Numero 2/2014

psicosomatica

di piero paradisi*

Alpes ed., 2014
dalla collana CorporalMente

dalla prefazione di G. Ferri

Nella tradizione omerica la psiche era riferita al fantasma della persona che vagava nell’Ade, mentre il soma era riferito alla sua salma.

È nella tradizione orfica successiva che psiche, espressione dell’anima, è presente nel corpo. Queste concezioni si declineranno nella tradizione ippocratica, e non solo, per molti secoli. L’approccio mente–corpo cioè, come entità separate o espressioni separate di un tutto, si è mantenuto fino alla dicotomia res cogitans e res extensa cartesiana, da Binswanger definita il cancro della psichiatria.

Per molti versi è da questi presupposti che nel secolo scorso nasce la psicosomatica, che si svilupperà in medicina psicosomatica, attraverso tre principali movimenti, in parte sovrapposti: il modello psicogenetico, che riguarda la ricerca di fattori psicologici nell’etiopatogenesi delle malattie; il modello dello stress, che a partire dalla ricerca psicobiologica di base valuta le conseguenze biologiche dello stress; il modello olistico e bio-psico-sociale, che riguarda la necessità di porsi con un approccio totale di fronte alla persona e di considerare le dimensioni biologiche, psicologiche, sociali-interpersonali interagenti fra loro.

L’apporto dei diversi orientamenti teorici e clinico-sperimentali, in definitiva, ha determinato di fatto una situazione particolare, per cui la medicina psicosomatica è da un lato intesa come area trasversale a tutte le discipline mediche, dall’altra diviene essa stessa specifica disciplina della psichiatria, la psichiatria di Liaison.

In questa difficoltà di giungere alla definizione di un unico paradigma trovo il senso di questo brillante lavoro di Piero Paradisi, il suo diritto di presenza in letteratura, a cui partecipa con un contributo da cui emerge una lettura analitico-caratterologica, che apre ad altri orizzonti e ad altre architetture mentali, certamente appartenenti al Paradigma della Complessità.

altPerché di Paradigma della Complessità si parla quando Piero ben illustra, facendosi portatore della posizione analitico-reichiana, la connessione e l’articolazione di una serie di finestre che fotografano, dinamicamente e in tre dimensioni, il punto di svolta fondamentale e identitario della S.I.A.R.

Le finestre rappresentano gli occhiali dalle cui lenti si ottiene il focus sulla posizione osservativa dello psicosomatista reichiano e contemporaneamente quello sulle variabili interdipendenti, da tener conto nella diagnosi di una persona con affezione psicosomatica: i suoi segni incisi (carattere=segno inciso) lungo il progredire della freccia del tempo evolutiva, una narrazione emergente da basi reali storiche biologico-biografiche.

Spero di favorire il lettore nell’approfondimento del testo sottolineando e tracciando il punto di svolta, con il filo rosso della contemporaneità che ricorda e raccorda i suoi fondamenti in una spirale neghentropica, per poi inoculare due virus prospettici:

- le Relazioni Oggettuali di fasi evolutive.

- I 7 livelli corporei nella lettura reichiana (le fonti somatiche avrebbe detto Freud), attivati e segnati proprio dalla reciprocità delle Relazioni Oggettuali di fase.

- I tratti di carattere con i loro schemi relazionali attivati dalle domande implicite delle relazioni oggettuali di fase, corrispondenti e contemporanei all'attivazione dei livelli corporei.

- I tre cervelli e le aree cerebrali, attivati dalle relazioni oggettuali di fase, corrispondenti e contemporanei ai tratti di carattere ed ai livelli corporei.

- Le separazioni ed i passaggi di fasi evolutive che scandiscono sulla freccia del tempo il come dei passaggi fra i livelli corporei, con i loro corrispettivi tratti di carattere.

Che cosa comporta un approccio tridimensionale così fatto sul piano paradigmatico e progettuale terapeutico ?

I due virus:

- la straordinaria visione dell’oggetto intero (oltre la psicosomatica?) e in movimento, ovvero il Sé inteso come Sistema Vivente Aperto, nella sua complessità sottosistemica, in costante relazione con il suo Altro da Sé-Mondo;

- la possibilità di cogliere un nuovo senso intelligente dell’affezione psicosomatica, basato sulla dimensione profondità reale del tempo interno.

Queste due riflessioni, come ben osservato in questo lavoro, portano a eccellenti novità progettuali e ad una terapia mirata ed appropriata alla persona e all'affezione presentata.

L’introduzione della freccia del tempo neghentropica infatti, come sottolinea Piero, permette di uscire da simbolismi, pur intriganti, psicodinamici psicanalitici, e di affrontare uno dei punti critici di tutta la medicina psicosomatica: il problema della scelta d’organo.

Ci sono tre grandi gruppi di studio sul tema della scelta d'organo: quello che sottolinea una debolezza costituzionale, l'altro che depone per una conversione-fissazione sul significato simbolico a livello dinamico o relazionale dell'individuo, un terzo e ultimo gruppo che è favorevole a considerare la scelta d'organo come una reazione fisiologica ad una situazione emozionale.

Noi analisti reichiani siamo nella direzione del dare corpo alla mente e allora ben vengono letti, processati ed inclusi nel modello che Piero ci propone (che mi appare pertanto mèta) i tre grandi gruppi. In Analisi Reichiana infatti si parla di livello corporeo bersaglio, paradossalmente una minore particolarità ed una maggior precisione. La tridimensionalità del modello analitico reichiano, chiara nel punto di svolta prima ricordato, ci fa individuare precisamente il livello corporeo bersaglio, in base alla specifica storia di relazioni oggettuali avute in quella fase del tempo evolutivo, allorché era dominante quel livello corporeo nella reciprocità della relazione oggettuale specifica; lo stesso che è stato riattualizzato, nella sua vulnerabilità, dalla risonanza della scena dell’oggi, nell' hic et nunc, insieme al corredo di schemi relazionali di tratto corrispondente.

Piero ci sottolinea, infatti, che è la propria storia che fa la meiopragia del livello corporeo: la specifica storia di quella persona in quel tempo costituisce il terreno di livello corporeo su cui si esprimerà l’eventuale affezione psicosomatica.

In questa equazione certamente innovativa ben s’impianta la straordinaria valenza terapeutica degli acting di Vegetoterapia Analitico-Caratterologica, di livello corporeo e di fase evolutiva, appropriati per l’affezione psicosomatica, calibrata sul tempo interno vulnerabile che ne ha costituito il terreno.

Così come appropriata sarà la specifica posizione controtransferale dell’analista reichiano psicosomatista, che si muoverà nella consapevolezza metacomunicativa di una necessaria cornice intersoggettiva caratterologica, mirata al disturbo e ai tratti della persona che concorrono alla sua espressività.

Una buona lettura!



[*] Medico di medicina generale Asl Teramo, Psicoterapeuta, Analista S.I.A.R.

 

 
Share