Numero 2/2014

una persona una storia tre linguaggi

Genovino Ferri*

Una Persona

I Latini dissero Persona (da per-sonare, risuonare attraverso-mediante) la maschera di legno, portata sulla scena dagli attori dell'antica Grecia, nella quale i tratti erano esagerati, perché meglio potessero essere rilevati dagli spettatori.

La bocca era fatta in modo da rafforzare il suono della voce, cosa resa necessaria dalla vastità degli antichi teatri.

Il vocabolo persona venne poi usato per esprimere l'individuo rappresentato sulla scena, il personaggio; successivamente venne impiegato per definire un uomo qualsiasi, infine venne adoperato per descrivere l'uomo nella sua corporeità e nel complesso delle sue qualità (comprendendo quindi tutti i suoi linguaggi, da quello verbale-logico a quello analogico-corporeo).

A ben riflettere c'è un’evoluzione nel percorso della parola persona:

dalla Maschera alla Persona,

dall'Apparire all'Essere,

dalla Parte all'Intero,

dalla Superficie alla Profondità,

dal Verbale al Corporeo.

Questo gioco di rimandi mi procura un'associazione forte che, in autenticità, mi fa dire che, fino a quando considereremo nei mondi psicologico, psicopatologico, psichiatrico, psicoterapeutico, psicoanalitico, le persone solo come pazienti, avremo a che fare solo con le loro maschere e... avremo a che fare anche solo con le nostre maschere!

Lasciatevi contagiare da questo virus: provate ad incontrare le persone che sono dietro le maschere nelle varie posizioni di scena che il teatro della vita ci ha riservato!

C'è il rischio di scoprire un sentire differente, un sentire che modifica i neuromediatori, le sinapsi, le relazioni... un sentire che ci rende persona.

Parliamo di persona e arrivano i suoni ed il sentire...

Il sentire è un altro vocabolo straordinario, si è dilatato anch'esso, dal sentire acustico del fuori si è portato intimamente nel sentire acustico del dentro.

Vi propongo allora di differenziare, nel sentirvi dentro, qual è la vostra relazione con chi è maschera e qual è la vostra relazione con chi è persona; ma anche di differenziare quando voi siete maschera e quando siete persona nelle vostre relazioni!... ci dà grandi informazioni...

Non sto parlando di giudizi di valore; anche chi è sempre maschera e mai persona, infatti, lo è semplicemente perché non ha il lusso di questa sostenibilità, per paura, per vulnerabilità strutturali, per economia energetica, per educazione. Tutto questo va letto e compreso!

Il sentire che mi rende persona è la mia tendenza ad essere intero nelle relazioni che ho e porta l'Altro ad affacciarsi persona nella relazione che ha con me.

Ho proposto e propongo di considerare l'Analisi, pur nell'indecidibilità delle sue mille sfaccettature, anche un'alfabetizzazione del mondo emozionale, un apprendimento del sentire-sapere, dell'essere persona, che poggia sull'intelligenza espressiva del vivente perché non si può sapere senza sentire e non si può sentire senza il corpo.

Essere persona allora ci può rendere più intelligenti, nel senso che il risuonare attraverso la corporeità ci può permettere di leggere l'incontro-contatto con l'Altro e avere consapevolezza dello scambio che arricchisce, della reciprocità che aumenta, della relazione che si umanizza, della neghentropia che può salire.

Persona-sentire-corpo-intelligenza-suoni.

Quali suoni? Emanati da che? Emanati da chi? Sgorgati da dove? Emersi come? Percepiti quando?

Una Storia

Non posso non introdurre, a questo punto, la lettura della nostra storia biologico/biografica.

La voglio proporre però da una particolare lente di osservazione, tridimensionale, basata sulla raccolta attenta dei segni incisi dalle Relazioni Oggettuali di fase e dalle altre Variabili che li determinano, sulla freccia del tempo neghentropico-evolutivo.

Oltre ai geni, che invito a considerare pura intelligenza del vivente, scrigni del tempo dove sono depositati i segni incisi dalle relazioni nella filogenesi, sono da raccogliere nella narrazione della persona anche:

- il come della Scena di quando è venuta al mondo: perché è venuta al mondo? Su quale progetto implicito?

- ma soprattutto il Dialogo della Relazione Oggettuale Primaria, la sua densità, il suo spessore, la sua reciprocità, dall'intrauterino allo svezzamento, un dialogo prettamente biologico, prototipo e frattale dei dialoghi successivi sulla freccia del tempo evolutiva della persona, nonché fattore e terreno, forse principale, di Resilienza, determinante per la sostenibilità agli stress adattivi futuri;

- e poi il come ed il quando è venuta alla Luce (il Parto), perché essi risuoneranno sulle possibili modalità dei passaggi-nascita nella vita;

- il come del suo Svezzamento, altro segno inciso straordinario, che risuonerà, ancora e diversamente, sulle possibili modalità di Separazione dal Primo Campo Madre, sul possibile come di uscita dalle future diadi relazionali;

- l'Ordine di Genitura (primogenito, secondogenito, ultimogenito, unigenito).

E, continuando sulla freccia verticale del tempo:

-il come delle Relazioni nel Secondo Campo (la famiglia): con il padre e con i fratelli;

-la Scena Edipica, straordinario incrocio e punto di svolta per prevalenza di tratti;

-chi sono il Leader di coppia e il Leader di scena, i loro tratti di personalità che incideranno sul terreno del nostro rapporto con l'Autorità. (Un altro virus: ognuno di voi come vive l'Autorità, più al maschile o più al femminile?);

-le Posizioni della Relazione Genitoriale, le Atmosfere Familiari, i Sottosistemi Dominanti in essa;

-il come ed il quando della Pubertà e le relazioni nel Terzo Campo, il Sociale.

Riteniamo questa anamnesi indispensabile e fondamentale: una raccolta puntuale dei ricordi, una raccolta puntuale dei segni incisi dalle Relazioni Oggettuali, dal come dei Passaggi di Fase, dalle Atmosfere di Campo dell'Altro da Noi.

Essi formano il nostro Carattere (letteralmente Carattere significa segno inciso), la nostra Combinazione di Tratti, stratificati sulle Fasi evolutive e segnati sui Livelli Corporei corrispondenti a quelle fasi.

(Un altro virus: andate nei vostri ricordi e provate ad individuare i primi 3 segni incisi che hanno determinato, secondo ognuno di voi, la persona che siete; da chi sono stati imprintati? Quando? E dove li sentite?)

In Analisi Reichiana i Segni Incisi dalle Relazioni Oggettuali e dalle Variabili Determinanti dell'Altro da Noi, sulla freccia del tempo, ci permettono di rilevare le fissazioni prevalenti nella storia della persona, che si disegnano in una Costellazione Eptagonale: tra le relazioni oggettuali - le fasi evolutive - i tratti di carattere - i livelli corporei - i cervelli evolutivi - i passaggi di fase - i passaggi di campo (Ferri, Cimini, 2012).

Una connessione che permette di recuperare la biologia alla psicoanalisi, di portare il corpo nella psicoanalisi e la psicoanalisi nel corpo, di disegnare tridimensionalmente ogni progetto analitico-terapeutico.

Precisiamola mettendo a fuoco alcuni punti.

La Relazione Oggettuale definisce il come della Relazione di un Soggetto con il suo mondo, esito complesso di una specifica organizzazione della personalità. Va intesa nel senso di un'interrelazione, di una reciprocità (escludente o includente, persecutoria o accogliente). In Analisi Reichiana l'oggetto, parziale o intero, è reale, è presente nella storia biologico-biografica e segna, anche sul livello corporeo, un come prototipico di tratto.

La Fase Evolutiva è un periodo dell'evoluzione ontogenetica, in cui il Sé riceve gli imprinting ed i segni incisi dall'oggetto parziale di quel tempo, è un intervallo tra due Passaggi di fase, marcati da chiari confini biologici. Le fasi evolutive sono inscritte, in successione, sullo sfondo dei tre Campi dell'Altro da Sé: il Campo Madre, il Campo Famiglia, il Campo Sociale.

Il Tratto di Carattere è la storia di ognuno di noi in una particolare fase, un insieme embricato di schemi e moduli di comportamento, ricevuti dalla relazione con l'oggetto parziale di quel tempo.

Il Livello Corporeo è la fonte somatica, il luogo del corpo in cui si segnano gli imprinting delle relazioni con gli oggetti parziali di fase, il primo ricevente della relazione con l'Altro da Sé, l'interfaccia periferica della fase evolutiva attraversata, il substrato concreto su cui poggiano le architetture del pensiero di tratto.

Il nostro Encefalo è il risultato della ricapitolazione dell'evoluzione filogenetica all'interno del processo ontogenetico (MacLean 1984), l'interfaccia centrale dove arrivano e si depositano gli imprinting delle relazioni con gli oggetti parziali di fase, penetrati dalla periferia.

La formazione più antica è rappresentata dai grossi nuclei della base (Complesso Rettiliano), ad essa sono da attribuire funzioni quali: la difesa del territorio, la competizione per il rango nel gruppo, l'accoppiamento, le sequenze ritualizzate e compulsive. Essa prevede l'aggressione verso tutto ciò che non viene riconosciuto e pertanto vissuto come ostile. Siamo in zone prossime allo zero entropico e la diversità è minacciosa per il sistema vivente.

La Corteccia Limbica (comparsa nei mammiferi antichi) nell'ontogenesi ha la sua prevalenza funzionale dal 3°-4° mese di vita intrauterina in poi: il riflesso di suzione e la montata prolattinica (ormone per eccellenza della maternità nei mammiferi) ce la indicano. Aggiunge la dimensione emotivo-affettiva con la cura dei cuccioli e della specie, la comunicazione audiovocale (il richiamo di separazione) ed introduce il gioco.

È responsabile di ciò che un individuo sente o prova, così come ciò che sa o conosce è funzione del neopallium, sviluppatosi per la visione stereoscopica tridimensionale da stazione eretta.

Il Neopallium è preposto allo spazio-tempo, al prima-dopo, alla causa-effetto, ai processi cognitivi superiori, di tipo logico e metacomunicativi.

La maggior parte delle fasi evolutive e della formazione del carattere, con tutto il bagaglio dei segni incisi ricevuti dalle relazioni oggettuali, si iscriveranno nel segmento della freccia del Tempo Limbico, che non esito a definire il luogo del Mondo delle Relazioni e cervello fondamentale nel setting analitico-terapeutico, ma anche nel fuori, nella Vita di Relazione.

Tre Linguaggi

Come comunichiamo nella vita di Relazione?

La Comunicazione è una conditio sine qua non della vita.

Etimologicamente è cum munis, scambiare insieme.

Lo sguardo del tempo, Acquarello di M. CamponeschiLo sguardo del TEMPO, Acquarello di M. CamponeschiNon è possibile non comunicare e non avere un comportamento, il semplice fatto che non si parli o non ci si presti attenzione reciproca non costituisce eccezione a ciò che sto affermando.

Sappiamo dalla letteratura che l'uomo ha due modi per comunicare: uno numerico ed uno analogico.

Quello numerico ha un aspetto di contenuto, serve per l'informazione sugli oggetti e a trasmettere la conoscenza.

Quello analogico ha un aspetto di relazione e si esprime nel come trasmettiamo il contenuto e la conoscenza.

(Ho introdotto una diade contenuto/contenente: Analisi Reichiana è fare focus significativo sul contenente, ma sempre in convergenza sull'oggetto, con il contenuto).

Il linguaggio del come origina in un periodo molto arcaico dell'evoluzione umana ed è, in una definizione molto generica, ogni comunicazione non verbale: lo sguardo, la mimica del viso, le vocalizzazioni, il loro tono, il loro ritmo, i movimenti della testa e quelli del tronco, i gesti delle braccia e delle mani, in una parola: il linguaggio del corpo.

Il linguaggio del corpo ordina e classifica quello che diciamo, di fatto comunica sulla comunicazione, ovvero metacomunica, dirigendo i binari della relazione.

In altri termini, nel come espressivo della comunicazione la corporeità c'è tutta.

Includere allora il come nel setting e nella lettura analitico-terapeutica, con codici ad alta coerenza epistemologica ed altrettanta appropriata grammatica corporea, permette di informarci ad un linguaggio straordinariamente ricco ed intelligente.

Il nostro modello S.I.A.R. con L'Analisi del Carattere, la Vegetoterapia Analitico-Caratteriale e L'Analisi del Carattere della Relazione rappresenta una testimonianza di ciò.

Esso, in più, mi ha facilitato nella scoperta di un terzo linguaggio: quello dei tratti e fra i tratti, fondamentale per le Relazioni nel setting e nellaVita.

Provo ad introdurlo.

I segni incisi dalle relazioni oggettuali e dalle variabili determinanti si iscrivono perifericamente sui 7 livelli corporei e centralmente sull'encefalo, sempre lungo la freccia del tempo evolutivo.

La somma embricata delle interazioni tra i segni incisi e la risposta adattiva del Sé, genera moduli relazionali che sono specifici della storia personale, tipici della fase evolutiva, ricorrenti schemi di stadio: essi definiscono i tratti di ognuno di noi.

Possiamo parlare così di tratti prevalenti e di combinazione di tratti per ognuno di noi (sempre nella più larga accezione: ogni persona è un insieme di tratti e altro). Il come dei passaggi di fase e di campo, ad esempio, quanto influisce sulla prevalenza di un tratto nella combinazione?

In Analisi Reichiana distinguiamo molti tratti caratterologici e altrettanti sottotipi.

Il linguaggio dei tratti è un linguaggio meta-meta sul linguaggio verbale e sul linguaggio del corpo e li include: conoscerlo permette di decodificare i pensieri di tratto, l'intelligenza di tratto ed anche il loro terreno: i livelli corporei corrispondenti, segnati nel tempo dalle relazioni oggettuali di fase.

Il linguaggio dei tratti presuppone la capacità del Sé di leggere i precedenti due linguaggi contemporaneamente, cosa che il nostro Sé continuamente fa, mentre il nostro Io normalmente non fa, in quanto è attratto dai contenuti, non essendo abituato a raccordarsi al sentire (e tanto meno alla metacognizione poggiata sul sentire-pensare).

Il linguaggio dei tratti è un linguaggio del Sé-Sistema, mentre gli altri due sono linguaggi sottosistemici di quel Sé: la storia filo-ontogenetica ci racconta infatti della loro successione nel tempo e della loro contemporaneità attuale.

Nelle comunicazioni e nelle relazioni il linguaggio dei tratti si esprime quindi contemporaneamente con il linguaggio verbale e con il linguaggio del corpo, che rappresentano degli indicatori di tratto.

Faccio un esempio: il pensiero, la parola e la voce, tutti insieme ci informano dei contenuti, ma anche dell'architettura del Tratto Prevalente.

Come il pensiero infatti rispecchia l'architettura della posizione osservativa del tratto che lo esprime, così anche la parola ci informa del tratto, mediante l'uso ricorrente di vocaboli di fase e/o la sintassi del periodo; parimenti anche il come della voce, con il suo tono-suono, ci indica il dove del livello corporeo da cui la persona sta parlando nel suo risuonare attraverso.

Ma entriamo nel mondo delle Relazioni Intersoggettive e scopriremo allora, con la nostra particolarissima lente analitica reichiana (poggiata sull'ordine maggiore del frattale-guida Analisi del Carattere) che, oltre al linguaggio verbale e corporeo che esprimono la superficie delle interazioni, i Tratti dialogano tra loro profondamente in un ulteriore terzo linguaggio, straordinario e non conosciuto, espresso dalle domande implicite della propria storia.

Una domanda implicita di tratto cioè, elicita puntualmente nell'Altro risposte-domande implicite dal suo bagaglio di tratti.

È sul dialogo tra questi inconsci, tra questi frattali, tra questi metamessaggi dei rispettivi Sé, che le persone costruiscono le comunicazioni, che, se confermate nel tempo, possono evolvere in relazioni, ma anche semplicemente in sensazioni di sostenibilità, di alleanza, di simpatie, di piacevolezze nell'essere insieme.

Al contrario, è nell'incompatibilità di dialogo tra le domande implicite e le risposte (che hanno sempre domande implicite dentro) dei tratti dei vari Sé che si realizzano e si registrano le antipatie, le insostenibilità, le simmetrie, le impossibilità delle comunicazioni e tanto meno delle relazioni, con tutta la gamma intermedia dello spettro fra questi due estremi di polarità.

Sullo sfondo si stagliano sempre i vettori entropico-neghentropici di ogni Relazione, che sono l'esito dei dialoghi energetici, il terreno del nostro sentire, i fondamenti che governano le nostre scelte inconsapevoli, se mi concedete un apparente ossimoro!

La relazione, infatti, è un sistema vivente complesso che può nascere dall'incontro fra i tratti caratteriali delle persone, che, come filamenti di DNA, nell'eventualità di una compatibilità strutturale possibile, si disporranno su una doppia elica e su una propria freccia del tempo.

La Relazione avrà una propria auto-organizzazione, una propria autopoiesi, propri sviluppi, propri stadi: una propria combinazione di carattere!

È il linguaggio fra i tratti appunto, fra le loro domande implicite storicamente segnate, che regola il mondo della Comunicazione e delle Relazioni.

La conoscenza della nostra combinazione di tratti ci può aiutare nel governo delle interazioni con le combinazioni degli Altri e nel fare relazioni neghentropiche.

Sento e penso che il futuro possibile, in particolare per chi si occupa del mondo PSI, possa passare di qui.

Qualche virus dalla vita quotidiana

Come sono le persone per noi insostenibili?

- Si lamentano troppo?
- Si propongono troppo?
- Si prendono tutto?
- Non lasciano parlare?
- Sono troppo aggressive?
- Si propongono sfuggenti?
- Sono troppo precise?
- Sono molto seduttive?
- Non chiedono mai?
- Sono troppo accettanti?

Quali domande implicite di tratto sottendono questi schemi, al di là dei contenuti?

Dove sentiamo autenticamente l'incompatibilità della domanda implicita di questi schemi, a quale tratto appartengono? Su quale nostro livello corporeo risuonano? Con quale risonanza di livello e con quali schemi di tratto rispondiamo... domandando implicitamente?

Bibliografia
  • Ferri, G., Cimini, G. (2012), Psicopatologia e carattere. Roma: Alpes.
  • MacLean, P. (ediz. ital. 1984), Evoluzione del cervello e comportamento umanano. Torino: Einaudi.
* Psichiatra, Analista S.I.A.R., Direttore della Scuola Italiana di Analisi Reichiana, Membro dell’Accademia delle Scienze di New York, Membro del Comitato Scientifico Internazionale di Psicoterapia corporea.
 
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