Numero 2/2023

RITROVARE IL TEMPO DELL'ABBRACCIO

FIND HUG TIME AGAIN

 

Sara Barbarossa[*]

 DOI 10.57635/SIAR47

Abstract

        L'abbraccio come mezzo per riconquistare il tempo della profondità in una società che aliena le relazioni e il sentire. Riscoprire il bisogno connaturato nell'uomo di essere in relazioni. Cosa si può fare?

 

Parole chiave

       Relazioni affettive – abbraccio - società liquida – tempo - neuromediatori – tre cervelli.

 

  Abstract

      Hug as a way to recapture the depth time in a society that alienate and havedistancethemselves from relathionship and feelings. Rediscover the intrinsic human desire and need to be in relation to eachother.  What can be done?

 

 Keywords 

     Emotionalrelationships - hug – liquid society - time – neuromediators – triune brain.

 

 

La storia di un abbraccio

 

     Voglio raccontarvi la storia di una ragazza che ha scoperto tardi il potere dell'abbraccio. Lei fino a quel momento subiva il tempo del fuori e non si sintonizzava con il proprio, si nascondeva dietro un torace chiuso, contratto e allarmato che da un lato coartava ogni forma di espressione vitale verso il mondo esterno e dall'altro la teneva al sicuro da un contatto di cui era terrorizzata. Nella sua storia, infatti, non aveva mai incontrato un torace accogliente, delle mani calde e degli abbracci autentici. Il contatto era un segno di minaccia e il suo corpo era in costante allarme. Lei non viveva in modo autentico le relazioni, ma scissa, come lo era il suo corpo: la pancia separata dal torace da un diaframma rigido. Aveva bisogno di un calore capace di scaldare e aprire quella porta chiusa che non faceva comunicare le due parti di Sé: la bambina e l'adulta. La psicoterapia è stata una mano calda sul diaframma silenziando l'allarme nella pancia e donandole il coraggio di aprire il suo torace al mondo e di sbocciare proprio come un fiore. Tutto questo è stato rafforzato dall'acting mani tese[1] che le ha permesso di iniziare un lungo abbraccio con sé stessa e con il mondo facendo un viaggio dalla pancia agli occhi, passando per il diaframma e il torace, pronta a incontrare gli occhi dell'altro senza più perdersi.

     Ma perché l'abbraccio è così importante? Perché il calore che ci dona è in grado di trasformare ed aprire? E perché può essere per alcuni così terrificante?  E ancora, quanti abbracci mancati o dati sono incisi nella nostra storia e determinano il come ci relazioniamo con noi stessi e con il mondo?

La relazione è intrisa nella storia filogenetica e ontogenetica di ogni essere vivente: “noi siamo esseri relazionali fin dall'inizio”. (Siegel, 2021).

     Dal concepimento in poi i mammiferi nascono da una relazione e in una relazione si sviluppano. La relazione è l'essenza dell'essere umano, è reciprocità di comunicazione che persiste nel tempo e che appartiene al cervello limbico.

     Porges (2003) ritiene che l'imperativo biologico della nostra specie sia quello di costruire legami per poter co-regolarci e nutrirci di sensazioni di sicurezza che avviene grazie al sistema ventrovagale  necessario per le connessioni e per sviluppare i comportamenti di collaborazione e vicinanza. In un'ottica sistemica gli esseri umani sono sistemi viventi complessi e aperti che attraverso lo scambio continuo con l’Altro da Sé-sistema si evolvono e si modificano.

     Gli studi di epigenetica affermano che il contesto è fatto di pattern, cioè matrici affettive di neuro regolazione che agiscono sul DNA e ne possono modificare il fenotipo, ovvero il potenziale di espressione. Diverse esperienze mostrano come bambini deprivati dal punto di vista sensoriale, ad esempio tenuti al buio, nonostante avessero il potenziale della visione, restavano ciechi.

     Il modello reichiano contemporaneo (Ferri 2017, 2019, 2020) fa risalire l'attaccamento dal concepimento, nel primo tempo della relazione oggettuale primaria. Lo sviluppo fetale, nell'intrauterino, è favorito dalla relazione con la madre-utero attraverso lo scambio corporeo di messaggi ormonali e di sostanze nutritive. La relazione oggettuale primaria è imprintata sia nella periferia-corpo sia nel centro-amigdala determinando uno dei pilastri dello sviluppo del Sé. Basti pensare che a 25 settimane il feto è in grado di rispondere agli stimoli acustici della voce della madre, alle mutazioni prosodiche e alla sua frequenza cardiaca.

     Nel post-parto l'ormone che determina l'attaccamento è l'ossitocina. Questo è un messaggero chimico essenziale che permette l'inizio del travaglio, il parto-nascita e la secrezione di latte. Tra la madre e il bambino si crea un processo di sintonizzazione tramite lo sguardo, il tocco, il sorriso, l'abbraccio e la voce: questi sono tutti interruttori emozionali che permettono lo sviluppo dell'Io. Una madre sufficientemente buona, con un buon contatto, genera un aumento di serotonina sufficiente per costruire autostima, sicurezza e fiducia garantendo una buona mielinizzazione.

     Schore (2008) afferma che le prime relazioni della vita abbiano un'influenza straordinaria su tutto ciò che avverrà e imparare come comunicare rappresenta forse il processo di sviluppo più importante che avviene durante l’infanzia, attraverso le comunicazioni visive-facciali, uditive-prosodiche e tattili-gestuali. Lo sviluppo del bambino è affidato alla relazione e co-regolazione che avviene grazie alla capacità dell'adulto di sintonizzarsi con il piccolo e di regolare i propri stati emotivi. Se l'adulto ha difficoltà con le proprie emozioni, sentimenti, stati di attivazione o disattivazione non potrà essere un buon regolatore per il piccolo.

     Le relazioni così come le separazioni rappresentano frattali nella storia di ognuno, poiché nel corso della vita in base ai pattern richiamati si attuano modalità di relazione e/o separazione che richiamano quelle passate.

 

Le relazioni e l'assenza di tempo

 

     La relazione per essere tale ha bisogno di tempo, altrimenti è solo uno scambio di informazioni senza coinvolgimenti affettivi. A chi non è mai successo di dire almeno una volta: “non ho tempo” “devo fare mille cose” “voglio subito una soluzione” “ce la farò da solo” “avrei bisogno di una giornata da 48h”? Nella società attuale si addestra all'autonomia, alla competizione, ad andare veloce, a pensare ma non a sentire. Con l'uso massivo della tecnologia, smartphone, social e chat tutto questo è stato notevolmente amplificato: siamo sempre ovunque e con chiunque nel tentativo di riempire la quantità di tempo, dimenticandone la qualità. Bauman (2011) l'ha definita una società liquida e senza confini che sta rivoluzionando le relazioni umane che diventano sempre più precarie.

     È una società che dimentica il corpo e le emozioni che sono inscindibili dal pensiero: siamo in quanto sentiamo noi stessi attraverso le relazioni con l'Altro. Non siamo fatti per essere soli ma per vivere insieme e sentirci in relazione. Le relazioni hanno perso la loro essenza, la loro profondità. Non sono affettivamente nutritive ma veloci e insoddisfatte. Tutto questo avviene perché ci si sente divisi tra il desiderio di vivere emozioni e la paura di legarsi stabilmente a qualcuno. I legami richiedono impegno, o meglio soggettività, mentre le connessioni sono semplici e veloci. Ed è proprio la velocità che ci rende consumatori e non produttori di relazioni.

     Tutto questo ha a che fare con i nostri tre cervelli: il rettiliano, il limbico e la neocortex (MacLean, 1984). Il primo è il più antico filo-ontogeneticamente e il meno evoluto ma indispensabile per la vita poiché è la sede degli istinti e degli impulsi utili in risposta a una situazione minacciosa. Il cervello limbico è la sede dell'affettività, del due, predominante nei mammiferi proprio per la capacità di accudimento e cura della prole. La neocortex è l'area deputata alle funzioni cognitive superiori tipiche degli esseri umani. Oltre ai tre cervelli possiamo far riferimento a tre neuromediatori principali: noradrenalina, serotonina e dopamina. La prima è associata all'allarme, la seconda all'affettività e la terza all'azione. Così come i tre cervelli, i tre neuromediatori sono in continuo dialogo tra loro e possono funzionare in modo più o meno integrato, ovvero la predominanza di uno può causare una risposta adattiva degli altri due.

     Riflettendo sulla società post-moderna potremmo dire che i comportamenti consumistici, veloci e insoddisfatti sono simbolo della predominanza del rettiliano, causando un grande senso di vuoto e solitudine. Viviamo in accelerazione in un tempo senza tempo con più dopamina, noradrenalina e meno serotonina. Con un torace vuoto che non permette di sintonizzarsi con l'Altro. Abbiamo il bisogno di andare veloci, di fare mille cose per non sentire il senso di vuoto che ci spaventa e ci mette in contatto con la nostra parte più fragile. La paura di sentire ci aliena. Siamo nella presoggettività non nell'autoconsapevolezza, nella pre-convergenza non nella progettualità, ovvero viviamo nel caos del fuori, con gli occhi affaticati dai mille stimoli e un torace compresso e affannato.

 

IMG SARA barbarossa didascalia Gianluca Guglielmo EmozioneG. Guglielmo - "Emozione"

Cosa possiamo fare?

 

     “Trenta secondi di abbraccio sono sufficienti per far produrre all’amigdala l’ossitocina. Il contatto con l’altro è la grammatica generativa biopsichica di ogni ontogenesi” (Lucangeli, 2019). Potremmo usare l'abbraccio come mezzo per riconquistare il tempo della profondità.

     L'epigenetica ci insegna che matrici di neuro regolazione affettiva come l’abbraccio e il sorriso sono in grado di modificare l’espressività del fenotipo e riparare i circuiti danneggiati dall’esperienza di dolore. Il dolore della mente che inquina tutti i circuiti e li rende incapaci di esprimere il loro potenziale.

     Il contatto, il calore, lo sguardo accogliente, il sorriso, sono interruttori emozionali necessari per riacquisire il torace, la serotonina necessaria a combattere l'alienazione delle relazioni, date dall'uso improprio della tecnologia e dai principi rettiliani della società contemporanea. Da un lato c'è il desiderio di relazione e dall'altro la paura di rimanere ingabbiati, di perdere la propria libertà. Nonostante ciò il bisogno di contatto è più forte di qualsiasi influenza sociale poiché radicato nell'ontogenesi umana. Gli anni della pandemia da Covid19 ci hanno fatto riflettere sulla sua importanza, come un bisogno connaturato dell'essere umano e la sua assenza ha prodotto un grande malessere generalizzato soprattutto ha creato gravi danni ai bambini più piccoli.

     Oggi, la ricerca di contatto è sempre più evidente e si esprime nel bisogno collettivo di creare eventi, come ad esempio i cuddle party, ovvero feste in cui ci si ritrova per scambiarsi coccole. È stata persino istituita una giornata mondiale dell’abbraccio, che cade il 21 gennaio di ogni anno, poco dopo il cosiddetto Blue Monday per contrastare gli effetti del giorno più triste dell'anno con gesti d'affetto.

     Dunque due braccia che avvolgono un torace possono essere contenitori di emozioni vissute e non consumate. L'abbraccio potrebbe davvero essere un mezzo per riempire quel torace vuoto rimanendo fermi in un contatto con l'Altro.

 

[1] Mani tese è un’attivazione corporea in cui la persona, distesa supina con le gambe piegate e i piedi poggiati sul lettino, ha le braccia tese aperte davanti a sé attivando il torace che è la zona dell'affettività e dell'affermazione.

 

 

Bibliografia

 

Bauman, Z. (2006) Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi. Bari: Laterza

Bauman, Z. (2011) Modernità liquida. Bari: Laterza

Ferri, G. (2017) Il corpo sa.  Roma: Alpes

Ferri, G., M.J. Paiva (2019) La relazione oggettuale primaria: una nuova lettura in Psicoterapia Analitica Reichiana 1-2019

Ferri, G. (2020) I 500 giorni della relazione oggettuale primaria nocicezione e dolore, presoggettività e soggettività  in Psicoterapia Analitica Reichiana 1-2020

Lucangeli, D. (2019) Cinque lezioni leggere sull’emozione da apprendere.  Erikson

MacLean, P. (1984) Evoluzione del cervello e del comportamento umano. Einaudi

Poli, E. (2021) In principio era la relazione. seminario 2021

Porges, S. W. Sicurezza polivagale, attaccamento, comunicazione, autoregolazione Fioriti Editore 2023

Schore, A. N. (2008) La regolazione degli affetti e la riparazione del sé. Astrolabio

Siegel, D. J. (2021) La mente relazionale neurobiologia dell’esperienza interpersonale. Cortina Editore

 

[*] Psicologa-psicoterapeuta reichiana Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Poliambulatorio Posturalab3D. Via della Pace, 61. Mosciano Sant’Angelo (TE)

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