Numero 1/2022

UN CASO DI PARALISI ISTERICA

La storia di Caterina

 

A CASE OF HYSTERICAL PARALISYS

The story of Caterina

DOI:  10.57613/SIAR23

 

Eleonora Abbate[*]

 

 

Abstract

     L'articolo si propone di descrivere un caso clinico di Disturbo da Stress Post Traumatico che somatizza in Attacchi di panico, Fibromialgia ed una Paralisi Isterica. Attenzione particolare si pone alla storia del soggetto, sulla base del modello Post Reichiano, essa incide sui vari livelli corporei il carattere e permette la progettazione mirata di un percorso psicoterapico appropriato con specifiche attivazioni corporee (acting). Nonostante le esperienze traumatiche segnino una rottura dell’equilibrio e della crescita, il libero fluire della vita non cessa di scorrere, proprio come l’acqua che trova il suo percorso vitale tra le rocce con una meravigliosa intelligenza.

Parole chiave

      Trauma - Disturbo da stress post traumatico - Paralisi isterica - Segni incisi - Progetto terapeutico.

 

Abstract

     The article aims to describe a clinical case of post traumatic stress disorder that somatizes in Panic Attacks, Fibromyalgia and a Hysterical paralysis. Particular attention is paid to the history of the subject on the basis of the Post Reichian model which affects the character on the various body levels and allows the targeted planning of an appropriate psychotherapeutic path with specific bodily activations (acting). Although traumatic experiences mark a break in balance and growth, the free flow of life does not stop to flow, just like water that finds its vital path through the rocks with a wonderful intelligence.

 Keyword

      Trauma -  Post traumatic stress disorder - Hysterical paralysis - Engraved signs - Therapeutic project.

 

     Caterina, 27 anni, arriva al Centro di Igiene Mentale, a seguito di visita psichiatrica e consulenza con la dirigente psicologa viene prescritto un percorso di psicoterapia. Si presenta in orario all’appuntamento, ben vestita e curata nell’aspetto. È alta circa 160 cm., il peso sembra nella norma, lunghi e ondulati capelli castani che coprono parte del viso, gli occhi sono spenti ma sorridenti, così come il resto del volto. Dopo il mio invito, si siede sulla punta della sedia con le gambe rivolte verso la porta e mi guarda sorridendo, è evidente un grande imbarazzo.

     Racconta di avere avuto indicazione dalla psichiatra ad iniziare una psicoterapia in quanto vive spesso degli stati di ansia e, poco tempo prima (agosto/settembre 2019) ha avuto un episodio di paralisi isterica che l’ha costretta su una sedia a rotelle. Il tono di voce è basso, spesso interrotto dal pianto. Il contenuto del pensiero ansioso, è polarizzato sulle problematiche di salute. Caterina vive con la famiglia di origine: il padre è attualmente disoccupato, in passato titolare di una ditta privata; la madre ora  casalinga, fino alla nascita del primo figlio è stata segretaria presso la ditta del marito; il fratello maggiore è militare. Con loro c'è anche sua figlia di 8 anni avuta a 19 anni da una relazione che è finita prima che nascesse la bambina, che non è stata riconosciuta dal padre. Su mia richiesta definisce il padre: preciso, attento, affidabile; la madre: cattiva, apatica, che pensa molto a se stessa; il fratello: egoista, egocentrico, falso; se stessa: insicura, buona, altruista. È fidanzata con un ragazzo suo coetaneo da circa 5 anni col quale ha intenzione di andare tra breve a convivere. Disoccupata al tempo del primo colloquio, attualmente lavora presso un call center e si trova molto bene.

 

Anamnesi

     I genitori si sono sposati nel 1987 dopo undici anni di fidanzamento, vengono descritti come una coppia molto innamorata. Nello stesso anno del matrimonio è nato il fratello. Caterina nasce da gravidanza caratterizzata da minacce di aborto e dilatazione sin dal IV mese, esitata in parto eutocico all’ottavo mese. Racconta di essere stata voluta più dal papà (36 anni) che dalla mamma (30 anni) la quale è sempre stata più legata al fratello maggiore di 6 anni da lei fortemente voluto. Riporta di aver avuto un’infanzia felice, nonostante soffrisse spesso delle forti disparità che la madre metteva in atto tra lei e il fratello; spesso giocava da sola. Sviluppo motorio e del linguaggio molto precoce (riporta di aver iniziato a camminare intorno ai 6 mesi e a parlare intorno agli 8 mesi). L'inserimento nella scuola dell’infanzia è stato sereno, si trovava molto bene, così come alle elementari. Mi racconta vari episodi in cui il fratello le faceva dei dispetti e la incolpava di danni arrecati da lui alle cose (per esempio la rottura di un  televisore) e la madre la puniva pesantemente con percosse e punizioni molto severe sin da piccola (per esempio un mese senza poter andare al mare). Durante la sua infanzia viveva con loro la nonna materna con la quale aveva un buon rapporto, un legame importante; è morta due anni fa all’età di 81 anni.

     A 8 anni un grosso cambiamento nella sua vita: il fratello (14 anni) l’ha coinvolta in una serie di giochi a carattere sessuale ai quali lei non riusciva a sottrarsi, che sono arrivati fino a rapporti sessuali completi iniziati all’età di 8 anni e mezzo e durati per circa due anni. I rapporti avvenivano nella stanza del fratello che veniva chiusa a chiave da lui che diceva alla madre di non disturbare perché stavano giocando. Caterina durante una vacanza racconta alla nonna di questi giochi che il fratello la costringe a fare. Dopo un aspro rimprovero al nipote la nonna comunica alla madre l’accaduto la quale, a detta di Caterina “fa finta di nulla”. È proprio in questo periodo che la salute della bambina comincia a vacillare, sono frequenti gli episodi di febbre alta, aumento ponderale di peso (fino a 90 kg), menarca a 11 anni con ciclo irregolare a causa di ovaio policistico, iperinsulinemia.

     A 15 anni, a seguito di una mastectomia alla madre per un tumore al seno, iniziano gli attacchi di panico che si risolvono spontaneamente nell’arco di un anno circa per poi ricomparire nel settembre 2018 a seguito della morte di uno zio al quale era molto legata. A 17 anni conosce un ragazzo, del quale si innamora e col quale instaura una relazione turbolenta e violenta. Il fidanzato era una persona molto aggressiva e possessiva, la costringeva a vestire e comportarsi in modo da non “apparire”, controllava i suoi movimenti e, se aveva dei sospetti di uscite con le amiche o di tradimento, la picchiava.

     Rimane incinta a 18 anni, da quel momento il ragazzo non ha più voluto avere rapporti con lei, né riconoscere e vedere la bambina. Caterina si diploma prima della nascita della figlia.

     Continua a vivere nella casa genitoriale, facendo crescere la piccola con l’aiuto economico dei genitori. Ma costantemente sua madre svaluta il suo ruolo genitoriale definendola incapace, anche davanti alla bambina. Nella primavera del 2018 muore la nonna materna e Caterina sente la necessità di raccontare ai genitori delle violenze subite dal fratello durante l'infanzia. Mentre la madre non le crede e sminuisce la cosa, il padre inizialmente  le mostra il suo appoggio, ma poi si chiude in se stesso. Nel novembre 2018 la prima diagnosi di fibromialgia caratterizzata da emicrania e  dolori diffusi in tutto il corpo.

     Quando la figlia ha 3 anni Caterina conosce l’attuale compagno e inizia una relazione solida, ad aprile 2020 iniziano una convivenza e  contemporaneamente inizia a lavorare. Racconta di presentare degli sbalzi di umore repentini e di passare da stati di collera a stati euforici, alterazioni del ritmo sonno-veglia, abbuffate seguite da digiuni compensatori. Da marzo soffre di cistite emorragica prima del ciclo. Fuma circa 10 sigarette al giorno da 10 anni. Alvo irregolare a causa del colon irritabile.

     Il peso attuale è di 65 kg, negli ultimi 5 anni è oscillato tra 80 e 97 kg. La madre è affetta da disturbo ansioso, la nonna materna era affetta da demenza senile. Dal dicembre 2018 ad oggi le è stata prescritta terapia farmacologica modificata due volte, con scarsi risultati a suo dire.

     I colloqui con Caterina a causa della pandemia da Covid-19 e delle restrizioni adottate non sono stati regolari e si sono interrotti definitivamente il 30 giugno del 2020 in quanto il mio tirocinio al CIM si è concluso in quella data. Ho lavorato sulla raccolta delle informazioni rispetto alla sua storia senza poter intervenire con un progetto terapeutico mirato che nonostante tutto tengo a elaborare in quanto il caso di Caterina ha rappresentato per me una grande occasione di crescita.

     La domanda esplicita di Caterina riguarda un aiuto concreto a risolvere le sintomatologie raccontate e causa di sofferenza; implicitamente sembra chiedere di essere vista e di essere aiutata a raggiungere un’integrazione del Sé e a contenerne quelle parti che rappresentano una minaccia.

 E. Schiele. Torrente di montagna"Torrente di montagna" - E. Schiele

Riflessioni sul caso clinico

     In Caterina . In Caterina si possono rintracciare diversi segni incisi che, secondo il modello S.I.A.R., sono utili ad effettuare una diagnosi caratteriologica e un progetto terapeutico appropriati. Iniziamo dalla gravidanza: a livello intrauterino osserviamo nella storia di Caterina le minacce d’aborto a partire dal quarto mese di gestazione.

     Il periodo intrauterino si divide in due fasi: la prima di energia autogena va dalla fecondazione all’annidamento (settimo giorno), in cui il quantum energetico vitale di base è influenzato dalla vitalità dell’ovulo, dello spermatozoo, del bacino della madre, della relazione di coppia. Successivamente inizia la fase trofo-ombelicale in cui il piccolo si annida, si forma il funicolo ombelicale. “La madre costituisce l’humus-terreno su cui il piccolo cresce e scambia energia”. (Ferri, Cimini, 2012).

     Una minaccia di separazione (allarme di vita) genera un segno inciso corrispondente che sarà determinante nella formazione del carattere del soggetto. Inoltre l’intensità e la durata dell’allarme sono variabili fondamentali insieme alla densità energetica della relazione embrione/feto-utero del carattere e della psicopatologia. È ipotizzabile pertanto un tratto intrauterino caratterizzato da masochismo primario di primo tipo e da una oralità della prima grande bocca, l’addome.

     Il parto è avvenuto spontaneamente non a termine della gravidanza. In analisi post-reichiana il parto è considerato un passaggio significativo, la prima grande separazione che incide sul come dei successivi passaggi (caratterizzati da separazione-approdo) che il soggetto affronterà nella vita (Ferri, Cimini, 2012). La separazione di Caterina è avvenuta prematuramente, si può ipotizzare una difficoltà della madre/utero a sostenere il feto e questo incide sulla capacità di separazione della bambina.

     Con la nascita inizia la fase oro-labiale che ha come confini il parto e la comparsa dei primi denti, “richiede l’entrata in funzione di mezzi specifici più proporzionali: soprattutto respirazione, alimentazione per suzione ed il contatto epidermico.” (Ferri, Cimini, 2012). Caterina è stata allattata al seno per 12 mesi circa, questo fa pensare a un essere trattenuta nella fase oro-labiale, a scapito della muscolarità. La seconda grande separazione permette infatti sia alla madre che al piccolo di svezzarsi: la prima per recuperare la dimensione di donna, il secondo per approdare nello stadio successivo che è la fase muscolare. È ipotizzabile in Caterina un allattamento privo di sentimenti di reciprocità e sintonizzazione da parte della madre, per cui appare presente un tratto orale caratterizzato da una carenza, nonostante la lunghezza dell’allattamento. È evidente nella storia di Caterina il bisogno di riempire un grande vuoto primario e della fase orale.

     Con la nascita dei primi denti e la convergenza degli occhi sul naso, arriva la piramidalità e si comincia ad individuare l’Io dall’Altro da Sé. L’energia viene immagazzinata e organizzata nella rete muscolare volontaria (striata). Posso fare un'ipotesi di scena: nonostante la paziente riporti una relazione positiva e di grande amore tra i genitori, la nascita del primo figlio, anche se voluta, segna per la madre il ritiro definitivo dall’attività lavorativa. Caterina racconta che la madre non avrebbe voluto un secondo figlio perché era stanca, ciò fa ipotizzare che potesse sentirsi sovraccaricata nel ruolo materno, inoltre è evidente la non attenzione del marito rispetto alle esigenze della moglie e un orientamento a soddisfare le proprie aspettative senza vedere la partner. Si può immaginare che la donna abbia vissuto la gravidanza in uno stato depressivo ma, nonostante ciò abbia aderito ai suoi doveri di madre relativi al nutrimento e alla cura. Possiamo ipotizzare che la madre non sia stata un primo campo sufficientemente accogliente. Con l’ingresso di Caterina nella fase muscolare probabilmente la donna non ha più sostenuto il ruolo. Frequenti erano le reazioni aggressive rispetto alla figlia, la quale è stata frustrata nel suo bisogno di movimento verso il mondo.

     Il padre (secondo campo) in questa scena, dai racconti della paziente, non appare, ciò fa ipotizzare un reinvestimento della madre nei confronti del primo figlio delle aspettative fallite rispetto alla relazione col marito, portandolo ad una condizione di prediletto non punibile.

     Altro segno inciso nella storia di Caterina riguarda il trauma subito in fase di latenza genitale. È in questo periodo che possiamo riscontrare nella sua storia il trauma dell’abuso da parte del fratello e il successivo inizio dei sintomi psico-fisici e comportamentali (abbuffate di cibo) fino alla fibromialgia e successivamente alla paralisi isterica che coincidono con il tentativo di riparazione del senso di colpa e della vergogna avvenuto con il racconto dell’abuso ai genitori. L’energia messa in campo con tutta la muscolarità posseduta per effettuare questa rivelazione, non avendo avuto un contenitore (padre e madre) capace di sostenerla, è crollata, portandola a un collasso muscolare. La paralisi colpisce le gambe (strettamente legate al bacino) come rimbalzo della negazione dell’abuso da parte della madre e parzialmente dal padre.

     Da un punto di vista clinico la diagnosi per Caterina si può far rientrare nel Disturbo da Stress Post traumatico.

     Paralisi isterica: perdita apparente della motilità di un distretto muscolare in soggetti isterici, priva di una giustificata causa di lesione organica. È un disturbo da conversione, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali- DSM 5, lo definisce come: “La presenza di uno o più sintomi sensitivo-motori, in assenza di danno organico” inserendolo tra i disturbi somatoformi. La minaccia di separazione (cancro della madre) e la separazione (morte dello zio e della nonna) vengono vissute da Caterina con grande sofferenza e compaiono gli attacchi di panico.

     L’incontro con il primo fidanzato e padre della figlia rappresenta per Caterina un tentativo di instaurare una relazione sana che possa salvarla dalla situazione familiare, nonostante la violenza (psicologica e fisica) subita dal partner infatti non se ne separa, fino a quando non è lei ad essere abbandonata. La maternità viene vissuta come una simbiosi con la figlia con difficoltà nel lasciarla andare (ancora oggi dormono insieme). La relazione con il nuovo partner appare positiva anche se non è stata approfondita.

 

Progetto terapeutico

      Il mio controtransfert riguardo Caterina è caratterizzato da una grande tenerezza e voglia di abbracciarla, sento un calore al torace.

     La Diagnosi Caratteriologica: i tratti prevalenti sono il tratto intrauterino, il tratto orale e il tratto isterico.

     La mia posizione di analista: inizialmente dovrò essere un Primo Campo accogliente e nel tempo strutturante che possa accompagnarla verso il Secondo Campo e successivamente nel Terzo Campo, nel processo del suo andare verso riacquistando un senso di fiducia.

     Ritengo importante aiutare Caterina a ritrovare un senso di sicurezza con un’attenzione da parte mia ai movimenti del corpo e al tono della voce nonché alla prossemica che devono essere discreti e senza sbalzi. Rispetto al lavoro corporeo con gli acting, ai quali ci si potrà affacciare soltanto quando si sarà raggiunto un livello di fiducia appropriato, proporrei inizialmente la convergenza degli occhi su un punto fermo luminoso”. Questa attivazione corporea viene praticata dallo psicoterapeuta con una penna-luce e viene posizionata perpendicolarmente alla glabella sul punto della convergenza oculare. (Ferri, 2020) L’acting è indicato per il trattamento della giusta distanza relazionale tra il Sé e l’Altro da Sé e anche in caso di smarrimento e perdita di confini del campo di coscienza. “La persona può esplorare così il suo stile nelle relazioni diadiche”. È un acting di fase oro-labiale che si riferisce al tempo analitico di passaggio dalla presoggettività alla soggettività (convergenza). La leggera differenza rivelata dai due occhi nella visione, costituisce una grandissima risorsa, perché permette di assegnare un senso maggiore o minore di profondità agli oggetti nello spazio visivo. (Lupelli, 2014). La visione tridimensionale riguarda il neopallium, nella possibilità di coscienza dell’Io e della consapevolezza del Sé. (Ferri, 2020). Questa attivazione è scelta per permettere alla paziente di sperimentare l’ingresso nella propria soggettività regolando la distanza appropriata dall’altro in base alla sua sostenibilità.

     Successivamente avrei proposto l’attivazione Braccia tese con mani a martello verso l’alto che segnano il confine del campo vitale del soggetto e permettono l’in-spirare e l’e-spirare liberamente sul quarto livello corporeo (torace-braccia). Viene proposto per portare la paziente a sentire meglio i propri confini e ad individuarsi sul torace-collo. L’analizzato assume sul lettino la classica posizione con gambe a 45° e posiziona le braccia tese con le mani a martello (piegate dai 45° ai 90°) in base alla propria sostenibilità. I palmi sono piatti e le dita dritte, larghe e distese. La punta delle dita è all’altezza della linea ascellare. Questo acting permette di distendere il collo e appoggiarsi sulle spalle, proteggendo dal masochismo. (Ferri, 2020).      Infine, una volta stabilizzata, avrei proposto l’attivazione Tirare calci e dire no, acting di fase genito-oculare che ha lo scopo di far emergere e sciogliere la castrazione e l’angoscia legati al bacino. Scelto proprio per allentare la tensione causa della paralisi isterica e dare vitalità alla zona gambe bacino.

 

Conclusioni 

     Gli effetti del trauma possono essere devastanti per il soggetto che lo ha vissuto, sia esso un evento singolo che un evento che si è ripetuto nel tempo. Il trauma è nel corpo, si insinua in esso, ne cambia l’assetto, più o meno a seconda della variabile tempo: età, durata. Soltanto recentemente, grazie alle ricerche neuroscientifiche si è potuto dare corpo alla psiche e psiche al corpo.

     Consideriamo pioniere geniale di questa scoperta William Reich il quale nel saggio sul masochismo nel 1932 descrisse l’identità delle funzioni delle difese psichiche e corporee. L’individuo è infatti un’identità funzionale e il carattere è da intendersi come carattere psicologico, muscolare, neuroendocrino, neurovegetativo. La corazza caratteriale si dispone sui sette livelli corporei lungo la freccia del tempo nel corso delle fasi evolutive. (Reich, 1933). In psicoanalisi quindi il corpo diventa protagonista.

     Mi è dispiaciuto molto interrompere gli incontri in ambulatorio con Caterina a causa della conclusione del mio tirocinio formativo. Quello che mi porto da questa relazione terapeutica è l’evidenza dell’intelligenza del corpo e della vita che, nonostante i traumi, gli strappi, continua il suo fluire inarrestabile e trova nuove possibilità di stare al mondo.

Bibliografia

  • American Psychiatric Association, 2014 “DSM-5 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali” R.Cortina, Milano
  • Ferri G.; Cimini, G. 2012, “Psicopatologia e Carattere. L’Analisi Reichiana la psicoanalisi nel corpo ed il corpo in psicoanalisi.” Roma: Alpes.
  • Ferri, G. 2020, “Il tempo nel Corpo. Attivazioni corporee in psicoterapia.” Roma: Alpes.
  • Lupelli, L. 2014, “Optometria A-Z- dizionario di scienza e tecnica della visione” . Palermo: Medical Book.
  • Reich, W. 1933, “Analisi del Carattere” tr. it Belfiore, F. 1994 Varese: SugarCo.

[*] psicologa, psicoterapeuta. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Indirizzo professionale: Via Risorgimento, 7 Milazzo (ME)

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