LA PSICOTERAPIA CORPOREA TRA PASSATO E FUTURO

BODY PSYCHOTHERAPY BETWEEN PAST AND FUTURE

 

 Luisa Barbato[*]

 

Abstract

     La psicoterapia corporea ha quasi un secolo e molte ricerche e pratiche cliniche hanno dato supporto al suo sviluppo. Quali sono i punti comuni tra i suoi diversi orientamenti? Quali sono le scoperte scientifiche attuali che validano la nostra esperienza clinica? Quali sono le nuove pratiche moderne che sono state inserite nella nostra tradizionale pratica clinica? L’autrice prova a dare una prima, generale risposta a queste importanti questioni aperte.

 

Parole chiave:

Psicoterapia corporea – funzionalismo – olismo – integrazione – neuroscienze – mindfulness.

 

Abstract

 

     Body psychotherapy has nearly a century and many research and clinical practices have supported its development. What are the common points among its different orientations? What are the current scientific findings that validate our clinical experience? What are the new modern practices that have been incorporated into our traditional clinical practice? The author tries to give a first, general response to these important open questions.

 

Key words:

 Body psychotherapy – functionalism – holism – integration – neuroscience – mindfulness.

 

 

L’inizio della psicoterapia corporea

     Fino a qualche decennio fa parlare di psicoterapia corporea era quasi dire un' eresia, per anni i discendenti di Wilhelm Reich sono stati trattati come una specie di stregoni, gente che faceva cose strane con il corpo, quasi sciamani, un po' praticoni, mentre l’immagine della psicologia ufficiale era ancorata alla psicoanalisi classica, il lettino, i sogni, l’interpretazione.

     Poi gradualmente le cose sono andate cambiando e oggi sempre più c’è interesse intorno alla psicoterapia corporea, soprattutto non c’è ormai branca della psicoterapia che non cerchi di includere il corpo nelle pratiche di introspezione e nei percorsi analitici. Ma perché il corpo è così importante per avvicinarsi all’interiorità? Sembra una domanda banale, ma non lo è affatto. Sono state date centinaia di risposte perché questo interrogativo non è solo della psicoterapia corporea, ma è nato migliaia di anni fa, nelle varie parti della Terra, quando gli uomini hanno iniziato a occuparsi della loro interiorità, quando ancora questa conoscenza veniva approcciata nelle vesti della religione o della filosofia. E tutti coloro che cercavano dentro se stessi immancabilmente si imbattevano nel corpo. Senza andare a scomodare le culture orientali, agli albori della nostra civiltà occidentale, gli antichi latini dicevano “mens sana in corpore sano” come dire che non può esistere una psiche sana se anche il corpo non è sano.

     Quindi Wilhelm Reich, il fondatore della moderna psicoterapia corporea, in realtà non ha scoperto nulla di nuovo, ma il suo pregio è stato quello di agganciare l’antica tradizione di, oserei dire, interrogare il corpo, alla nascente moderna psicologia che si affermava con le scoperte di Freud e dei suoi più diretti successori.

     Ma quale può essere la nostra risposta di psicoterapeuti corporei alla domanda prima posta: perché il corpo? Perché siamo essere incarnati, perché la nostra vita non può prescindere, anche quando vogliamo negarla strenuamente, dalla dimensione materiale, corporea che in qualche maniera dà consistenza a qualcosa che altrimenti sarebbe impalpabile, inconsistente: la nostra vita. Per questo sono convinta che con la dimensione corporea prima o poi la moderna psicologia avrebbe comunque avuto a che fare.foto articolo Barbato

     Reich postulò qualcosa di fondamentale: il concetto di funzionalismo ossia della interrelazione inestricabile tra mente e corpo, inteso non, si badi bene, come collegamento tra i due, ossia: quello che sento o penso ha una ripercussione sul corpo e viceversa - se sono triste prima o poi anche il corpo si ammalerà, o viceversa se passo una bella giornata in montagna poi mi sento meglio anche psicologicamente, più allegro, più disponibile - no questo ormai lo dicono anche i medici più ortodossi. Reich intendeva qualcosa di più profondo, ossia che la mente, la psiche è materia, che il corpo è fatto di impulsi anche di impulsi nervosi, in sintesi che corpo e mente sono la stessa cosa, sono un’unità.

     Questo concetto di funzionalismo si è evoluto e raffinato fino ai giorni nostri e abbiamo due filoni principali di evoluzione:

  • il primo è l’olismo, non quello new-age in cui tutto è uno indistintamente, ma l’olismo espressione del pensiero sistemico complesso, quello profondamente psicosomatico in cui corpo, emozioni, mente e spirito sono tutte differenti esperienze della nostra unicità,
  • il secondo è l’approccio integrato in cui si cerca di integrare aspetti diversi del corpo e della mente.

     È chiaro che il secondo, l’integrazione, viene molto usato dalle correnti di psicoterapia che non hanno l’indagine sul corpo nella loro tradizione e quindi cercano appunto di integrare il corpo nel loro sapere psichico già consolidato, mentre l’approccio unitario, sistemico, fa più parte della tradizione psico-corporea.

     Del resto anche Reich all’inizio era uno psicoanalista, uno dei migliori allievi di Freud, e iniziò cercando di integrare il corpo nel sapere e nella prassi psicoanalitica, ma questa strada lo portò lontano fino ad arrivare a pensare che in realtà l’essere umano è un nucleo vibrante di energia con un centro, core, che costituisce la parte animica o spirituale o energetica o oggi diremo del Sé corporeo, e una periferia più corporea che interagisce con il mondo. Tutte le componenti: materia, energia, impulsi vitali, emozioni, pensieri sono inclusi in questa vibrazione dell’essere che tanto più ha connesso il Sé con la periferia in un continuo scambio energetico, tanto più l’essere umano è vitale, è sano.

 

I differenti orientamenti 

     La storia della psicoterapia corporea, sono ormai quasi 100 anni di ricerche e attività cliniche, può essere letta alla luce di questi concetti o di questi passaggi, nella loro assimilazione e nella loro evoluzione. Tuttavia negli ultimi decenni c’è stato un grande sviluppo delle psicoterapie corporee con una moltitudine di approcci, di scuole, di fazioni spesso con scarsi scambi tra di loro. Vorrei ricordare, solo per citare le maggiori e scusandomi per le eventuali omissioni: la Vegetoterapia carattero-analitica di Navarro e Ferri, la Bionergetica di Lowen, la Core-Energetica di Pierrakos, la Biodinamica di Boyesen, la Biosistemica di Liss, la Biosintesi di Boudella, il funzionalismo di Rispoli, l’Hakomi di Kurtz, lo Sviluppo e Interazione di Downing, ecc.

     Ognuna di queste scuole ha sviluppato una propria epistemologia, dando risalto ad alcuni aspetti dell’intervento clinico e della ricerca, siano essi le strutture caratteriali, o il contatto, o il fluire energetico, o gli aspetti transpersonali. Potremmo allora domandarci: cosa unisce queste scuole a volte radicalmente diverse? Esiste ancora un denominatore comune nella psicoterapia corporea che non sia banalmente l’appello al corpo che ormai quasi tutti fanno?

     Sì esiste, tenendo presente che il terreno sottostante per essere comune deve ancorarsi sempre sul concetto di funzionalismo.

     Ma negli ultimi anni ci sono state delle interessanti novità che hanno rivoluzionato le nostre ricerche e le nostre pratiche cliniche. Direi che possiamo riferirci a due grandi fattori: le scoperte delle neuroscienze e le pratiche meditative.

 

I nuovi fattori

     Le neuroscienze hanno rivoluzionato le nostre conoscenze e possiamo dire che la validazione ufficiale della psicoterapia corporea è arrivata proprio dalle neuroscienze.

     Le principali scoperte cliniche della psicoterapia corporea sono infatti state comprovate scientificamente dalle neuroscienze ed è per noi di grande soddisfazione osservare che quello che sappiamo da decenni di osservazione clinica, di lavoro con i nostri pazienti empirico, pratico, direi quasi umile, sale oggi alla ribalta dalle osservazioni neuroscientifiche. Damasio ha scoperto che il sé primario è corporeo, Panksepp ci ha evidenziato l’importanza dei circuiti emozionali nella costituzione della nostra emotività e che il nostro nucleo primario di identità non risiede nella mente più evoluta, nella neo-corteccia, ma nelle profondità del cervello rettile, che è quello istintivo, primitivo, preverbale, Porges ha illustrato il funzionamento del sistema neuro-vegetativo, l’alternarsi del sistema vagale e simpatico, e possiamo al riguardo ricordare come Reich diede avvio a una pratica clinica che chiamò vegeto-terapia, proprio perché basata sulle reazioni del sistema neuro-vegetativo.

     E che dire della neuro-psicoanalisi, delle scoperte di Schore sullo sviluppo della mente nel bambino, sviluppo che è corporeo, sviluppo dei due emisferi cerebrali che vengono plasmati dalla relazione primaria di attaccamento con la madre. Tutte queste scoperte, in continua evoluzione tra l’altro, ci permettono di essere ancora più precisi nel nostro operare clinico, perché sempre più sappiamo, non solo che con una certa attivazione corporea sollecitiamo determinate emozioni e ricordi, ma anche quali aree del cervello e del sistema nervoso andiamo ad attivare e con quali risposte ormonali e dei neurotrasmettitori.

     E veniamo al secondo fattore di sviluppo degli ultimi anni, l’allargamento dello spettro coperto dalla psicoterapia corporea: fisico, emozionale, mentale, esistenziale, alle componenti transpersonali o spirituali della nostra interiorità. Anche qui il discorso sarebbe ampio, ma possiamo sintetizzarlo come l’apertura alle pratiche meditative nella nostra prassi clinica, ossia la meditazione come strumento di conoscenza e di guarigione personale. L’ipotesi è che l’essere umano ha delle componenti sottili  che le antiche tradizioni hanno sviluppato come spiritualità e religiosità, componenti fatte di silenzio, auto-osservazione, apertura all’universo e trascendimento dell’Io. Più in generale parliamo del nostro rapporto con il sacro, con la dimensione sacrale innanzi tutto dentro di noi.

     Così, secondo i canoni di qualsiasi psicoterapia, dopo aver tanto faticato a trovare, unificare e rafforzare l’Io, arriva il momento del percorso di conoscenza ed evoluzione interiore in cui quest’Io viene infine trasceso per fare spazio a un nuovo piano di coscienza, a un fondersi con il tutto. Anche qui nulla di veramente nuovo, Reich, alla fine della sua carriera, stroncata purtroppo precocemente, aveva scritto di questa possibilità di lasciare andare  gli ormeggi delle proprie credenze e identificazioni personali per approdare al contatto totale con il mare di energia orgonica di cui l’intero universo è costituito e in cui siamo costantemente immersi.

     Qual è allora la differenza con i giorni nostri? Forse è con la mindfulness che la cultura attuale occidentale ha scoperto la meditazione che prontamente è stata integrata in molti approcci psicoterapeutici. Ma è solo con la psicoterapia corporea che l’evoluzione dell’individuo viene pienamente vista in tutto lo spettro del vivente: dal fisico allo spirituale, in un’unitarietà che è funzionale. I piani sottili riverberano sul piano fisico-corporeo, a livelli progrediti di conoscenza interiore si riesce in qualche maniera a spiritualizzare la materia, sembra fantascienza, ma possiamo arrivare a percepire un piano di coscienza pienamente corporeo.

     Gli ultimi libri di Reich ci parlano di questa possibilità, l’energia è materia e coscienza simultaneamente, l’unione con l’energia orgonica universale ci permette di rendere consapevole la nostra materia, il nostro corpo. È ancora adesso molto difficile da comprendere e da sperimentare, forse anche per questo gli ultimi scritti di Reich sono ancora oggi così ardui da capire, a più di 50 anni dalla sua morte. Ma in questa unitarietà: materia, energia e coscienza risiede la nostra declinazione, come psicoterapeuti corporei, della spiritualità e della sua versione profana contemporanea rappresentata dalla mindfulness.

 

Bibliografia

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[*] Psicoterapeuta, analista S.I.A.R., vice Presidente SIPAP. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Indirizzo professionale: via Valadier, 44. 00193 Roma.
 
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