Numero 1/2019

CLINICA DEL TRAUMA NEI RIFUGIATI

Un manuale tematico

di E. Vercillo, M. Guerra

Mimesis, 2019

 

Cristina Angelini[*]

 

     Questo libro nasce dai contributi di diverse figure che lavorano nell accoglienza di migranti e rifugiati, in Italia e all' estero, provenienti da situazioni potenzialmente estremamente traumatiche sia nei paesi di origine, spesso in guerra o estrema povertà, sia durante il viaggio migratorio,solitamente molto pericoloso.
clinica vercillo clinica trauma rifugiatiCopertina del libro: "Clinica del trauma nei rifugiati"

     È un libro di frontiera, che cerca di capire come approcciare le persone che hanno vissuto esperienze di violenza spesso indicibile, e che hanno anche una provenienza culturale totalmente altra, un sistema di riferimento culturale altro ed un concetto di malattia e di cura che spesso si discosta moltissimo da quello nostro occidentale.

    Si cerca di trattare una serie di temi e problematiche disparati ed eterogenei la cui conoscenza risulta propedeutica e in qualche modo necessaria.

    Per esempio si cerca di definire alcuni problemi connessi con il tema del trauma nella popolazione migrante, che sollevano a volte equivoci, come il nesso causale tra l’evento traumatico, la sua natura e la patologia traumatica; trauma vuol dire ferita, lesione, vulnus. L’evento quindi causa un trauma, non è in sé un trauma; anzi, come vedremo, sarebbe più corretto affermare che può causare un trauma.

    Definiamo trauma la reazione che accade nell’individuo, quando l’evento (o la serie di eventi) supera la capacità di usare normali meccanismi di coping per adattarsi alla situazione, e sopravanza i suoi modi di resilienza, e scompagina il quadro di riferimento individuale del soggetto, fratturando la sua visione di sé e del mondo: senza questa frattura della capacità integrativa non c’è patologia post-traumatica.

     Si entra nel problema diagnostico del Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) semplice e Disturbo post-traumatico complesso distinguendo il concetto
di trauma complesso. Una distinzione che si può, infatti, fare negli eventi traumatici è quella tra traumi di tipo 1 e traumi di tipo 2: il tipo 1 è costituito da un trauma singolo, insorto all’improvviso e inatteso, come disastri naturali, attacchi terroristici, incidenti drammatici.

     Il trauma di tipo 2 invece si riferisce a trauma complesso ripetitivo: abusi continuati, violenza domestica, violenza di gruppo nella comunità, guerra, genocidio. Normalmente comporta un tradimento fondamentale della fiducia all’interno di relazioni primarie, e compromette lo sviluppo bio-psico-sociale ed emozionale.

    Qualunque sia il tipo di evento potenzialmente traumatico, resta il fatto che il trauma è specifico della persona: due persone che vedono o sperimentano lo stesso evento o trauma possono non reagire nella stessa maniera e di fatto è accertato che quello che è traumatico per una persona può non esserlo per un’altra, e le percentuali di patologia traumatica risultante dopo l’esposizione diretta o indiretta a un’esperienza di abuso sono sorprendenti: infatti l’incidenza di patologia post-traumatica che segue a un’esperienza potenzialmente traumatica non supera il 50% in molte rilevazioni.

    Viene sottolineata la necessità di una fase di stabilizzazione all’inizio del lavoro terapeutico, precisando di cosa consiste e quali  sono le componenti fondamentali.

    Fondamentale è il tentativo di definire il complesso e importante campo delle relazioni tra i fattori culturali e la psicopatologia, vale a dire il tema della psichiatria trans-culturale o, come sarebbe meglio denominarla, psichiatria culturale.

    Infine si segnala il problema del trauma vicario, cioè il rischio presente nelle professioni di aiuto, non solo psichiatri e psicologi, dando alcuni accorgimenti necessari per proteggersene.

    Si cerca anche di chiarire il significato di parole diventate di uso comune tra il personale di assistenza dei richiedenti asilo, inclusi gli psicologi che lavorano nei centri d’accoglienza, nati nel contesto di disposizioni legislative e circolari ministeriali, che hanno assunto nel linguaggio corrente degli scambi clinici un valore  confondente per il professionista non informato del linguaggio nella normativa specifica.

 

[*] Psicologa, Psicoterapeuta, Analista S.I.A.R.

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