Numero 1/2019

SESSUALITA' E IDENTITA'

Marcello Mannella[*]

 

 

Abstract

       Sviluppo sessuale e costruzione del sé procedono insieme. Sono il risultato dello stesso processo complesso e autopoietico. Il carattere scaturisce dalla combinazione imprevedibile dei diversi tratti di personalità come precipitato delle relazioni con le diverse figure di riferimento nelle diverse fasi evolutive; la sessualità dalla combinazione – anch’essa imprevedibile - dei diversi tratti sessuali (forme del desiderio), il precipitato cioè delle esperienze di contatto e di piacere esperite con quelle stesse figure di riferimento evolutivo.

Parole chiave

     Fasi evolutive - Sistema motivazionale della relazione - Processo autopoietico.

Abstract

     Sexual development and construction of the self proceed together. They are the outcome of the same complex and autopoietic process. Character springs from the unpredictable combination of the different personality traits, as a precipitate of the relationships with the various reference figures during the different evolutionary phases; sexuality stems from the combination – unforeseen – of the different sexual traits (forms of desire), a residuum of the experiences of contact and pleasure consummated with the very same reference figures.

Keywords

     Evolutionary phases - Motivational system of relationship - Autopoietic process.

     Lo sviluppo sessuale non accade parallelamente o separatamente al processo di costruzione del sé. Sviluppo sessuale e costruzione del sé procedono insieme, anzi, sono così profondamente intrecciati, che possiamo affermare senza tema di sorta che le caratteristiche di personalità di un individuo connotano la sua sessualità e viceversa.

     Per comprendere adeguatamente tale fatto, dobbiamo tenere innanzitutto a mente che l’essere umano agli inizi della sua storia ontogenetica è un organismo motorio/sensorio/emotivo, che la costruzione del sé pertanto non è primariamente simbolica, ma profondamente legata ai vissuti corporei ed emotivi. Dobbiamo ricordare ancora che fra i sistemi motivazionali che guidano il comportamento umano, il sistema motivazionale della relazione[1] riveste un ruolo di decisiva importanza per la definizione del sé.

     Ora, fra tutti i vissuti infantili, quelli sessuali presentano in maniera precipua una forte valenza relazionale. È proprio questo costitutivo carattere della sessualità che ci consente di cogliere pienamente l’intreccio profondo fra lo sviluppo sessuale e la costruzione del sé: i vissuti sessuali infantili, caratterizzati dalla ricerca dell’altro e del piacere, favoriscono il sistema motivazionale della relazione.

     Lo sviluppo della sessualità umana pertanto non è soltanto importante per sé, per la definizione della funzione riproduttiva, ma anche per il fatto che rinforza attraverso la calda emozione del piacere le interazioni fra il bambino e le figure di riferimento nelle diverse fasi dello sviluppo evolutivo.immagine Mannella KehayoglouAlexandra Kehayoglou - What if all is

     Costruzione del sé (o definizione del carattere[2])  e sviluppo della sessualità  sono il risultato dello stesso processo complesso e autopoietico. Il carattere scaturisce dalla combinazione imprevedibile e irripetibile dei diversi tratti di personalità che sono il precipitato delle relazioni e delle identificazioni o meno con le diverse figure di riferimento nelle diverse fasi evolutive; la sessualità dalla combinazione – anch’essa imprevedibile e irripetibile - dei diversi tratti sessuali (forme del desiderio), il precipitato cioè delle esperienze di contatto e di piacere esperite con quelle stesse figure di riferimento evolutivo. Il desiderio sessuale avrà pertanto – così come i tratti caratteriali - diverse modalità espressive, ognuna diversa perché connotata dalla specificità relazionale propria della fase evolutiva e dalla complessità fisiologica e funzionale, progressivamente crescente, dei livelli corporei di volta in volta maggiormente implicati nel processo evolutivo. 

     Costruzione del sé e sviluppo della sessualità umana dunque si intrecciano e si definiscono insieme. L’organizzazione mentale propria di una determinata struttura di personalità riverbererà profondamente nell’espressività sessuale di un individuo, mentre quest’ultima impronterà delle sue atmosfere e delle sue modalità espressive le forme mentali.

     E, così come quando parliamo di carattere intendiamo non una costruzione coesa, connotata dalla dominanza esclusiva di un tratto e dalla identificazione esclusiva con un’unica figura parentale, ma di una combinazione fluida di tratti e di aspetti personalogici (e questo, per inciso, ci dà la possibilità di posizionarci in ognuno di essi secondo le esigenze e le situazioni, consentendoci di modulare i nostri comportamenti e di essere creativamente nel mondo); così intendiamo la sessualità non come una costruzione lineare, coesa e gerarchica, tesa a realizzare il primato della genitalità eterosessuale. Al pari del carattere - lo abbiamo già detto - intendiamo la sessualità come una combinazione irripetibile e fluida di tratti sessuali, che rende il nostro desiderio creativo e complesso. Le forme della sessualità pertanto sono molteplici, così come molteplici sono le forme del carattere, uniche per ogni individuo[3].

     La considerazione della sessualità come una combinazione di segni incisi quali precipitato delle nostre esperienze di piacere nelle diverse fasi evolutive, ci permette di andare oltre l’opposizione fra sessualità pregenitale e sessualità genitale, che ha dominato per decenni la psicoanalisi classica. Freud giudicava conclusa la crescita psicologica di un individuo soltanto qualora fosse riuscito a superare le identificazioni primarie[4] e cross-gender (Shafer, 2004) (identificazione con il genitore di diverso sesso) in favore di quelle edipiche e la sessualità pregenitale fosse stata ricondotta e organizzata dal primato della genialità (Freud, 1977). Le forme della sessualità pregenitale, cioè, (ma alla luce di quanto abbiamo fin qui detto ha ancora senso parlare di sessualità pregenitale?) conservavano la loro legittimità soltanto come momenti preparatori dell’amplesso sessuale riproduttivo. Veniva così affermata la naturalità e la normatività del binarismo di genere e dell’orientamento eterosessuale attraverso la forclusione di ogni altra identità di genere ed esperienza di piacere (Mannella, rivista PsicoterapiaAnaliticaReichiana, n°1, 2014).

     Riteniamo che una sessualità adulta sia data piuttosto dalla capacità di esprimere creativamente la complessità del proprio desiderio, di soffermarsi su ognuno dei propri tratti sessuali attraverso un gioco/alternanza di prevalenze. Riteniamo, soprattutto, che una sessualità adulta – indipendentemente dalla forma in cui si realizzerà l’esperienza del piacere – si caratterizza per la raggiunta capacità di incontrare autenticamente l’altro, di implicarsi nella relazione affettivo/sessuale, di vivere un’esperienza di coinvolgimento, di abbandono, di fiduciosa apertura. L’incontro maturo fra gli amanti presuppone il superamento dell’atteggiamento mentale egocentrico che attraversa tutte le fasi evolutive. È un lasciar essere l’altro così com’è, per quello che è, e non per quello che potrebbe rappresentare per me, per miei bisogni. È un desiderare l’altro per le aspettative di piacere che scaturiscono dall’incontro con la sua individualità e unicità. Meglio, è l’incontro di due individualità. Così finalmente l’esperienza sessuale si realizza, per così dire, in purezza, esprimendo appieno il suo carattere relazionale (Ammaniti, Gallese, 2014).

 

Alcune considerazioni sociologiche

     Oggi si assiste ad un vero e proprio snaturamento dell’esperienza sessuale. Abbiamo avuto modo di evidenziare che il suo aspetto più precipuo è la valenza relazionale. Bene, nel nostro tempo essa è vissuta sempre più come un’esperienza solipsistica, narcisista ed autoreferenziale, in cui l’altro è semplicemente presente in quanto mezzo necessario al raggiungimento del proprio piacere e perché funge da specchio al proprio narcisismo. La sessualità del nostro tempo è liquida, ma non perché si assiste al moltiplicarsi delle forme delle identità di genere e al superamento dell’orientamento eterosessuale esclusivo - anche la sessualità eterosessuale può essere liquida – ma per il fatto che la sessualità non è più un’esperienza relazionale, anzi sempre più è il segno dell’insostenibilità ad impegnarsi in una relazione.

     Cifra di tale difficoltà è la messa in atto, solo apparentemente paradossale, di atteggiamenti sessuali compulsivi, la liceità e il moltiplicarsi delle pratiche sessuali. Tutto ciò, più che attestare - come ingenuamente e superficialmente pure si afferma - la raggiunta liberazione sessuale, esprime invece la disperazione relazionale del nostro tempo. L’incontro sessuale, piuttosto che essere il possibile esito di una frequentazione, è posto agli inizi, come a chiarire immediatamente, e mettere così le carte in tavola, che non si è disponibili per nessuna altra relazione che non sia quella fugace del piacere sessuale.      Il nostro tempo sembra essere dominato dal tema della giusta distanza, cioè da quell’atteggiamento volto a garantirci quel tanto di prossimità relazionale sufficiente a scongiurare il timore della solitudine, così come l’angoscia dell’invasione dello spazio, emozionale prima che esteriore.

     Le nostre relazioni scemano pertanto di qualità e di intensità, mentre assumono un carattere sempre più frettoloso e superficiale. Più che ad approfondire le conoscenze, si tende a moltiplicare i contatti, e si ha l’impressione che l’uso della sessualità abbia una funzione antidepressiva, che serva a colmare i vuoti mentali, esistenziali e spirituali del nostro tempo.

     Lo svilimento dell’esperienza sessuale fa il paio con la rarefazione delle nostre strutture di personalità (Ferri, rivista PsicoterapiaAnaliticaReichiana, n°2, 2016), attestando ancora una volta la stretta connessione fra il sé e la vita sessuale.

     Nel nostro tempo, la famiglia ha smesso di essere un luogo di condivisione e trasmissione di valori etici e spirituali, e risulta incapace di portare avanti un’efficace azione pedagogica (Mannella, rivista Psicoterapia AnaliticaReichiana, n°1, 2018). Oggi, sono la televisione, internet, la pubblicità e i videogames a svolgere la funzione di intrattenere ed educare. Improntati all’ottica del profitto e del consumo, i nuovi mass media propongono - con una pervasività e un potere di seduzione maggiori che nel passato - stili di vita caratterizzati dalla permissività e dalla ricerca del piacere edonistico, quanto dunque di più lontano possa esserci da un impegno di vita valoriale e responsabile. Ne consegue che i figli finiscono con lo stazionare in una posizione di protratta dipendenza. Il nostro mondo sociale risulta pertanto caratterizzato da atteggiamenti smaccatamente narcisistici, dal trionfo di stili di vita individualisti ed edonisti.

     L’approccio narcisistico alla vita non è una novità assoluta; ad esser nuovo è il tipo di narcisismo ormai dilagante. Mentre nella società solida moderna il narcisismo era più strutturato, più dinamico e attivo, espressione di una forma carattere più complessa – era un narcisismo intraprendente che si nutriva della spinta all’affermazione di sé; il narcisismo del nostro tempo, caratterizzato da apatia e dipendenza, ripiegato sul presente e sul godimento immediato, è piuttosto espressione di forme del carattere fissate in posizione orale, impossibilitate a procedere oltre i primi stadi dello sviluppo evolutivo.

    Il nostro tempo manca di caratteri (Mannella, rivista PsicoterapiaAnaliticaReichiana, n° 1, 2017), manca cioè di individui in grado di dare una direzione consapevole alla propria vita. Anche la sfera sessuale risulta inevitabilmente caratterizzata dall’immaturità e dal disordine, anzi le pratiche sessuali si moltiplicano e diventano sempre più particolari perché è alla sessualità che nel nostro tempo si chiede di ottundere il senso di precarietà, di incompiutezza e di vuoto che caratterizza le nostre esistenze.

[*] Psicoterapeuta, Analista e Didatta S.I.A.R.


[1] La teoria energetico-pulsionale ha costituito per decenni l’impianto teorico di fondo della psicoanalisi. La mente era assimilata ad un meccanismo di tipo idraulico attivato dalla continua produzione e accumulo dell’energia biologica che, superata una certa soglia, aveva bisogno di essere scaricata dando luogo ai diversi comportamenti, mentali o motori. Progressivamente, nella seconda metà del 20° secolo, l’originario paradigma biologista è stato sostituito – sulla base della teoria dell’attaccamento di Bowlby - dal nuovo paradigma relazionale, per cui l’individuo è da sempre inglobato - fin dal momento del suo concepimento -  in una matrice di relazioni che rappresentano il nutrimento e il terreno fondamentale per un sano sviluppo evolutivo.

[2] Il carattere – che significa letteralmente segno inciso – altro non è che la stratificazione progressiva delle forme autopoietiche – tratti caratteriali – che scaturiscono dalle interazioni affettivo/educative fra il sé e l’altro da sé nelle varie fasi dello sviluppo evolutivo. È la particolare forma della nostra personalità ed è una struttura necessaria tanto a dare ordine al nostro mondo interno, quanto di permetterci di relazionarci al mondo sociale. D’ora in poi parleremo indifferentemente di costruzione del sé e di carattere, nella consapevolezza che i due termini non sono equivalenti. La costruzione del sé è un processo che può impegnarci tutta la vita, mentre la definizione del carattere ha dei confini temporali delimitati.

[3] Nel nostro tempo è definitivamente caduta la credenza nel naturale allineamento fra sesso, genere e sessualità, la convinzione cioè che dalla configurazione anatomica sessuale discendano inevitabilmente l’identità di genere e l’orientamento sessuale di un individuo.  Gli studi attuali per spiegare la costruzione dell’identità sessuale individuano quattro diverse componenti, che possono variamente combinarsi: il sesso, l’identità di genere, il ruolo di genere, l’orientamento sessuale. Il sesso corrisponde alla configurazione anatomica sessuale del corpo. L’identità di genere è costituita dall’identificazione primaria con il genere maschile e femminile. Essa può essere o no allineata al sesso biologico: ci si può sentire donne pur avendo un pene e uomini pur avendo una vagina. Nella costruzione dell’identità di genere giocano diversi fattori - biologici, socioculturali, psicologici – senza che se ne possa stabilire la diversa importanza. Essa inizia a definirsi fin dalla nascita e generalmente diventa un tratto permanente della persona con la conclusione della prima infanzia. L’identità di genere è dunque una componente fondamentale della identità personale. Il ruolo di genere corrisponde all’assunzione delle diverse caratteristiche mentali e comportamentali che una determinata cultura attribuisce agli uomini e alle donne. Solitamente in una determinata cultura ci si aspetta che gli uomini abbiano atteggiamenti diversi - più spesso opposti - a quelli delle donne. Nella nostra, ad esempio, suscita ancora un senso di imbarazzo che un uomo dimostri un’eccessiva sensibilità o pianga in pubblico, o, al contrario che una donna lasci trasparire o manifesti apertamente il proprio desiderio sessuale. Il ruolo di genere comincia ad essere assunto a partire dal terzo anno, in età verbale. L’orientamento sessuale è la forma che assume il nostro desiderio sessuale e affettivo. Può essere rivolto verso una persona dello stesso sesso, di sesso diverso o ad entrambi. Esso può quindi assumere una forma omosessuale, eterosessuale, bisessuale. L’orientamento sessuale non può essere volutamente cambiato, anche se può mutare nel tempo.

[4] L’intreccio indissolubile fra la personalità e sessualità, a mio avviso, è ulteriormente rafforzato e sancito dal fatto che l’assunzione dei tratti caratteriologici e la definizione e l’assunzione delle forme del desiderio passa anche attraverso il gioco delle identificazioni con le figure parentali. È bene però ricordare che mentre per Freud per un sano sviluppo psicosessuale le identificazioni primarie pre-edipiche dovevano lasciare il posto alle identificazioni edipiche, oggi riteniamo che ciò non sia più vero. Mentre pertanto per Freud al termine dello sviluppo evolutivo ci si doveva trovare di fronte a personalità e identità di genere e sessuale profondamente coese, oggi riteniamo che le stesse possano essere fluide, plurali e cangianti.

 

Bibliografia

 Aa.vv. (2004) Il sesso. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Ammaniti, G., Gallese M., (2014). La nascita dell'intersoggettività. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Connell, R. (2006) Questioni di genere, Bologna: Il Mulino

Ferri, G., Cimini G. (2012), Psicopatologia e carattere. Roma: Alpes.

Ferri G., Identità fragili e psicoterapie corporee, in PsicoterapiaAnaliticaReichiana, rivista semestrale online, n° 2/2016.

Freud, S. (1977), Tre saggi sulla vita sessuale e altri scritti. Torino: Bollati Boringhieri.

Dimen, M., Goldner, V., (2006), (a cura di), La decostruzione di genere. Milano: Il Saggiatore, Milano.

Mannella, M., La violenza di genere come conseguenza del binarismo di genere, in PsicoterapiaAnaliticaReichiana, rivista semestrale on line, n°1/ 2014.

Mannella, M., L’uomo senza carattere, in PsicoterapiaAnaliticaReichiana, rivista semestrale online, n° 1/2017.

Shafer, R. (2004), L’evoluzione del mio punto di vista sulle pratiche sessuali non normative, in Il sesso, (aa.vv). Milano: Raffaello Cortina Editore.

Mannella, M., Educare il corpomente, in PsicoterapiaAnaliticaReichiana, rivista semestrale online, n° 1/ 2018.

 

 

 

 

 

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