LA GENESI PSICO-NEUROENDOCRINA DEL DESIDERIO SESSUALE

 Considerazioni sulla sessualità umana

 

THE PSYCHO-NEUROENDOCRINE GENESIS OF SEXSUALDESIRE

Considerations on human sexsuality

Piero Paradisi[*]

Abstract:
 
     L’articolo esamina alcuni aspetti della sessualità umana: dalle origini del desiderio sessuale nei circuiti neuronali dei cervelli maschili e femminili, allo sviluppo della sessualità come fondamento dell’identità del Sé e alcune riflessioni in ambito sessuologico.
 
 
Parole chiave:
 
     Desiderio sessuale, sviluppo della sessualità.
 

Abstract: 

     The article examines certain aspects of human sexuality: from the origins of sexual desire within neuronal circuits of men and women’s brains, to the development of sexuality as foundation of the Self identity and some considerations with respect to sexological matters.

 

Key words: 

        Sexual desire, sexuality development.

 

 

Il desiderio sessuale

     In che modo possiamo definire il desiderio sessuale? Le neuroscienze si pongono il quesito se esso sia o meno un affetto e di quale tipo. Schematicamente possiamo dividere gli affetti in affetti emotivi come la paura e affetti omeostatici e sensoriali come la fame e la sete. Se il desiderio sessuale è un desiderio emotivo di base, tuttavia esso ha anche dei legami molto forti con gli elementi sensoriali e omeostatici i quali sono anche in grado di attivarlo. (Panksepp, Biven, 2014, da pag.287).

     Molti di questi interrogativi sono ad oggi irrisolti e la sessualità si rivela un mistero ricco di implicazioni esistenziali, relazionali ed evolutive. Se per gli altri mammiferi il desiderio sessuale è la pulsione che spinge alla riproduzione e, dunque, alla trasmissione dei propri geni, nell’uomo tutto ciò appare estremamente riduttivo: è innegabile infatti che una vita sessuale serena crei le condizioni per una esistenza più lunga e più in salute; anche per questo solo gli esseri umani, fra tutti i mammiferi, praticano la sessualità più a lungo del loro periodo riproduttivo. La sessualità umana è un sistema complesso, per spiegare il quale sono stati studiati ed elaborati dei modelli sugli animali; lo studio dei circuiti neuronali nelle specie studiate ha permesso di chiarire molte questioni ancora in sospeso come l’origine neuro endocrina del desiderio, la formazione dell’identità di genere, e i comportamenti sessuali nei maschi e nelle femmine.

     Ma possiamo risolvere soltanto con la biologia il ruolo di genere e l’identità sessuale dell’individuo? Oppure nell’uomo esiste un coacervo di biologia, cultura, scelta personale, educazione, morale, che influiscono e determinano questi elementi?

 

Psiconeuroendocrinologia del desiderio sessuale. I circuiti del desiderio sessuale nei maschi  e nelle femmine

     Gli studi sui circuiti neuronali cerebrali che riguardano la sessualità sono stati compiuti su modelli animali rappresentativi per la maggior parte dei mammiferi, uomo compreso. (Panksepp, Biven, 2014)

     Gli aspetti neurofisiologici del desiderio sessuale umano, sono ancora abbastanza oscuri. Gli esseri umani e i pochi primati superiori, sono in grado di attivare la propria sessualità e dunque il desiderio sessuale, al di fuori della regolazione ormonale dei cicli estrali comuni a tutti gli altri mammiferi. Non dobbiamo però dimenticare che il genere umano ha in comune con le altre specie di mammiferi le strutture cerebrali più arcaiche (paleo archi encefaliche), secondo la teoria dei tre cervelli di Mc Lean (Mc Lean, 1973). Negli esseri umani le aree anatomiche considerate come centro e origine degli impulsi sessuali sono i nuclei interstiziali dell’ipotalamo anteriore. La pulsione  sessuale origina nelle strutture cerebrali rettiliane o del paleo mammifero, ma la sua decodificazione e il comportamento sessuale conseguente sono di pertinenza neo palliale.

     Un punto fondamentale di acquisizione dei dati neuro scientifici contemporanei è quello di una certa diversità dei circuiti neuronali maschili e femminili. (Panksepp, Biven, 2014). Questa affermazione non vuole essere di natura riduzionistica ed esaurire la differenza tra i sessi solo sui criteri biologici. La sessualità umana è un sistema complesso che comprende sia gli aspetti biologici, sia quelli sociali e culturali, i quali sono interdipendenti tra loro. La realizzazione e la rivelazione dell’identità di genere, come l’orientamento sessuale, sono collegate a doppio legame con la costruzione dell’identità del Sé.

     In definitiva dobbiamo considerare l’individuo come un sistema complesso in divenire sulla scala del tempo neghentropica, in cui  sulla base dei suoi aspetti biologici peculiari, si inseriscono nel suo tempo soggettivo i segni incisi caratterologici della sua relazione con gli oggetti d’amore e con il mondo. (Ferri, Cimini, 2012). In questo sistema vitale complesso di strutturazione del Sé e di costruzione della propria identità, la sessualità è parte importante se non fondamentale.

     Larga parte degli studi sperimentali sui circuiti neuronali della sessualità sono acquisiti da modelli animali (soprattutto ratti). Esistono differenze, ma anche molte analogie con l’essere umano.

     Le aree cerebrali coinvolte nell’ideazione del comportamento sessuale sono le aree frontali e prefrontali, l’area temporale, la corteccia limbica, il giro cingolato, l’ipotalamo, l’amigdala. È interessante notare come in queste aree ci sia la presenza dei recettori degli ormoni androgeni (testosterone). Il testosterone rappresenterebbe l’ormone in grado di mediare sia l’imprinting sessuale, quindi l’orientamento sessuale e al contempo la sostanza in grado di favorire la spinta erotica del desiderio in entrambi i sessi. I circuiti cerebrali sessuali si differenziano e organizzano già durante il periodo fetale e questo conferma le tesi post reichiane dell’importanza fondante della fase intrauterina nell’evoluzione/differenziazione dell’essere umano.

     L’organizzazione dei circuiti neurali della sessualità sono fondamentalmente sotto il controllo ormonale del testosterone prodotto sia in epoca prenatale che postnatale. In sostanza nei maschi ci sarebbe una sorta di sensibilizzazione dei centri nervosi al testosterone nella fase embrionale e il periodo critico sembra essere il terzo trimestre di gravidanza. Quando quest’ultimo, sempre nei maschi, sarà prodotto dalle gonadi nel periodo puberale in misura massiva, il cervello risponderebbe con comportamenti sessuali maschili (ricerca di una o più partner, difesa o conquista del territorio, aggressività verso i maschi contendenti, formazione di harem, ecc.), in quanto si sarebbe già sensibilizzato in epoca prenatale. La sessualità femminile ha invece basi più complesse e per certi aspetti non completamente chiarite. (Tratto da Phoenix, C, Goy, R, Gerall, A, Young,W. In Endocrinology, 65, pp.369-382).

     La motivazione sessuale maschile però non dipende soltanto dalla spinta ormonale, infatti negli adulti maschi (ratti) che hanno perso per qualche motivo le gonadi, il comportamento sessuale si conserva, pur indebolito, per un certo periodo di tempo. Tutto ciò indica che la motivazione sessuale risiede anche in aree nervose che non sono sotto il controllo ormonale.

     L’azione del testosterone sul cervello dei maschi, si svilupperebbe tramite la produzione di Ossido Nitrico (NO) e tramite la produzione di un neuro peptide: la vasopressina. Entrambe queste sostanze promuovono l’aggressività, l’ardore sessuale, il corteggiamento e il controllo del territorio da parte dei maschi dei mammiferi.

IMG PARADISIDipinto di Piero Paradisi     Da questo si potrebbe evincere che il testosterone promuova nel maschio sia l’impulso sessuale tipicamente maschile, sia l’aggressività e la dominanza sociale. In realtà sembra che, pur interagenti tra loro, i circuiti dell’aggressività e quelli della sessualità siano separati e distinguibili. Si è notato che le aree deputate all’aggressività, situate nei lobi temporali, siano più sviluppate nei maschi rispetto alle femmine della stessa specie. Nelle femmine le aree del giro cingolato anteriore, che controllano la cura della prole e la vicinanza sociale, sono al contrario più attive rispetto ai maschi.

     Tornando alle differenze tra cervelli maschili e femminili, si può supporre, e i dati forniti dalle neuroscienze lo confermano, che il desiderio sessuale e il comportamento sociale e sessuale sono in larga parte regolati e determinati dagli ormoni sessuali e dai neuro peptidi ad essi associati. Inoltre la prossimità con i circuiti neuronali dell’aggressività, fa supporre che un desiderio sessuale non soddisfatto possa condurre nel maschio a uno stato di frustrazione e a sviluppare sentimenti competitivi con conseguenti manifestazioni esplicite di aggressività.

     In conclusione i livelli di testosterone regolano l’aggressività e la dominanza sociale degli individui di sesso maschile, ma non solo. Anche nelle femmine si è visto che alte concentrazioni di testosterone possono esaltare i comportamenti aggressivi e le caratteristiche psicologiche proprie dei maschi.

     I modelli animali, trasferibili sostanzialmente agli uomini, indicano che i circuiti del desiderio sessuale femminile sono fondamentalmente differenti da quelli maschili. Già l’origine è diversa: mentre gli impulsi sessuali della recettività femminile nascono dai nuclei ventromediali del talamo (VMH), quelli maschili originano dall’area preottica dell’ipotalamo anteriore (POA). Gli ormoni che regolano il ciclo femminile e dunque la propensione all’accoppiamento, sono gli estrogeni e il progesterone. Questi ormoni inducono, oltre la maturazione degli oociti nelle ovaie, anche un approccio fiducioso all’accoppiamento, tramite la produzione dell’ossitocina (neuro peptide di origine ipotalamica). Negli animali studiati l’ossitocina promuove il comportamento sessuale femminile (nei ratti femmina la disponibilità all’accoppiamento e l’inarcamento della schiena per ricevere il maschio).

     Nelle donne, in cui i cicli ovulatori sono interni e non esibiti, sicuramente la recettività è regolata da una condizione mentale e relazionale. Tuttavia l’eccitazione erotica nelle donne è anch’essa influenzata dai cambiamenti neurochimici cerebrali in relazione al periodo del ciclo mestruale. In questo gioco di ormoni, anche il testosterone femminile (prodotto dalle ghiandole surrenali in scarse quantità) promuove l’accendersi del desiderio erotico, l’adgredior verso l’oggetto d’amore. Si può affermare, con una certa sicurezza, che ogni essere umano conserva le vestigia e la funzionalità dei circuiti sessuali dell’altro sesso.

     Nel maschio è preponderante il seguente schema: testosterone POA Vasopressina che presiede il comportamento sessuale maschile e attiva i circuiti dell’aggressività. Nelle femmine lo schema prevalente è il seguente: Estrogeni/Progesterone VMH Ossitocina, che presiede il comportamento sessuale femminile come la recettività.

     Naturalmente il tutto non è così schematico, infatti occorre chiarire un concetto fondamentale: ogni sesso è dotato dei circuiti cerebrali sia maschili che femminili, anche se essi non possiedono la stessa forza. Nei maschi si può attivare dunque il circuito dell’ossitocina quando questa attivazione potrebbe essere funzionale in certe situazioni, come l’accudimento della prole da parte dei padri, la loro disponibilità e pazienza verso i figli.

     D’altro canto i circuiti della vasopressina si attiverebbero nella donna quando vi sarebbe necessità di atteggiamenti aggressivi nell’allevamento dei figli, nella loro protezione dai pericoli, nella difesa della loro integrità, ecc… (Panksepp, Biven, 2014, da pag.269).     

     Molto ancora ci sfugge sui meccanismi di regolazione e contro regolazione degli ormoni steroidi, ma è accertato che il comportamento sessuale e il desiderio siano steroido-dipendenti, con forti variazioni individuali.

     Infine un cenno sui neuro mediatori. I neuro mediatori implicati nella regolazione-effettuazione del comportamento sessuale sono: la dopamina, la serotonina, i neuropeptidi, la proteina DARPP-32.

     Il desiderio sessuale è attivato dalla dopamina e inibito dalla serotonina. È  noto come nel morbo di Parkinson la l-dopa (che si trasforma in dopamina) oltre a riattivare il movimento, stimola l’attività sessuale, mentre i neurolettici anti dopaminergici la deprimono. Molti neuro peptidi come il GnRH (gonadotropin releasing hormone) e l’ACTH (ormone corticotropo) stimolano il comportamento sessuale, le beta endorfine e gli oppiacei come la morfina la inibiscono. Infine la proteina denominata DARPP-32 sarebbe, secondo recenti studi su modelli animali, la mediatrice della sinergia tra ormoni sessuali e dopamina nella genesi del desiderio e del comportamento sessuale.

 

Sessualità e sessuologia

     L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce la salute sessuale come “ Uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale legato alla sessualità”; risulterebbe pertanto riduttivo definirla semplicemente come l’assenza di una malattia, di una disfunzione o di una infermità. La salute sessuale richiede un approccio positivo e rispettoso alla sessualità e alle relazioni sessuali, così come la possibilità di avere esperienze sessuali piacevoli e sicure, libere da coercizioni, discriminazioni e violenza. Perché la salute sessuale venga raggiunta e mantenuta, i diritti sessuali di tutte le persone devono essere rispettati, protetti e soddisfatti”. (Simonelli, 2006).

     La sessuologia clinica per decenni è stata il terreno di scontro/incontro tra una visione puramente organicista propria delle discipline mediche, e una più propriamente psicologica. La visione organicista cerca la spiegazione delle disfunzioni sessuali in alterazioni degli organi preposti alla funzione sessuale, di ordine funzionale, secretorio o neurologico. Se tali alterazioni sfuggono alla ricerca patogenetica, la disfunzione sessuale veniva allora affrontata dallo specialista della psiche, il quale ne avrebbe cercato l’origine in alterazioni di carattere intrapsichico (derivanti ad esempio da dinamiche edipiche) oppure relazionali o situazionali. In questo modo il secondo approccio assumeva un connotato di esclusione (di patologie organiche) e di negatività. (Jannini, Lenzi, Maggi, 2014).

     È evidente come tali modelli soffrano dei limiti propri dei paradigmi scientifici lineari di causa – effetto, poiché le cause di natura organica non soddisfano da sole la definizione di salute sessuale, in quanto non valutano altri elementi come il disagio relazionale o psicologico che il disturbo potrebbe provocare al paziente. D’altro canto il modello psicologista rischia di sottolineare esclusivamente gli aspetti di derivazione psicologica che non sempre hanno un’evidenza e un’oggettività riconosciute in ambito medico nella genesi dei disturbi della sfera sessuale.

     I modelli lineari sono oggi superati dai modelli integrati o complessi. Nei modelli complessi si valuterà in ottica meta-comprensiva, tutte le sfaccettature della sessualità. In primo luogo è da evidenziare il passaggio della sessualità dalla dimensione prestazionale a quello della soddisfazione soggettiva che l’atto sessuale rappresenta, al di fuori anche delle logiche moralistiche che affermano l’esistenza di una sola sessualità: quella così detta naturale che si verifica tra uomo e donna, relativizzando e relegando tutto il resto alla patologia o all’alienazione. Tutto ciò ha evidenti implicazioni anche di ordine terapeutico, quando occorre intervenire nelle dinamiche relazionali di coppia. In secondo luogo un’ottica complessa deve tener conto della mutazione dei comportamenti sessuali e dei nuovi modelli di sessualità della società attuale.

     Da ricerche compiute anche sui primati, si è visto che le afferenze percettive sensoriali creano reti neuronali che diventano i significanti per quella data esperienza. Si formeranno degli insiemi di configurazioni significanti, in cui anche l’organizzazione della sessualità, intesa come esperienza, rientra a pieno titolo. Nell’uomo il meccanismo è simile ma più complesso. Entreranno in gioco l’ambiente culturale, il gruppo di appartenenza, le dinamiche relazionali parentali, l’affettività. In ogni caso il desiderio sessuale e l’eccitamento che può conseguirne, dipendono, in larga misura, dal significato personale che una certa configurazione assume (solo) per quel particolare individuo nel momento in cui viene richiamata alla memoria (implicita) nel qui e ora. (Imbasciati, 1997).

     Nell’ottica dell’integrazione tra medicina e psicologia, oggi le tematiche sessuologiche richiedono una valutazione attenta delle componenti biologiche, sociali e culturali. Il punto centrale della valutazione sessuologica è rappresentato dal concetto di identità sessuale.

     In un modello post reichiano, potremmo definire, dinamicamente, il concetto dell’identità sessuale come un elemento del Sé nato da un percorso di strutturazione della sessualità sulla freccia del tempo neghentropica. In tale percorso sono numerosi i segni incisi importanti o strutturanti che influiscono o determinano la costruzione di una identità sessuale definita. L’analisi attenta e precisa di questo percorso, con l’integrazione delle istanze biologiche e psicologiche (viste contemporaneamente come un unicum inscindibile), ci fornirà una visione più aperta ed esaustiva sull’identità di genere e sull’orientamento sessuale della persona. (Ferri, Cimini, 2012).

     La psicanalisi, attualmente, ha abbandonato la teoria energetico pulsionale della sessualità, a favore delle teorie basate sulle relazioni intersoggettive e sulle interazioni parentali primarie della prima infanzia. In questo senso, lo sviluppo della sessualità, si inserisce nel più vasto capitolo dello sviluppo della mente umana. La sessualità, come tale, è dunque costruita culturalmente su fondamenta biologiche, perdendo i connotati dell’innatismo naturalistico.

 

Conclusioni

     Il desiderio sessuale nasce e si organizza nelle nostre reti neuronali secondo meccanismi complessi di tipo neuro endocrino, comuni anche agli altri vertebrati, con differenze sensibili tra cervelli maschili e femminili. La sessualità rappresenta uno degli elementi fondamentali  nella costruzione dell’identità del soggetto. In un’ottica epistemologica di tipo complesso-relazionale, lo sviluppo dell’identità di genere e la scelta di genere dipenderà da interferenze complesse tra segni incisi (di tipo biologico e socio educazionale) sulla freccia del tempo evolutiva-neghentropica del soggetto.

 

 

Bibliografia

Benvenuto S., Biotecnologie e Perdita del reale. Flussi 2/2/2017

Ferri, G., Cimini, G. (2012), Psicopatologia e Carattere L’Analisi Reichiana la psicoanalisi nel corpo ed il corpo in psicoanalisi. Roma: Alpes.

Imbasciati, A. Le origini della dimensione sessuale. Questo lavoro è stato discusso al Centro Milanese di Psicoanalisi nella riunione dei soci del 13/02/97

Jannini E. A., Lenzi A., Maggi, M. (2014), Sessuologia medica. Trattato di psicosessuologia e medicina della sessualità. Miòano: Edra Masson.

Mc Lean., P. (1973), Evoluzione del cervello e comportamento umano. Torino: Einaudi

Panksepp, J., Biven, L. (2014), Archeologia della mente, Origini neuroevolutive delle emozioni umane. Milano: Raffaello Cortina Ed.

Simonelli, C. (2006), L’approccio integrato in sessuologia clinica. Milano: Franco Angeli.

[*] Medico, Analista Reichiano. Membro delomitato Scientifico SIAR Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Indirizzo professionale: Via De Benedictis, 59. 64100 Teramo.

 
 
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