Numero 2/2014

L'adolescente, la famiglia, la società 

Piero Paradisi*

 

La freccia del tempo neghentropica indica i passaggi del Sé attraverso le varie fasi di sviluppo. Esse sono caratterizzate da una crescente complessità strutturante. In queste fasi il Sé è in relazione con Campi energetici che hanno dominanza in quel tempo. I passaggi prevedono sempre dei processi di separazione che possono rivelarsi oltremodo traumatici se l’individuo non è pronto o non ha gli strumenti necessari per affrontarli.

Gli schemi comportamentali che il Sé mette in atto, come i più economicamente validi, sono in realtà la riedizione di frattali (schemi) psico–comportamentali riproposti a livelli di complessità maggiore, la cui origine risale a tempi analitici più arcaici (intrauterino, passaggi legati al parto, fase orale, ecc.).

Il periodo dell’adolescenza è un momento critico nella vita di un individuo. Dopo la fase di latenza, che potremmo definire come un periodo di stabilità post edipica, nella pubertà si riaccendono le pulsioni sotto la spinta impetuosa della sessualità. Il passaggio al terzo Campo è un momento in divenire ricco di travagli, in cui la sessualità è il motore propulsivo. Intendiamo per terzo Campo tutti quegli elementi, di ordine relazionale e sociale, al di fuori della famiglia, che assumono un’importanza prevalente, come attrattori/formatori, in quel tempo del Sé in cui vi è la prospettiva dello sbocco dell’individuo nella genitalità. Questa fase segna una tappa fondamentale per una nuova individuazione del Sé, ma è al contempo ricca di incognite e conflitti.

La freccia del tempo neghentropica segna, dunque, le tappe evolutive e strutturanti di un individuo. Le fasi evolutive si succedono secondo salti quantici di energia crescente, a complessità maggiore, caratterizzati da fasi di passaggio critiche per il soggetto, dove si propongono/ripropongono le tematiche di separazione.

Queste fasi sono: il parto, lo svezzamento, l’uscita edipica, la pubertà. Il Sé compie un processo di separazione e di adattamento economico a nuove entità relazionali e vitali, lungo un percorso temporale non strettamente cronologico tout court, ma piuttosto secondo un tempo interno e soggettivo (Ferri, Cimini, 2012). (fig. 1)

 

FASI EVOLUTIVE

LIVELLI CORPOREI

TRATTI DEL CARATTERE

CAMPI

SUB SISTEMI CENTRALI

SUB SISTEMI PERIFERICI

G.O. 2°


GENITALE

NEOCORTEX

SIST.
PSICHE

G.O. 1°

ISTERICO
FALLICO

NEOCORTEX
SIST.LIMBICO

SIST.
PSICHE

MUSCOLARE

COATTO

SIST. LIMBICO

SIST. MUSCOLARE STRIATO

ORO
LABIALE

ORALE

SIST. LIMBICO

SIST.
NEURO
VEGETATIVO

INTRA
UTERINO

INTRA
UTERINO

SIST. LIMBICO
R-COMPLEX

SIST.
NEURO
VEGETATIVO

SIST.
NEURO ENDOCRINO

               Fig.1 La freccia del tempo neghentropica e il Modello S.I.A.R.

 

Nel passaggio al terzo Campo, il soggetto si confronta con diverse tematiche, ognuna di essa è una potenziale fonte di crisi. Consideriamo quella che forse è la più rappresentativa: la crisi di identità innescata dai meccanismi puberali. La pubertà porta il soggetto a cambiamenti eclatanti dei parametri fisici, comportamentali ed emozionali. Si percepisce una spinta vitale funzionale alla ricerca di nuovi elementi di identificazione. Si cercano ancora riferimenti nel passato secondo un desiderato continuum, ma la realtà vuole che il passaggio avvenga piuttosto per crisi. La crisi del secondo Campo (famiglia) si appalesa ora in tutta la sua drammatica ma fisiologica crudezza.

L’adolescente comincerà a sviluppare il pensiero logico deduttivo, con la maturazione delle capacità logiche (di valutazione della realtà), di astrazione e di simbolizzazione. Queste ultime lo porteranno a percepirsi con un nuovo senso di onnipotenza, sostenendolo, inoltre, nello sforzo di separazione dalla famiglia. Il soggetto sarà indotto a formulare nuove regole di adattamento soggettive alla realtà. La famiglia resta, tuttavia, il nucleo di partenza di tale processo. Se nelle fasi precedenti di maturazione e crescita del Sé si è verificata una sana introiezione di essa, allora l’adolescente sarà in grado di separarsi in modo armonico e con un trauma da separazione che potremmo definire fisiologico. La costruzione della nuova identità passa anche attraverso la messa in discussione della famiglia, con il bagaglio di valori e ritualità che le appartengono (Pandiscia, 2010).

Nella ricerca di nuovi modelli di identificazione, l’adolescente individua e riconosce come mito, una persona adulta che possiede le capacità di impersonare il suo desiderio. In quest’ottica il mito si riveste di un’aura di sacralità inattaccabile. Nell’epoca di ri-costruzione dei propri parametri relazionali, il mito interpreta quei fattori che rivestono un’importanza vitale per l’adolescente: la visibilità, la popolarità fra coetanei, la sicurezza nei rapporti con l’altro sesso. Nel mondo dell’adolescente sono questi ultimi i parametri che delineano lo status nel gruppo, non quelli stabiliti dagli adulti, come ad esempio il successo scolastico (Stramaglia, 2010).

Molto importante e fondamentale per lo sviluppo dell’identità di terzo Campo è la scuola. Nella scuola si propone all’adolescente una scena fondamentale per la sua crescita: la presenza di adulti diversi dai genitori e la relazione con i coetanei. La condivisione di esperienze, l’acquisizione di competenze, le nuove e inevitabili frustrazioni e gli entusiasmi esaltanti, rivestono un’importanza fondamentale per la costruzione dell’identità personale.

Neuropsicologia

Il cervello dell’adolescente è un organo in fase di sviluppo, in cui non si sono ancora conclusi, in modo definitivo, i processi maturativi.

Il cervello di un adulto possiede in media un buon 30% in meno di neuroni rispetto alla nascita. Dove sono finiti quei neuroni? Buona parte di essi è stata eliminata dai processi di sfoltimento neuronale, rispondenti alla logica evolutiva di favorire soltanto i neuroni utili al funzionamento globale del Sistema Nervoso (SN). Gli altri neuroni vengono eliminati perché funzionalmente non utili, in particolare quelli che non hanno sviluppato connessioni e dunque formato reti neuronali. Sicuramente lo sviluppo maturativo del SN si attua in base alla formazione di connessioni. Alla nascita l’essere umano possiede innumerevoli potenzialità di stabilire connessioni neuronali utili alla vita, ma solo l’evoluzione stabilisce quali di esse siano realmente utili.

Il processo di maturazione e di stabilizzazione delle reti neuronali si avvale della mielinizzazione delle terminazioni nervose. Nella mielinizzazione il citoplasma delle cellule gliali si avvolge attorno all’assone del neurone, fino alla periferia sinaptica, funzionando come l’isolante del filo elettrico. In questo modo la propagazione dello stimolo sarà enormemente più efficiente e rapida.

Tuttavia, essendo il processo irreversibile, la connessione neuronale diventerà definitiva, non essendo più possibile stabilire con essa altre connessioni sinaptiche. Se da un lato la maturazione mielinica implica un maggior grado di efficienza, di contro non si potrà tornare indietro e si perderà la primitiva plasticità e potenzialità di formazione di reti sinaptiche.

La corteccia cerebrale e in particolare quella dei lobi prefrontali agisce, fondamentalmente, con meccanismi di tipo inibitorio. Il cervello umano che elabora concetti o programma le azioni, funziona soprattutto per imitazione di azioni esterne (neuroni specchio) secondo programmi comportamentali che richiedono il minimo impegno funzionale (sistema 1). Contemporaneamente esiste anche un sistema cognitivo ed elaborativo superiore con assonanze procedurali di tipo mnemonico che richiede un maggior consumo di risorse energetiche (sistema 2). L’inibizione all’azione è una conseguenza del processo maturativo di blocco, o meglio, di modulazione delle pulsioni che spingono all’azione (Kahneman, 2012). Via via che il cervello matura, la modulazione della risposta si fa sempre più precisa. Per questo gli adolescenti, che si trovano in un periodo di incompleto sviluppo delle capacità inibitorie da parte della corteccia cerebrale dei lobi prefrontali, hanno dei comportamenti di tipo impulsivo. Essi non riescono a frenare in modo efficiente la pulsione che spinge all’azione.

Quest’ultima viene spesso agita senza pensare alle conseguenze che può produrre.

L'adolescente e la famiglia

I cambiamenti somatici che gli adolescenti subiscono in questo periodo, dipendono dalla produzione degli ormoni sessuali conseguente alla maturazione delle gonadi. Lo sviluppo delle caratteristiche sessuali secondarie è un segnale vitale e fortissimo alla riproduzione. L’adolescente, tuttavia, vive la presenza di questi segnali con molta ambiguità: da un lato c’è l’esigenza di crescere, confrontarsi con i coetanei, progettare il futuro, vivere intensamente le passioni (passaggio al terzo Campo); di contro non è ancora del tutto pronto a questo salto, subendo le insicurezze legate al distacco familiare. Egli vive con una sorta di tristezza e inquietudine il pensiero di privarsi del conforto del nucleo familiare e ricorda, con nostalgia, la tranquillità e la spensieratezza del periodo di latenza.

Il conflitto derivante da queste due posizioni contrapposte e la confusività che si genera, possono provocare posizioni aggressive nei confronti della famiglia o di chi è preposto a istituire limiti e regole. Le regole saranno percepite come inaccettabili limiti e confini alla propria smisurata libertà e dunque fonte di gravi frustrazioni (Strauch, 2005).

L’adolescente cerca i suoi modelli all’interno dei suoi riferimenti, con un occhio critico rivolto alla coppia genitoriale. Quest’ultima assume i connotati di coppia sessuata e dunque considerata come un modello possibile da adottare o da rifiutare.

Frequentemente una coppia genitoriale, nell’atto di dar luogo a una nuova vita, riversa il proprio narcisismo in questo progetto. Vi saranno delle proiezioni della coppia sulla prole, che diventa depositaria di tali istanze narcisistiche. Se la coppia riesce a modulare queste proiezioni in senso armonico, la prole potrebbe giovarsene, sentendosi sostenuta nel processo di crescita. Tuttavia vi saranno genitori che non sono attrezzati a elaborare le separazioni dai figli in fase adolescenziale, percependole come eventi estremamente angosciosi e traumatici. In questo caso l’adolescente, trovandosi nella difficile fase di separazione, vivrà il distacco con drammatici conflitti. In effetti, il passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza induce nel soggetto una serie di conflitti: la voglia e la spinta biologica alla crescita e il rimpianto della spensieratezza e del gioco, i turbamenti indotti dalla sessualità prorompente e il sentirsi inadeguati ad un rapporto di coppia, e tanti altri.

I conflitti possono degenerare in crisi psicologiche che coinvolgono tutto il nucleo familiare. Ne consegue che la famiglia deve ridefinirsi come modello e cercare gli strumenti più idonei nell’affrontare la crisi adolescenziale dei figli.

Essa stessa è chiamata a compiere un cambiamento relazionale al suo interno, e il rimodellamento dovrebbe essere accettato come un’occasione di crescita, di sostegno e di migliore gestione delle differenze generazionali. Nelle famiglie disfunzionali, al contrario, i conflitti vengono rimossi, negati, oppure vissuti con manifestazioni emotive eccessive e inadeguate.

Non tutte le famiglie hanno la capacità di elaborare questi strumenti senza l’aiuto esterno di uno psicoterapeuta, non essendo preparate a gestire la minaccia di separazione in atto e la frustrazione del loro progetto narcisistico verso la prole.

L’analisi dell’adolescente, coinvolgendo il riassetto relazionale della coppia genitoriale, potrebbe essere l’occasione per un salto qualitativo del rapporto di coppia, cioè un salto quantico energetico che permette ridefinizioni di posizione all’interno di essa. Consideriamo la famiglia come un elemento unitario, un Campo energetico, un’atmosfera che permea la crescita di un figlio. Vista in quest’ottica è intuibile l’importanza fondamentale che essa riveste nell’accompagnare i figli verso le necessarie fasi di separazione.

La famiglia del terzo millennio

La famiglia del terzo millennio è in una fase di profonda trasformazione antropologica al suo interno. Nella famiglia tradizionale nucleare vi è la netta distinzione dei ruoli e delle funzioni genitoriali e i figli sono portatori di tematiche proprie della loro posizione all’interno di essa (come ad esempio l’ordine di genitura, il sesso, ecc.). Nella famiglia contemporanea i ruoli vengono a sfumare, creando confusione nei figli, con la tendenza a privilegiare le posizioni narcisistiche.

Nelle famiglie disfunzionali i conflitti fra i componenti, le tematiche narcisistiche e i temi di separazione non risolti, determinano importanti incomprensioni e provocano disfunzioni tra i componenti del nucleo, primi fra tutti i ragazzi. Nella famiglia narcisistica le relazioni primitive tra i genitori e i figli sono dettate da investimenti narcisistici (dei genitori sui figli) di conferma del proprio Sé. I figli verranno percepiti come un’estensione della famiglia e non come individui autonomi. Con tali presupposti, l’adolescenza dei figli può risultare un periodo critico, in quanto la modificazione dei rapporti relazionali tra l’adolescente e i genitori e la minaccia di separazione proposta dagli adolescenti e percepita dagli adulti, lasciano una traccia importante all’interno del nucleo.

altFoto di F. Di FrancescoFoto di F. Di Francesco

Potremmo definire l’adolescenza come una sveglia biologica che fa scattare meccanismi sopiti o non risolti all’interno della coppia genitoriale. La coppia, infatti, fino ad ora preoccupata dell’allevamento e dell’educazione della prole, si trova davanti a degli sconosciuti, con esigenze nuove, richieste e comportamenti inquietanti.

La famiglia agisce, inconsapevolmente, come un blocco unico che gioca all’unisono onde evitare il cambiamento (percepito come un elemento inaccettabile e terrificante). La sclerotizzazione nel qui e ora porta all’incapacità di astrazione verso il futuro, considerato come un’incognita minacciosa.

Il figlio adolescente ribelle è un elemento di disturbo della rigida routine familiare: il capro espiatorio, l’elemento perturbante cattivo e ingrato. Il perturbatore potrebbe innescare un grave conflitto familiare, per cui la coppia genitoriale patologica si allea in un processo collusivo funzionale alla consolidazione della coppia.

E’ interessante osservare come detta collusione potrebbe essere legata a tematiche familiari di coppia non risolte, o che si riproporrebbero come frattale trans generazionale.

La scoperta della sessualità dei figli può innescare la riproposizione di tematiche edipiche di gelosia tra padre e figlia o tra madre e figlio. Queste tematiche saranno più accentuate in quei genitori che non hanno vissuto a pieno le esperienze adolescenziali, a causa dell’educazione rigida e repressiva ricevuta. Potrebbe verificarsi un tentativo di riproposizione degli schemi educazionali ricevuti e la conseguente conflittualità con i figli adolescenti (Boccia et al., 2005).

L’evidenza della prorompente sessualità dei figli, porta anche ad una ridefinizione della propria sessualità. I genitori potrebbero avere dei comportamenti tendenti ad esorcizzare le tematiche legate all’invecchiamento e la ricerca del sesso all’esterno della coppia per riconfermarsi come individui sessuati.

La ridefinizione dei ruoli nelle famiglie dell’adolescente può creare delle situazioni paradossali. La coppia genitoriale non accetta il confronto con il tempo cronologico legato all’invecchiamento e in definitiva alla morte. Segnali inquietanti arrivano anche dalla perdita dei propri genitori, che avviene generalmente in questo periodo. Questi messaggi stimolano la famiglia ad assumere comportamenti tendenti ad esorcizzare l’incubo della senilità.

Succede così che i genitori scimmiottino i comportamenti dei figli, ne assumano il linguaggio gergale e si propongano come amici e confidenti dei figli. Non possono rischiare di assumere un ruolo frustrante e regolativo, correrebbero il rischio di essere riconosciuti per quello che sono: vecchi.

Questo tipo di comportamento potremmo definirlo mimetico, in quanto è volto a mascherare i segnali inquietanti del tempo cronologico. Il tentativo è quello di arrestare la freccia del tempo interno e riportarla a uno stadio precedente. Il viaggio a ritroso è una chimera nel senso mostruoso del termine. Il voler combattere l’evoluzione entropica della vita e voler invertire la direzione della freccia neghentropica, è un monstrum fisico ed energetico. Il cambiamento del senso della freccia non può essere che entropico, un ritorno a stati di energia inferiore, meno evoluti e differenziati.

Il passaggio al terzo Campo impone all’adolescente un confronto con una serie di elementi che possono provocare disagio, ansia, insicurezza e aggressività. Un fattore fondamentale è il tempo. Il tempo cronologico attuale privilegia la velocità delle comunicazioni e la rapidità dell’informazione.

Quest’ultima però può rivelarsi disgregata e poco controllata, dunque possibile fonte di confusione per i giovani.

Altro punto essenziale, conseguente al primo, è la rapidità delle trasformazioni sociali e relazionali secondarie allo sviluppo di nuove tecnologie, le quali permettono l’accesso alle informazioni in tempo reale. La pletora delle informazioni e la rapidità della loro obsolescenza, se da un lato potrebbe risultare utile, dall’altro genera anch’essa confusione, in quanto le informazioni peccano di stabilità e vengono contraddette in continuazione (Stramaglia, 2010).

Conclusioni

In definitiva, il terzo Campo rispetto al passato risulta sostanzialmente (forse) più efficiente ma anche più dispersivo. Esso privilegia la velocità rispetto alla prudenza e il capire rispetto al sentire. La società è volta verso modelli politici ed economici che privilegiano la soddisfazione del godimento rispetto alla ricerca del desiderio e vi è confusione e instabilità dei ruoli. Se dovessimo fare reichianamente un’analisi del carattere del terzo Campo contemporaneo, potremmo affermare che esso risulta sensibilmente meno frustrante e quindi nevrotizzante, rispetto al passato, ma evidentemente più disgregato e più freddo, quindi psicotizzante o quanto meno piuttosto borderline. Il disturbo borderline di comportamento rappresenta una patologia in continuo incremento nella società contemporanea. 
 

Bibliografia
  • P. Boccia et al., 2005, L’adolescenza. Conoscere e capire i giovani d’oggi. Ed. Psiconline
  • D. Kahneman, 2012, Pensieri lenti e veloci. Mondadori.
  • Ferri, G., Cimini, G., (2012), Psicopatologia e carattere, Roma: Alpes 
  • F. Pandiscia, 2010, L’adolescente in psicanalisi Verso la fine del trattamento. Ed. Psiconline 
  • M. Stramaglia 2010. Essere adolescenti nella società dell’immagine. Appartarsi, apparire, appartenersi. Da riviste.unimc.it/index.plip/es_s/article/view/51
  • B.Strauch. Capire un adolescente. Come cambia il cervello dei ragazzi fra i tredici e i diciotto anni. Mondadori.

 

 * Medico di medicina generale Asl Teramo, Psicoterapeuta, Analista S.I.A.R

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