SUL FILO DI LANA

di Loretta Napoleoni

Mondadori, 2020

 

Recensione a cura di Carla Verdecchia[*]

 

 

“Tutte le cose sono legate fra loro come il sangue che unisce i membri della stessa famiglia. Tutte le cose sono legate fra loro. Tutto ciò che si fa per la terra lo si fa per i suoi figli. Non e' l'uomo che ha tessuto le trame della vita: egli ne e' soltanto un filo. Tutto ciò che egli fa alla trama lo fa a se stesso.” 

Capo indiano Seattle

"Alcuni vedono le cose come sono e dicono: perch§é? Io sogno cose che ancora non esistono e chiedo: perché no?

G. B. Shaw

 

     “Mia nonna pensava che il potere del lavoro a maglia spaziasse a 360 gradi, dalla politica all'economia, fino alla guarigione della mente e del corpo. Per dirla in gergo moderno, secondo mia nonna, la maglia è fantastica. La sua era una convinzione basata sull'esperienza personale, una saggezza che ha trasmesso anche a me. Oggi sono tanti gli studi scientifici che lo confermano: lavorare a maglia è fantastico, fa bene al corpo e alla mente”.

     Questo scrive Loretta Napoleoni a pag. 96 del suo libro “Sul filo di lana – Come riconnetterci gli uni agli altri”, che è la versione italiana di “The Power of Knitting” in quanto l'autrice, pur essendo italiana, vive da tempo negli Stati Uniti e ha scritto il libro in inglese. Ed anche se la traduzione italiana, suggerita da Pier Luigi Vercesi, è piena di suggestioni, personalmente avrei preferito La potenza del lavoro a maglia.img sul filo 1

     Leggerlo è stato innanzitutto riconnettermi con la me stessa quattordicenne che provava ad affrontare i suoi primi dritti e rovesci, ascoltando e guardando Loriana, mamma della cara amica Laura ed esperta magliaia professionista, che cercava di convincerci a fare qualcosa di costruttivo, invece di stare sempre a leggere o girovagare.

     Rimasi subito incantata dal movimento delle sue mani e dal risultato che ne seguiva. Per me, abituata fin da piccola a spiare le lunghe e complesse creazioni di sartoria di mia madre, era incredibile vedere quasi subito comparire un pezzo di tessuto multicolore, dopo solo alcuni giri di ferri. Ne fui talmente conquistata che mi procurai in men che non si dica tutto l'occorrente per il mio primo lavoro: una morbida sciarpa rosa e celeste a righe di varie dimensioni. E la cosa “fantastica” fu vederla formarsi man mano esattamente come l'avevo immaginata e disegnata.

     Sì, perché, come spiega bene Loretta Napoleoni, non si può creare nulla se non si ha già in mente un modello. “Una brava magliaia ha la visione del prodotto finito ancora prima di cominciare, come un direttore d'orchestra o un coreografo l'hanno dell'opera che vogliono mettere in scena”. (pag. 54)

     Prendere in mano ferri e gomitolo e poter realizzare la sciarpa che non esisteva nella realtà, ma era perfettamente chiara dentro di me, fu una grandiosa espressione di potenza, fin dalla scelta della lana. E che soddisfazione speciale indossarla! Perché non era solo calda e colorata come l'avevo immaginata, ma anche piena di tutti gli sbagli compresi e mai più ripetuti. “Chi lavora bene a maglia sa sempre fare tesoro dei propri errori, li conserva in un particolare comparto della memoria che ogni tanto apre per rinfrescarne il ricordo e l’insegnamento”. (pag. 24)

     Era poi intrecciata a tutti i conti, suoni, sensazioni, emozioni, pensieri che ne avevano accompagnato la lavorazione e, soprattutto, alla me stessa più autentica e determinata che avessi mai avuto modo di conoscere fino ad allora. Devo tantissimo a quella scoperta: mi ha resa immune da ogni condizionamento derivante dall'immagine che di me stessa mi rimandavano gli altri. Se ero stata capace d'imparare la maglia potevo affrontare altre sfide.

     Difatti da lì in poi è stato un crescendo: maglioni, cappelli, vestiti, scialli, borse sono serviti sempre a riconnettermi con la “danza” (come ama definirla l’autrice) del filo di lana intorno al ferro, esplorando ogni volta nuovi limiti, risorse, minacce ed opportunità.

     “Lavorare un modello a maglia assomiglia molto a viaggiare in una terra ignota usando una mappa topografica. Il viaggio è guidato da simboli e segni che formano un codice, un linguaggio specifico per leggere la mappa”. (pag. 132)

     Da brava magliaia Loretta Napoleoni prova a districare la matassa della sua vita, che come quella di ciascuno è fatta di diritti e rovesci, ricostruendo il viaggio socio-culturale sul filo di lana a partire dal primo “frammento di maglia più antico mai scoperto che risale al 6500 a.C. trovato in una grotta israeliana” (pag. 19), via via attraverso il mercantilismo, la Francia rivoluzionaria, le guerre, il boom economico, il movimento hippie e, soprattutto, i preziosi racconti dell'amatissima nonna, che le ha insegnato tutto quello che sa sulla maglia e rappresenta un punto fermo di amorevole formazione.

sul filoTeramo, 1 maggio 2023     “Insegnare a lavorare a maglia a una bambina di dieci anni mi ha fatto rivivere il momento in cui mia nonna mi mise in mano per la prima volta i ferri. La lana, il modello, l'entusiasmo per la lunga e sottile bacchetta di metallo tra le manine della mia figlioccia, le mie dita sopra le sue: tutto era come allora. Stavo ripetendo un antico rituale di iniziazione, una cerimonia immune dal tempo e dalla tecnologia. E così ho capito che non sono sola, che faccio parte di un grande disegno, sono il punto diritto fra due magnifici punti rovesci, fra mia nonna e la mia figlioccia, e, insieme, siamo la maglia rasata del tessuto della storia sociale.” (p.5)

     Attraverso il dipanarsi delle sue vicissitudini personali, le ricostruzioni storiche ed il concreto lavoro a maglia, di cui fornisce ben 10 modelli di creazioni da realizzare con tanto di istruzioni,  Loretta Napoleoni approda alle scoperte delle recenti neuroscienze, per cui i lavori ai ferri  non solo sono perfetti per spiegare concetti di fisica d'avanguardia difficili da rappresentare con altri materiali, ma sono anche fenomenali strumenti terapeutici.

     “Secondo i neuroscienziati, le aree del cervello stimolate dal lavoro a maglia sono quelle dedicate ad attività come attenzione e pianificazione (lobo frontale), elaborazione delle informazioni sensoriali e visive (lobo parietale), conservazione di ricordi (lobo occipitale), coordinamento della precisione e della sincronizzazione dei movimenti (cervelletto). La sinergia di tutte queste aree stimola la connessione tra le cellule nervose, cioè i neuroni, e mantiene veloci ed efficienti le loro interazioni” (pag. 124). “Fare la maglia è qualcosa di più di un’attività rilassante, è un vero e proprio esercizio per il cervello”. (pag. 125)

     Se sferruzzare è stato dunque per voi simbolo della sottomissione femminile o se diritto e rovescio v'ispirano solamente una partita a tennis, questo libro vi stupirà e smentirà certi stereotipi di genere, anche attraverso  il racconto di Magali Le Huche, famosa autrice ed illustratrice francese di libri per bambini che, nel 2008 ha pubblicato Ettore, l'uomo straordinariamente forte, (Settenove Edizioni)  in cui mostra che spesso ciò che viene comunemente stigmatizzato come una debolezza, se valorizzato, può diventare una risorsa nei momenti di difficoltà, per sé e per gli altri.

     È quanto sta accadendo con le attuali associazioni, gruppi di knitters che in tutto il mondo utilizzano il lavoro a maglia come forma di aggregazione e strumento politico ed economico di lotta sociale, per spezzare barriere di genere e razziali, vestendo pacificamente di maglia colorata parchi e città.

     “Se vogliamo salvare il pianeta dall’apocalisse climatica, dobbiamo alzarci dalla sedia, incontrarci faccia a faccia e agire. Gli yarn bombers fanno proprio questo e lo fanno artisticamente. Da sempre il rapporto della politica con l’arte è più stretto di quello con il lavoro a maglia, e forse l’arte è il canale grazie al quale la maglia potrà finalmente diventare politica. Qualsiasi strada è la benvenuta se porta a un cambiamento positivo. Il contributo sarà forse piccolo – come i fiori a crochet attaccati ai rami spogli dei parchi nell’inverno di Anchorage, o come uno dei cinquemila papaveri per ricordare i caduti in tutti i conflitti –, ma non è privo di significato e continua ancora. È questo lo spirito di chi lavora a maglia, è questo che mi ha insegnato mia nonna: fare la maglia non finisce mai, ci sono sempre un altro modello e un altro filato da sferruzzare per le persone che amiamo. Anche la politica non ha fine, è un organismo vivente formato da milioni di persone, tutte interconnesse esattamente come le fibre del filato. E che sperano di creare un tessuto sociale migliore”. (pag. 151)

 

 

[*] Insegnante. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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