La Psicoterapia Corporea ed il Modello Reichiano
(Prima parte)

Luisa Barbato* 

I fondamenti dell’analisi reichiana

L’analisi reichiana si inserisce nel vasto panorama delle psicoterapie corporee che si sono molto sviluppate negli ultimi decenni e costituiscono ormai una delle grandi branche della moderna psicoterapia.

La storia della psicoterapia corporea ha attraversato le vicissitudini della vita di Wilhelm Reich e con lui i grandi sommovimenti politico-sociali del Novecento, spesso venendo identificata con le correnti di pensiero alternative o di sinistra degli anni Sessanta e Settanta del Novecento.

La rivoluzione sessuale fu scritto da Reich nel 1930, nel periodo del suo maggiore impegno politico, segnando mode e comportamenti di un’intera generazione. Da una parte questo testo ha fornito uno dei riferimenti teorici importanti ai movimenti giovanili post-sessantotto, dall’altra ha spesso identificato il pensiero poliedrico e complesso di Reich con un’ideologia o un fenomeno di costume, limitando o addirittura oscurando la portata clinico-terapeutica di questo grande pensatore.

La psicoterapia corporea è stata così a lungo considerata una frangia minoritaria e alternativa della moderna psicologia, qualcosa a cavallo tra i movimenti libertari e la new-age, tra l’esercizio fisico e la riflessione sociale.

Possiamo dire che tutto questo si è concluso negli anni ’90 dello scorso secolo, quando sono sorti indirizzi di ricerca scientifici che hanno sviluppato il pensiero e la pratica clinica di Reich intersecandoli con le scoperte della moderna psicologia dello sviluppo e delle neuroscienze.

Il risultato di questa rivoluzione silenziosa è stata una definizione più organica e rigorosa della psicoterapia corporea con un continuo dibattito tra la clinica che considera il corpo come uno strumento imprescindibile di ricerca e di cura e gli altri approcci psicoterapeutici.

Si sono anche diffusi modelli di intervento integrati che hanno cercato di introdurre la pratica clinica corporea all’interno di epistemologie terapeutiche già collaudate.

In realtà, l’intervento clinico che includa la percezione corporea ha sempre rappresentato una fonte di grande interesse per la psicoanalisi e la psicoterapia, a partire dalle ambizioni di Freud di trovare un riscontro scientifico somatico alle scoperte della psicoanalisi. Freud usava il massaggio e toccava i pazienti nei primi stadi del suo lavoro per facilitare le libere associazioni. Il divieto di qualsiasi contatto fisico fu quindi da lui introdotto successivamente, ma alcuni allievi come Ferenczi e Reich non rispettarono questa regola, il primo offrendo un contenimento anche fisico ai suoi pazienti come modalità empatica di modulare le emozioni; il secondo sviluppando una vera e propria dimensione terapeutica corporea che ebbe una sua iniziale compiutezza con la Vegetoterapia (Reich 1933).

Quest’ultima fu il primo sistema di intervento psicoterapeutico che utilizzava il corpo come strumento di consapevolezza degli stati emozionali inconsci, la via reale d’accesso all’inconscio secondo Reich.

E’ importante rilevare che la Vegetoterapia Carattero-Analitica non si è mai configurata come uno strumento meramente corporeo, ma come l’espressione dell’identità funzionale tra corpo e psiche scoperta da Reich a seguito delle sue ricerche scientifiche. L’unità funzionale di ogni forma vivente può essere definita come la totale integrazione delle varie espressioni: da quelle fisiche a quelle emozionali e mentali, e dei loro sottosistemi, dai più semplici ai più complessi, degli organismi viventi e in particolare dell’uomo.

Questa scoperta comportava, già ai tempi di Reich, una complessità dell’agire dello psicoterapeuta che doveva tenere conto nel setting sia degli aspetti psichici, con tutti gli assunti psicoanalitici sullo sviluppo e il funzionamento delle nevrosi e delle psicosi, sia del loro manifestarsi nel corpo.

Sarebbe tuttavia riduttivo limitare il pensiero di Reich alla scoperta dell’identità funzionale tra mente e corpo, perché le sue ricerche, proseguite fino alla morte avvenuta nel 1957, gli permisero di sviluppare enormemente questo postulato, culminando con l’elaborazione del concetto di bio-energia, che egli chiamò orgonica, da organismica o orgastica, tramite il quale rivoluzionò completamente l’agire terapeutico e gli assunti psicoanalitici cui era rimasto legato fino agli anni ‘40 del secolo scorso.

Alla fine della carriera di ricercatore e della propria vita, Reich aveva costruito una visione del tutto nuova dell’essere umano e delle forme viventi.

Si tratta della parte ancora non pienamente compresa del suo pensiero che tuttavia trova sempre maggiori riscontri nelle scoperte attuali delle neuroscienze e della fisica quantistica, Si può affermare che il moderno pensiero olistico (Laszlo, 2002), (Montecucco 2005), con le sue applicazioni nelle varie discipline scientifiche, e i nuovi paradigmi della visione unitaria dell’essere umano (Capra, 1982) trovano idealmente le basi anche nel pensiero, ancora in gran parte sconosciuto, delle ultime fasi di Reich.

Tornando all’unità funzionale tra corpo e mente, si possono anche citare Shore (2010), Damasio (2003) e Panksepp (2012) tra coloro che negli ultimi anni hanno dato un’evidenza neuro-biologica allo sviluppo della mente come conseguenza delle impressioni sensoriali e emozionali delle fasi iniziali della vita.

Una sintesi del pensiero di Reich

Sintetizziamo di seguito i principi di Reich che sono diventati la base delle moderne psicoterapie corporee e che ancora orientano il lavoro degli analisti reichiani (Eiden, 2009):

-       Reich introdusse un modello energetico come estensione della teoria freudiana delle pulsioni e della libido. Egli riprese il modello iniziale economico della libido, sviluppandolo fino ad arrivare alla teoria del funzionamento della bio-energia che costituisce la base biologica dei conflitti e delle emozioni represse. La percezione e l’espressione di questa energia permette di accedere direttamente all’inconscio e ai vissuti emozionali. Reich sosteneva che solo modificandone l’equilibrio energetico è possibile risolvere il disagio nevrotico e psicotico. La conoscenza del funzionamento energetico ci permette inoltre di lavorare in maniera integrata perché si coinvolgono simultaneamente gli aspetti psichici, emozionali e fisici dell’assetto interiore del paziente. Potremmo dire che si opera allo stesso tempo non solo sul cosa, ma anche sul come e sul perché.

-       L’energia circola e si esprime nel corpo secondo la formula tensione-carica-scarica-distensione. Questo ciclo si manifesta tramite il Sistema Nervoso Vegetativo e le sue reazioni simpatiche e parasimpatiche e può essere inteso anche come una lettura dell’intero ciclo dell’esistenza umana.

-    Reich riconobbe per primo l’identità funzionale tra psiche e corpo che comporta l’incarnazione diretta delle opinioni, delle esperienze e delle emozioni di una persona nelle tensioni fisiche, soprattutto muscolari e nei relativi blocchi energetici. Egli scoprì che il lavoro nel corpo, tramite il respiro e esercizi mirati, può raggiungere e influenzare i più profondi livelli psichici. Furono così introdotti i concetti di armatura caratteriale e corporea, unitamente alle modalità di intervento psico-corporee che egli chiamò analisi caratteriale e Vegetoterapia, ossia Vegetoterapia Carattero-Analitica (Reich, 1933). Oggi sappiamo che l’identità funzionale tra psiche e soma non opera solo al livello delle tensioni muscolari e delle reazioni neuro-vegetative, ma comprende tutti i sottosistemi organici, quindi anche quello endocrino e immunitario (Bottaccioli, 2005), (Pert, 2005), in cui il sistema ormonale ha un ruolo chiave, in una complessità e unitarietà che solo le ricerche degli ultimi anni stanno iniziando a svelare.

 

 

-      Reich aveva una visione positiva dell’essere umano che alcuni hanno interpretato come un retaggio del naturalismo di fine Ottocento (Mannella, 2014). Egli la definì come la capacità innata dell’essere umano di abbandonarsi al fluire dell’energia che lo connette con gli altri esseri viventi e con il cosmo. La condizione perché ciò avvenga è ristabilire una funzione naturale che abbiamo perso con le distorsioni della civilizzazione e con le nevrosi. Questo concetto è stato ripreso nei tempi recenti da due differenti versanti: come capacità di auto-regolazione e di ristabilire il benessere interiore, con le conferme che vengono dalle teorie dell’attaccamento (Bowlby, 1999), e come percorso di evoluzione spirituale secondo le intuizioni e le ricerche della psicologia trans-personale (Dalal, 2001-2007), (Sassone, 2007), (Wilber, 1989).

 

Una visione moderna della psicoterapia corporea

Sono passati più di 50 anni dalle scoperte e dalle intuizioni di Reich e, a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, la psicoterapia corporea ha vissuto varie contaminazioni con le correnti della psicologia ad impronta umanistica, olistica e integrativa. L’orientamento psico-corporeo è stato spesso incluso, anche se a volte non pienamente integrato, in varie scuole di psicoterapia, perché l’idea di lavorare con il corpo in un setting psicologico o di ricerca interiore si presenta in sé affascinante.

La promessa è quella di avere una modalità più diretta, più viva, profonda, creativa e spontanea alla comprensione di se stessi e degli altri, includendo tutti i livelli di conoscenza: sensoriale, emozionale, intellettiva e spirituale.

La nostra esperienza come analisti reichiani è quella di contribuire all‘evoluzione di esseri umani più incarnati, che vivano il mondo con una maggiore consapevolezza di tutte le proprie componenti interiori, non solo quelle psicologiche, secondo l’assunto che lo sviluppo psicologico dell’essere umano non possa essere separato dalle sue manifestazioni fisiche ed emozionali.

I sintomi fisici hanno una precisa corrispondenza psichica; le emozioni sono attivate e si attivano in relazione alle percezioni corporee, per poi riflettersi nei costrutti mentali; questi ultimi rispondono a loro volta con processi corporei ed emozionali. Siamo un tutto inestricabile, strettamente integrato. Le percezioni corporee forniscono tangibilità ed evidenza alle nostre rappresentazioni mentali, ai ricordi e alle corrispondenti emozioni. Si può affermare che siamo sempre, in maniera più o meno consapevole, pienamente incarnati e questa è la modalità psico-corporea di declinare il moderno concetto di olismo.

Notoriamente con il termine olismo si intende un visione unitaria dei fenomeni, che includa il maggior numero possibile di componenti, non solo quelle strettamente materiali o quantizzabili, ma anche quelle immateriali e interiori. I modelli olistici considerano le interrelazioni tra le diverse componenti, con l’ambizione di arrivare a dei modelli globali, integrati e unitari dei fenomeni.

Nella nostra esperienza clinica il disagio psichico si manifesta sempre con una certa frammentazione della persona. Il livello di divisione dipende dalla gravità del disagio, dalla sensazione di estraneità dalle percezioni corporee di molte psicosi, fino alla distanza dalle emozioni o, all’opposto, all’incapacità di gestire le emozioni di molte nevrosi.

Freud per primo ci aveva segnalato questa scissione quando rilevava l’emergere delle somatizzazioni isteriche come manifestazioni di contenuti interiori sconosciuti e perciò separati dalla consapevolezza della persona. È per questa ragione che il miglioramento clinico si manifesta come un progressivo declinare delle parti di noi sconosciute, che funzionano al di fuori della nostra consapevolezza: man mano che il lavoro terapeutico procede parti maggiori del nostro essere vengono integrate e iniziano a trovare un posto nel funzionamento globale, alla fine approdiamo ad una percezione.

Come avviene questo processo terapeutico? Nell’ambito della psicoterapia corporea si sono affermati alcuni paradigmi che, partendo dagli insegnamenti di Reich e dalla sua Vegetoterapia, hanno sviluppato diversi approcci terapeutici. Tra i più importanti possiamo citare la bioenergetica di Alexander Lowen (1975); la psicoterapia biodinamica di Gerda Boyesen (1990); la corevolution di John Pierrakos (1994); la biosintesi di David Boadella (1987); la biosistemica di Jerome Liss (2001); la scuola neo-reichiana Hakomi di Kurtz (1990); la psicoterapia corporea integrativa di Rosenberg (1985) e infine la scuola post-reichiana di Federico Navarro (1992) e Genovino Ferri (2012).

Tutti questi orientamenti approfondiscono le scoperte di Reich citate nel paragrafo precedente, alcuni dando maggiore enfasi al funzionamento energetico dell’organismo, altri approfondendo i sette livelli corporei individuati da Reich, altri ancora lavorando con le strutture caratteriali.      

Negli anni più recenti si è cercato anche di creare una maggiore osmosi tra i diversi approcci, soprattutto all’interno dell’associazione europea di psicoterapia corporea (EABP, European Association of Body Psychotherapy).

Tutti gli approcci si basano su un comune assunto di base: le nostre esperienze vivono e sono percepite come emozioni e stati d’animo solo attraverso il corpo. Il pensiero e il linguaggio da soli non hanno la vitalità e l’evidenza che rendono reali le nostre percezioni ed emozioni, così reali da costituire il vissuto e rimanere nella memoria storica della nostra vita.

Sappiamo, infatti, che molte memorie, soprattutto quelle relative alle esperienze pre-verbali della vita del bambino, sono conservate nel corpo e non hanno un corrispettivo ricordo nel pensiero strutturato dal linguaggio, così non riescono ad essere verbalizzate, ma riemergono solo attraverso sollecitazioni fisiche in determinati distretti corporei.

 

Bibliografia
  • Boadella, D. (1987), Biosintesi. L'integrazione terapeutica di azione, sentimento e pensiero. Roma: Astrolabio.
  • Boyesen, G. (1990), Tra psiche e soma. Introduzione alla psicologia biodinamica. Roma:Astrolabio.
  • Bowlby, J. (1999), Attaccamento e perdita. Torino: Bollati Boringhieri.
  • Dalal, A.S. (2001), "Sri Aurobindo, a greater psycology". Sri Aurobindo Ashram, Pondicherry 2001.
  • Dalal A.S., "Sri Aurobindo, and the future psycology". Sri Aurobindo Ashram, Pondicherry 2007.
  • Damasio, A. (2003), Il Sé viene alla mente. Milano:Adelphi.
  • Eiden, B. The roots and the development of the Chiron approach, in "Contemporary body psychotherapy". Routledge, London and New York, 2009
  • Ferri, G., Cimini, G. (2012), Psicopatologia e carattere. Roma: Alpes Italia.
  • Kurtz, R., Body-centered Psychotherapy: The Hakomi Method. (1990) Paperback 2008.
  • Laszlo E., Olos il nuovo mondo della scienza. Riza, 2002.
  • Liss, J., Stupiggia M. (2001), La terapia biosistemica. Un approccio originale al trattamento psico-corporeo della sofferenza emotiva. Milano: Franco Angeli.
  • Lowen, A. (2013), Bioenergetica. Milano: Feltrinelli.
  • Mannella, M. (2014), Wilhelm Reich. Il dramma e il genio. Roma: Alpes ed.
  • ****************************************************
  • Montecucco F. N., Psicosomatica Olistica. Edizioni Mediterranee, 2005.
  • Navarro F., "Metodologia della vegetoterapia". Busen 1992.
  • Panksepp J., Archeologia della mente. Origini neuroevolutive delle emozioni umane. (2012) Cortina 2014.
  • W. Reich, Analisi del carattere. (1933), Sugarco 1994.
  • Pert (2005)
  • Pierrakos J. Corenergetica. Imparare ad amare e a guarire. Crisalide 1994.
  • Rosenberg J.L., Body, Self, and Soul: Sustaining Integration (1985). Paperback 1989.
  • Sassone R., La ricerca dell'amore. Un ponte tra Reich e Sri Aurobindo. Anima Edizioni 2007.
  • Shore A.N., La regolazione degli affetti e la riparazione del Sé. (2003) Astrolabio 2008.
  • Wilber K., Engler J, Brown D. P. Le trasformazioni della coscienza. (1986) Ubaldini 1989.

 


* Psicologa, Psicoterapeuta, Analista S.I.A.R., Vicepresidente S.I.P.A.P.

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