DIBATTITO  PORGES - FERRI

Dal 17° Congresso EABP, 2021

 

DEBATE PORGES - FERRI

From 17° Congress EAPB, 2021

DOI:  10.57613/SIAR16

 

Stephen Porges[*]

Genovino Ferri**

 

 

Abstract

     Il Congresso EABP, tenutosi online nel settembre 2021, si è concluso con un dibattito tra due importanti leader teorici della nostra comunità di Psicoterapia Corporea e Psicologia Somatica.

     Stephen Porges, creatore della Teoria Polivagale, e Genovino Ferri, presidente dell'Associazione Italiana di Psicoterapia Corporea, hanno discusso di principi fondamentali come il nostro mandato evolutivo ed imperativo biologico come specie e la neurocezione, creando un glossario per il linguaggio del corpo per permetterci di capire e di vedere l'intelligenza interna dei sentimenti.

Parole chiave

     Intelligenza - neurocezione – ontogenesi - psicoterapia corporea – psicofarmacoterapia.

 

Abstract

     The EABP conference, which was held online in September, 2021, concluded with a debate between two leading theorists in our Body Psychotherapy and Somatic Psychology community.

     Stephen Porges, the author of Polyvagal Theory, and Genovino Ferri, the president of the Italian Association of Body Psychotherapy, discussed, as well as neuroception, fundamental principles including our evolutionary mandate and biological imperatives as a species, creating a glossary for the language of the body and allowing us to perceive and understand the inherent intelligence underpinning feelings and sentiments.

Keywords

     Intelligence – neuroception – ontogenesis - body psychotherapy – psypharmacotherapy.

 

Progetto senza titolo 2G. Ferri - S. Porges

 

Porges

     Non sono un terapeuta e non sono un clinico, ma sono stato un ricercatore che ha avuto una visione che ha sessant’anni. Quella visione consiste nell’esplorare ciò che possiamo misurare dei sentimenti delle persone, senza che loro se ne rendano conto. La mia ricerca ha utilizzato la psicofisiologia per monitorare le funzioni del sistema nervoso autonomo. Mentre la teoria si evolveva, ho cominciato a capire che noi trasmettiamo i nostri stati fisiologici attraverso la nostra espressività facciale, la nostra intonazione vocale, la tensione muscolare, la postura e tutti quei canali che gli psicoterapeuti corporei sentono e conoscono. La domanda è: possiamo dare un nome a tutto questo?

     Che linguaggio usa il corpo? Quale che sia il linguaggio abbiamo la neurocezione, che ci dice che cosa sta succedendo e allora dobbiamo sintonizzarci meglio con le nostre reazioni neurocettive, rispettare di più i nostri sentimenti e il modo in cui gli stimoli degli altri attivano quei sentimenti in noi. E questo è terapeutico.

 

Ferri

     Mi incuriosiva molto il concetto di neurocezione e stamattina ho avuto l’idea di allinearlo con l’intelligenza, l’intelligenza della vita. Il nostro imperativo biologico è di connetterci con gli altri, non di combatterli, non di dominarli e non di isolarci da loro.

     L’intelligenza è una qualità eccezionale dei sistemi viventi complessi e aperti, quali sono gli organismi viventi. Possiamo iniziare con l’intero pianeta, quale organismo intelligente e scendere fino al paramecio, la cui membrana seleziona gli elementi nello stesso modo in cui noi umani li selezioniamo attraverso la nostra soggettività. Mi piace mettere la neurocezione accanto all’intelligenza.

 

Porges

     È una questione molto importante. Connetterci, in modo da co-regolarci reciprocamente l’uno con l’altro e beneficiare dei sentimenti di sicurezza, perché quando ci sentiamo al sicuro, il nostro sistema nervoso viene ottimizzato per la salute, la crescita e il recupero. Quando ci sentiamo minacciati, modifichiamo quei circuiti neurali di feedback e diventiamo difensivi. Cominciamo ad escludere le persone dal nostro ambiente.

     Quindi, il nostro mandato evolutivo è di connetterci. Questa è l’intelligenza biologica incorporata che stiamo cercando. Ma abbiamo enormi problemi per il fatto che il mondo non vede o non capisce questo mandato biologico. Il mondo sostanzialmente dice che devi preoccuparti di te stesso, che non devi sentire il tuo corpo. Ci dice di disattivare i nostri circuiti di risposta. Ci rende protettivi, mette involucri sul nostro corpo e involucri sul nostro ambiente sociale, impedendo alla nostra essenza di essere espressa.

     Invece siamo al sicuro nel relazionarci con gli altri. Impegnarsi con gli altri, prendersene cura, co-regolarsi con gli altri è una conseguenza del sentirsi al sicuro. Ora il conflitto all’interno della nostra società – e tornerò indietro a ciò che disse Cartesio: “Penso, quindi sono”. Noi tutti siamo il prodotto di questa prospettiva filosofica, ed è una prospettiva che ci vede come un prodotto. Non guarda al processo interiore.

     La comunanza tra i sistemi neurofisiologici e psicoanalitici è che entrambi si occupano di un organismo e di come quell’organismo reagisce al mondo. Ora, la prospettiva cartesiana che condusse ad una visione del mondo empirista dice che non importa cosa sta succedendo all’interno, il sistema apprenderà. E apprende, ma apprende spegnendo i suoi circuiti di risposta e quando quei circuiti di risposta sono spenti esitano in malattie somatiche e comorbilità.

     Quindi, mi piacerebbe giocare con un concetto o una sfida a Gino. E se Cartesio fosse stato tradotto male? E se Cartesio avesse detto non “Je pense donc je suis” - “Penso quindi sono” ma avesse detto “Je me sens, donc je suis” – “Io mi sento, quindi sono” – usando la forma riflessiva del verbo sentire. In inglese, non facciamo differenza tra sentire un oggetto o i nostri sentimenti interni. Ecco perché, specialmente nella cultura inglese e statunitense, vediamo uno spegnimento dei nostri sentimenti corporei interni. La parola non è usata frequentemente; non parliamo di rispettare i sentimenti interni.

 

Ferri

     Ho sempre creduto che la testa e il cuore dovessero dialogare. Credo che “Sento, quindi sono” sia la base dell’evoluzione. “Penso, quindi sono” implica una dissociazione tra il cuore e la testa e ciò comporta il rischio di un’accelerazione del tempo, di una dissociazione dal corpo, oltre ad una dissociazione del corpo sociale dal corpo del pianeta.

     Ci dissociamo anche entrando nel tempo esterno e perdendo quello interno. Ecco perché credo che dovremmo correggere l’errore di Cartesio con l’introduzione dei sentimenti. Perché la capacità di sentire appartiene ai circuiti limbici, ai circuiti ventro-vagali e al giro cingolato anteriore, all’area toracica e al cuore. Credo che questo legame tra sentimento e pensiero sia la base della nuova intelligenza di cui abbiamo bisogno. I differenti tipi di intelligenza si sono stratificati per milioni di anni e mettere in connessione questi strati ci offrirebbe l’opportunità di abbracciare il futuro.

 

Porges

     Io, naturalmente, sono totalmente d’accordo. Specificherei, che per creare un grado di legittimità e validità all’interno delle comunità accademiche e scientifiche, i sentimenti non sono mai assurti molto in alto, ma gli stati fisiologici lo hanno fatto. Questa è la ragione per cui il lavoro della mia vita si è sempre focalizzato sulla misurazione degli stati fisiologici, per non cadere nella trappola di sentirmi dire che ciò che stavo facendo fosse irrilevante.

 

Ferri

     Se possiamo quantificare gli stati fisiologici e semplicemente dire che la nostra narrazione, che i nostri sistemi top-down creano storie per descrivere quei sentimenti, allora stiamo cominciando a capire il mondo.

 

Porges

     Quando una persona è in una condizione difensiva, c’è un’auto-protezione del lato ventrale. È un modello interessante e se guardate le varie terapie somatiche che utilizzano il lavoro corporeo pratico, riguardano l’apertura del lato ventrale. Se solo prendiamo le nostre mani e le apriamo verso l’esterno, diventiamo accessibili agli altri. Se siamo strettamente avviluppati e raggomitolati verso l’interno, il segnale per gli altri è che non siamo accessibili. Quindi, la nostra neurocezione degli altri rileva l'intenzione, e dobbiamo considerare e rispettare la nostra neurocezione per creare un glossario del linguaggio del corpo in modo da poter capire e vedere l'intelligenza interna di quei sentimenti nel proteggere il corpo, piuttosto che criticare e far vergognare la persona per il suo essere sulla difensiva. Dobbiamo capire che il corpo interpreta la situazione come minacciosa.

 

Ferri

     Sono d’accordo. Potrei anche dire che è importante interrogarci sull’intelligenza del sintomo. Leggere l’economia di una persona prova a mantenerla libera dalla colpa, dalla critica e dal giudizio. Persino comprendere l’economia di una singola condizione psicotica, anche la più severa, è fondamentale poiché ci permette di vedere che quell’economia è la più appropriata per quella persona in quel momento. Ciò ci consente di introdurre una relazione nuova e di aprirci, come dici tu.

 

Porges

     Cambierò una parola. Piuttosto che dire economia, dirò il significato adattivo. Il significato adattivo va sempre esplorato in relazione alla sopravvivenza.

 

Ferri

     La mia formulazione per significato adattivo è economia energetica – che è l’energia che una persona usa per adattarsi. È fantastico che abbiamo trovato una traduzione appropriata.

 

Porges

     Fondamentalmente stiamo dicendo che il comportamento di una persona o i sentimenti di una persona hanno un obiettivo. Sia che usiamo le parole economia energetica o significato adattivo, stiamo cercando di sopravvivere. A volte la sopravvivenza ha un’economia metabolica che consiste nel collassare. Qualche volta ha un costo metabolico, come combattere o fuggire. Ma lo scopo è la sopravvivenza. A quel livello, e qui è dove entriamo in alcune delle tue riflessioni, si entra in un tempo evolutivo. Il punto è che possiamo permetterci di essere un organismo di co-regolazione efficiente, compassionevole e benevolo soltanto se i segnali di sicurezza sono sufficienti a spostare la nostra fisiologia dalle reazioni di minaccia. Abbiamo questa vera intelligenza biologica di interpretare i segnali di sicurezza.

     Se le persone hanno una storia traumatica, l’economia, per usare le tue parole, è, a un livello biologico, di non fidarsi dei segnali di sicurezza perché sei stato ferito e sarai ferito di nuovo. La terapia consiste nel convincere il corpo che è sufficientemente al sicuro da diventare nuovamente accessibile.

 

Ferri

     Se per voi va bene, presenterei il primo dei miei tre concetti sul tempo evolutivo filogenetico ed ontogenetico. C’è una notevole differenza tra i nostri antenati – rettili, mammiferi e noi umani che io chiamo mammiferi ottici. La posizione eretta, ha cambiato il neopallium e la percezione tridimensionale. I mammiferi si prendono cura della prole, la svezzano e hanno relazioni affettive. I mammiferi sviluppano diadi madre-figlio osservabili. I rettili invece sono animali solitari. Nel corso della filogenesi, 70 milioni di anni fa, ciò ha fatto sì che i mammiferi sviluppassero il circuito ventro-vagale che attiva comportamenti come l’intimità, l’attaccamento e la cooperazione. In questa transizione dal cervello rettiliano al limbico emerge il valore dei sentimenti e del provare emozioni. Secondo la prospettiva degli stadi filogenetici, che descrive i gradini evolutivi in termini di progresso nei livelli gerarchici del tempo, questo indica una più elevata stratificazione evolutiva.

     Questo mi porta a dire che vediamo questa evoluzione non soltanto nei tre cervelli e nel circuito ventro-vagale, ma nel locus coeruleus, che è il luogo dell’allarme panico, nell’amigdala, nel giro cingolato, nei neuromediatori, nella corteccia orbito-frontale e nella corteccia prefrontale – che insieme (le ultime due) ci dicono dell’enorme salto avvenuto circa due milioni di anni fa, quando la posizione eretta e il divenire bipedi condusse ad una nuova massiccia organizzazione metabolica.

     Questo è fondamentale per la psicoterapia corporea poiché ci sono delle interfacce periferiche che corrispondono a queste posizioni centrali. Cosa sono queste interfacce periferiche? Sono le parti del nostro corpo che ricevono le impressioni iniziali dalla relazione con il caregiver nel corso delle fasi di sviluppo.

     Il neonato si relaziona con il mondo attraverso la suzione, la deglutizione, la vocalizzazione e le coordina con il respiro, che è totalmente ventro-vagale. I neonati svolgono questo meraviglioso esercizio neurale mentre si allattano al seno della madre.

     Dopo questa lunga introduzione, posso ora porre la domanda: quanto è importante la storia ontogenetica dell’individuo nel fornirci indicazioni sulla co-regolazione emotiva? Perché, sulla base della storia originaria, il circuito ventro-vagale, che inizia a funzionare verso la fine della gravidanza e nei primi anni di vita, riceve diversi tipi di segni incisi – esclusione, inclusione, accettazione, minaccia percepita, sostegno, distruzione, sicurezza, o instabilità. Avere un’attenta conoscenza della storia ontogenetica di una persona ci aiuterebbe a co-regolarci meglio con lei all’interno della relazione terapeutica?

 

Porges

     Decostruiamo quello che hai detto. Ciò che stai dicendo è che la storia dello sviluppo maturazionale di un individuo è importante nell’interpretazione delle fasi evolutive che noi riteniamo tutti i mammiferi, e in particolare gli umani, attraversino. La letteratura mostra una convergenza tra sviluppo maturazionale, ontogenetico, e filogenetico. La domanda è sulle interruzioni. Questo è insito nella tua domanda. Se c’è un’interruzione nello schema maturazionale come la affrontiamo? Si tratta di un danno recuperabile? e quali sono le sue conseguenze?

     Dobbiamo iniziare tornando a circa 26 settimane di età gestazionale, cioè quando il sistema nervoso autonomo comincia ad assumere le sue caratteristiche. Ed è intorno a 30-32 settimane che il vago ventrale comincia ad attivarsi. Ora, l’importanza del circuito ventro-vagale nella Teoria Polivagale è su più livelli. Uno: è il circuito neurale del corpo che disattiva le reazioni di minaccia. Se riusciamo a disattivare le reazioni di minaccia, possiamo connetterci l’uno con l’altro. Possiamo stare in prossimità, creare i vari legami di cura e le relazioni sociali, la cooperazione comunitaria, la collaborazione.

     La connessione richiede il vago ventrale, come dice il mio amico Gabor Maté: umanità è davvero socialità. La socialità è la nostra eredità evolutiva. Senza di essa non abbiamo umanità. Siamo una specie sociale e se blocchiamo questo abbiamo problemi. Ma, se blocchiamo la transizione ontogenetica, che è dove sei diretto, cosa accade alla socialità? Viene interrotta. Ora, la Teoria Polivagale ha una prospettiva straordinariamente ottimistica. Voglio condividerla con voi. Non dà per scontato che ci sia un danno strutturale. Piuttosto sottolinea che si tratti di cambiamenti funzionali all’adattamento, il che significa che il circuito è lì.

     Guardare i neonati pretermine - mettendo per un momento da parte la mia compassione– è una meravigliosa opportunità di ricerca. Vediamo i sistemi che si stanno attivando e vediamo anche le conseguenze sui sistemi che sono stati sfidati troppo presto. I bambini prematuri spesso si sviluppano molto bene a livello cognitivo, ma spesso hanno problemi sociali ed emozionali. Questo è stato un grave malinteso all’interno della comunità medica che ha pensato che il segno di un buon esito fosse la misurazione del Q.I.. Andava bene la funzione cognitiva? Così non guardavano se i bambini prematuri potessero o meno connettersi e co-regolarsi.

     Ora, torniamo a ciò che succede davvero. Quando i bambini nascono troppo presto, il vago ventrale non è completamente sviluppato, quindi non sono in grado di disattivare le reazioni di minaccia. Inoltre, parte del circuito ventro-vagale è la coordinazione dei muscoli striati della faccia e della testa, fondamentalmente succhiare, deglutire, e respirare – o nel mondo che mi piacerebbe condividere con Gino – ingerire. Usciamo, mangiamo e beviamo insieme e ci divertiamo. Usiamo l'ingestione come un ponte per la socialità. Non usiamo la digestione come ponte. La digestione è personale, è privata ed è sotto il diaframma. Non è regolata dal vago ventrale.

     Il neonato si relaziona con il mondo attraverso la suzione, la deglutizione, la vocalizzazione  e le coordina con il respiro, che è totalmente ventro-vagale. I neonati svolgono questo meraviglioso esercizio neurale mentre si allattano al seno della madre. E cosa sappiamo dei bambini prematuri? Uno dei problemi principali è che la suzione, la deglutizione e la respirazione sono compromesse. Quel circuito non si è sviluppato abbastanza e quel circuito è collegato alla regolazione ventro-vagale del cuore. Disattiva le nostre reazioni di minaccia mentre ingeriamo. Le nostre culture non lo hanno mai dimenticato. Celebriamo le opportunità di ingerire con gli altri perché questo è letteralmente un segnale per il nostro sistema nervoso dell’essere sociale. Quindi, per guarire le interruzioni ontogenetiche, dobbiamo fornire esercizi neurali che riportino questo circuito in funzione.

     Molto del mio lavoro ha riguardato questo, in particolare con popolazioni con caratteristiche di autismo, caratteristiche disfunzionali degli stati comportamentali. L’intervento che ho sviluppato, il Safe and Sound Protocol, è stato, in un certo senso, un intervento furtivo. Utilizza i suoni modulati per i quali il nostro sistema nervoso è programmato a rispondere, come l’intonazione di una ninna nanna materna. Quando sentiamo certe intonazioni prosodiche, i nostri corpi diventano accessibili – ci rilassiamo. Lo vediamo con i neonati. Nella nostra attuale ricerca, abbiamo osservato l’intonazione della voce di una madre seguendo un esperimento di still face, nel quale la madre immobilizza il volto e dopo si riconnette. Se la sua voce era più prosodica, il battito cardiaco del bambino si abbassava. Se la sua voce aveva una prosodia limitata, il battito cardiaco aumentava dimostrando che la neurocezione del bambino era abbastanza astuta da rilevare le sottili variazioni di intonazione. Ciò vuol dire che i segnali dell'altro sono abbastanza efficaci da attivare la nostra fisiologia, da sentirsi al sicuro con un desiderio di connessione. Un’ultima osservazione è che ciò ci permette di accedere al linguaggio della neurofisiologia per spiegare alcuni costrutti psicoanalitici.

 

Ferri

     Sono d’accordo, certamente. Ho scritto dei primi 500 giorni della relazione primaria[1] e sono stato molto affascinato dai temi che riguardano la deglutizione. Si dovrebbe sviluppare circa alla tredicesima settimana di gestazione. Noi sappiamo che nella vita intrauterina, intorno al quinto mese di gravidanza, osserviamo reazioni differenti nella deglutizione di sostanze dolci o amare. La quantità delle deglutizioni aumenta con le sostanze dolci nel liquido amniotico e si riduce con quelle amare. Osserviamo qualcosa come un sapore mirror, che precede lo sguardo mirror, che è descritto dopo la nascita.

     Come se il corpo sapesse, conoscesse la connessione con la madre. Questo è veramente stimolante perché stiamo parlando di un tempo precedente la mielinizzazione.

 

Porges

     La parte interessante di ciò che stai evidenziando è il principio ontogenetico che i sistemi sensori si sviluppano prima di quelli motori. Questo è cruciale perché in realtà accade molto prima di una spiegazione top-down e che si verifichi un comportamento. I sistemi sensori innescano gruppi di sentimenti che sono codificati a un qualche livello nel sistema nervoso.

 

Ferri

     Qualcos’altro di molto interessante rispetto a quello che stai dicendo è legato al controtransfert. Quando proviamo tenerezza, o proviamo un bisogno di includere l’altro, cosa succede nel nostro corpo? Ancora, cosa accade nel tempo degli altri? È come se il loro tempo disconnesso cominciasse di nuovo. Che ne pensi?

 

Porges

     Ho iniziato a pensarci stamattina. Trovo questo tema straordinariamente interessante perché durante tutta la mia vita ho interagito con molte persone e molti terapeuti e molti avevano avuto quelle che oggi consideriamo relazioni inappropriate. Ma la loro narrazione, i loro sentimenti, il modo di giustificare i loro comportamenti avevano un grado di sincerità. In un certo senso erano onesti con il loro corpo.

Ciò che la Teoria Polivagale comincia a spiegare è che se tu sei un terapeuta efficace e stai consentendo al tuo cliente di attivare il suo sistema di ingaggio sociale ed egli  lo sta realmente usando, il tuo corpo reagirà naturalmente a questo. Il problema è che siamo umani. Non solo terapeuti, non solo accademici, non solo scienziati, non solo genitori e non solo coniugi. Siamo umani, il che vuol dire che siamo sensibili ad un certo tipo di segnali. Quando impareremo la grammatica del corpo, capiremo che il transfert e il controtransfert sono davvero esempi della neurocezione di un sistema di ingaggio sociale.

 

Ferri

     Mi piace questa risposta. Il controtransfert è il sistema vivente complesso della relazione che è costruita con cura e reciprocamente da due persone. Questo è il primo principio attivo dell’impegno terapeutico. Crea il campo, il contenente entro il quale possiamo introdurre le attivazioni fisiche di qualunque approccio terapeutico. Trovo questo molto importante. Le parole modificano le sinapsi, ma il modo in cui queste parole sono dette modifica le sinapsi ancora di più.

 

Porges

     Per tradurre, nella mia terminologia, creiamo una narrazione top-down per dare un senso all’esperienza. Creiamo significato dai sentimenti, e quel significato è letteralmente inciso. Se chiediamo ai terapeuti che lavorano con temi di ansia che cosa è l’ansia, diranno che non è soltanto un disturbo psichiatrico psicologico, è uno stato fisiologico, bloccato, di minaccia. Le persone riversano la loro ansietà su eventi esterni per creare una narrazione. I terapeuti che conosco, che lavorano con l’ansia, cominciano a calmare i corpi dei loro clienti con la visualizzazione di momenti speciali nelle loro vite nei quali si sono sentiti al sicuro, amati e accolti. Cominciano a usare le visualizzazioni top-down come contenitore per le difese bottom-up. È una comunicazione bi-direzionale.

     Voglio aggiungere un paio di altri commenti che ho tralasciato all’inizio. Nel 1949, Walter Hess, uno psicologo e fisiologo svizzero, vinse il premio Nobel per il suo lavoro sulla regolazione cerebrale del sistema nervoso autonomo. Questo è qualcosa che pochissime persone addestrate in medicina hanno mai sentito, perché sono state addestrate a concentrarsi sul cervello e non sul corpo. Penso che Gino probabilmente sarebbe d’accordo con me sul fatto che la psichiatria dovrebbe essere una sotto-disciplina della medicina interna; la connessione e l’immagine mentale sono infatti portali che possono influenzare la regolazione corporea in un modo simile a quello con cui il corpo può influenzare il cervello, che può essere straordinariamente distruttivo.

 

Ferri

     Credo che la psicopatologia sia incarnazione, che la psicopatologia sia nel corpo. La manifestazione dei sintomi a livello di soggettività è un effetto, un epifenomeno, ma il problema principale è nel corpo. Ecco perché la psicopatologia dovrebbe tenere conto del corpo e la psicoterapia dovrebbe tenere conto del corpo.

 

Porges

     Preciserei. Non credo che risieda nel corpo. Penso che risieda nella regolazione del tronco encefalico del corpo. C’è una comunicazione a livello del tronco encefalico che interessa i portali o agisce per raggiungere le aree corticali superiori. Vedo l’area del tronco encefalico come recettore dei feedback di tutti i nostri organi e la neuroregolazione necessaria per ottimizzare la salute. Quando questo viene disturbato, crea una piattaforma neurale per l’emersione di disturbi psichiatrici. Potete avere una varietà di diagnosi psichiatriche, ma tutte possono avere una piattaforma neurofisiologica comune del tronco encefalico.

 

Ferri

     Lasciami chiarire. Quando affermo che la psicopatologia è nel corpo, non sostengo che non sia nel tronco encefalico o nei gangli della base del corpo striato. Dico che, secondo una prospettiva analitica tridimensionale, la psicosi è nella relazione oggettuale primaria, nel tempo intrauterino quando avevamo ancora un cordone ombelicale, e il cordone era il canale principale attraverso il quale ci connettevamo con l’altro. In questa vulnerabilità, l’eventuale crollo psicotico avviene perifericamente. Questa è una proiezione del tronco encefalico e dei gangli della base. Per esempio, l’Aloperidolo è un neurolettico che funziona precisamente lì – crea uno scudo nel tronco encefalico, e crea uno scudo a livello del cordone ombelicale contro la paura psicotica della morte. Queste sono interfacce diverse – centrali e periferiche. Questa è la mia comprensione tridimensionale.

 

Porges

     C’è un’incredibile intuizione in quello che stai dicendo, perché qui c’è una convergenza di modelli o idee. In primo luogo, parli del cordone ombelicale che è sottodiaframmatico e la regolazione neurale sottodiaframmatica è dove sentiamo un senso di tradimento e di mancanza di fiducia. Quella è la reazione dorso-vagale. Sto parlando di immobilizzazione senza paura, ed è quello che stai descrivendo anche nel feto sano: la comunicazione dei nutrienti della madre sottodiaframmaticamente. Parlo abitualmente di questa convergenza con il vago ventrale, che raccoglie i segnali di sicurezza che ci consentono di sentirci abbastanza al sicuro da non percepire alcun senso di minaccia. Sono paralleli.

Ferri

     Mi piace questa traduzione simultanea! Vorrei introdurre un tema caldo. Come ci comportiamo con la psicofarmaco-terapia? Potrebbe essere benefica se la usassimo con la chiave di lettura che abbiamo usato finora. Cosa ci aspettiamo esattamente dagli psicofarmaci? Possono aiutarci? Per esempio, se posso usare le tue parole, se una persona è in una condizione dorso-vagale o in una situazione di scompenso psicotico, pensi che potrebbe essere benefico usare mezzi psicofarmacologici che conducano la persona ad un livello evolutivo più organizzato per poter stabilire una connessione? sarebbe possibile? A piccole dosi e senza effetti collaterali. Che ne pensi?

 

Porges

     Certamente, potrebbe essere utile, ma discutiamone per un momento. Non è la mia preferenza iniziale. Il problema è che i prodotti farmaceutici non hanno obiettivi specifici. Siamo portati a credere che le case farmaceutiche ci salveranno trovando farmaci che mirino a specifici organi o sistemi di organi, quando in realtà si occupano di un certo numero di trasmettitori che sono ovunque.

     Dopo avere letto la tua domanda sull’Aloperidolo e la dopamina, ho chiesto di questo a mia moglie, Sue Carter, la regina dell’ossitocina. È lei che ha scoperto la relazione tra i legami sociali e l’ossitocina. Le ho chiesto della relazione tra ossitocina e dopamina. Ora c’è un’informazione antecedente. Circa 20 anni fa, ampliando il modello polivagale, ho cominciato ad includere l’ossitocina e la vasopressina. L’area del vago dorsale, il nucleo del vago dorsale è caricato con i recettori dell’ossitocina. Ho interpretato il dato che l’ossitocina consente l’immobilizzazione senza sincope, senza svenire, senza defecare, cosa che succede durante il parto, dove realmente l’ossitocina è stata inizialmente scoperta e studiata. Diventa parte della narrazione che se possiamo stimolare quel sistema dorso-vagale in modo che gli si impedisca di disattivarsi e di mantenersi ancora funzionante, allora è più probabile che ci prenderemo cura del congelamento, della dissociazione, o del collasso. Ciò che Sue dice è che il rapporto tra ossitocina e dopamina, come tutto il resto, è interattivo e complesso, quindi dobbiamo pensare in termini di effetti a lungo termine. Sono inizialmente sinergici ma non lo sono successivamente.

     Ho visto l’ossitocina come un importante trasmettitore fluttuante in giro nel corpo. Non sono mai stato uno strenuo sostenitore del suo uso esterno come spray nasale o della possibilità di introdurla come psicofarmaco. Sono più interessato a come stimolare il corpo stesso a produrre più ossitocina, quindi mi sono appoggiato al concetto di esercizio neurale come ottimizzatore o regolatore.  Abbiamo bisogno di sapere se vogliamo mirare al complesso ventro-vagale o mirare al complesso dorso-vagale, e più probabilmente mirare al nucleo del tratto solitario, che è un vago sensoriale, e lasciare che il cervello faccia ciò che fa meglio, cioè interpretare i segnali e calmarci. Molti trattamenti, come gli stimolatori del nervo vago o gli stimolatori del nervo trigemino per l’orecchio e la fronte, vengono usati per trattare il PTSD e altri disturbi d’ansia. Passano attraverso il circuito sensoriale in modo che il tronco encefalico faccia l’elaborazione e dica: “Sto ricevendo segnali di sicurezza. Che ci faccio? Bene, calmerò il mio corpo.”

     Penso che i farmaci possano svolgere un ruolo, ma al momento non sono convinto. Ho un caro amico che fa blocchi gangliari stellati per il PTSD, e sta facendo un lavoro ragguardevole. Il mio dubbio è se funzioni per tutti i tipi di caratteristiche del trauma: quando infatti le persone arrivano con una diagnosi di PTSD non so se è un PTSD ad elevata ansietà o un PTSD a collasso. La mia previsione è che la reattività al blocco stellato dovrebbe essere diversa proprio a seconda di queste caratteristiche. Penso che in teoria il farmaco sia una grande idea per le situazioni acute, che in realtà è ciò di cui stavi parlando, ma non necessariamente nelle situazioni croniche, perché l’uso cronico sostituisce i normali circuiti neurali di feedback e questo è parte del problema.

 

Ferri

     Con gli stati acuti, il farmaco permette di stabilire una connessione. Ho 20 anni di esperienza nei servizi di medicina d’emergenza per giovani con scompensi psicotici e ho stabilito con loro ottime connessioni per mezzo di farmaci tempestivi, correttamente prescritti e ben dosati che hanno permesso ai pazienti di venir fuori da crolli psicotici. Allora ho potuto stabilire con loro un’importante connessione che è servita come co-regolatore nell’ontogenesi e nella loro storia. In questi casi, il farmaco può essere molto utile e potente.

     Amplissima sintesi dalla traduzione di Maria Pace da INTERNATIONAL BODY PSYCHOTHERAPY JOURNAL Volume 20 Number 2 Fall/Winter 2021-2022.

[*]

** Psichiatra, Psicoterapeuta, Analista didatta S.I.A.R., Presidente S.I.A.R. e Direttore della Scuola Italiana di Analisi Reichiana, Direttore del board scientifico della collana CorporalMente dell’Editrice Alpes, Membro dell’Accademia delle Scienze di New York, Membro del Comitato Scientifico Internazionale di psicoterapia Corporea. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. indirizzo professionale: Via Nazionale, 400, 64026 Roseto degli Abruzzi (TE).

[1] Ferri, G. (2021). The 500 Days of the Primary Object Relationship. International Body Psychotherapy Journal, Vol. 20, No 1.

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