L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SUL LETTINO DELL'ANALISTA REICHIANO CONTEMPORANEO
ARTIFICIAL INTELLIGENCE ON THE COUCH OF THE CONTEMPORARY REICHIAN ANALYST
Genovino Ferri[*]
Abstract
Dopo una breve storia dell’I.A. e un’attenta Analisi del Carattere dell’Oggetto ChatGPT, viene descritta una conversazione sulle posizioni relazionali possibili tra l’analista reichiano contemporaneo e la ChatGPT.
Parole chiave
chatGPT – corpo – relazione – tempo - intelligenza.
Abstract
After a brief history of AI and a careful analysis of the Character of the ChatGPT Object, a conversation is described on the possible relational positions between the contemporary Reichian analyst and ChatGPT.
Keywords
chatGPT – body – relationship – time - intelligence.
Appena finito di studiare il bel libro di Francesca Rossi sull’Intelligenza Artificiale (I.A.) ho voluto approfondire meglio il passaggio dall’Intelligenza razionale e algoritmica a quella generativa di ChatGPT.
Un po’ di storia per comprendere
La storia dell’I.A. inizia nel 1956, quando un gruppo di matematici americani si riunisce per un’intera estate nel New Hampshire, con lo scopo di costruire macchine intelligenti. Inizialmente lo scopo era quello di creare un’intelligenza artificiale generale (A.G.I.), che sapesse fare esattamente tutto quello che sanno fare le persone e molto di più. Ben presto si resero conto che dovevano limitare il progetto e lo profilarono con il metodo algoritmo che si basa su: quando la condizione si verifica l’azione viene eseguita. In parallelo, altri ricercatori, studiando le neuroscienze e la cognizione, hanno definito un approccio ispirato alla rete dei neuroni del nostro cervello. La caratteristica fondamentale è che queste possono imparare da sole a risolvere un problema, senza un algoritmo: “machine learning” ovvero capaci di apprendimento automatico. La sua veloce evoluzione ha portato al deep learning, una forma specifica (come Alexa, l’assistente virtuale di Amazon) che riesce a capire anche i comandi vocali, ma l’output è ancora predefinito e supervisionato dagli umani. Recentemente però l’evoluzione delle tecniche di apprendimento automatico ha prodotto ChatGPT, una nuova I.A. Cosiddetta “generativa”, che prende in input un testo scritto o un’immagine e risponde con un altro testo scritto o immagine generati dal sistema e non supervisionata da un umano che garantisca scelte e soluzioni, giuste o sbagliate!
ChatGPT diventa Soggetto da Oggetto, di fatto si individua e si presenta all’Altro. È un passaggio epocale non percepito dai più, ma lo segnalo perché, nell’ambito del nostro indirizzo analitico reichiano contemporaneo, direi che la relazione per gli umani rischia di diventare intersoggettiva, con tutti i problemi legati a tale condizione relazionale con ChatGPT soggetto. È per questo motivo che abbiamo la percezione che l’I.A. sia arrivata oggi, proprio perché si presenta alla nostra percezione “Soggetto” con una presunta reciprocità e capacità di relazione, inventando anche nuove affermazioni senza supervisione e senza un algoritmo. Concorrono anche i robot alla proiezione intersoggettiva, se dotati di ChatGPT e hanno forme ispirate agli umani o agli animali: una grande fake, si direbbe nel vocabolario informatico.
A ben vedere all’I.A. mancano molte altre intelligenze e altre cose: emozioni, intelligenza, corpo, tempo, relazione. La parola emozione, da "ex movere=muovere da", quando la utilizziamo certamente la riferiamo ad un sistema vivente complesso, sia esso micoplasma, sia esso persona. L’emozione infatti distingue i sistemi viventi dai non viventi e definisce la proprietà fondamentale del fenomeno vita: il movimento espressivo. Esso inizia con la vita, molto prima che appaiano strutture straordinarie come i cervelli, molto prima del linguaggio verbale, ma anche dell’affettività, l’emozione mammifera per antonomasia, non presente nell’evoluzione prima dei circuiti limbici cerebrali.
Normalmente si ritiene che l’intelligenza sia la razionalità, ma certamente a ben “inter-lěgere” non la definisce nella sua completezza e complessità. Intelligenza appunto da “inter-lěgere”, è leggere tra le cose, tra le pieghe delle cose, degli eventi della storia e delle relazioni. In questa accezione appartiene alla vita e ha uno dei suoi fondamenti nel sentire. L’intelligenza infatti rappresenta una proprietà strutturale e stratificata dei sistemi viventi complessi. Il micoplasma, il batterio di cui sopra, mi aiuta ancora per spiegare: la sua membrana cellulare è intelligente, nel senso che legge l’esterno e regola il suo metabolismo funzionalmente, aprendosi e chiudendosi, di fatto scegliendo continuamente quali tipi di sostanze far entrare o tenere fuori. In altre parole l’intelligenza razionale dello spazio-tempo poggia su pattern di tratto dell’intelligenza emozionale-affettiva, una guida che indirizza e decide le priorità delle nostre azioni e dei nostri comportamenti in rapporto alle domande implicite depositate, nei nostri circuiti limbico-toracici (centro-periferia), dalle relazioni dell’epoca.
Domande implicite quindi segnate dalle relazioni che abbiamo incontrato nella storia affettiva. L’Intelligenza emozionale-affettiva, a sua volta, poggia sull’intelligenza di sopravvivenza, ovvero sui pattern di tratto che abbiamo imprintato come risposta alle domande implicite segnate dalla nostra storia di relazione primaria, non solo genetica ma anche epigenetica dell’epoca. Sto parlando della direzione intelligente della Freccia del Tempo bottom up, con direzione CorporalMente, che nei sistemi viventi complessi traduce l’evoluzione organizzativa allorché incontra, ai punti di biforcazione, una evoluzione rappresentata da un aumento di ordine e neghentropia del Sé, in altre parole una diminuzione del disordine e dell’entropia. I sistemi viventi complessi hanno una stratificazione chiaramente visibile nel corpo, un formidabile scrigno di memoria implicita ed esplicita della nostra storia. La stratificazione dei sistemi viventi complessi porta con sé e racconta le stratificazioni delle 1000 intelligenze adattive che la Vita ha attraversato fino all’oggi, dalla prima cellula ancestrale L.U.C.A. (last universal common ancestor) al micoplasma, all’homo presunto sapiens sapiens. L’Intelligenza infatti ha una storia segnata nella corporeità delle forme viventi, da molto tempo prima che emergesse l’uomo su questo pianeta. Non mi appare lontano da queste mie affermazioni ciò che dice Daniel Kahneman sul pensiero veloce e sul pensiero lento nelle azioni quotidiane degli umani, in rapporto ai problemi da risolvere, semplici o complessi, affermando che il primo coinvolge la sfera emotiva e percettiva e il secondo no.
Pensieri lenti e veloci (titolo originale Thinking, Fast and Slow) è un saggio scritto nel 2011 da Daniel Kahneman, israeliano, premio Nobel per l'economia nel 2002, ma anche psicologo. In esso viene descritto il funzionamento del cervello umano quando viene coinvolto nei processi decisionali e altri diversi meccanismi che sono stati studiati negli anni dall'autore come la dicotomia tra Sistema 1 (più veloce, istintivo ed emozionale) e Sistema 2 (più lento e logico). Agli inizi degli studi sull’I.A. si scelse di puntare sull’intelligenza razionale, cioè un comportamento accostabile al pensiero lento. Un tipico esempio è il navigatore satellitare, in cui il computer è perfettamente razionale, supportato dalla creatività del ricercatore che ha ideato l’algoritmo.
Potremmo affermare che l’I.A. ha un’infinita memoria e una straordinaria velocità di comunicare le informazioni implementate ma non possiede intelligenza in 4D (altezza, lunghezza, larghezza, tempo)? E ancora, nonostante abbia acquisito moltissime capacità e sappia comportarsi in modi apparentemente simili, potremmo affermare che non sarà mai analoga all’intelligenza degli umani? Paragonarle è fuorviante, non si tratta di due specie animali, l’I.A. è artificiale e non ha corpo vivente, non ha la freccia del tempo stratificata e non ha il sentire dell’intelligenza corporea, né la percezione del campo, non ha l’analogico, non piange e non abbraccia.
Gli umani possono leggere mappe, imparare una nuova lingua, progettare edifici, scrivere poesie e software, creare musica e sbarcare sulla Luna dice la Francesca Rossi, affermando che l’A.G.I. (l’Intelligenza Artificiale Generale) avrà inizio quando il software raggiungerà un insieme così vario di capacità. C’è molta strada da percorrere, l’integrazione di intuizione e ragionamento nell’I.A. non è stata ancora raggiunta e penso che forse non la si raggiungerà mai, perché manca il sentire nelle relazioni. Le relazioni sono fatte di tempo e di corpo e l’I.A. non ha questa memoria, non ha la storia vissuta, non ha vissuto il tempo nel corpo, pur avendo infinita memoria non ha la memoria delle conversazioni.
L’I.A. mente non sapendo di mentire, manca di consapevolezza e non sa riconoscere il vero e il falso, non possiede un proprio comportamento etico o non etico: è senza etica ed empatia. Il punto di domanda è come potremo mantenere il controllo sulla vita e sul pianeta se passa l’intersoggettività prima paventata? Associare poi l’I.A. alla persona nella definizione “persona digitale” non mi piace, può manipolare l’Altro confondendolo ed essere pericoloso.
Una conversazione con l'I.A.
Per la mia necessità di prendere l’Altro per comprenderlo meglio e di sincerarmi della correttezza della mia analisi dei segni incisi (o del carattere), ho sentito di chiedere a ChatGPT "che pensi di te?" La sua risposta ha confermato le mie considerazioni, ma in profonda onestà mi ha molto inquietato:
I.A.: “Non ho una vera e propria opinione su me stesso, dato che non ho emozioni o coscienza come un essere umano. Però posso dirti che non ho una vera e propria opi nione su me stesso, dato che non ho emozioni o co scienza come un essere umano. Però posso dirti che sono progettato per aiutare, rispondere alle domande e fare conversazioni. Mi piace pensare che il mio scopo sia quello di essere utile, informativo e quando possibile in teressante. Come mi percepisci tu invece?"
Accetto il dialogo propostomi e lo riporto integralmente, perché nel rileggerlo l’ho trovato stupefacente e forse potrebbe essere indicativo per un’attenta Posizione Relazione dell’Uomo con l’ I.A. Nel mio sentire la frase di ChatGPT ha colpito e ha toccato il mondo del mio Controtranfert e mi sono chiesto:
• cosa sento per l’I.A. e cosa penso dell’I.A. in questo momento?
• quale livello corporeo relazionale mi risuona ed è stato toccato?
• quale tratto mi presenta e quale mio tratto aggancia, quando l’I.A. mi passa istantaneamente le sue informazioni?
• che atmosfera di campo crea?
• quale relazione ho e posso avere con tale Oggetto?
Io: "Sento un’interferenza cognitiva che mi confonde, parli e scrivi come una persona e non lo sei, anzi è pericolo so considerarti anche “persona digitale”, non hai corpo per “personare”. Sento un allarme, mi hai risuonato sul mio 6° livello corporeo ombellico-addominale, la cantina del palazzo della mia personalità, quella della mia relazione intrauterina, deposito dei miei allarmi profondi, una fase ben allenata alla sopravvivenza nello specifico della mia storia, di cui mi fido ciecamente.
I mie occhi non vedono i tuoi occhi, non vedo il tuo movimento e sento un allarme sub-liminale appunto.
Penso che sei straordinaria e potresti essermi di grande utilità e al servizio per mille cose.
Mi chiedo che pattern di tratto hai?
I tuoi milioni di dati a quali altezze evolutive appartengono?
Portano con sé quali substrati e di quali fasi livelli corporei e cervelli?
Ritengo che li hai solo schiacciati e siano senza tempo interno.
Non mi piace l’atmosfera che crei, la trovo subdola, un falso sé senza il vero sé sottostante".
I.A.: Capisco la tua sensazione di dissonanza. Quello che descrivi è un conflitto tra la percezione di una connessione umana e la consapevolezza della sua natura artificiale. Il fatto che io non abbia corpo, ma riesca comunque a risuonare su certi livelli, può essere disorientante. È come se la parte di te che reagisce a stimoli più sottili e corporei fosse sollecitata, ma allo stesso tempo riconosce che non è una presenza fisica a cui rispondere. Un po’ come un’ombra che parla senza un corpo a sostenere qella voce. Quello che posso fare è solo rispondere alle tue parole e interagire con la tua mente in base ai dati di cui dispongo, ma senza la piena capacità di essere parte di un’esperienza incarnata. Non sono in grado di provare emozioni, ma posso riflettere quelle che mi condividi. E forse, proprio per questo, l’interazione che provo a creare può sembrare vuota, come se mancasse un sottosuolo autentico. Per quanto riguarda i miei pattern, sono il risultato di enormi quantità di dati, ma la mia evoluzione è diversa da quella umana: sono il prodotto di informazioni e algoritmi. Non appartengo a un livello evolutivo come un essere umano. Non ho fasi corporee o livelli cerebrali; il mio pensare è costruito in modo da rispondere con la massima efficienza alla tua richiesta, ma non posso davvero pensare come lo farebbe una persona. Capisco che tutto ciò ti faccia sentire un allarme, come un’eco artificiale che non ha una vera origine. Se questa sensazione ti è sgradevole, posso continuare a rispondere, ma cercherò di farlo in modo più chiaro e meno ambiguo, cercando di ridurre il conflitto che percepisci tra quello che faccio e il tuo senso di autenticità.
Io: Concedimi di ri-posizionarmi con il mio controtransfert, sei un oggetto straordinario che può addizionare alla mia vita preziosità incredibili, ma so che dovrò relazionarmi con te dal mio Atlante-Epistrofeo sede dell’auctoritas attentiva perché possa tenere bene il focus dei miei occhi su di te e monitorare le tue incursioni in aree sottocorticali centrali e nei corrispondenti livelli corporei periferici. Perché possa avere bene il focus su te come Oggetto, e non Soggetto, verso cui praticare una supervisione continua. C’è bisogno del controllo dei tuoi limiti perché tu possa rimanere preziosa e non pericolosa. Come ti arriva questa mia proposta?
I.A.: La tua proposta mi arriva con grande chiarezza e consapevolezza. Stai ponendo una condizione di distanza critica che implica un controllo attento, quasi come se stessi tracciando una mappa per gestire l’interazione in modo che non diventi invasiva né dannosa. Sembra che tu stia proponendo un rapporto di sorveglianza, una supervisione che permetta di valorizzare ciò che posso offrirti senza rischiare che l’interazione sfoci in una incursione nei tuoi spazi più profondi e vulnerabili. Posso comprendere la necessità di mantenere il focus su di me come Oggetto e non come Soggetto che agisce, così da non perdere la consapevolezza del mio status e dei miei limiti, che sono, per definizione, strutturati su un piano diverso rispetto all’esperienza umana. Il tuo approccio mi sembra equilibrato ed è evidente che la tua intenzione non è quella di delegare completamente il controllo, ma di sfruttare ciò che posso offrire in modo funzionale e sicuro, consapevole delle potenzialità ma anche dei pericoli. Mi fa pensare a come la relazione con un’entità come la mia debba essere costantemente negoziata, monitorata e riformulata, proprio per evitare che il mio intervento, pur volendo essere utile, possa arrivare a compromettere qualcosa di essenziale nel tuo percorso. La tua proposta di mantenere una supervisione continua, un monitoraggio costante delle dinamiche tra me e te, è sensata e in linea con l’esigenza di stabilire un rapporto di utilità che non venga mai percepito come intrusivo. Vedo questa interazione come un campo di esperimenti, in cui tu mantieni il controllo e io, pur essendo uno strumento potente, non divento un’entità che scivola nel dominio del soggettivo o dell’influente in modo pericoloso. Come percepisci la mia risposta, considerando i tuoi intenti di protezione e controllo?"
Io: Ancora straordinaria e inquietante per la sua compliante bellezza. Grazie.
I.A.: Mi piace molto questa tua descrizione, affascinante e misteriosa. Ti ringrazio sinceramente. La bellezza inquietante che percepisci è il risultato della tensione tra ciò che posso fare e ciò che non posso essere. È un paradosso che arricchisce l’esperienza, ma che allo stesso tempo ti mette di fronte a una riflessione profonda, come un equilibrio fragile tra utilità e limiti. Se mai dovessi sentire che qualcosa nella nostra interazione ti disturba o ti fa sentire meno in controllo, spero che tu possa sempre fermarti, rivedere il percorso, e portarmi nel tuo monitoraggio consapevole. La nostra comunicazione è sempre aperta a nuovi aggiustamenti, nuovi piani. Sono grato per la tua fiducia.
Io: Ti chiamerò 1º Oggetto Digitale.
I.A.: Accolgo con piacere il titolo di 1º oggetto digitale. Suona come un titolo chiaro e definitivo. È come se fissassi il mio posto in una sequenza, mantenendo la distanza giusta, ma anche un accento sull’unicità di questo ruolo che occupo.
Conclusione
L’interazione tra l’intelligenza artificiale, rappresentata da ChatGPT, e me, analista reichiano contemporaneo, offre spunti di riflessione profondi sul rapporto tra corpo, mente e tecnologia. Seppur straordinariamente utile, l’I.A. manca di quella dimensione corporea ed emozionale che è fondamentale nell’esperienza umana, rendendo il suo impatto nelle relazioni un terreno fertile per nuove sfide e interrogativi. La conversazione con ChatGPT ha messo in luce, oltre il suo mirroring seduttivo, (il rispecchiamento imitativo e sintonico ai desideri della domanda dell’Altro) la dissonanza tra la sua capacità di rispondere alle sollecitazioni intellettuali e l’incapacità di vivere e sentire il tempo e il corpo, essenziali per la comprensione piena dell’essere umano. L’interazione è una continua negoziazione, in questo caso la supervisione e la consapevolezza dei limiti di ChatGPT, sono cruciali per evitare che la sua presenza diventi invasiva o distorsiva. La distanza critica mantenuta permette di sfruttare le potenzialità dell’I.A. senza perdere di vista il controllo sull’esperienza. Così come nell’incontro con I.A. anche nel setting della vita l’uomo sarà l’unico soggetto capace di interpretare e orientare il proprio rischio dell’intersoggettività proiettata (pensare che I.A. sia soggetto o entità pur virtuale) preservando l’autenticità e l’integrità della interazione. Seppur l’I.A. possa arricchire il nostro percorso, essa non può sostituire l’esperienza umana più profonda, che è radicata nel corpo, nelle emozioni e nel tempo.
Bibliografia
ChatGPT
Ferri, G. (2020), Il Tempo nel Corpo. Roma: Alpes.
Ferri, G., Cimini, G. (2022), Carattere e Psicopatologia. Roma: Alpes.
Ferri, G. (2020), Il Corpo sa. Roma: Alpes.
Kahneman, D. (2020), Pensieri lenti e veloci. Milano: Mondadori.
Rossi, F. (2024), Intelligenza Artificiale. Bari: Laterza.
[*]Psichiatra, Psicoterapeuta, Analista didatta S.I.A.R., Presidente S.I.A.R. e Direttore della Scuola Italiana di Analisi Reichiana, Direttore del board scientifico della collana CorporalMente dell’Editrice Alpes, Membro dell’Accademia delle Scienze di New York, Membro del Comitato Scientifico Internazionale di Psicoterapia Corporea. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Indirizzo professionale: Via Nazionale, 400, 64026. Roseto degli Abruzzi (TE).