Numero 1/2014

LUCA

Questo articolo è la parziale documentazione di un incontro di supervisione analitico-clinica in gruppo condotta da Genovino Ferri, psichiatra, analista reichiano.

Un terapeuta presenta il caso di un proprio paziente, gli altri terapeuti intervengono con domande e commenti, il supervisore conduce.

Terapeuta: vi parlo di Luca, un uomo di 47 anni, avvocato. È sposato, ha tre figli. È giunto da me quattro mesi fa portandomi il suo problema e la sua domanda terapeutica correlata: un orribile terrore, un'angoscia di morte, che lo fa sentire come "un chicco sospeso in un caos nero". A 35 anni ha avuto un infarto. Ha subìto un'operazione qualche mese fa ed ora ha due bypass coronarici, ma il vissuto di terrore c'è da quando era un bambino. Ha studiato e si è laureato a Londra e lì ha fatto un percorso di psicoterapia di cinque anni. Tornato in Italia, altri tre anni di psicoterapia e un anno di ipnosi. Non avendo risolto il suo problema, è giunto da me. È nato in una famiglia medio-borghese, ha un fratello maggiore e una sorella minore.

La storia

Da piccolo era un allievo pessimo, irrequieto a scuola, tormentato dal suo terrore ogni giorno dal momento del risveglio. In Inghilterra, ospitato da suo fratello, è riuscito ad apprendere la lingua molto facilmente attraverso la televisione e le amicizie. E’ molto colto, ha letto moltissimo, anche di psicologia per poter curare se stesso. Sostiene che deve essere accaduto qualcosa di molto drammatico nella sua vita, ma non ricorda. Sua madre non lavorava e si occupava dei figli, era una donna bella, che teneva alla cura della propria immagine, molto autoritaria, con grandi aspettative rispetto ai figli, che sarebbero dovuti diventare colti, importanti, ricchi, etc... Il fratello e la sorella hanno soddisfatto tutte le aspettative materne, Luca non c’è riuscito nonostante sua madre avesse un debole per lui. Suo padre era un impiegato statale, anche lui molto colto, romantico, non si occupava delle questioni quotidiane, ma dei suoi figli sì, attraverso il dialogo, parlava con loro fin da quando erano piccoli.

Luca ricorda spesso alcuni avvenimenti che hanno segnato la sua vita e li propongo.

Quando ha due anni nasce sua sorella e, allorché vede la carrozzina, ha l’impeto di buttarla giù per le scale. Ma non ha mai fatto niente del genere.

A 3 anni, giocando per strada, si è allontanato e si è smarrito, trovandosi in posti sconosciuti e non sapendo come ritornare a casa. Lo hanno ritrovato quando già stava facendo notte.

Quando aveva cinque anni, suo fratello, che ne aveva nove, si avvicinò a lui sessualmente. Luca sentiva che era qualcosa di non buono, ma non gli dispiaceva.

Descrive se stesso come un bambino timido, impaurito, che aveva timore di stare nel cortile, di confrontarsi con gli altri bambini, di fare a botte, ma che a casa era molto indisciplinato.

Ricorda di essere stato picchiato una volta senza pietà da sua madre, era in un inverno con un freddo pazzesco; sua madre dopo averlo denudato lo portò nel seminterrato lasciandolo lì tutta la notte. Forse non frequentava ancora la scuola e narra quella scena in questo modo: “provavo un freddo incredibile, sentivo i rumori provenienti dall’interno della cantina, c’erano i topi e gli scricchiolii del legno... e avevo addosso un grande terrore”.

Nella sua quotidianità riviveva spesso quel terrore vissuto nella cantina, soprattutto quando arrivava la notte, tanto da non riuscire a dormire e così si infilava frequentemente nel letto dei genitori per poter addormentarsi.

Oggi tenta di occupare la sua mente con il lavoro, ci fugge dentro, ma nel momento in cui si rilassa un po’ questo terrore ritorna ancora. La sera rimanda l’andare a dormire, resta seduto su una sedia oppure frequenta bar e locali con gli amici. Una sera ha parcheggiato in un posto molto frequentato, era inverno e pur con tanta neve è rimasto all’interno della sua automobile, perché solo così poteva rilassarsi e dormire: sentire la presenza di persone fuori, in quel luogo, gli dava sicurezza. A casa sua, quando riusciva a dormire, stanchissimo, si svegliava per il frequente bisogno di urinare.

La sua vita sessuale è quasi inesistente. Sostiene che sua moglie è molto fredda, apatica rispetto alla sessualità, anche se è molto innamorata di lui.

Ha ammesso che di notte esce spesso con gli amici, si incontra con altre donne nei bar, ma non si spinge oltre una piacevole conoscenza, perché non può avere rapporti sessuali, non avendo una potenza erettiva a causa delle medicine che deve assumere per il suo cuore infartuato. Sia con sua moglie che con altre donne prova desiderio, ma nel rapporto non ha erezione.

Questa situazione induce in lui anche un’angoscia da stasi tremenda, che peggiora ancor di più la sua frequente condizione di terrore.

Durante la seduta terapeutica parla continuamente. Ha letto moltissimi libri e visto tantissimi film, per cui facilmente immagina, fantastica e spesso vive all’interno di fantasie che lo aiutano a fuggire dal terrore. 

La Supervisione

Supervisore: ti ringrazio per la presentazione di questo caso, molto interessante e passo alle domande integrative possibili che i terapeuti presenti vogliono rivolgerti.

Domanda: vorrei sapere se la madre ha avuto un distacco della placenta durante la gravidanza di Luca.

Terapeuta: questa domanda gli era stata posta dal suo primo psicoanalista a Londra, anche lui gli aveva chiesto informazioni sulla storia della sua gravidanza: pare che durante questo periodo Luca non abbia avuto problemi, è nato fisiologicamente ed è stato allattato fino ai 7-8 mesi.

Supervisore: prendo spunto da questa domanda per chiarire il come utilizzare le informazioni anamnestiche. La storia analitica va incrociata sempre con l’ipotesi che facciamo. Possiamo trovarci con informazioni di una madre che ci dice che tutto è andato bene: la gravidanza, il travaglio, il parto… ma questo non vuol dire che non ci possa essere stato un segno inciso inconsapevole, non ricordato o sotto-soglia. Il primo psicanalista, la terapeuta che ci sta presentando Luca, io e anche tanti di voi, immagino, hanno associato il caos nero di quel chicco sospeso al terrore possibile di un tempo ‘intrauterino’, è quanto meno suggestiva come ipotesi, per cui la domanda è lecita, anche se non abbiamo riscontri obiettivi nell’anamnesi storica. Nel seguito della supervisione potremo verificare tale ipotesi con altri indici.

Allo stato possiamo intanto fare tre ipotesi: che sia accaduto qualcosa di terrorizzante nel dentro intrauterino oppure che la causa del suo terrore sia riconducibile allo smarrimento nel fuori dei 3 anni o, terza ipotesi, la notte nel seminterrato. Sarà necessario eseguire perciò un’attenta diagnosi differenziale e valutare altri indicatori legati al tema del terrore nella vita di Luca, perché potrebbe non necessariamente essere legato a episodi traumatici.

Domanda: Luca si ricorda per quale motivo la madre lo ha punito in quel modo ai suoi 5-6 anni?

Terapeuta: ricorda che probabilmente stava giocando con i fiammiferi e provava ad accendere fuochi, anche se poi pensa di non esserci mai riuscito. Frequentemente faceva cose del genere e molte azioni indisciplinate.

Altre domande: i precedenti psicoterapeuti erano maschi? Come ha terminato le sue psicoterapie? Era lui che se ne andava? Quali erano i suoi vissuti emozionali?

Terapeuta: si, erano tutti uomini, sono io l’unica donna psicoterapeuta. Riporta buone impressioni riguardo ai suoi precedenti terapeuti, spesso mi parla di loro: “quello mi aveva detto…”, “quell’altro mi aveva detto…”. Tuttavia nessuno ha individuato l’evento traumatico della sua vita e realizzato pertanto un’appropriata terapia.

Domanda: rispetto ai film, hai individuato qualche fattore che lo attrae e se cambia i contenuti  rendendoli più drammatici?

Terapeuta: sì e vi farò un esempio per spiegarmi meglio. Mi racconta di un film con la scena di una carrozzina: lui ha immaginato che ci fosse un bambino dentro e che fosse portata da una donna molto bella. Si avvicina, prende in braccio il bambino, con la donna consenziente; mentre lo tiene in braccio il bimbo lo guarda e lui gli sorride; poi lo prende e lo sbatte contro il muro fracassandogli la testa. La cosa più orribile è che la donna, alla quale è stato assassinato il proprio bambino, lo guarda dispiaciuta e con molta tenerezza gli dice in lacrime: “perché hai fatto questo?”

Supervisore: la signora in lacrime con molta tenerezza…

Domanda: la madre prende neurolettici o altro? Ha mai avuto bisogno di uno psichiatra?

Terapeuta: non prende farmaci. E’ una donna molto dinamica, proveniente da una famiglia ricca, suo padre era molto colto, così anche il nonno. Anche se non laureata, ha amministrato molto bene le situazioni e si è occupata completamente della casa. Aveva una forte adorazione per suo padre, ha dato a Luca il suo nome e lui è diventato il figlio adorabile.

Supervisore: Luca ha mai assunto psicofarmaci antidepressivi? Avrebbero potuto migliorare sul piano sintomatico il suo terrore ed il suo umore.

Terapeuta: no, ha sempre escluso di considerare tale eventualità.

Domandadove vedi il terrore? nei suoi occhi? e nel suo corpo cosa vedi?

Terapeuta: e’ molto grasso, anche se è stato operato al cuore ed ha tanti problemi, continua ad essere obeso, fuma tantissimo, prende farmaci anche per il colesterolo che è molto alto. Durante le sedute tossisce in modo intenso, attendo anche cinque minuti prima che finisca di tossire. Costantemente arriva stanco, si butta sulla poltrona e mi dice di non essere riuscito a dormire, ancora una volta, la notte precedente. Nei suoi occhi colgo una melanconia, anche se è molto creativo nel suo lavoro di grande responsabilità.

Domanda: ha parlato con suo fratello o qualcun altro della sua famiglia per quel contatto sessuale avuto nell’infanzia? Questo fatto è risolto o lo tormenta tutt’ora? Potrebbe avere a che fare con sensi di colpa.

Terapeuta: no, non ne ha parlato mai con nessuno, deve averne parlato solo con i precedenti psicoterapeuti, la sua opinione è che questo accade ai bambini nella loro infanzia e può capitare tra fratelli: non gli sembra qualcosa di terribile, lo considera fisiologico.

Domanda: sento che questo uomo ha contemporaneamente un enorme senso di colpa e fantasie omicide. Non so se ha paura o voglia di morire. Ha avuto un infarto e fuma tantissimo. Vorrei sapere di più riguardo sua moglie. E ancora: attualmente com’è la sessualità di questa coppia?

Terapeuta: sostiene di fare dei tentativi per migliorare il suo tono andando in palestra, ma non smette di fumare perché il suo lavoro è troppo stressante. Ha sposato sua moglie non perché era innamoratissimo, ma semplicemente perché era una ragazza tranquilla, pura, innocente, proveniente da una famiglia con gravi problemi. La desiderava molto sessualmente, provava passione per lei e le ha chiesto di avere figli. Quando mi parla dei suoi figli è l'unico momento in cui si commuove fino a piangere.

Supervisore: consideriamo anche altre questioni importanti e poi un altro check. La sua obesità, ovvero la storia del peso di una persona, è qualcosa a cui prestare molta attenzione. Il peso e le sue possibili oscillazioni nel tempo in rapporto ad eventi, specchiano lo stress adattivo. Poi vorrei sottolineare gli anni londinesi: quando arriva lì Luca diventa un altro, un avvocato, un intellettuale, impara un’altra lingua. Si allontana dalla Madre-Patria-Relazione Oggettuale Primaria con tutto il corredo di schemi di tratto e va ad abitare con il fratello a Londra, vive con lui ottenendo ottimi risultati personali e imparando un'altra lingua.

A questo punto proviamo ad individuare il senso intelligente del terrore di Luca. Dobbiamo posizionare questo terrore nei luoghi del corpo e nel tempo interno. Abbiamo un ventaglio di più evidenze spesso embricate fra loro.

La prima è il chicco dentro il caos nero. La seconda evidenza è l’episodio di quando si è perso a 3 anni, evento accaduto dopo sei mesi dalla nascita della sorella (terza evidenza), forte in lui psicoemozionalmente; ricordate l’immaginario della scena del film, la tenerezza della signora per i suoi agiti distruttivi verso il bimbo in carrozzina (quarta evidenza). Una madre bella ma autoritaria, superegoica e richiedente, edipica ma minacciosa (quinta evidenza) anche capace di escluderlo e poi l’episodio della notte nel seminterrato (sesta evidenza). C’è ancora l’evento dell’esperienza sessuale con il fratello maggiore intorno ai cinque anni di età, molto competitivo e verosimilmente non timido e impaurito, capace di uscire nel cortile e fare a botte (altra evidenza), non come Luca.

Io tendo a considerare questo terrore, che è una stazione ben precisa nella gravità della paura, prima del panico ma certamente dopo l’ansia, anzitutto nel suo contenuto specifico di morte. Non c’è la paura di smarrimento, non c’è la paura di annientamento, ma la paura di insostenibilità certamente. Non è una classica sindrome di attacco di panico, ma Luca ha il terrore di morire, perché ha paura di non farcela (a 35 anni subisce anche un infarto).

Possiamo riassumere dicendo che ci sono una serie di eventi traumatici su una combinazione di tratti prevalenti ben chiara: fobico e orale difettuale con conseguente vulnerabilità dei livelli torace-collo, ovvero la quasi totale insostenibilità della posizione fallico-genitale, in una scena evolutivo-storica che pone questa domanda implicita.

Corre il continuo pericolo che la paura di non farcela lo trascini verso il basso, verso lo zero entropico, verso la morte, in special modo quando si rilassa, ovvero quando lascia la presa di un contatto possibile; oppure diminuisce la vigilanza, lo sforzo ed il controllo.

Ma ancora chiediamoci: quando diminuisce in lui il terrore della morte? Quando pensa e fantastica, quando cioè crea uno spazio virtuale nella parte superiore del corpo: sopra, perché non può restare in nessuno dei livelli precedenti, non può trovare una stazione neanche nella fase Genito-Oculare, perché ci sono temi di castrazione incombenti, per cui deve costruire uno spazio sopra.

Deve raggiungere il fratello, ma ancor di più il nonno materno; quanta fatica! E soprattutto farlo con tante zavorre traumatiche e di scena. Luca deve rispondere adeguatamente all’ideale del progetto materno. Lei, una madre molto bella, molto superegoica, con un partner intellettuale, un nonno mitico, un fratello di successo e anche la sorella! Luca è in una corsa affannosa e continua, per potersi stabilizzare sulla scena edipica, troppo competitiva; non riesce ad arrivare fino a lì e per questo salta sopra, con il pensiero e la fantasia. Il recarsi a Londra comunque e prendere distanza, quanto meno esterna alla madre, lo fa crescere e gli permette di fare meno fatica e raggiungere obiettivi concreti.

Domanda: la fantasia, che è fuori dai livelli corporei, dove viene collocata?

Supervisore: la fantasia appartiene al primo livello, alla neocorteccia prefrontale, che lui utilizza però nevroticamente.

Domanda: abbiamo detto prima che Luca ha una vulnerabilità al 4° e al 3° livello (torace e collo), per cui deve tenere sopra l’energia, nelle fantasie della testa, per non farla cadere nella sua pancia dove c’è il dolore?

Supervisore: sì, ha un’energia compressa nel profondo, dal terrore, “un caos nero” che gli impedisce la sua vitalità, come da “chicco sospeso”, e non gli fa raggiungere la fallicità compiuta del fratello, del padre e del nonno, tutte approvate dalle aspettative superegoiche materne.

Terapeuta: gli ho chiesto dove posizionerebbe il suo terrore nel corpo e come lo rappresenterebbe, mi ha risposto che lo collocherebbe nell’area ombelicale e che lo raffigurerebbe come un grosso serpente, tutto raccolto a forma di cerchio, un pitone, un serpente che sta tranquillo, che sta raccolto per tanto tempo lì nello stomaco e che talora improvvisamente si attiva, si lancia potentemente verso l’alto per mangiarlo voracemente e triturarlo.

Supervisore: l’irruzione del rettile è l’irruzione del Cervello Rettiliano. È una indiretta conferma di un antico furore da paura di morte intrauterina.

Che cosa possiamo fare per Luca?

Qualche altro commento.

- In casi del genere mi sento veramente fortunato ad essere uno psicoterapeuta corporeo, perché il corpo può offrirci delle soluzioni. I precedenti terapeuti, pur molto bravi, non avevano gli strumenti per fare anche una psicoterapia corporea. Nel caso di Luca punterei a rinforzare il contatto con la realtà e contemporaneamente lo aiuterei a non cadere in una dimensione intrauterina; lui non può scivolare nell’intrauterino e non può andarsene però neanche nella fantasia, per cui io proporrei l’acting di radicamento, il grounding in posizione eretta, ma non so se è possibile, considerato il suo peso in eccesso, insieme agli acting sugli occhi.

- Io penso agli acting sul torace, ma non ne sono certo, perché lì c’è anche il suo blocco, oltre ai bypass.

- Io partirei da una cosa più semplice: potrebbe iniziare a prendersi cura di sé con la dieta, perché avendo una reale paura di morte, nella condizione in cui si trova, mi sembra innaturale occuparsi ancor prima di qualcos’ altro.

- Proprio perché ha avuto una madre che gli ha comunicato messaggi ambivalenti, inclusione-accettazione contemporanee a condizioni minaccioso-persecutorie, ho l’impressione che sarebbe molto buono costruire una appropriata relazione terapeutica basata sulla fiducia e sull’accettazione completa “senza grasso, alto, magro” ma del così com’è. Inoltre proporrei un lavoro sulla relazione col fratello.

Domanda: qual è il tuo controtransfert? Come ti senti e cosa pensi di lui?

Terapeuta: provo un’empatia, comprendo il suo dolore, sento intensamente la sua angoscia. Per questi motivi non sono certa di agire in modo funzionale per lui, forse gli concedo troppo spazio nel setting. Luca comunque si sente tranquillo, gli piace parlare con me e anche io trovo molto interessanti i suoi discorsi, la sua parte intellettiva mi nutre. Abbiamo anche alcuni disaccordi su posizioni intellettuali, una sorta di mind game, che lo fa sentire molto bene.

Energeticamente sale, si apre laddove era chiuso, si sveglia ed anche io sento una sorta di attivazione.

Commento: dal momento che quest’uomo ha raggiunto dei risultati quando è andato a Londra, sembrerebbe che da un lato vi sia il tema dell’allontanamento dalla madre, dall’altro la madre è ancora dentro la sua vita con tutte le sue priorità ed istanze superegoiche. Per questo penserei agli acting di rinforzo del Sé-Io da un lato e di allontanamento dall’Altro. Potrebbe fare l’acting Naso-Cielo? Per l’aspetto intellettuale poi, mi sembra che la sua terapeuta rappresenti il rapporto con il padre, con cui aveva una comunicazione di questo tipo.

Commento: dal momento che quest’uomo non è riuscito a stabilizzarsi affermativamente sulla scena edipica, dovremmo aiutarlo ad andare verso quella fase e aiutarlo a stare di più sul suo collo. Mi piace ciò che è stato detto, credo che dovrebbe identificarsi maggiormente col padre e stabilizzarsi in questa posizione.

Domanda: perché è andato via da Londra?

Terapeuta: perché quando è tornato in Italia in un’estate gli hanno proposto un lavoro in un importante studio di avvocati.

Supervisore: si, ma tre anni dopo ha un infarto.

Commento: ritengo che sia molto difficile indurlo a svolgere degli acting psicocorporei. Di conseguenza lo ascolterei, in modo da costruire una relazione forte, appropriata caratterologicamente e gli proporrei di scrivere la sua vita; favorire una sorta di catarsi per continuare dopo, in un secondo tempo, con gli acting psicocorporei mirati.

Terapeuta: lui ha un bisogno molto grande di apertura calda. Ad un certo punto, durante il setting, lo ha proprio espresso: “Ho molto bisogno che qualcuno mi abbracci con delicatezza e tenerezza”.

Commento: io, invece, ho una grande difficoltà nel sentirlo. Penso con la logica di pronto soccorso, ovvero che prima di tutto il suo torace debba essere protetto e che perda peso corporeo.

Commento: penso che lui si rivolga agli psicoterapeuti, oggi in particolare ad una terapeuta donna, perché vuole un contatto affettivo.

Terapeuta: è venuto da me perché vuole fare una psicoterapia corporea.

Commento: quello che mi risuona di più tra le cose dette e sentite è la sua tendenza a salvare il mondo, ad aiutare anche i suoi psicoterapeuti. È un suo bisogno e tenta di materializzarlo anche attraverso la terapia.

Supervisore: facciamo un progetto analitico-terapeutico reichiano concreto. Chi è l’analista appropriato per quest’uomo?

Ricordate: Luca si sveglia e la sua terapeuta sente una sorta di attivazione! Abbiamo un indicatore di un contatto a livello oculare, inoltre la sua terapeuta è una donna. Qui cerchiamo di essere molto attenti per quanto riguarda la sua posizione: c’è infatti un rischio, per l’analista-terapeuta, di posizionarsi su un Superego impregnato di femminile ambivalente, ma Luca deve imprintare un nuovo segno inciso al femminile, stabile, chiaro e autorevole!

Prova allora a far sì che il tuo collo rimanga in un’Accoglienza Superegoica, con una posizione up, dall’alto verso di lui, ma che non induca timore, non imponga doveri, che gli conceda una posizione affermativa! Puoi ottener questo se mantieni il tuo collo dispiegato e stabile, con un come di tenerezza espresso dall’analogico della tua mimica, perché Luca è un uomo che chiede di salire sul proprio collo, ma con cuore, perché lì ha la sua vulnerabilità energetica. Sto definendo la posizione ideale nell’accoppiamento strutturale della relazione, ma…

Lui proverà a manipolarti ed è molto attraente-nutritivo per te; Luca è seduttivo, interessante, ha più posizioni caratterologiche, conosce in profondità molte sofferenze ed il suo Sé ha costruito, intorno alla sua freccia del tempo, la sua sopravvivenza complessa e polivalente.

Su questa cornice intersoggettiva appropriata, un primo acting che può aiutare quest’uomo ad aprire il suo campo energetico, i suoi orizzonti, spostarlo su livelli di relazione oggettuale con il mondo più tonici e stabili, è la rotazione degli occhi.

Portiamoci poi sul punto cruciale. Come affrontare il suo terrore, con tutto il tema correlato alla propria aggressività inespressa. Quando una persona si trova nella gabbia-prigione del terrore non esprime la propria aggressività, ha schemi di evitamento ed energia addosso che diventano “cappa e umore nero”.

Quante scelte di azioni relazionali abbiamo dinnanzi al terrore? Tre: paralisi, evitamento e attacco.

Proviamo ad aiutare quest’uomo a sviluppare la posizione di attacco, ma chiediamoci anche quanto possiamo portare un uomo con bypass verso un’espressione dell’aggressività! Con Luca l’espressione della sua aggressività va liberata con attenzione e gradualità, un po’ alla volta. Dobbiamo decomprimerlo dal caos nero e far aumentare la vitalità di quel chicco sospeso.

La nostra responsabilità progettuale, come psicoterapeuti, è quella di mettere sotto il controllo dei suoi occhi il serpente di cui parla. In termini di neuroscienze è connettere la memoria implicita della sua amigdala con la corteccia prefrontale, ma in presenza di un giro cingolato anteriore (cornice intersoggettiva appropriata) che non allarmi e di conseguenza fermi, con temi di minaccia abbandonica, la connessione.

Per tornare alla metafora di quel serpente… Luca dovrà imparare a mostrare i denti in combinazione con la rotazione degli occhi: gli occhi di Luca avranno la visione e la governance dell’aggressività, fino ad oggi inibita dal terrore, e nel contempo Luca dovrà mostrare i suoi denti anche al suo terrore.

Proponiamogli un paradosso terapeutico con la seguente domanda: sei disponibile a morire per liberarti dal terrore della morte? Credo che risponderà di sì.

Inserirei quindi gli acting (di assetto più che di stato, perché la sua domanda è di tratto) psicocorporei di Vegetoterapia: per primo la rotazione degli occhi, poi l’acting del mostrare i denti, solo successivamente la combinazione contemporanea dei due. Non andrei a lavorare con gli acting che investono direttamente il torace a causa dei bypass. Conseguentemente libereremo poco alla volta il percorso delle energie, aprendo la strada verso i livelli superiori, aggredendo il terrore, ma nello stesso tempo creando uno spazio di conversione del furore-rabbia in neghentropia, con la rotazione degli occhi. Sottolineo ancora la posizione dell’analista/terapeuta: “una madre che lo accoglie, lo prende e lo guida verso l’affermatività ed il potersi mostrare aggressivo”.

Articolare continuamente gli acting di Vegetoterapia Analitico-Caratterologica con l’Analisi del Carattere e l’Analisi del Carattere della Relazione è fare ed essere in Analisi Reichiana!

Mi riserverei comunque nel caso di Luca la possibilità di utilizzare, in rapporto alle sue condizioni mediche generali e ai tempi dei risultati psicoterapeutici, una psicofarmacoterapia facilitante e sintomatica, dopo aver elaborato in alleanza il suo rifiuto, anch'esso tema analitico interessante.

Domanda: poiché sentivo una sorta di manipolazione nei confronti dei terapeuti, avevo pensato di utilizzare l’acting del mordere, perché è un acting più aggressivo, di attacco. Qual è la tua opinione a riguardo?

Supervisore: il mordere è eccessivamente di attacco per Luca, rischia l’insostenibilità. Il mostrare i denti non è contro qualcosa, non c’è un’azione a rischio distruttivo, c’è affermatività ed assertività. Il tema non è quello di attaccare l’altro, di distruggere, ma di mostrare se stesso, presentarsi all’altro, rischiare il confronto e l’accettazione nella differenza, osare ed essere audace.

Possiamo fermarci qui, se concordate, e vi ringrazio molto per queste straordinarie giornate passate insieme.

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