Numero 2/2023

Aveva paura di uscire da sola

Marina Pompei*

Aver paura di esistere, paura di vivere la nostra energia creativa, la nostra potenza, il nostro diritto ad avere un posto nel mondo: è questa una dimensione esistenziale che si mostra spesso in un modo mascherato, qualche volta in modo patologico. Per riflettere su questo racconterò una storia, la storia vera di una giovane donna che qui chiameremo Mariella.

Quando Mariella arriva nel mio studio ha trentadue anni; suo marito, che l’accompagna, ne ha cinque più di lei. La ragione che la porta da me è quello che lei chiama attacco di panico. Le chiedo di descrivermelo: non può più uscire da casa da sola, non può guidare la macchina, il respiro è spezzato, le mani tremano. Si trova in questa condizione da molti mesi.

Nel suo racconto io vedo, piuttosto, uno stato di grande ansia e tanta paura.

Atttualmente, il bisogno di uscire da questo stato penoso è diventato pressante e ineludibile a causa di un evento molto importante nella sua vita di coppia. Sono sposati da sette anni e desiderano molto un figlio, che non è arrivato. Hanno fatto le analisi e le indagini adeguate per individuarne la causa: lei non ha problemi, lui ha spermatozoi poco vitali. Questo non rende impossibile un concepimento, anche se costituisce un ostacolo. Comunque, per il grande desiderio di avere un figlio, hanno deciso di adottarne uno. A questo punto il problema di Mariella diviene per lei intollerabile e vuole risolverlo, per essere pronta ad accogliere il bambino o la bambina che arriverà in adozione.

Iniziamo, dunque, un percorso insieme. Raccolgo gli elementi di anamnesi necessari per figurarmi la scena nella quale Mariella è venuta al mondo.

I suoi genitori: la mamma casalinga, il papà operaio. Mariella descrive sua madre nervosa, ansiosa (anche lei ha qualche problema respiratorio), e aggressiva. Il padre è allegro, silenzioso, anche lui un po’ aggressivo.

Mariella è la terzogenita. Sua sorella, la maggiore, è nata subito dopo il matrimonio dei genitori, dopo due anni c’è la nascita di un maschio e, sei anni più tardi, quella di Mariella.

La terza gravidanza della madre è stata turbata da vomiti, da mal di testa dovuto alla sinusite, dalla sua ansia e da frequenti liti con il marito. Il parto è stato veloce, l’allattamento al seno è durato sette mesi.

Mariella comincia a camminare normalmente, quando ha un anno, anche se nei primi mesi sembrava avere qualche difficoltà. Sua madre dice che a quattro mesi non riusciva ancora a tenere la testa ben dritta.

Non voleva andare a scuola, aveva paura di essere abbandonata, piangeva e vomitava spesso.

A dodici anni la pubertà ed anche la formazione di cisti alla caviglia destra; per questo ha subìto tre interventi chirurgici: a tredici, quindici e diciotto anni.

A venticinque anni si sposa ed aveva già iniziato a lavorare in una fabbrica della città. Lavora ancora lì.

Sua sorella, invece, è tecnico di radiologia e suo fratello musicista.

Possiamo già porci delle domande che sono anche delle ipotesi.

La gravidanza sembra non essere stata serena, Mariellla sarà stata desiderata come gli altri? Forse no. Ancora: che cosa ci dice l’ordine di genitura? La posizione di terza figlia e seconda femmina non è facile. La prima trova a sua disposizione tutto lo spazio energetico della famiglia, il secondo deve negoziarlo con la prima, ma ha la chance di essere maschio, dunque ha un proprio spazio ben disegnato. Per Mariella non è così, inoltre ha otto anni meno della sorella che sarà sempre la maggiore, il fratello avrà sempre lo spazio specifico del maschio, lei rischia di restare sempre la piccola.

Una volta nata, i genitori l’avranno considerata il sostegno della loro vecchiaia, anche se inconsciamente? Questo accade spesso in situazioni simili. E’ probabile, ed abbiamo un’indicazione in questo senso: Mariella e il marito abitano nella stessa casa dei propri genitori, due appartamenti contigui in una casa in periferia, un po’ isolata.

Possiamo porci anche un’altra domanda: come mai abbiamo la sorella che lavora in radiologia, il fratello musicista e la terzogenita operaia, con un lavoro non qualificato, abbastanza pesante e mal pagato? Che cosa le ha impedito l’evoluzione culturale e sociale che i fratelli hanno avuto?

Nella scena che comincia a definirsi mi colpisce una incongruenza, almeno apparente: Mariella è minuta, quando parla la sua voce quasi non si sente, ha paura, ma… può decidere di intraprendere un percorso per adottare un bambino: una decisione che richiede una buona dose di energia. Ma dove è nascosta questa energia? E perché è nascosta?

Osservo il suo modo di respirare: è quello tipico di una persona ansiosa, una respirazione che si muove velocemente e superficialmente solo nella parte alta del torace. Decido di lavorare sul piano terapeutico e analitico insieme.

Terapeuticamente l’aiuto a cercare una respirazione più ampia: una maggiore inspirazione per avere più ossigeno, più energia; una espirazione più intensa per eliminare più anidride carbonica ed avere più spazio per il nuovo flusso di aria pulita in entrata.

Analiticamente, cerco con lei i suoi punti di forza, io credo che ce ne siano, e questo fa nascere una corrente di fiducia tra noi. Il suo transert e il mio controtransfert sono positivi.

Dopo un mese di lavoro mi dice: «Da ragazza scrivevo poesie, e adesso me ne è ritornata la voglia». Lo considero un segnale della validità del cammino che abbiamo intrapreso. Ma il mio ottimismo molto presto viene gelato. Nella seduta successiva mi dice che il medico di suo marito fa l’ipotesi di un cancro a un testicolo. Sono molto dispiaciuta per la salute del marito ed anche preoccupata per lei. C’è da temere che questa paura, che ha una causa oggettiva, faccia ingigantire il suo stato di allarme.

Decido, comunque, di continuare a scommettere sulle sue possibilità. Le chiedo di farmi leggere le sue poesie. Mi porta quelle scritte quando aveva quindici anni. Sono poesie di un’adolescente vitale ma frenata, imbrigliata.

Penso alle cisti alla caviglia e ai tre interventi chirurgici: la sua caviglia destra è stata il teatro corporeo di una crescita anomala della sua energia, con la punizione che ne è seguita: bisturi e mesi di immobilità.

Il nostro lavoro continua, articolandosi su questi assi: coscienza di sé, respirazione, scrittura e acting di Vegetoterapia analitico-caratteriale1 relativi agli occhi, per poter contattare e gestire, sul piano di realtà del qui ed ora, l’intervento chirurgico e le terapie di suo marito; sul piano analitico, si va realizzando, a poco a poco, l’incontro con la sua energia di adolescente che, in qualche modo, era stata punita e bloccata.

Nei giorni seguenti Mariella affronta bene l’operazione di suo marito (si trattava in effetti di un seminoma tipico). E’ riuscita a contenere l’ansia, a stargli vicina in modo positivo. E’ meravigliata di se stessa. I medici li rassicurano: la probabilità di una guarigione completa è altissima.

Viene regolarmente alle sedute ed esegue anche gli esercizi di autonomia che le prescrivo: respirazione, osservazione di un oggetto e sua descrizione scritta, lettura ad alta voce, piccoli percorsi a piedi da sola.

Durante una seduta emerge un ricordo: «Ero a scuola e avevo circa dodici anni, la mia era una scuola di suore. Come sempre, non avevo voglia di seguire la lezione e copiavo su un foglio un fumetto di Batman. La suora lo scopre e scoppia una tragedia». Per la suora quello non era un super eroe, ma il diavolo in persona, col mantello nero, e aveva anche le corna! Non era un eroe che volava, era il diavolo e in testa non aveva delle antenne, come io credevo, ma le corna! Mi sono sentita schiacciata dalla vergogna».

L’aiuto a vedere il significato simbolico di quel ricordo, così legato all’espansione della sua energia di adolescente brutalmente colpita e colpevolizzata.

Ora può cominciare a prendere coscienza del valore positivo della propria energia.

Qualche tempo dopo arriva al nostro appuntamento con una notizia straordinaria: è incinta. Sì, la sua energia di adolescente è positiva ed è diventata energia di donna e di madre.

I suoi percorsi da sola a piedi sono ancora molto brevi, ma non rinuncia a farli. La notte, nei sogni, comincia a vedersi liberata dalle sue paure, che però da sveglia la limitano ancora molto.

Un giorno mi mette a parte di una sua riflessione: «Mi sembra che ho cominciato a star così male nella mia pelle quando, circa un anno fa, ho deciso di cancellare il ricordo di un piccolo amore di quando ero una ragazzina. Io amo molto mio marito, ma il ricordo di quel primo amore mi ha sempre accompagnato dopo il matrimonio».

Io penso che questa connessione fatta da Mariella sia esatta. Aver rinunciato al movimento vitale di questo pensiero d’amore, anche se solo virtuale, ha fatto scattare la trappola che era già pronta, togliendole il respiro.

E sulla mancanza di respiro ha costruito i sintomi.

Ora può uscire dalla trappola; sarà aiutata anche dal concreto e reale movimento vitale della sua gravidanza, anche se dovrà confrontarsi con la freddezza del marito, con la madre sempre presente che le dice: «Non posso rendermi conto della tua gravidanza; ti ho sempre vista come una bambina».

Ma lei procede bene. Il suo collo, che non era abbastanza tonico nei primi mesi di vita, comincia ad essere più vitale e ad emergere dalle spalle, ad essere più dritto e mobile, il suo campo di vista dunque si allarga. Comincia ad uscire un poco di più da sola, anche se non ha ancora ripreso a guidare la macchina. Decide di non fare l’amniocentesi perché, nel caso di una malformazione del feto, non se la sentirebbe comunque di abortire. Mi dice: «La cosa più preziosa è la vita, il come è arriva dopo». Sì, lei lo sa bene.

Arriva il momento del parto. La piccola si presenta podalica e si rende necessario un cesareo. Nasce una bella e sana bambina e lei l’allatta.

Mi telefona per darmi la bella nortizia e mi dice: «Non ho voluto l’anestesia generale, ho chiesto la peridurale perché volevo vedere e sapere tutto. Non so dove ho trovato il coraggio».


[1] La Vegetoterapia analitico caratteriale è stata ideata da W. Reich, sistematizzata da F. Navarro e completata da G. Ferri nella S.I.A.R.. Si tratta di una metodica che fa riferimento al Sistema Neurovegetativo (da cui deriva il nome), ai sistemi Muscolare e Neuroendocrino e alla pulsazione energetica. Agisce sulla psiche attraverso il corpo.

* Psicoterapeuta, Analista S.I.A.R.

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