Numero 2/2023
CADERE E RISALIRE ATTRAVERSO IL CONTATTO
FALLING AND RISING THROUGH CONTACT
Rosaria Napoli[*]
DOI 10.57635/SIAR48
Abstract
In questo articolo si descrive il caso clinico di Luana che utilizza i suoi “attacchi di panico”, un equivalente lipotimico, per chiedere aiuto. Con il Modello Teorico Clinico Reichiano, si propone una lettura del caso, attraverso l’analisi dei livelli corporei, dei tratti caratteriali e delle fasi evolutive, ovvero i segni incisi, per intervenire in maniera appropriata attraverso una progettualità analitico-terapeutica mirata e funzionale.
Parole chiave
Intrauterino - Tratto fobico – Fasi evolutive - Psicoterapia Analitico Reichiana - Progetto terapeutico – Contatto.
Abstract
This article describes the clinical case of Luana using her “panic attacks”, a lipothymic equivalent, for ask to help. With the Reichian Theoretical Clinical Model, we propose a reading of the case, through the analysis of body levels, character traits and evolutionary phases, or the engraved signs, to intervene appropriately through an analytical - targeted and functional therapeutic.
Keywords
Intrauterine – Phobic tract - Evolutionary phases - Reichian Analytical Psychotherapy – Terapeutic projet – Contact.
Luana arriva nel mio studio quando sta per compiere 17 anni, frequenta il quarto liceo classico ed è accompagnata dal papà che mi annuncia di aver sottoposto la figlia a tante visite mediche specialistiche, senza risolvere il problema. Luana da circa un mese ha iniziato ad avere degli “attacchi di panico”, come lei li definisce, svenendo tutti i giorni, anche per delle ore. Portata al pronto soccorso, è stata sottoposta a tutti gli esami del caso che hanno sempre dato esito negativo. Luana cade a terra, consapevole di cadere, ma non riesce a fermarsi; inizia a sentirsi confusa, sente un dolore al petto, ha brutti pensieri che non riesce a bloccare e sente la voce delle persone vicine ma non ce la fa a reagire. Dopo gli attacchi ha dei momenti di stanchezza, ma poi si sente euforica e piena di voglia di fare.
Luana è una ragazza molto carina, minuta, curata, capelli lunghi e scuri e dei grandi occhiali neri, da miope, che le coprono il viso. Le spalle sono un po’ scese, le mani appoggiate in grembo ed avrà, per i primi colloqui, sempre tra le mani il suo cellulare. Ho la sensazione che entri nel mio studio in punta di piedi. Vive con i genitori e due fratelli maggiori, il più grande, 25 anni, soffre della sindrome di Williams (rara malattia genetica caratterizzata da disturbi dello sviluppo associati a cardiopatie, ritardo psicomotorio, dismorfismo facciale). Il secondo fratello, 19 anni, anch’egli con lievi disturbi cardiaci, soffre di extrasistole, conduce una vita normalissima. Luana nonostante questo è preoccupata e pensa che i suoi genitori non le dicano tutta la verità riguardo la loro salute. È ansiosa, cerca informazioni in internet, ma questo non l’aiuta a stare più tranquilla. A casa con lei vivono due gatti e due cani che metterà nella mappa familiare che le chiederò di disegnare. Nella grande casa nella quale abita, dice che ognuno vive per i fatti propri, e che nessuno rispetta gli spazi dell’altro, anche in bagno. Lei vorrebbe più condivisione e dialogo, che non c’è mai stato.
Gli svenimenti di Luana avvengono per lo più a scuola e a volte quando è con gli amici; l’unico posto in cui non sviene è la scuola di danza, che frequenta quattro volte a settimana, da quando ha quattro anni, anche se lei dice di non avere il corpo giusto per poterlo fare. Vive un senso di inadeguatezza così forte in questo periodo, da pensare di lasciare la danza, anche se quando balla si sente libera, come se “potesse volare”.
Il papà avrebbe preferito che lei continuasse con il tennis, sport che ha praticato da piccola insieme al nuoto. Come nella danza, così come a scuola ed in tutte le cose che fa, pensa sempre di non dare il massimo, di non fare abbastanza. I suoi obiettivi sono sempre alti, pensa di farcela ma poi va in affanno, non riesce pur sapendo di poterlo fare.
I temi che l’angosciano, oltre la salute dei fratelli, sono la delinquenza, la mafia, infatti lei vorrebbe fare il magistrato o il giudice, ma sa che dovrebbe fare tutto da sola e opporsi al sistema. Molto interessata al tema della guerra scoppiata tra Russia e Ucraina, ne soffre perché vorrebbe la pace nel mondo.
Luana si definisce solare, permalosa, pessimista; sente di non saper quale sia il suo posto a casa e nel mondo, si sente rassegnata ed impotente, sia in famiglia, sia con gli amici, sia a scuola. In passato ha avuto una serie di lutti importati; quando la zia, sorella della madre, a cui è legatissima, si ammala di cancro lei la va a trovare tutti i giorni, anche in ospedale per sollevarle il morale. Purtroppo la zia muore tre anni fa e lei ne soffre tantissimo. A tutto ciò si aggiunge anche la morte di un vicino di casa malato di SLA, che per lei era come un padre. Per ultimo muore un gattino a cui era molto affezionata e un altro che avevano preso per sostituirlo si perde. Mi dice che ha iniziato a dubitare di Dio e della vita “che tanto questa è”, che la mattina si sveglia triste, pessimista e rassegnata, che ha un magone che le distrugge il cuore, “come un puzzle rotto” che non riesce più a mettere insieme. Quel puzzle era il sole delle sue giornate, ma il dolore lo ha sparpagliato tutto e non sa come fare per ricostruirlo.
Non riesce a prendere sonno facilmente, si sveglia molte volte con gli occhi pieni di lacrime e quando proprio non riesce a dormire, va nel lettone dei genitori, abbraccia il papà e si tranquillizza; al risveglio di solito è stanca ed ha un formicolio nel corpo che si ferma alle ginocchia e un senso di oppressione al torace. Nel lettone con i genitori ha dormito fino ai sette anni e poi è andata a dormire nella sua cameretta ma con una lucina accesa. Mi racconta di tre sogni ricorrenti sulla guerra: nel primo ci sono i soldati che marciano davanti casa, nel secondo c’è tanta distruzione, nel terzo è lei un soldato che cerca di combattere. Fin da piccola soffre di continui mal di testa che l’accompagnano per intere giornate. Mi dirà in seguito che è stata sottoposta ad una tac con esito negativo.
I genitori
Incontro i genitori di Luana che mi sembrano molto sfuggenti e chiusi nel parlare della loro famiglia. Mi dicono poche cose anche di Luana e sono molto evasivi alle mie domande, non lasciando trapelare nulla. Si definiscono dei buoni genitori, “una famiglia normale”, con le regole giuste per i propri figli. Minimizzano molto i problemi di salute dei due figli maschi, gli stessi problemi che preoccupano così tanto Luana.
Il papà ha 56 anni, laureato, è un dipendente statale, soffre di un forte strabismo, non riesco mai a focalizzare il suo sguardo; non vuole raccontare nulla della sua famiglia, mi dice soltanto che ha una sorella con la quale ha solo rapporti formali, il papà non si è mai occupato della casa, solo del proprio lavoro. La madre ha gestito tutti i rapporti, ma lui mi dice che “non si è comportata bene”, senza però volere entrare nei dettagli, e ad oggi è come se “l’avesse cancellata”.
La mamma di Luana, 53 anni, segretaria, molto agitata e carica di ansia nel parlare, è l’ultima di 5 fratelli, il più grande ha 15 anni più di lei, va d’accordo con tutti, ma lei era particolarmente legata alla sorella morta di cancro. Mi racconta che lei e il marito sono stati fidanzati per nove anni e sposati da 25, hanno vissuto per un anno e mezzo in una città del nord e poi sono tornati al sud e attualmente vivono nella casa che le ha regalato il fratello di lei. Della loro relazione mi raccontano che va bene e che vanno d’accordo, Luana mi racconterà altro.
I genitori mi raccontano di una Luana molto cambiata dopo una relazione con un ragazzo di 18 anni, avuta a 15 anni. Mi dicono che con lui si era spenta, sia durante che dopo la relazione. I genitori le avevano espresso tutto il loro disappunto definendo questo ragazzo pesante e non all’altezza. La mamma mi parla di tagli sulle gambe che Luana si sarebbe procurata nel periodo delle medie. Definiscono Luana una bambina dolce, sensibile e testarda, con la quale è difficile parlare, con atteggiamenti femministi e sempre pronta a sposare tutte le cause degli altri. Loro si definiscono molto permissivi, anche troppo, ma severi rispetto alle regole. La mamma è preoccupata che la figlia possa impazzire.
L'anamnesi
I genitori raccontano poco: Luana è stata voluta, desideravano una femmina dopo due maschi. Della gravidanza e del parto mi dicono che è andato tutto bene, mentre in un secondo momento la mamma mi racconterà del cordone attorno al collo, chiedendomi se fosse una notizia importante da comunicarmi.
Della sua nascita Luana sa che “è capitata”, che desideravano una bambina, che stava male alla nascita per il cordone ombelicale attorno al collo e che è nata una settimana prima del tempo previsto, con un parto cesareo.
Luana dice che da piccola era una bambina terribile, testarda e lamentosa. Voleva vincere sempre ed era molto competitiva. Un episodio alle elementari l’ha fatta cambiare: una bambina si era messa a piangere per la sua ostinazione nel vincere, lei ci rimase malissimo e, da allora, cominciò a capire che non fosse importante vincere sempre e ora pur sapendo di potercela fare non le interessa più. Dopo qualche seduta mi dice che ha smesso di essere testarda per se stessa, mentre lo è solo per difendere i diritti degli altri e per quello che le sta a cuore. Ricorda di aver pianto tantissimo il primo giorno di asilo, ma poi le è sempre piaciuto andare a scuola, si è sentita coccolata dalle maestre, non ha avuto mai problemi, ma ha sempre pensato di non fare abbastanza.
È molto impegnata nel sociale, è iscritta al forum dei giovani del suo paese, partecipando attivamente, si è candidata alle elezioni nel suo liceo e fa parte della consulta studentesca. Con i genitori Luana è spesso in contrasto, sente forte la differenza che viene fatta tra lei e suo fratello di 19 anni, al quale tutto è permesso perché è maschio.
Definisce il papà: acculturato, coraggioso, determinato, il papà le dice sempre che lei è “il suo unico occhio” che non la deve deludere, che si deve impegnare tanto, ma anche che va bene quello che fa. Lui controlla lei e i fratelli con la geolocalizzazione del cellulare, ha la casa piena di telecamere, organizza nei minimi dettagli le vacanze, alle quali deve partecipare anche Luana che è minorenne mentre i fratelli sono liberi di non andare. Il papà è contrario a che lei vada da una psicologa, perché dice che non le serve.
Della mamma racconta che è sempre agitata, pulisce la casa ossessivamente e le fa tante domande, anche mentre lei studia. Le ha sempre detto che deve “spiccare il volo”, che deve dare sempre il massimo, guardando sempre a quello che fanno gli altri.
I genitori per un periodo hanno litigato tantissimo, al punto che lei e i suoi fratelli avevano pensato che sarebbe stato meglio se si fossero lasciati. I genitori hanno chiesto a lei ed al fratello di vivere tutti vicini da grandi magari ognuno nella propria casa, per tenere d’occhio il fratello più grande ammalato. Luana mi racconta che sin da piccola le è stato intimato di non raccontare a nessuno della malattia del fratello, perché i genitori l’hanno sempre nascosta e mai accettata, Luana mi parla degli occhi tristi della mamma perché non può fare nulla per il figlio; e lei sa che non può fare nulla per la mamma. Pare che ci sia una contraddizione tra le evidenti difficoltà organizzative nello spazio e nel tempo e di deambulazione instabile da parte del ragazzo e la continua richiesta di impegno maggiore da parte dei genitori che non vogliono riconoscere le sue difficoltà e le nascondono al mondo.
A casa fin da piccola c’è sempre stata un’atmosfera di severità e serietà. I genitori hanno sempre dato tante regole e punizioni, anche corporali. La mamma era sempre impegnata a cucinare o a pulire e non giocava mai con lei, così pure il padre che la escludeva dai giochi che lui faceva con i fratelli.
Con i fratelli Luana sembra non avere un rapporto, si incontrano poco anche a casa e del fratello maggiore dice che solo da poco lo inizia a vedere realmente per come è. Lei sa, a differenza dei genitori, che lui non potrà mai vivere da solo perché non è autonomo, ha studiato solo fino alle superiori, e adesso passa tutto il tempo ad ascoltare musica o ad intrattenersi con gli amici. Il secondo fratello, pare il più forte della famiglia, studia economia, prova a giocare al calcio a livello agonistico ma, pur essendo stato selezionato per una squadra importante, la madre non gli ha permesso di andare, perché non vuole che il figlio diventi un calciatore. Non ha ricordi del tempo passato con loro, se non di alcuni momenti di gioco con la palla che faceva con il fratello più piccolo.
Mi racconta di un episodio violento dove anche il fratello secondogenito ha assunto con lei il ruolo di genitore duro. Siamo in prima media, Luana si invaghisce di un ragazzo, ma i genitori quando lo scoprono la picchiano duramente tanto da farle uscire il sangue dal naso, tutto questo dopo essere stata legata ad una sedia con l’aiuto del fratello, che incitava i genitori. Luana mi dice di essere cambiata molto da allora, si è vergognata tanto nel raccontarmi questo episodio, perché le dispiace parlare male dei genitori. Tante volte è capitato di vergognarsi dei loro atteggiamenti anche in presenza dei suoi amici e ha pensato di andare via di casa per non essere come loro, poiché pensa di essere influenzata negativamente dal loro modo di fare.
Le relazioni familiari nella vita di Luana sono rarefatte.
Luana si è sempre invaghita di ragazzi sfuggenti, pieni di cose da fare che hanno avuto poco tempo per lei che sogna un amore fiabesco di quelli che ti fanno stare con la testa tra le nuvole e le farfalle nello stomaco. Si immagina da grande, di vivere in una grande casa immersa nel verde con tanti figli. Nell’ultimo periodo ha conosciuto un ragazzo un po’ diverso dagli altri, mi dice “i suoi occhi profondi mi guardano”, vive nella paura che i genitori possano scoprirla e non sa come fare.
La sua domanda esplicita è: come posso fare a non svenire più? Non voglio stare male.
Lettura secondo il modello S.I.A.R.
I genitori di Luana nel loro progetto genitoriale, hanno il desiderio di avere una femminuccia. Luana nasce con una buona densità, ce lo racconta la sua ostinazione, litiga per quello che ritiene giusto.
Non abbiamo molte informazioni sulla gravidanza di Luana, delle emozioni vissute dalla mamma. In quell’utero materno, primo ambiente con il quale il feto si sperimenta e si confronta, dove ci sono le prime esperienze di relazione e di comunicazione intensa con la madre, non sappiamo cosa sia stato vissuto da entrambe. Nella storia di Luana possiamo immaginare una madre allarmata e preoccupata per la salute della sua bambina, visti anche i problemi dei due figli precedenti. Un allarme che può aver generato un tratto fobico.
G. De Chirico - Le Consolateur 1929 Luana nasce un po' prima del tempo, con un parto cesareo ed il cordone ombelicale attorno al collo. La nascita rappresenta biologicamente e psicologicamente il primo passaggio significativo, la prima grande separazione che ogni essere umano vive. Il “come” del parto diventa un frattale, cioè uno schema che si ripete simile a se stesso su più ordini di grandezza e si riattualizzerà in occasione delle separazioni che si dovranno affrontare nel corso della vita, determinando quindi il “come” dei successivi passaggi.
Nella storia di Luana un parto cesareo, caratterizzato probabilmente dall’allarme della madre, in una separazione dal dentro al fuori senza il contenimento del passaggio attraverso il canale del parto. Con il parto cesareo, il bambino non può uscire con la gradualità necessaria, con i propri tempi, ma in un sistema di accelerazione con una netta interruzione della vita intrauterina e il passaggio immediato alla vita extrauterina, senza una partecipazione attiva di madre e figlio (De Bonis, Pompei, a cura di, 2015). Luana è per questo fobica e allarmata.
Inoltre, il progetto che la mamma poggia su Luana è pesantissimo, insostenibile. Chiede alla figlia di spiccare il volo, ma quello è il suo progetto: è la madre che avrebbe voluto spiccare il volo e chiede alla figlia di realizzarlo per lei. In modo contraddittorio la mamma trattiene molto Luana, richiedendo grandi attenzioni da parte sua. Possiamo trovare in Luana tratti masochistici, che leggiamo sintomatologicamente nel tono basso dell’umore, goffaggine nei movimenti, sofferenza con lamentosità, disistima e posizione down relazionale, pseudodonatività (Ferri, Cimini, 2012).
La sua posizione è di masochismo primario che nasce da richiesta affettiva. Essa può verificarsi, per esempio, in una relazione madre-piccolo, con piccolo a buona densità ma che ha vissuto un allarme intrauterino, e madre con valenza melanconico-fobica, una madre che si dona ma che di fatto trattiene e chiede, che ha atteggiamenti seduttivi e di bontà che mascherano il proprio bisogno: i risultati sono frustranti ecoartanti per l’adgredior espansivo, affermativo, esplorativo del piccolo.Il piccolo farà proprio il bisogno della madre e svilupperà un comeespressivo masochistico primario, sovraccaricandosi con una pseudodonatività amplificata nei confronti della madre (Ferri, Cimini, 2012).
Luana raccoglie il progetto della madre e il progetto di sanità che la famiglia le chiede, il dover essere brava, buona, ma lei non celafa.
Nella posizione di scena in cui si trova ha bisogno di tanta energia, non riesce a sostenere la sua posizione, c’è un crollo toracico, una condizione depressivo affettiva che manda in frantumi la sostenibilità toracica, e la fa scendere nella dimensione uterina (sesto livello corporeo). Troviamo qui un disturbo depressivo che interessa le stratificazioni più profonde di quella che chiamiamo prima grande bocca, la zona del funicolo ombelicale.
Quando c’è un blocco rimosso a livello intrauterino è da parto troppo precoce, inteso come tempo interno di quel sé, che avrebbe dovuto essere maggiore per essere funzionale. Ciò induce una forte contrazione a livello viscero-ombelicale, che richiede uno spostamento di altre energie per cementare la separazione troppo precoce. Se i successivi incontri di fase e di campo lo faciliteranno, questo Sé farà, su questa contrazione, una rimozione con un forte compenso coatto, fallico o isterico, perché ha una buona densità di relazione oggettuale primaria e perché è su blocco rimosso, quindi più energetico. Sarà una persona che tenderà ad andare velocemente verso l’alto evolutivo, per allontanarsi da una zona emozionale-corporea in cui è stata terribilmente ferita (Ferri, Cimini, 2012). Nel caso di Luana c’è un utilizzo isterico di un equivalente depressivo.
Il progetto terapeutico
Il sintomo dello svenimento in Luana è un atteggiamento primordiale, è come se avesse la necessità di inventarsi qualcosa di forte per chiedere aiuto, poiché dei fratelli è l’unica a non avere dei veri e propri problemi di salute. Per questo ci sono temi di colpa. C’è un richiamo di attenzioni molto forte, va in un’equivalente lipotimico che ci racconta una insostenibilità che non le consente di rimanere in piedi. Ha così tanta paura da non riuscire a rimanere in presenza e quando va giù in qualche modo allenta la tensione.
Luana ha una necessità di contatto affettiva enorme, dovrebbe tenere il collo dritto sulle ingiustizie ma non ce la fa. Come dimostra il suo interessamento per la guerra in corso che è stato concomitante con l’inizio delle sue lipotimie.
In seduta è sempre un po’ poggiata sul suo diaframma, con il bisogno di tenere qualcosa tra le mani, per avere un contatto, per non cadere; così anche nella danza lei si sente dritta solo quando è poggiata alla sbarra. Se c’è l'altro che ascolta sta piegata e non implode. Luana non ha avuto su di sé lo sguardo della mamma, mentre il papà anche se è più includente ed accogliente, la vede solo in piccola parte, è lui infatti che la porta in seduta ed è lui che Luana abbraccia nel lettone per tranquillizzarsi.
Luana ha bisogno di struttura, chiede delle regole a valenza limbica, per poter avere una sorta di giustizia. Ha bisogno di un torace organizzato che le si è disgregato, è proprio nel torace che è collocata la regola e lei è andata nel sotto torace in un equivalente depressivo.
Luana ha bisogno di occhi includenti che la possano vedere. Lei desidera gli occhi degli altri, non ne ha paura, è che non ne trova davanti a sé.
Con lei io sono in una posizione di primo campo caldo e accogliente, ma non richiedente. Luana desidera un abbraccio infinito ma anche una posizione strutturante, una posizione di secondo campo non rigida, come quella che vive con il papà, ma morbida e capace allo stesso tempo di dare confini e regole in modo affettivo e fermo, creando un collegamento limbico. Essendo Luana di natura fobica, allarmata, essere direttivi va bene, per rimanere nella relazione.
Il lavoro con lei parte dal sintomo che porta: ho sostituito il telefono, che lei aveva sempre in grembo con le mie mani, andando a prenderle le mani e tenendole, senza tempo, finché possa aprirsi nella relazione. Questo stare insieme, con le mani che riprendono un contatto, mani accompagnate dagli occhi che l’aiutino a vedere, le diano la possibilità di rendere la sua insostenibilità condivisibile con me. Se viene presa per le mani può rialzarsi, la richiamo ad essere presente, a guardarmi, per potersi raccontare poiché siamo insieme, e posso accogliere e sostenere quello che lei si può consentire.
Prenderle le mani e vederla, ha fatto sì che Luana potesse aprirsi e pian piano raccontare di sé, delle sue emozioni, delle sue sensazioni, di quello che vive. Quando è riuscita a dire ai suoi genitori che stava male e non ce la faceva più a vivere, loro si sono messi a ridere e le hanno detto “di non dire sciocchezze, poiché non ha problemi”; questo è il loro modo di vivere le cose.
Questo lavoro di contatto relazionale consente di andare a prendere Luana lì dov’è e di farla risalire su un torace più organizzato, in modo poi da inserire un acting di Vegetoterapia Carattero-Analitica[1] appropriato e mirato per lei.
L’attivazione incarnata terapeutica per Luana, dopo che avrà una piattaforma per risalire su un torace più organizzato, potrebbe essere un’attivazione del 4° livello corporeo relazionale (torace-braccia): battere le mani piatte sul lettino e dire io.
Questa attivazione incarnata favorisce una dimensione serotonino-dopaminergica, si rivela strategico per aumentare la propria carica e organizzare il Sé. Se la convergenza sull’Altro da Sé e sul proprio Sé rappresenta lo starter della soggettività, dell’ingresso dell’Io nello spazio-tempo, l’Io-Soggetto in fase muscolare poggerà progressivamente sulla piattaforma striata, cosicché la mielinizzazione permetterà una sempre maggiore piramidalità, con i circuiti limbico-affettivi, che aumenteranno le vie di connessione con la corteccia prefrontale neopalliale. Il livello relazionale dominante in questo periodo è quello del torace: l’Io, con la sua entrata in muscolarità e l’acquisizione della voce, si fa particella che attraversa il torace e che, superando anche il collo, si affaccia all’altro dalla bocca. L’Io, durante questo processo, pur rimanendo particella vocale, si connette al Me, ridefinita da Ferri “soggettività toracica”. È un acting importante per quanto riguarda gli stati depressivi minori, quelli fobici e d’angoscia; fa aumentare ed esprimere la carica e recuperare l’autostima (Ferri, Cimini, 2020). Le Consolateur, manichini. Giorgio De Chirico, 1929
Conclusioni
Il percorso di Luana continua tuttora. Nel tempo delle cose sono cambiate, sono spariti “gli svenimenti” quotidiani e pian piano il suo malessere è diventato sempre più gestibile e controllato. Poter sentire le emozioni le consente di non cadere, di poterci stare a contatto: qualcosa di nuovo per lei. Aumentando la sua presenza e incontrando uno sguardo includente, ha potuto incontrare altri occhi: quelli del suo nuovo fidanzato, totalmente diversi dagli sguardi precedenti. Anche a casa le cose vanno meglio, c’è meno tensione ed una aria più pacifica. I genitori hanno accettato che lei potesse avere un fidanzato, senza ostilità e durezza, pur rimanendo controllanti. Luana è più serena ed ai momenti di tristezza così frequenti quando è arrivata da me, prendono spazio momenti di gioia e felicità. Nonostante le difficoltà che incontra ogni giorno, il suo Sé sta acquisendo una sicurezza maggiore, il suo torace comincia ad espandersi.
Con lei il lavoro è lento, con il respiro del tempo per mutare le situazioni, un cammino insieme verso un cambiamento. Il tempo, nel fuori di Luana corre veloce, con i suoi mille impegni e i ritmi frenetici che sostiene ma il suo tempo interno ha bisogno di sentire, di ascoltarsi ed ascoltare, di raccontarsi e raccontare per potersi dispiegare. In seduta riprende fiato, rallenta, da un po’ ringrazia e mi abbraccia forte prima di andare via.
Una analisi nel periodo dell'adolescenza consente di poter lavorare su blocchi non ancora incistati e stratificati nel tempo, come potrebbe essere con un adulto, non per togliere la corazza, ma per darle struttura, dare confini e limiti per riprendere una dimensione neghentropica del proprio divenire, facendo radici anche nel tempo interno.
L’incontro con Luana, il primo per me con un’adolescente, ha mosso tante domande, mi sono chiesta come entrare nel suo mondo, come potevo aiutarla. Nella sua insostenibilità e nella rassegnazione che lei viveva, ho riconosciuto quella che un tempo era stata la mia.
Darle le mani è stato un po’ come prendere le mie, quando alla sua stessa età ho incontrato le mie prime difficoltà, quelle che qualche anno dopo mi hanno portato a trovare risposte in un percorso analitico, che è stato per la mia vita una svolta. Mi ha restituito gli occhi per vedere la strada e un torace per andare nel mondo. Mi ha consentito di arrivare in questa Scuola da cui ho appreso l’includenza e l’accoglienza che oggi restituisco ai miei pazienti. Scrivendo di Luana ho sentito la tenerezza che ho provato per lei fin dall’inizio, forse perché raccontare di lei è stato come dar voce ad una parte di me che non ha saputo come esprimersi allora.
[1] La Vegetoterapia Analitico-Caratteriale opera sul sistema nervoso vegetativo, da cui il nome, sul sistema muscolare, sul sistema neuroendocrino e sulla pulsazione energetica attraverso gli acting; essi tendono al riequilibrio psicofisico dell’individuo, inducendo fenomeni neurovegetativi ed emozioni, che costituiscono messaggi-espressioni propri del linguaggio del corpo, necessari per la lettura degli aspetti personalogici. La verbalizzazione delle sensazioni, delle emozioni e delle associazioni libere prodotte, rappresentano il momento successivo della metodologia. Il linguaggio del corpo, espressione dei segni incisi dalle relazioni oggettuali nei rispettivi livelli, è il messaggio più significativo al quale si fa riferimento in analisi reichiana, ma esso si accompagna a tutti gli altri dati del “come” espressivo del paziente nel setting.
Metodologia iniziata da W. Reich nel 1935-1939, sistematizzata sui sette livelli corporei da O. Raknes e da F. Navarro nel 1974 e ulteriormente perfezionata nel 1992 da G. Ferri nella SIAR, con l’introduzione della freccia del tempo neghentropica e filo-ontogenetica, che trasformerà i sette livelli corporei in luoghi corporei relazionali e gli acting di fase in vere e proprie attivazioni di movimenti ontogenetici, atti ad esplorare la storia stratificata della persona nelle sue relazioni oggettuali.
Bibliografia
De Bonis, M.C., Pompei, M. (2015) Come sarà il tuo bambino? Alpes.
Ferri, G., Cimini, G. (2012) Psicopatologia e carattere. Alpes.
Ferri, G. (2020) Il tempo nel corpo. Alpes.
Ferri, G. (2017) Il corpo sa. Alpes.
[*] Psicologa, Psicoterapeuta Reichiana, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Via A. Barbarulo, Nocera Inf (SA); Via S. Allende, Baronissi (SA).