Numero 2/2022

LAVORARE ALLA CURA

Ricerche di senso tra prestazioni, algoritmi e sentire

 

WORKING AT THE CARE

Searches for meaning between performance, algorithms and feeling

DOI 10.57613/SIAR27

 

Antonella Messina*

 

 

Abstract

        L'articolo intende esplorare i mutamenti che stanno arrivando nel mondo della sanità in Italia. Si dedicherà attenzione al fenomeno delle great resignation e del burn out del personale medico. Ci si interroga sul lavoro di cura in un'ottica evolutiva.

Parole chiave 

        Burn out - aver cura – dimissioni.

 

Abstract 

        The article intends to explore the changes that are coming to the world of healthcare in Italy. Attention will be paid to the phenomenon of great resignation and burnout of medical personnel. One wonders about the health care work from an evolutionary point of view.

 Key words

        Burn out - take care – resign.

 

 

     Nel 2019, in Italia, sono stati oltre 3000 i medici che si sono dimessi dagli ospedali per cercare realizzazione professionale e migliore qualità di vita nel settore privato o nel lavoro sul territorio. Dal 2019 al 2021 hanno volontariamente presentato dimissioni dall’ospedale o accolto la scadenza del contratto a tempo determinato, circa 8.000 camici bianchi; 12.645 in totale sono stati gli allontanamenti dall’ospedale per pensionamenti, decessi e  invalidità al 100%.[1] Negli ultimi 10 anni la percentuale di abbandoni della struttura ospedaliera è aumentata dell 81%.[2] Se il trend dei licenziamenti fosse confermato anche nel triennio successivo, si licenzierebbero altri 9000 medici dal 2022 al 2024. Tra pensionamenti e licenziamenti si potrebbe giungere ad una perdita complessiva di 40.00 specialisti entro il 2024[3].

     Questi accadimenti italiani potrebbero essere avvicinati  al fenomeno meglio noto negli Stati Uniti e nel Nord Europa, della “Great Resignation”[4] (grandi dimissioni), ovvero il significativo aumento delle dimissioni di un numero crescente di persone in svariati ambiti lavorativi. Negli Stati Uniti il tema si è manifestato con il licenziamento volontario di 48 milioni di persone[5], in Italia ha coinvolto circa il 60% delle aziende, secondo indagini UIL, con picchi in Veneto e in Lombardia; inoltre, secondo quanto riporta l’Associazione Italiana Direzione Personale, nell’ultimo anno si è manifestato un aumento esponenziale delle dimissioni volontarie tra i dipendenti compresi nel range di età tra i 26 e i 35 anni[6]. Le cause che portano a questa drastica decisione sono le più svariate: dal burnout, alla ricerca di un posto che preservi il proprio benessere, al desiderio di poter avere la possibilità di gestire le giornate di lavoro difendendo l’equilibrio tra il tempo dedicato al lavoro e quello dedicato alla vita privata. Complice dell’innesco dell’incremento delle dimissioni dei medici, potrebbe essere stata la pandemia che ha nettamente peggiorato le condizioni di lavoro negli ospedali[7]; il periodo pandemico ha  creato una rottura, una disconnesione con la routine automatica del lavoro, riaprendo una domanda di senso e di qualità  dentro le abitudini costruite sul disagio.

     I ricercatori di  Anaao - Assomed (C. Rivetti, C. Troise e C. Palermo, 2022), Associazione di medici dirigenti, hanno redatto un documento tra il 2019 ed il 2021 in merito alle cause dei licenziamenti dei medici in ospedale. La ricerca riporta che le dimmissioni degli ospedalieri potrebbero correlare con:
- il taglio del personale e la carenza di specialisti hanno creato organici sempre più ridotti rendendo insostenibile il carico di lavoro;
- la presenza delle donne in sanità, in progressivo aumento, e i turni disagevoli previsti dal lavoro in ospedale e che non consentono, soprattutto a loro, di dedicarsi alla famiglia come vorrebbero;
- il lavoro burocratico  diventato intollerabile;
- l’autonomia decisionale  svilita, la professionalità poco premiata e per nulla incentivata;
- il coinvolgimento nei processi decisionali  assente;
- il fatto che il loro lavoro ha perso valore, anche economico, come il proprio ruolo; sociale; 
- la solitudine di fronte a tutte le mancanze e le carenze organizzative è diventata  pesante da tollerare;
- il rischio di denunce legali e aggressioni, verbali e fisiche, è aumentato negli anni;
- le ambizioni di carriera sono state rese scarse: in Italia nel 2009 i direttori di Struttura Complessa, cioè l’apice della carriera professionale, erano 9691, nel 2019 solo 6629, il 31,5% in meno.
In queste condizioni,  il diventare medico di famiglia o l’esercitare in ambito ambulatoriale oppure on line su piattaforme di visite mediche nella forma di video-consulto, esonera da buona parte delle cause elencate, dai turni notturni e dalle reperibilità[8].

     Nel frattempo per i sanitari che rimangono sul posto di lavoro in ospedale, i turni, in qualche struttura organizzati da algoritmi, diventano sempre più faticosi e si convive con la consapevolezza che la stanchezza potrebbe causare danni alle persone e con essi, oltre al dolore emotivo, si aggiungerebbero le denunce e le questioni assicurative e legali/economiche da affrontare. Una delle conseguenze più immediate di questa condizione è il malumore con cui si va al lavoro, l’insoddisfazione, la sensazione di allerta con cui si svolge la professione e con cui si torna a casa quando reperibili o quando si ha il dubbio su una pratica medica effettuata o su una cartella mal compilata. Molti lavoratori risentono delle condizioni emergenziali, delle difficoltà emotive nelle relazioni con i pazienti, del senso di impotenza nel non poter dare risposte adeguate per carenze tecniche, o della mancanza di tempo e sovraffollamento di malati. Una ricerca condotta dall’Università di Scienze della formazione di Genova (Bracco, 2021)[9] ha registrato tramite 731 interviste a sanitari, elevate condizioni di stress specie durante la pandemia. Con esse correlano la mancanza di formazione all’ascolto ed alla comunicazione degli ultimi anni, la richiesta data dalla pandemia di mettere in atto qualità empatiche e psicologiche che non attengono alle abilità tecniche studiate, la fatica di essersi dovuti adattare a protocolli di cura che mutavano di continuo.MESSINA didascalia dal canone di AvicennaDal canone di Avicenna

     Fuori dalla ricerca citata, si aggiungano la presenza di pochi colleghi in turno, la necessità di mettere in atto protocolli di emergenza definiti a priori in assenza di relazione con il paziente, del suo corpo e della sua storia. Si tratta di richieste performanti, le cui risposte sono trasformate da algoritmi in indici di efficienza e livello di coerenza delle spese, in un clima di continua emergenza e in regime minimo di scambio relazionale empatico con colleghi e pazienti.

     Quanto detto richiede per alcuni sanitari l’ingresso di sostegni additivi e comportamenti specifici: lo spettro va dai troppi caffè agli antidepressivi autosommnistrati, alla cocaina, all’alterazione del ritmo sonno/veglia, alla riduzione di pasti sani, sino a giungere a rifugi nel mondo virtuale mentre il mondo relazionale familiare ed intimo perde colore. Già nel 2016 a Torino è stato ideato Helper[10], il primo centro italiano di disintossicazione rivolto alle professioni sanitarie. Su questo fenomeno uno studio esistente è quello di Dianova, del 2012, che ha intercettato 43mila su 370mila (il 10%) professionisti coinvolti in dipendenze di vario tipo. Solo a Torino i promotori del progetto Helper segnalano un numero di casi fra i 1.000 e i 1.500. Il fenomeno è diffuso in altri stati occidentali. In Europa, l’unico centro di questo tipo esiste in Spagna (si chiama Paime, Programa de Atencion integral al Mèdico Enfermo), creato nel 1998 dall’ordine dei medici di Barcellona, secondo il quale il 12% dei camici bianchi catalani soffre di dipendenze. Un servizio simile è stato ideato anche dalla Federazione dei medici svizzeri, che ha dedicato una linea telefonica alle richieste di aiuto dei colleghi. [2].

     Le riflessioni su un mondo sanitario così impostato evidenziano il paradosso di una piattaforma lavorativa e di un vissuto psicologico all’interno dei quali  nell’intento di curare l’altro si varcano e superano i limiti della propria sostenibilità, abbassando la qualità di vita e riducendo la connessione sentire/pensare; predominante e prioritario diviene così il tentativo di resistere alla fatica dei turni, alle valutazioni, agli indici di efficienza, all’esame del corretto rapporto reparto/spesa/patologia o al calcolo continuo della probabilità di errore che porterebbe anche ad aumenti dei costi dell’assicurazione professionale. Come psicoterapeuti corporei possiamo interrogare ed interrogarci su come le mutazioni lavorative, sociali e tecnologiche del terzo campo sociale stiano intervendo in una dimensione di cura.

     L’intersoggettività relazionale, corporea tra colleghie e tra medici e pazienti si trova a dovere interagire con fattori sociali che in maniera importante interagiscono nelle relazioni di cura. Si tratta di fattori sociali peculiari di questo tempo storico che potrebbero essere determinanti nel rendere schiacciante  il lavoro sanitario. Potremmo tra questi individuare:

-il furto del tempo del sentire/pensare di medici e pazienti (l’accelerazione, il clima lavorativo competitivo sotto l’egida di statistiche, l’intento performante, la necessità di essere subito curati per tornare il prima possibile alla vita di tutti i giorni);

-il tipo di strumenti di diagnosi (disponiamo di utili tecnologie sempre più dettagliate, parcellizzanti, stranianti nella loro oggettività), traspongono la valutazione complessa di un medico su un piano numerico e di evidenze;

-la gestione politico sanitaria delle spese;

-la necessità di intervenire curando qualcuno, riuscendo a fatica ad avere cura di qulacuno e di se stessi;

-la messa in atto di strategie di corazzamento delle emozioni nel tentativo di resistere alle sollecitazioni portatrici di ansia ed allarme.

     Questi aspetti saranno oggetto di approfondimento nella seconda parte dell’articolo nel numero successivo di questa Rivista.

 

 

Bibliografia

Aloisi A., De Stefano (2020), Il tuo capo è un algoritmo. Bari: Laterza.

Ferri, G.., Paiva, M. J. (2019), Salutogenesi e benessere in Psicoterapia analitica reichiana 2/2019, Roma, https://www.analisi-reichiana.it/psicoterapiaanaliticareichiana/index.php/numero-2-2019/33-rivista/numero-2-2019/308-salutogenesi-e-benessere

Sucato, L., Messina, A. (2019), Processi di Sofferenza Urbana. Spazio e tempo in un’epoca in corsa. Catania: Malcord Edizioni.

 

 

[1] https://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato705721.pdf 12 maggio 2021

[2] https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=104156 21 Aprile 2022

[3]              https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2022/05/23/entro-due-anni-previsti-40-mila-medici-in-meno_1fd38261-785b-43c7-9008-03b2258e006a.html 24 Maggio 2022  

[4] Termine coniato  nel maggio 2021 da Anthony Klotz, professore di management all'Università del Texas.

[5] https://www.wallstreetitalia.com/great-resignation-boom-di-dimissioni-negli-usa-quasi-la-meta-dei-lavoratori-e-a-caccia-di-un-nuovo-posto/

[6] https://www.corriere.it/economia/migliori-aziende-italia-dove-lavorare/notizie/fiducia-tempo-attenzione-dipendenti-come-evitare-great-resignation-22cacf5a-af5f-11ec-a232-b69d1c970bf4.shtml 30 marzo 2022

[7] Studio completo del fenomeno  a cura di Carlo Palermo, Chiara Rivetti, Pierino Di Silverio, Costantino Troise su https://www.anaao.it/public/aaa_2916185_studiodimissioni_20 Aprile2022.pdf

[8] https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=95447 12 Maggio 2021

[9] Atti del Convegno XIV Convegno Nazionale di Analisi Transazionale Trauma e Recovery - Curare, educare, costruire, Catania 08 Ottobre 2022.

[10] https://www.ctstorino.com/sedi/progetto-helper/

 

 *Psicologa, Psicoterapeuta, Analista S.I.A.R. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Studio professionale: Via Cuturi, 8. Catania

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