Numero 1/2019

ai miei occhi

di donna l'ary
traduzione e commento di m. pompei*
alpes edizioni 2016
collana CORPORALMENTE

 recensione di Marcello Mannella**

 

Con il commento al racconto Ai miei occhi di Donna L’ary, pubblicato in Francia nel 2010 (Edizioni Praelego), Marina Pompei fa conoscere al pubblico dei lettori italiani un’opera sui generis.

È un libro per immagini, il percorso pittorico “il primo efficace passo verso una narrazione che possa ricostruirne il senso”, attraverso cui Donna ha trovato il modo di raccontare la sua infantile e inesplicabile esperienza di abuso sessuale.

La scelta espositiva grafica non è né casuale, né semplicemente il frutto di un’attitudine estetica, ma - come spiega lucidamente il commento – ha rappresentato la maniera più congeniale per Donna per incominciare ad esprimere un dolore assurdo, tanto profondamente inciso e nascosto nel corpo da non poter essere oggettivato nella parola.

DonnaLAryPerWebMarina ci spiega che quando le ferite – quelle da stress traumatico – sono profonde e il dolore inesplicabile, la soluzione più efficace è allora quella di diminuirne la coscienza interrompendo ogni connessione con le aree cerebrali preposte all’elaborazione del linguaggio.

Questa strategia di sopravvivenza, tuttavia, non segna l’impossibilità di ogni tentativo di elaborazione del trauma, non significa che la nostra vita sia inevitabilmente costretta in un destino di dolore indicibile. Questo è il messaggio più bello e di speranza dell’esperienza di Donna: “le sue mani hanno cominciato a muoversi segnando l’inizio della via della salvezza”.

Laddove, infatti, nulla può la potenza riflessiva del linguaggio, può invece la saggezza intuitiva del corpo: “La mano che si muove sul foglio bianco, tracciando una linea, disegnando una forma, è l’atto che dà la svolta […]. Come ci insegnano le psicoterapie corporee, è il vissuto muscolare, micromuscolare, che attiva la percezione di emozioni cristallizzate e libera la via verso l’integrazione affettiva e intellettiva”.

Il commento di Marina non brilla solamente per l’elegante semplicità espositiva che mantiene però sempre alto il tono della comunicazione scientifica, ma anche per la sagacia analitica con cui vengono individuati – ad esempio nell’uso del colore – nel racconto pittorico di Donna i momenti di passaggio, le progressive prese di coscienza e di crescita emozionale che le hanno consentito la rinascita psicologica ed esistenziale.

Dal commento traspare una solidarietà ed una partecipazione autentica alle sofferenze di Donna, ma soprattutto si coglie una profonda gratitudine: il viaggio verso la luce da lei intrapreso con coraggio, rappresenta una speranza e indica una via percorribile anche da altri – ahinoi ancora molti – bambini e adolescenti.

Grazie Donna, grazie Marina.

 

  * Psicoterapeuta, Analista S.I.A.R.

 ** Psicologo, Psicoterapeuta, Analista S.I.A.R.

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