Numero 2/2012

Il colore come movimento di energia

 

Teresa Anzelini*

 

Lavorando da anni con il metodo terapeutico Luce-Tenebra-Colore, elaborato dalla pittrice e terapeuta Liane Collot d’Herbois (1907–1999), mi sono spesso chiesta se potesse essere letto in chiave energetica, dato che le forze di Luce, Tenebra e Colore sono fenomeni che rendono manifesta una particolare modalità dell’energia: il colore.

La scelta di frequentare la S.I.A.R. va riportata alla mia volontà:

- di acquisire ulteriori strumenti di lettura diagnostica e di intervento per quanto riguarda il mio lavoro di arte-terapia che, da anni, si avvale dello strumento pittura;

- di poter rispondere in modo più congruo alle richieste di persone che desiderano andare oltre a ciò che offre l’esperienza della terapia artistica;

- di continuare la mia analisi personale.

Alla fine del quarto anno di Scuola posso dire che fin dall’inizio ho riconosciuto nel Modello S.I.A.R. un’affinità di impostazione di base circa la concezione dell’essere umano: tutti e due i modelli si fondano, infatti, su una concezione che ha superato il dualismo tra soma e psiche e il riduttivismo scientifico.

Entrambi gli approcci hanno recepito (la SIAR esplicitamente, l’Emerald School di Den Haag - Olanda - di fatto) i preziosi contributi teorico-pratici della Teoria della complessità e dei relativi sviluppi nell’ambito delle neuroscienze.

L’essere umano è considerato un individuo unico ed irripetibile nella sua storia evolutiva che si costruisce in contesti familiari e sociali di interazione energetica. Ad ogni fase evolutiva emergono nuove forme di ordine perché “quando il flusso di energia aumenta, è possibile che il sistema incontri un punto di instabilità, noto come , in corrispondenza del quale il sistema stesso può entrare in uno stato completamente nuovo, dove possono emergere nuove strutture e nuove forme di ordine. Questo spontaneo emergere di un nuovo ordine in prossimità di un punto critico di instabilità è uno dei concetti più importanti nell’ambito della nuova visione della vita. La creatività – la generazione di nuove forme - è una proprietà chiave di tutti i sistemi viventi”. (Capra, 2002, p.41).

- Energia sta per materia vivente, carica vitale governata da leggi che, nell’interazione con l’ambiente, permettono un apprendimento, una crescita, uno sviluppo intelligente secondo un ordine; la S.I.A.R. individua sei fasi evolutive, l’Emerald Fundation si rifà ai settenni e alle loro suddivisioni interne, fondamentali nella medicina e nella pedagogia steineriana. [1]

- C’è alla S.I.A.R. un maggior rigore nella preparazione personale dell’operatore, del terapeuta/analista e una oculata apertura ad osservare, considerare ed integrare esperienze di arricchimento ed ampliamento contenute in altri approcci. Quest’ultimo aspetto non appartiene alla Emerald School che si presenta piuttosto rigida.

- Posso dire di aver constatato che i due approcci lavorano a livelli energetici diversi e posso esprimere alcune considerazioni ed ipotesi da verificare ulteriormente:

  1. ritengo il metodo Collot d’Herbois una delle possibili porte di entrata per l’analisi del carattere. I primi cinque lavori diagnostici sono, infatti, fondati sul movimento e sul gesto delle mani; sia i lavori a carboncino che quelli a colori testimoniano le tracce impresse nella memoria muscolare della persona nel corso della sua storia biografica. L’attenzione del terapeuta non è indirizzata al contenuto figurativo e grafico, ma alle caratteristiche del gesto che viene oggettivato sul foglio attraverso l’uso di diversi materiali (carboncino, acquarello, cere, matite ecc...).
    Mi ha molto colpito il fatto che Reich porti la musica e la pittura come esempi di conferma della sua “tesi orgonico-fisica secondo la quale il vivente dispone di un proprio linguaggio espressivo prima e al di là e indipendentemente da tutti i linguaggi parlati. (Reich, 1973, pp. 441-442). Reich continua: “Anche se il linguaggio riesce a riflettere direttamente lo stato emotivo del plasma, non riesce però a cogliere completamente questo stato. Il vivente funziona non solo prima e al di là del linguaggio parlato; esso ha anche forme espressive motorie proprie che non sono affatto afferrabili con le parole. Ogni individuo dotato di un senso musicale conosce lo stato emotivo che la grande musica riesce a provocare. Se si cerca di descrivere con le parole questi stati emotivi, si oppone la sensibilità musicale. La musica è senza parole e vuol rimanere tale. Malgrado ciò essa è un’espressione motoria del vivente e suscita nell’ascoltatore l’espressione della commozione. È uso corrente definire la mancanza di parole della musica come un segno di spiritualità mistica oppure come una profondissima espressione della sensibilità che non si può esprimere con le parole. Il punto di vista scientifico naturale sostiene che l’espressione musicale è collegata alle ultime profondità del vivente. Ciò che si considera la spiritualità della grande musica sarebbe quindi solo una parafrasi del semplice dato di fatto che la serietà dei sentimenti è identica al contatto con il vivente al di là del confine del linguaggio. Finora la scienza non ha saputo dire nulla di decisivo sulla natura dell’espressione motoria musicale. Lo stesso artista ci parla indubbiamente nella forma dell’espressione motoria senza parole, dalla profondità della funzione vitale; ma non sarebbe in grado, come noi, di esprimere in parole ciò che esprime con la musica o con la pittura. Anzi egli si difende da ogni tentativo di tradurre il linguaggio espressivo dell’arte nel linguaggio parlato dagli uomini.” (Ibidem, pp.441-442);
  2. come nell’analisi del carattere, anche nell’approccio Luce-Tenebra-Colore, è riconosciuta un’importanza fondamentale all’osservazione dell’aspetto fisico della persona e del linguaggio del corpo: colore e aspetto della pelle, sudorazione delle mani, respirazione, modalità di presentarsi, modo di camminare, di stare seduti, tono della voce, modo di periodare, modo di sorridere o piangere ecc…;
  3. il confronto tra gli aspetti fisico-comportamentali della persona e quanto testimoniato dalla modalità di esecuzione dei lavori è molto indicativo rispetto all’energia irretita come difesa.
    I lavori diagnostici sono naturalmente accompagnati dalla raccolta dei dati anamnestici;
  4. per quanto riguarda l’intervento, la terapia artistica, che io conosco, non raggiunge il livello analitico; essa agisce prevalentemente sul qui ed ora, sullo stato attuale della persona senza scandagliare il profondo; è un validissimo sostegno e un efficace stimolo a recuperare parti di sé e forze rimaste intrappolate per anni. Quello che io ho constatato nella maggior parte dei casi è un recupero energetico che permette un riassetto più funzionale delle forze vitali, un contatto più diretto con le emozioni e con la propria creatività.
    La terapia artistica è stata concepita come strumento da affiancare alla terapia farmacologica prescritta dal medico per sciogliere, favorire o rallentare processi funzionali e tentare cioè di ristabilire un certo equilibrio.

    Di solito il medico e il terapeuta artistico lavorano in collaborazione.

    Il percorso terapeutico prevede dei cicli di intervento di circa 15 incontri; la grande differenza rispetto ad un percorso analitico è evidente anche in questo.

    La ciclicità implica che il terapeuta scelga di concentrare il lavoro o sulla richiesta più pressante che la persona pone o sull’aspetto che il terapeuta ritiene più opportuno in quel momento.

    Partendo da quanto evidenziato nei quadri diagnostici il terapeuta decide inoltre se fare un percorso a carboncino o con il colore: acquarello su carta bagnata se c’è da sciogliere o su carta più compatta e ruvida se c’è da dare forma, ecc…

    I cicli possono essere ripetuti di seguito o dopo qualche tempo. Spesso la persona che ha scoperto il piacere di lavorare con il colore e ha recuperato il contatto con la propria capacità creativa viene inserita in un piccolo gruppo dove il confronto con gli altri continua e consolida i risultati del lavoro individuale e costringe la persona ad affrontare nuove dinamiche di relazione con l’altro da sé.

Presupposti teorici del metodo Luce-Tenebra-Colore

Il modello Luce-Tenebra-Colore si fonda su una concezione che considera l’essere umano come l’integrazione inscindibile di quattro corpi funzionali che, se interagiscono correttamente tra di loro, garantiscono lo stato di salute fisica e mentale. Si tratta di quattro modalità energetiche chiamate, secondo una terminologia steineriana corpo fisico, corpo vitale, corpo dei sentimenti e organizzazione dell’Io.

Il termine corpo, in tale contesto, indica un insieme di quattro funzioni dinamiche complesse:

- il corpo fisico designa la dimensione materiale, direttamente percepibile dai sensi e soggetta a parametri fisiologici misurabili quantitativamente;

- il corpo vitale indica tutti i processi di crescita, di configurazione plastica di un vero e proprio organismo, di rigenerazione della sostanza organica danneggiata o mancante, di riproduzione dell’organismo. In sintesi: tutti i processi biologici che sono diversi da quelli fisico-chimici del mondo minerale;

- il corpo dei sentimenti si riferisce all’organizzazione psichica dell’essere umano e cioè alla sua capacità rappresentativa e a quella di provare emozioni e sentimenti, di avere cioè una vita interiore;

- l’organizzazione dell’io è la dimensione specificamente umana che consente, a livello individuale, l’autocoscienza e l’autodeterminazione e, a livello sociale, la cultura e la civiltà.

È importante sottolineare che non si tratta di quattro parti separate ma di quattro livelli di organizzazione dell’energia che manifestano le strutture delle forze che presiedono quell’ambito specifico.

La conformazione di questi corpi avviene nell’interazione con l’ambiente, inteso nel senso più lato, a partire dal momento del concepimento, se non ancora prima.

Questa concezione quadripartita dell’essere umano è completata dall’idea della tripartizione funzionale che si articola in:

- un sistema neuro-funzionale, che sta a fondamento del pensare (neocortex);

- un sistema ritmico (che interessa principalmente il sistema respiratorio e il sistema cardiocircolatorio) che presiede il sentire (limbico);

- un sistema del ricambio e delle membra (principalmente ricambio energetico e apparato locomotore), che sta a fondamento del volere in quanto movimento, non come volontà consapevole (rettiliano: possiamo riferirci ad esso come ad un livello globale dell’intelligenza senso motoria, degli istinti e degli impulsi).

L’essere umano maturo e sano è colui che è in grado di esercitare in modo equilibrato le facoltà del pensare, del sentire e del volere che hanno il loro fondamento nei tre sistemi sopra citati.

È ovvio che la maturità compiuta è un puro stato ideale il cui raggiungimento presupporrebbe un percorso di maturazione e di evoluzione educativa armoniosi e senza ostacoli.

Mi sembra di poter cogliere un’analogia con la realizzazione del carattere genitale di Reich che “dovrebbe avere una fissazione post-seconda fase genito-oculare, su una stratificazione di sane fasi evolutive precedenti (e non ci sembra proprio un possibile piano di realtà)” (Ferri, Cimini, 1992, p.86).

Modello Luce-Tenebra-Colore

Nel modello terapeutico di Liane Collot d’Herbois, l’essere umano è considerato come una scintilla di energia cosmica (microcosmo) che deve prendere forma, cioè individualizzarsi.

Per comprendere il modello è indispensabile chiarire il significato dei termini utilizzati perché essi presentano un’accezione inusuale, diversa dal significato comune.

I termini LUCE – TENEBRA – COLORE non vanno intesi solo nel senso delle rispettive realtà fisiche, ma in un significato più vasto derivato dalla designazione di attività e forze che agiscono a livello macro e microcosmico.

Come all’inizio dell’universo vi era solo calore (tenebra, materia ancora informe) che solo successivamente e gradualmente ha preso forma, così l’essere umano nell’istante del concepimento è pura energia vitale non ancora plasmata, ma portatrice dei principi, cioè delle forze che la determineranno nella sua natura di essere umano unico e irripetibile. (Luce = principio che dà forma).

Il fenomeno della fotosintesi può essere un esempio: i pigmenti, costituiti da particolari molecole, catturano l’energia luminosa che si converte in energia chimica; la luce agisce sulla materia che prende una forma nuova.

Nell’essere umano con il termine Luce si intende l’attività del sistema neuro- sensoriale, che, attraverso i sensi, riceve le impressioni trasmettendole poi ai sistemi centrali dove si depositano e condizionano il tipo di coscienza (ocularità) e la stessa architettura di pensiero dell’individuo in evoluzione.

Carmine Meringolo, nella lezione di Orgonomia tenuta presso la S.I.A.R. il 13 Novembre 2010, ha precisato che etimologicamente il termine orgone significa energia che genera luce; “si tratta di un’energia che ha in se stessa le ragioni del suo movimento, essa vibra, pulsa; è un’energia organizzatrice, che crea ordine, neghentropia. L’energia si muove in chiave di organizzazione”.

Quando ci si riferisce al ristabilimento dell’equilibrio energetico nell’essere umano si parla di luminazione.

Spesso mi risuona una significativa frase di Genovino Ferri “Il pensiero, il sentire sono funzioni dello stato di assetto di energia. Noi rispondiamo alle leggi di energia in un sistema complesso vivente; se il pensiero si sintonizza a questo diventa un pensiero del Sé; l’Io è una struttura del Sé, la più alta, la più evoluta, quella che ci permette anche questa comunicazione; se l’Io commette il grosso errore di dissociarsi dal Sé è un’impotenza avvertita, ci si dissocia, ci si scinde. Se l’Io diventa l’Io del Sé e quindi il pensiero del Sé, probabilmente comprende la funzione di uno stato di assetto di energia”. (Ferri, lezione di Fondamenti di Analisi Reichiana-13.01.2007-Scuola Italiana di Analisi Reichiana).

Con il termine oscurità o tenebra (Darkness, Finsternis) si intende invece ciò che ha a che fare con la sostanza rigenerativa, vitale (sistema metabolico).

Tutto ciò che avviene a quel livello resta oscuro, sfugge alla nostra coscienza. La Tenebra è la sostanza che deve assumere forma attraverso le forze plasmatrici della Luce. La Tenebra è cioè la materia vivente che ha la capacità di assumere forma. LUCE (forma) e TENEBRA (materia) in ogni essere vivente sono inscindibili e interagiscono secondo leggi evolutive; ogni essere vivente concreto è inoltre inserito in una relazione, in un campo energetico che determina il come dell’interazione e quindi dei segni incisi.

I concetti sopra esposti sono stati ribaditi con chiarezza anche da Carmine Meringolo: “…per migliorare la condizione organica di una persona posso agire sui processi energetici. Ciò che scorre nella circolazione del sangue e ciò che scorre nei nervi, ciò che è intermedio ai due cioè il respiro. Da una parte ho un liquido che veicola, che porta energia; dall’altra ho una luce che attraversa il sistema nervoso perché le informazioni e gli stessi atti di pensiero non sono che luce che scorre; in mezzo c’è un processo di respirazione che trasforma e connette le due cose: ciò che accade nel sangue e ciò che accade nella vita dei nervi. L’essere umano ha una polarità neurosensoriale (nella testa sono concentrati prevalentemente gli organi di senso) dove scorre informazione, luce e una polarità nell’addome dove prevalentemente c’è scambio di materia attraverso i processi digestivi (le sostanze sono trasformate in sangue con il contributo di tutti gli organi addominali); e nel mezzo c’è il processo del respiro che è mediatore perché, da una parte una buona respirazione aumenta la vitalità delle cellule sanguigne portando ossigeno… e dall’altra parte la respirazione va a calmare, cioè a far fluire in maniera corretta le eccitazioni, la luce che c’è nel sistema nervoso.” (Meringolo, lezione di Orgonomia-13.11.2010-Scuola Italiana di Analisi Reichiana).

Con il termine colore, sul piano fisico, si indicano i vari modi di presentarsi dell’energia prodotta nell’atmosfera dall’incontro di Luce e Tenebra; è noto a tutti come la maggiore intensità dei colori si verifichi all’alba e al tramonto. È nell’arcobaleno che i colori si presentano nell’atmosfera nella loro massima purezza. A questo livello il colore è per essenza “movimento” in continuo cangiamento a seconda della quantità di luce e di tenebra (sostanza materiale) che in quell’istante si incontrano. Non è infatti possibile fermare o immobilizzare alcun colore nell’atmosfera. Secondo la ricerca di Liane Collot, il colore, inteso come movimento cioè come gesto, trova una corrispondenza nell’organismo e nella vita psichica dell’essere umano. E-mozioni, impulsi, sentimenti sono movimenti con i quali reagiamo al mondo o a parti di noi stessi sulla base del nostro assetto energetico. I colori, dice Kandinsky, sono “strani esseri…vivi in sé, autonomi, dotati di tutte le caratteristiche necessarie per continuare la loro vita… (Kandinsky, 1980, p.22).

Molti sono stati gli studi sulla natura del colore in campo scientifico (Newton, Goethe) ed artistico, soprattutto dall’Impressionismo in poi, sui quali ora non mi soffermo. Che ogni colore abbia comunque una propria natura, una propria caratteristica, un proprio movimento è già stato studiato da Goethe, espresso chiaramente da Kandinsky ed approfondito in particolare dagli artisti dell’Espressionismo.

La specificità dell’approccio di Liane Collot riguarda lo studio del movimento di ogni colore in relazione all’azione della Luce che incontra la Tenebra e la sua relazione con la struttura dell’essere umano.

Liane Collot d’Herbois scrive: “In questo libro noi considereremo l’essere umano dal punto di vista del colore: osserveremo l’organismo e i processi che hanno luogo nell’organismo come processi di colore. In questo testo ogni processo vitale viene considerato come processo di colore puro. Il colore può essere troppo chiaro, rarefatto, pallido, grigiastro, sporco o invece troppo scuro e denso che lo fa apparire sporco. Il colore puro è luminoso, pieno e ricco. Esso è vivente e animato da un movimento continuo e ritmico. Esso può assumere una tonalità più chiara o più scura mantenendo però la qualità del colore puro. Se diventa troppo chiaro, il colore perde la sua sostanza e quindi la sua ricchezza. Esso diventa pallido, senza vita, senza luce e perde il suo ritmo. Il movimento può arrivare ad una condizione di immobilità o troppo accelerato da diventare frenetico.” (Collot d’Herbois, 1993, p.67).

La malattia nasce quando la Luce (sistema neuro-sensoriale), la Tenebra (sistema del metabolismo) o entrambe agiscono in modo troppo forte o troppo debole esercitando sull’organismo, sia a livello fisico che psichico, un’azione distruttrice o prevaricatrice. Il processo di risanamento consiste nel tentativo di ripristinare l’equilibrio agendo sul sistema ritmico che fa da mediatore.

“La paura è il fondamento di quasi tutte le malattie, si può perfino dire di quasi tutto ciò che avviene tra gli esseri umani.” (Ibidem, p.68).

“Molte persone sperimentano una guarigione attraverso ciò che viene dato loro dal terapeuta: calore, attenzione, il prendersi cura, ma anche attraverso la sostanza dell’anima e le forze vitali. L’essenziale, nel lavoro terapeutico, non sono solo il sapere e la tecnica, ma il riuscire a far arrivare al paziente un po’ della propria sostanza interiore. È importante che il terapeuta abbia una rappresentazione artistica della malattia e che egli capisca che cosa significhi per il paziente avere questa malattia o avere una determinata costituzione che, senza essere una malattia, è un handicap.” (…) “Tutto deve essere osservato: come egli sta seduto sulla sedia, come usa il materiale, il modo in cui lavora, l’espressione del suo viso, la mimica, la posizione e i movimenti delle sue mani. La cosa in assoluto più importante di tutte è osservare come il paziente respira.” (Ibidem, p.73-74).

L’applicazione terapeutica

Il metodo distingue una fase diagnostica e una o più fasi terapeutiche.

Fase diagnostica:

1) raccolta dei dati.

La fase consiste in cinque incontri in cui si realizzano lavori liberi (tre a carboncino e due ad acquarello). Per il lavoro a carboncino si usa una tavoletta su cui si fissa un foglio bianco. In una prima fase la tavoletta è posta orizzontalmente sul tavolo e la persona è invitata a ricoprirla di2010 11021tesi0127 carboncino (materia) con movimenti e pressione scelti da lei. Quando la persona ha ricoperto il foglio usando orizzontalmente il legnetto di carboncino, le si chiede di lavorarlo con entrambi i palmi delle mani in modo da stenderlo uniformemente e di farlo penetrare nella carta. Già in questa prima fase la postura e il comportamento, cioè i movimenti non solo delle mani ma di tutto il corpo della persona, parlano.

Nella fase successiva si pone la tavoletta su un cavalletto verticale posto sul tavolo di fronte alla persona e si invita quest’ultima a lasciar “parlare” le mani mettendo il più possibile da parte la testa. Sentire con le mani dove agiscono la luce e la tenebra sul foglio. Per indicare la luce si toglie carboncino.

Per aumentare la sostanza, il calore si aggiunge carboncino. Non è richiesta alcuna prestazione figurativa, si tratta di sperimentare dove, in quell’esperienza soggettiva, agiscono Luce e Tenebra. L’esecuzione è libera nelle modalità e nei tempi.

A questo punto si osserva il lavoro a distanza e la persona può verbalizzare le sue sensazioni, le sue immagini o i suoi pensieri sia per quanto riguarda la realizzazione del lavoro, sia per quanto riguarda l’osservazione del lavoro a distanza.

Durante la fase diagnostica non viene fatta alcuna interpretazione da parte del terapeuta: si osserva insieme quello che oggettivamente si può rilevare sul foglio: da dove entra la Luce, quale movimento essa compie, qual è la reazione della Tenebra; se essa è morbida, rigida, scura, chiara, se nel quadro prevale la Luce o la Tenebra, come queste due forze si incontrano o scontrano, qual è la direzione dei movimenti ecc.

Molto importante è vedere se nei tre lavori a carboncino ci sono gesti che si ripetono o se essi evidenziano esperienze del tutto diverse; in tal caso è importante chiedere alla persona quale dei tre lavori rifletta maggiormente il suo vissuto, la sua esperienza; in quale dei tre lavori lei si rispecchia di più.

Per quanto riguarda il lavoro ad acquarello si dispongono sul tavolo un minimo di 14 colori da sciogliere a piacere nelle rispettive ciotole. I colori sono ordinati secondo il criterio di colori freddi o caldi e dal più chiaro al più scuro.

La persona è invitata a dipingere a piacere usando un pennello a punta quadrata piuttosto grossa per permettere l’esperienza di immersione esempio di lavoro a colorinel colore al di là della forma. Non si tratta di disegnare, il che porterebbe subito ad immagini stereotipe e stimolerebbe prevalentemente il piano razionale. Si chiede alla persona di usare tutti i colori che, in quel momento, sente più vicini e con i quali si sente più a casa. La persona può fare sul foglio tutto quello che desidera e, alla fine, si osserva insieme l’esito senza interpretazioni. La persona esprime le sue sensazioni, emozioni, i suoi pensieri o immagini, i suoi stati d’animo. Spesso come secondo o terzo lavoro a colori si chiede di scegliere tre colori:

-            quello che la persona vive come più caldo e dinamico;

-            quello che la persona vive come più freddo e statico;

-            un colore intermedio, né troppo freddo, né troppo caldo.

Si chiede quindi di far giocare a piacere i tre colori sul foglio e poi si osserva insieme il risultato ponendo il lavoro a distanza. In questo caso è importante la disposizione dei colori sul foglio, il loro gesto, la loro intensità, la reazione emotiva della persona nei confronti di alcuni colori, il suo vissuto nell’esperienza di contatto con il colore e il gesto; spesso la persona, all’inizio, rifiuta categoricamente di usare uno o più colori perché la fanno star male e via di seguito.

Personalmente, ai lavori diagnostici affianco sempre un lavoro biografico che non si limita alla raccolta anamnestica dei dati ma che si articola in disegni liberi relativi ai settenni della persona.

2) Elaborazione di un’ipotesi diagnostica.

L’ipotesi diagnostica si fonda su tutti i dati raccolti nei cinque o sei incontri: l’osservazione del linguaggio del corpo, i quadri a carboncino, i quadri a colori; i lavori sui settenni e i dati anamnestici verbali.

L’ipotesi riguarda la possibilità di risalire, attraverso la lettura dei gesti caratteristici che la persona oggettiva sul foglio e l’osservazione del suo aspetto e del suo comportamento non verbale, a quella che dal Modello è definita la struttura costituzionale e che può benissimo essere tradotta in struttura caratteriale (Reich) visto che essa si struttura appunto nell’ambito delle fasi evolutive e si completa nel corso dei primi tre settenni.

Ciò che viene rappresentato sul foglio è quanto la memoria muscolare ha registrato come meccanismo privilegiato di protezione o di adattamento alle situazioni durante il periodo evolutivo. La Emerald School, nel corso di un quarantennio ha raccolto centinaia di quadri diagnostici, relativi a determinate malattie, di pazienti provenienti da varie nazioni rilevando una netta correlazione tra patologia e gesto. Da non sottovalutare il grande aiuto che questo approccio, correttamente applicato, può dare a livello preventivo, cogliendo in anticipo le tendenze dell’agire delle due forze cioè delle due attività di Luce e Tenebra.

Riporto alcune considerazioni di Genovino Ferri.

“Nel momento in cui si allarga la visione, si scopre che una rimozione o un meccanismo di difesa ha un’interfaccia centrale, emozionale, che si può manifestare in tutti i sottosistemi, per cui sicuramente l’architettura del pensiero porta il segno inciso, ma lo porta anche il neurovegetativo, lo porta anche il muscolare e lo porta anche il neuroendocrino. Si tratta semplicemente di allargare la visione.” (Ferri, lezione di Fondamenti di Analisi Reichiana-10.02.2007 – Scuola Italiana di Analisi Reichiana).

Tenendo conto che le leggi oggettive rigorose che regolano i fenomeni di Luce – Tenebra e Colore sono le stesse che stanno alla base dei tre sistemi funzionali nell’essere umano, è possibile, attraverso il messaggio muscolare espresso nei quadri incentrati su Luce-Tenebra-Colore, risalire ad alcuni aspetti del funzionamento energetico della persona stessa? È possibile riconoscere nei lavori liberi un’espressione della memoria periferica di tratto che si è impressa ed incisa nella muscolarità e che si manifesta, anche come direzionalità energetica, tramite il gesto e i movimenti applicati alla Luce, alla Tenebra-Calore e al Colore?

Il carattere, come ha infatti evidenziato Reich, è inciso nel corpo, nella muscolarità, perciò lo strumento di lettura privilegiato, in un’analisi reichiana, è proprio il linguaggio del corpo.

L’alternarsi tra l’essere immersi nell’esperienza diretta delle leggi, cioè della natura di ogni colore, e l’osservazione a distanza del risultato permette di verificare il proprio rapporto con la sfera dell’aspetto energetico implicato in quel colore. Il tutto dovrebbe essere accompagnato dalla presa di coscienza del proprio vissuto e dalla sua elaborazione, ma questo aspetto, nella scuola olandese, è assolutamente carente.

Il modello S.I.A.R.

L’Analisi del carattere, testo del 1973, nella letteratura reichiana, è l’opera che ha segnato la svolta decisiva e radicale tra Freud e Reich. Lo spartiacque è stato il riconoscimento del carattere non solo come resistenza privilegiata ma anche di natura corporeo-muscolare. Il testo è nato come elaborazione di una lunga esperienza clinica e non come frutto di speculazioni teoriche.

Reich aveva notato, infatti, che la terapia psicoanalitica, nonostante seguisse un iter normale, ad un certo punto era bloccata dalle resistenze del paziente. Le resistenze sono il come il paziente agisce o reagisce nel setting riattualizzando vecchi schemi incisi; da qui resistenze caratteriali e analisi del carattere, cioè dei tratti tipici che contraddistinguono ogni nostra modalità di relazione con il mondo e con l‘altro da sé. L’analisi consiste proprio nell’individuazione del tempo (fase), degli schemi (tratti), della/e zona/e corporea/e (livello) in cui si manifesta la fissazione prevalente e di come il soggetto si rapporta con l’oggetto.

Per Reich il come è importante tanto quanto il materiale da interpretare e cioè del che cosa dice il paziente.

“La resistenza caratteriale non si manifesta sul piano contenutistico, ma sul piano formale in modo tipico e costante nel modo generale di comportamento, di parlare, di camminare, nella mimica e in particolari atteggiamenti (il sorriso, lo scherno, il modo ordinato o confuso di parlare, il tipo di gentilezza, il tipo di aggressività, ecc.).

La resistenza caratteriale rimane identica nello stesso paziente, indipendentemente dai contenuti. Caratteri diversi presentano gli stessi contenuti in modo diverso. Il carattere del paziente, al momento opportuno, diventa resistenza; vale a dire che il carattere nella vita normale ha un ruolo analogo a quello della resistenza nell’analisi, cioè quello di un apparato psichico di protezione”. (Reich, 1973, p.76).

Da Reich si arriva, attraverso quattro generazioni, al Modello scientificamente fondato e ad alta coerenza epistemologica proposto e applicato dalla S.I.A.R.. (Wilhelm Reich, Ola Racknes, Federico Navarro, S.I.A.R.).

L’essere umano è visto come il Sé-sistema attualmente al vertice della scala evolutiva ed è costituito da sei sotto-sistemi funzionali.

Tenendo conto degli studi sulla stratificazione del cervello compiuti da McLean si distinguono i due sub sistemi più profondi e filogeneticamente più antichi che sono il sub sistema rettiliano e il sub sistema limbico; a questi si aggiungono i quattro sub sistemi periferici: sub sistema neuro-endocrino; sub sistema neuro-vegetativo; sub sistema muscolare striato; sub sistema psiche.

Il Sé sistema, con i suoi sub sistemi, è inteso nella sua dimensione biologico-energetica quindi anche l’apparato psichico è una parte del Sé, dal quale non può mai essere estrapolato.

Il Sé, come sistema complesso aperto ed intelligente, vive nel tempo cioè si individualizza gradualmente attraverso un processo che si snoda lungo la freccia del tempo nell’ambito esclusivo di una relazione; ogni Sé –sistema porta quindi i segni della quantità e qualità delle relazioni oggettuali nelle quali si è plasmato nel corso delle sei fasi evolutive.

Il Sé nel sistema SIAR è “ il nucleo biologico originario plasmatico, la struttura fondamentale del vivente uomo, la cui funzione principale è quella di registrare assetti e forme, di assorbire, quasi facendosi permeare, da movimenti-emozioni, siano essi familiarità amichevoli o lacerazioni affettive, acquisizioni cognitive, percezioni sensoriali o intuitive, amore, alimento o passione.” (Ferri, Cimini, 1992, p.48).

L’analisi del carattere, cioè l’analisi dei segni incisi nella storia di una persona, costituisce il primo fondamentale passo per ogni ulteriore intervento terapeutico od analitico ed è sintetizzato nel teorema fase-tratto-livello.

Nel corso del processo di crescita (freccia del tempo evolutivo) ogni individuo attraversa, interagendo con l’ambiente che lo circonda, delle precise fasi evolutive che danno forma al Sé, al nucleo vitale, determinando i tratti caratteriali di ogni persona sulla base di segni incisi impressi nel fisico che, a loro volta, regolano il flusso energetico dei vari livelli corporei.

Nel percorso della S.I.A.R. l’analisi del carattere è completata dalla Vegetoterapia Carattero-Analitica, dall’Analisi del carattere della relazione e dalla Relazione intesa come forma vivente complessa.

Una riflessione conclusiva: sulla base di quanto esposto rispetto alla Terapia Artistica fondata sul metodo proposto da Liane Collot d’Herbois e all’Analisi Reichiana elaborata dalla S.I.A.R., credo di poter concludere che gli strumenti del metodo Luce- Colore - Tenebra possano essere utilizzati con profitto nella diagnosi e nella fase di consolidamento dei movimenti neghentropici realizzati dal paziente.



[1] Rudolf Steiner (18611925) è un filosofo, ricercatore, pedagogista austriaco. È il fondatore dell’antroposofia, cioè dello studio dell’essere umano nella sua dimensione corporea, psichica e spirituale. La pedagogia steineriana, orientata alla formazione di un individuo libero e fondata sul rispetto del processo evolutivo dell’essere umano, si è ben presto diffusa in tutto il mondo. Steiner si interessò in particolare di medicina ed elaborò un tipo di trattamento omeopatico (la medicina antroposofica); fu inoltre l'ispiratore dell' agricoltura biodinamica, dell’architettura organica vivente, di una modalità pittorica basata sulla “Teoria dei colori” di Goethe e di molte altre attività artistiche.

 

Bibliografia
  • Reich, W. (1973), "Analisi del carattere", Milano, SugarCo.
  • Ferri, G., Cimini, G. (1992), "Psicopatologia e carattere", Roma, Anicia.
  • Collot-d'Herbois, L.(1993), "Finsternis und Farbe in der Maltherapie", Dornach (CH), Verlag am Goetheanum.
  • Kandinsky, W. (1980), "43 opere dai Musei Sovietici", Milano, Silvana Editoriale.
  • Capra, F. (2002), "La scienza della vita", Milano, Rizzoli.

* Psicoterapeuta, Arteterapeuta, Analista S.I.A.R.

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