Numero 1/2018

DESIDERIO E SCELTA

Un ponte tra psicologia e neuroscienze

Piero Paradisi[*]


 Noi dobbiamo credere nel libero arbitrio, non abbiamo scelta

         (Isaac Bashevis Singer)

 
  I desideri nascono dai bisogni e dirigono l’essere umano ad effettuare delle scelte. Si pensa, solitamente, che il processo di scelta dipenda dalla ragione, dunque dall’Io che, coscientemente, la promuove, dopo aver considerato le varie opzioni e le relative conseguenze. Non sempre tutto ciò risponde al vero.
 
    Freud affermava che le scelte fondamentali dell’uomo appartengono alla sfera inconscia e sono effettuate senza l’approvazione dell’Io. Oggi abbiamo a disposizione numerose prove scientifiche a riprova di questa affermazione.
    Molti neuroscienziati hanno lavorato su queste ipotesi. Possiamo citare i lavori di Basil Neto (1992) e collaboratori, i quali hanno ideato un esperimento consistente nel sottoporre i soggetti esaminati a stimolazioni transcraniche delle aree motorie dei due emisferi cerebrali, in modo casuale, per provocare il movimento di un gruppo muscolare. Al soggetto veniva chiesto di muovere un dito della mano destra o della mano sinistra quando avvertiva il rumore associato alla stimolazione. Orbene, nell’80% dei casi i soggetti muovevano il dito del lato opposto all’emisfero cerebrale stimolato, pur avendo la convinzione di essere stati loro ad effettuare la scelta del movimento.
 
    Altri esperimenti sono stati condotti sui tempi di attivazione del movimento di un arto e, tali ricerche, sembrano confermare quanto segue: il movimento di un arto è preceduto dalla decisione conscia di muoverlo di circa 200 millisecondi; tuttavia l’attività elettrica del cervello inizia ben 400 millisecondi prima della decisione conscia-razionale di muovere quel gruppo di muscoli. Sembrerebbe, in sintesi, che il desiderio di effettuare il movimento nasca nella mente inconscia, prima che il soggetto acquisisca coscienza di voler effettuare quell’azione.
 
    La correttezza di questi e altri studi rivela una conseguenza logica, la cui portata potrebbe rivelarsi sconvolgente: il desiderio dell’uomo non originerebbe nella mente conscia/razionale, ma da centri e processi mentali profondi sui quali il nostro Io non avrebbe il controllo. Addirittura molti lavori sperimentali effettuati dai ricercatori su pazienti con danni neurologici sul corpo calloso (sistema in cui risiedono le fibre nervose che permettono la comunicazione tra i due emisferi cerebrali), indicano che esistono nell’encefalo numerosi Centri di controllo decisionali. Essi riescono a prendere decisioni autonome, allorché il Centro di controllo principale, posto sull’emisfero dominante, non sia più raggiungibile. Vedi i lavori di Banks (1989) sull’arto alieno e di Feniberg (2001) sulla presenza di Io alternativi.
 
    Si è soliti indicare che il Centro Decisionale Principale risieda nell’Area di Broca o del linguaggio, situata nell’emisfero sinistro dominante. Dai lavori di Le Doux-Gazzaniga (2009, 2011) sulla mente integrata e sul cervello emozionale, evinciamo che non sempre il centro decisionale del linguaggio può controllare l’origine dei desideri e delle scelte che ne conseguono, anzi! Se le fibre del corpo calloso vengono interrotte, l’emisfero dominante non riconoscerà le decisioni assunte dall’altro emisfero, ma, in ogni caso, cercherà delle soluzioni per spiegare il perché l’altro emisfero abbia deciso una certa azione o abbia espresso un dato desiderio. Deciderà allora di elaborare una spiegazione in linea con l’azione decisa dall’altro emisfero; in sintesi creerà una storia più o meno coerente.
 
    Possiamo dedurre così che il Centro decisionale consapevole agisce per inferenza, ossia per imitazione o immaginazione dei desideri sorti negli altri centri periferici, osservando, per analogia, il comportamento del Sé isolato o del Sé in relazione con l’Altro e, sintetizzando il tutto, creando da questo materiale un desiderio dal contenuto plausibile. In questo modo ciò che rappresenterà la motivazione desiderante potrebbe essere discosta dalla realtà, come lo sarebbe osservando quella di un altro individuo. Siamo nel campo dei desideri discordanti: fenomeno che possiamo osservare quotidianamente nel corso della nostra esistenza. In realtà la neurobiologia afferma che esiste un flusso continuo di desideri provenienti da moduli funzionali svincolati dal controllo del sistema conscio verbale. Tali desideri inconsci emergerebbero alla coscienza preferenzialmente quando sono fonte di un conflitto, caricati di una densità emotiva molto rilevante. In tal caso si manifesterebbero nella rappresentazione cognitiva.
 
    In altre occasioni potrebbe non attuarsi nessun conflitto, in questo caso tali desideri verranno ammessi alla coscienza con una giustificazione, ossia il centro verbale cercherà o creerà una storia coerente al fine di rappresentarli.
    Con queste premesse possiamo operare una spiegazione neurobiologica alle tesi freudiane sull’inconscio, sull’Io e sul Super Io; dove i moduli funzionali periferici che producono incessantemente contenuti e desideri rappresentano l’Es, tali contenuti possono raggiungere lo stato di coscienza del Centro verbale (Io) ed essere rappresentati con modulazioni più o meno coerenti con noi stessi, con la morale, con le istanze sociali, storiche o religiose (Super Io), dando origine a una storia rappresentativa e più o meno fedele alla realtà.
 
    In psicologia evolutiva si parla di inconscio adattivo riferendosi ai moduli che si attivano producendo processi mentali discosti dalla coscienza. Essi sarebbero fondamentali per dar modo all’individuo di programmare ed elaborare automaticamente un’azione, raggiungere una mèta, o promuovere un’azione difensiva, di ricerca, o anche e soprattutto, di protezione da un pericolo. Tutto ciò in modo efficiente, rapido e inconscio. Sperimentalmente si è accertato che un’azione (muscolare) difensiva, si attiva qualche decina di millesimi di secondi prima che la coscienza ne prenda atto. Se riteniamo plausibile la teoria dei tre cervelli di Mc Lean (1973), potremmo affermare che buona parte dei processi mentali si producono automaticamente nel cervello rettiliano il quale presiede i sistemi di controllo principali dell’omeostasi corporea e della relazione dell’organismo vivente con l’ambiente circostante.
     Altri processi sorgono nel cosiddetto cervello limbico (la cui localizzazione anatomica è messa in forse da molti Autori), in cui sarebbero elaborate le emozioni. Di questa pletora di processi mentali solo una minima parte raggiungerà il livello di coscienza nella neo-cortex, dove verranno elaborati, nominati, e infine giustificati o resi incompatibili.
 
Gli amanti di Magritte"Gli amanti" di Magritte
     Come ricordato prima, l’elaborazione del desiderio inconscio da parte del Centro cosciente non rappresenta la realtà in quanto tale, ma trattasi spesso di una mediazione o di un compromesso tra il supposto bisogno provocato dai moduli funzionali inferiori e l’esperienza soggettiva o mnemonica del soggetto, il quale si pone in relazione con il mondo o con l’Altro da Sé. Gazzaniga (2011) afferma che il Centro cosciente potrebbe definirsi un interprete, ossia un elaboratore di percorsi narrativi che riguardano le azioni, le emozioni, i pensieri e anche i sogni.
 
Esso agirebbe come collante della nostra vita psichica, producendo legittimazioni o divieti, dando la percezione di noi stessi come esseri razionali. Esso prospetterebbe anche l’illusione ideale di essere ciò che non siamo e costruirebbe la storia della nostra esistenza e la giustificazione del nostro passato consapevole.
 
     Dai lavori di Zajonc e collaboratori (2000) emerge che le preferenze che nutriamo verso persone o cose emergono dall’inconscio, dal non razionale. Ne consegue che anche i desideri che si formano in base alle nostre preferenze sono anch’essi del tutto non razionali e, dunque, le scelte di cose, persone e le azioni promosse in relazione ai desideri che li sostengono, possono essere anch’esse non razionali.
     In sostanza il nostro Io farebbe sua l’idea che le nostre scelte siano perfettamente consce e guidate dalla razionalità forse per due motivi principali:
  1. L’essere umano riterrebbe intollerabile l’idea che i suoi desideri e le sue scelte non siano governati in modo del tutto libero da sé stesso.
  2. Sarebbe inaccettabile per l’uomo scoprire che il flusso dei suoi desideri e delle scelte che egli compie sia un’illusione o, meglio, un “… mero riflesso di processi cerebrali profondi di cui non siamo consapevoli e su cui non abbiamo nessun controllo. Tali scelte, temiamo, sarebbero prive di significato”. (Irvine 2006, da pag. 92).
     Il processo decisionale emergerebbe dall’inconscio e si presenterebbe alla coscienza razionale che, a questo punto, produrrebbe una giustificazione plausibile e coerente. Essa allora si approprierebbe della decisione di scelta, già compiuta dai moduli funzionali automatici e farebbe proprio l’intero processo, dall’origine del desiderio alla scelta che ne consegue.
    Queste affermazioni sono corroborate dagli studi di Damasio (1995) sui pazienti con danni cerebrali gravi, in cui c’è la compromissione del sistema che governa le emozioni ma con l’integrità delle strutture nervose che presiedono la capacità di ragionare. Si tratta di pazienti in grado di condurre in modo normale e coerente un ragionamento, ma in cui vengono meno le emozioni e le loro espressioni. Questi individui non sono in grado, in nessun modo, di effettuare una scelta in modo autonomo; essi potranno effettuarla soltanto quando la scelta verrà indicata o fatta da altri, allora essi l’approveranno senza esitazioni.
 
   In sostanza accadrebbe che emozioni e sentimenti indicherebbero una direzione di scelta alla coscienza, assistendo l’Io nel processo decisionale e controllando che le scelte effettuabili siano favorevoli, eliminando alla radice quelle sfavorevoli o che potrebbero provocare conseguenze dannose. Questa complessità si riflette anche nel processo mnemonico.
 
    Per molto tempo psicologi, psicoterapeuti e neurobiologi hanno manifestato la ferma convinzione che i ricordi fossero elementi stabili, incasellati e ordinati nella nostra mente, i quali possono essere richiamati o rimossi a nostro piacimento. Le cose, tuttavia, non stanno proprio in questi termini. Prima di tutto non esistono aree cerebrali definite in cui si immagazzinano ricordi specifici. Esistono però reti neuronali che si attivano in aree specifiche come l’ippocampo o l’amigdala, ma la specificità dei ricordi risiederebbe nelle reti neuronali. Si parla quindi di specificità di reti neuronali e non di aree cerebrali, nella definizione dei ricordi.
 
    Daniel Schacter (1998) propone il modello CMF (Construction Memory Framework), ossia di costruzione e interpretazione della memoria. In questo modello, quando si richiama alla coscienza un ricordo, si attivano diverse proprietà relative al ricordo come il tempo, lo spazio e l’emozione che il processo mnemonico sottende. Se uno di questi elementi verrà meno, lo sviluppo del processo ne risulterà falsato e il ricordo sarà irrimediabilmente distorto.
 
    La memoria è, in larga parte, una funzione automatica che risponde a numerose variabili messe in gioco nel momento della costruzione del ricordo e nel momento del suo richiamo alla coscienza. Molti ricordi che ci sembrano intoccabili e incrollabili, in realtà sono, per la maggior parte dei loro contenuti, dei falsi. Il nostro Io, come per i desideri, opera la costruzione di una storia che risulta coerente nel compromesso tra verità storica e fantasia, giudizi e pregiudizi, spazialità e temporalità.
 
     Il falso ricordo può prodursi sia nella fase di costruzione che nel suo richiamo alla coscienza. L’evidenza neuro-bio-elettrica di questa affermazione sta nella constatazione che quando richiamiamo alla coscienza un ricordo, ambedue gli emisferi cerebrali si attivano, ma quando l’individuo produce un falso ricordo, risulterà maggiormente attivato l’emisfero sinistro, sede del così detto interprete di Gazzaniga (1999). Da tutte queste argomentazioni si può arguire di come il mondo delle emozioni governi e regoli i desideri e i processi di scelta. Se desiderio e scelta sono in parte svincolati dai meccanismi cognitivi coscienti, essi rappresenterebbero per questo motivo delle entità fondamentali ed efficienti per la conservazione della specie.
 
     La biologia dominerebbe i processi cognitivi, i quali sarebbero solo uno dei tanti aspetti del processo decisionale. È la parte oscura della mente quella che indica la direzione e l’entità delle scelte che l’Io compie e che giudica, erroneamente, come un proprio ed esclusivo prodotto.
     La mente emotiva è il propulsore dell’attività cerebrale che presiede gli stati di attivazione del cervello e le risposte corporee conseguenti. Solo una minima parte di esse raggiungono la coscienza e vengono espresse come sentimenti. In questo senso ritengo interessante il contributo di Le Doux (2004) sull’evoluzione del cervello umano, osservando quello che sta succedendo nei primati e nell’uomo stesso.
 
     Se consideriamo le connessioni tra amigdala e corteccia vediamo che allo stato attuale: (… in tutti i mammiferi i circuiti che vanno dall’amigdala alla corteccia prevalgono su quelli che vanno in senso opposto. Mentre i pensieri attivano facilmente le emozioni – attraverso l’amigdala- non siamo altrettanto bravi a placarle – a spegnere l’amigdala- e serve a ben poco ripetersi di smettere di essere ansiosi o depressi. Intanto però, è evidente che le connessioni tra la corteccia e l’amigdala sono molto più consistenti nei primati che negli altri animali. Potrebbe quindi darsi che mentre tali connessioni continuano a espandersi, la corteccia prenda a poco a poco il controllo dell’amigdala e che gli esseri umani di domani diventino capaci di controllare meglio le proprie emozioni… (Le Doux, 2004, pag. 313).
 
     Non so se tutto questo sia auspicabile, tuttavia, conforta l’ipotesi, avvalorata dalle esperienze cliniche, in base alla quale la psicoterapia possa promuovere la formazione e la stabilizzazione di nuove reti neuronali tra i centri cognitivi del neopallium e le strutture limbiche che presiedono le emozioni.
Il conflitto tra intelletto ed emozione potrebbe tramutarsi in un’integrazione tra ragione e sentimento, in un circuito virtuoso in cui si esprimerebbe l’essenza dell’umanità.
 
     Le neuroscienze hanno fornito dati incontrovertibili sull’origine del desiderio e sulle scelte compiute dall’Io cosciente. Esse si pongono in un’ottica deterministica e riduzionistica sul processo desiderante, il quale avrebbe luogo nel contesto di moduli automatici svincolati dalla volontà.
     Tali speculazioni suscitano un dibattito ampio e acceso sul libero arbitrio, che implica aspetti complessi di natura filosofica, giuridica e delle neuro scienze. Si pongono molte tesi che danno origine ai seguenti conflitti: esiste il libero arbitrio? La mente è governata dal cervello? Cervello e mente sono entità separate o un unicum (la così detta mente incarnata)? L’uomo è una marionetta in balia di processi automatici che rispondono solo alla logica deterministica di autoconservazione evolutiva? Oppure rappresenta, nel contesto naturale, l’unico essere capace di autodeterminarsi, libero di effettuare le proprie scelte? Le scelte effettuate sono definite dal contesto in cui vive e dalla sua storia?
 
     La diatriba tra determinismo e indeterminismo è fonte di discussione aperta nell’ambito del consesso filosofico/scientifico attuale. L’articolo si propone di creare un innesco all’apertura di un dibattito, spero fecondo, soprattutto in chiave analitica/psicoterapeutica, sul desiderio, sulle scelte e sulla libertà dell’essere umano.

 

Bibliografia

Banks, G. et al. (1989), The Alien Hand Syndrome Clinical and Postmortem findings, in “Archives of Neurology”.

Basil Neto, J. P. et al. (1992), Focal Transcranial Magnetic Stimulation and Response Bias in a Forced – Choice Task, in “Journal of neurology, Neurosurgery and Psichiatry, 55.

Damasio, A. R. (1995). L’Errore di Cartesio. Emozioni, ragione e cervello umano. Milano: Adelphi.

Feniberg, T.E., Altered Egos (2001), How The Brain Creates The Self. Oxford University Press, New York.

Gazzaniga, M. S. (2011), L’Interprete, come il cervello decodifica il mondo. Roma: Di Renzo Ed.

Gazzaniga, M. S. (1999), La mente inventata. Le basi biologiche dell’identità e della coscienza. Milano: Guerini e Associati Ed.

Irvine, W. B. (2006), Del desiderio. Roma: Donzelli Ed.

LeDoux, J. (2004), Il Cervello emotivo. Alle origini delle emozioni. Milano: Baldini Castoldi Dalai Ed.

Maclean, P. (1973), Evoluzione del cervello e comportamento umano, Torino: Einaudi.

Shacter, D et al. (Febbraio 1998), The Cognitive Neuroscience of Constructive Memory. Annual Review of Psycology. Vol 49:289-318.

Zajonc, R.B. (2000), Feeling and Thinking: Closing the Debate over the Independence of Affect, in “Feeling and Thinking: The Role of Affect in Social Cognition”. Cambridge Un. Press, NY.

 

 

[*] Medico, Psicoterapeuta, Analista S.I.A.R.

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