J., Ralston, H.J.P., Drey E.A., Patridge J.C., & Rosen M.A. (2005), Fetal pain. A systematic multidisciplinary rewiew of the evidence. JAMA, 294: 947-954.

Manci, M. (2007), Psicoanalisi e Neuroscienze. NY, Springer Ed..

McGuire, M.T., Troisi, A. (2003), Psichiatria Darwiniana. Fioriti G. Ed..

Oliverio, A. (1994), Le tempeste nel corpo, su Sfera n.39 "piacere e dolore". Roma: ed. Sigma Tau.
Pallanti, S. (2015), Oltre la Schizofrenia. cap. 7 Il trattamento farmacologico della schizofrenia, delle comorbidità e delle forme resistenti. Edra Lswr.

Porges S., (2014) La Teoria Polivagale. Giovanni Fioriti Editore.
Sabbadini, A. (2008), Il bambino sostitutivo. Rivista internazionale di Psicoterapia e Istituzioni. N.5.

Salter, R., (2018), Pain response in babies' brain controlled 'in similar way to adults'. eLife 2018, september 11.             www.sciencedaily.com/releases/2018/09/180911132104.htm

Trevarthen, C. (1993)., Il Sé generato nell'intersoggettività: la psicologia della comunicazione infantile. Tr. It. In Neisser, U. (a cura di), La percezione del Sé: le fonti ecologiche e interpersonali della conoscenza di sé. Torino, Bollati Boringhieri Ed.(1999), pagg. 143-197.
Zimmermann M., "Incapaci di esprimerlo a parole, non di provarlo", su Ricerca Roche n.18 "Il dolore" dicembre 1997

[*]Psichiatra, Psicoterapeuta, Analista didatta S.I.A.R., Presidente S.I.A.R. e Direttore della Scuola Italiana di Analisi Reichiana, Direttore del board scientifico della collana CorporalMente dell’Editrice Alpes, Membro dell’Accademia delle Scienze di New York, Membro del Comitato Scientifico Internazionale di psicoterapia Corporea. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. indirizzo professionale: Via Nazionale, 400, 64026 Roseto degli Abruzzi (TE).

 
What do you want to do ?
New mail
Share