LE ATTIVAZIONI OCULARI NELLA PSICOTERAPIA CORPOREA

VALUTAZIONI CLINICHE E METODOLOGICHE

 

Luisa Barbato[*]

Abstract

     L’articolo esamina le attivazioni corporee per il segmento oculare utilizzate dalla Vegetoterapia Carattero-Analitica della S.I.A.R. (Società Italiana di Analisi Reichiana). Nella psicoterapia reichiana contemporanea sono proposte quattro diverse attivazioni oculari che hanno differenti valenze cliniche, ma sono unite dal percorso terapeutico dell’analisi reichiana. Queste attivazioni sono confrontate con due metodologie che lavorano in maniera simile sul segmento oculare: il Brainspotting (BSP) e l’Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR). Sono confrontate sia le metodologie tecniche che le valenze cliniche e psicodinamiche di questi processi di attivazione oculare. Il confronto stimola osservazioni e idee preziose in un processo di evoluzione clinica sempre più avanzato e integrato

 

Parole chiave

     psicoterapia reichiana contemporanea - vegetoterapia carattero-analitica - attivazioni oculari - freccia del tempo neghentropica - punto fisso e movimento bilaterale degli occhi.

 

Abstract

    The article examines the body activations for the eye segment used by the character-analytic vegetotherapy of SIAR (Italian Society of Reichian Analysis). Four different eye activations are proposed in contemporary Reichian psychotherapy that have different clinical values, but are united by the therapeutic path of Reichian analysis. These activations are compared with two methodologies that work similarly on the eye segment: Brainspotting (BSP) and Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR). Both the technical methodologies and the clinical and psychodynamic valences of these ocular activation processes are compared. The comparison stimulates valuable observations and ideas in an increasingly advanced and integrated process of clinical evolution.

 

Keywords

     contemporary reichian psychotherapy - character-analytic vegetotherapy - eye activations - neghentropic arrow of time - fixed point and bilateral eye movement.

 

 

La psicoterapia reichiana contemporanea

     Il movimento di psicoterapia reichiana contemporanea, che ha sede in Italia ed opera tramite la Società Italiana di Analisi Reichiana (S.I.A.R.), costituisce un’importante sezione della psicoterapia corporea non solo europea, ma anche mondiale.

     La S.I.A.R. vanta una lunga tradizione che risale direttamente a Wilhelm Reich. Negli anni ’60 del secolo scorso, infatti, un importante psichiatra napoletano, Federico Navarro, fondò l’Istituto reichiano di Napoli, il primo istituto di formazione e di pratica clinica psico-corporea in Italia. Navarro chiamò in Italia Ola Rakness a formare un gruppo di psichiatri e psicoterapeuti napoletani. Rakness veniva da Oslo e all’epoca era uno degli allievi di Reich più importanti in Europa. Sono passati molti anni da allora e la S.I.A.R. ha sede in Roma e costituisce l’evoluzione di quel primo istituto napoletano. Nei 60 anni che ormai ci separano da quel nucleo iniziale di pionieri guidati da Navarro, vi è stata una continua ricerca e aggiornamento della terapia reichiana che ora definiamo “contemporanea”.

 

Lo sviluppo della Vegetoterapia Carattero-Analitica

     Navarro lavorò a lungo alla Vegetoterapia, un insieme di esercizi psico-corporei individuati da Reich che agiscono sul sistema neurovegetativo e che Rakness insegnò ai terapeuti napoletani. Navarro osservò che gli esercizi, denominati acting, mancavano di sistematicità, essendo anche espressione della complessa ed esuberante personalità di Reich, e propose a Rakness di sistematizzarli in un insieme organico che fornisse un sistema procedurale da impiegare nella psicoterapia con i pazienti. Alla fine di questo lavoro, Navarro sottopose la Vegeto-terapia (definita carattero-analitica perché il lavoro sul corpo è basato anche sull’analisi del carattere) a Rakness che l’approvò dichiarando che rispecchiava la modalità di lavoro corporeo ed emozionale utilizzato da Reich.

     Da allora la Vegetoterapia Carattero-Analitica è divenuta uno dei metodi psico-corporei approvati dall’EABP e utilizzata da gran parte delle scuole reichiane nel mondo. Tuttavia esiste una specificità della Vegetoterapia Carattero-Analitica proposta attualmente dalla S.I.A.R. che la pone in un sistema complesso che unisce la teoria dei sistemi, le moderne neuroscienze e una visione integrata dell’essere umano. Il percorso terapeutico impiega gli acting, che ora denominiamo più correttamente “attivazioni corporee”, della Vegetoterapia come un viaggio analitico nella storia dell’individuo, nei punti di snodo fondamentali della sua evoluzione dalla vita intrauterina in poi, punti che divengono così i marcatori, i segni incisi della propria storia. Si definisce quindi un sistema complesso che connette le fasi evolutive della vita infantile, i segni incisi di ciascuna fase, i segmenti corporei che vengono attivati in maniera prevalente in ogni fase e i tratti caratteriali che si strutturano nel vissuto di ciascuna fase e nei relativi blocchi psico-fisici.

     In questo sistema ciascuna fase, livello corporeo e tratto caratteriale sono strettamente collegati, come interfacce di un unico elemento complesso che si manifesta con specifici assetti psico-corporei-emozionali e sul quale si può lavorare tramite determinate attivazione corporee. Possiamo allora affermare che la psicoterapia rechiana contemporanea costituisce un viaggio analitico nella storia della persona, nelle sue motivazioni e aspirazioni che si attualizzano nella consapevolezza dei tratti caratteriali e dei relativi blocchi psico-corporei e nel fluire energetico dell’individuo. Siamo in un progetto terapeutico mirato estremamente preciso nel quale le attivazioni corporee della Vegetoterapia evidenziano un senso profondo clinico e terapeutico.

 

Un esempio clinico: l’importanza delle relazioni primarie

     Per riferirci a un esempio clinico, quando un bambino nasce, nei primissimi mesi di vita, il legame relazionale quasi esclusivo è con la madre o con una figura sostitutiva di accudimento che ne ha la stessa valenza psico-affettiva. Il tema della dipendenza è centrale: il bambino non potrebbe sopravvivere senza le cure e le attenzioni della madre, e i segmenti corporei che maggiormente si attivano nella vita relazionale sono gli occhi, la bocca e il contatto corporeo tramite la pelle. Gli occhi perché il bambino osserva la madre il cui viso costituisce un riferimento primario quasi totalizzante, la bocca perché tramite la suzione si ha il nutrimento dell’allattamento, la pelle per il contatto, le carezze e le stimolazioni della madre.

     Nella Vegetoterapia vengono ripercorse funzionalmente tutte le fasi principali dello sviluppo infantile, a partire dalla vita intrauterina. La fase dell’allattamento si definisce oro-labiale, riprendendo la tradizione delle fasi libidiche individuate da Freud. In questa fase, che va dal parto, primo grande momento di separazione, allo svezzamento, secondo grande momento di separazione, come detto si attivano in misura prevalente gli occhi e la bocca.

     Nella Vegetoterapia vengono allora proposte alcune attivazioni relative al primo segmento corporeo, quello degli occhi, orecchie e naso, denominato da Navarro dei telerecettori, che riguardano la relazione primaria del bambino con la madre, unitamente al secondo segmento che include la bocca, la mandibola e la gola. Tuttavia la Vegetoterapia è estremamente articolata e sono previste ben quattro differenti attivazioni per gli occhi che vengono proposte unitamente alle corrispondenti quattro attivazioni per la bocca. Perché ben quattro diversi esercizi per i primi due segmenti corporei? Si risponde all’esigenza dei passaggi evolutivi psico-emozionali che il bambino attraversa durante questa fase primaria così complessa.

 

Img Barbato Megritte The false mirrorMagritte - The false mirrorLe quattro attivazioni oculari in Vegetoterapia[1]

  1. Messa a fuoco su un punto fisso
  2. Movimento naso-cielo
  3. Movimento ad arco laterale
  4. Rotazione

     Abbiamo innanzitutto la convergenza su un punto fermo luminoso, ossia la messa a fuoco di un punto distante mediamente 20 cm. Questa attivazione ripercorre la relazione visiva primaria con la madre, la ricerca di un punto di riferimento stabile che dia contenimento e auto-regolazione emozionale. “E’ un acting indicato, nella pratica clinica, per l’approccio mirato al trattamento della giusta distanza relazionale tra il Sé e l’Altro da Sé, ma anche degli smarrimenti con perdita dei confini del campo di coscienza dell’Io” (Ferri, 2020, pag.19).

     La seconda attivazione oculare viene denominata naso-cielo. Il paziente segue ritmicamente un punto luminoso che si sposta da una distanza di circa 30-40 cm. perpendicolare agli occhi verso la punta del naso per poi tornare alla distanza iniziale, realizzando una convergenza-accomodazione dei due occhi verso un punto. Abbiamo dunque un passaggio evolutivo con la possibilità di spostarsi dal volto della madre o figura primaria di accudimento a se stessi, un’alternanza vicino-lontano che segna il passaggio da Sé all’Altro da Sé e viceversa. “Il naso-cielo fa emergere e sentire i binomi dei temi relazionali dipendenza-indipendenza e attaccamento-autonomia con le possibili problematicità connesse” (Ferri, 2020, pag.32). Questa attivazione è molto rilevante come testimonia anche Allan Shore “Il viso carico di espressività della madre rappresenta il più potente stimolo visivo nel primo ambiente di vita del bambino, e l’intenso interesse che il bambino mostra fin da subito per il volto della madre, in particolare per i suoi occhi, lo spingono a ricercarlo nello spazio e a lasciarsi coinvolgere in periodi prolungati di sguardi reciproci. Lo sguardo del bambino, a sua volta, attrae potentemente quello della madre, agendo come un efficace canale interpersonale per la trasmissione di mutue influenze reciproche” (Allan Shore, 2003).

     La terza attivazione oculare è il movimento ad arco laterale degli occhi in cui gli occhi del paziente seguono un punto luminoso, distante circa 25 cm. dal volto, che descrive un arco con curva costante, da destra a sinistra e viceversa passando per l’arcata superiore del campo visivo dell’occhio. Anche per questa attivazione abbiamo un passaggio evolutivo, dal primo campo (madre o figura principale di accudimento) al secondo campo (padre o figura secondaria di accudimento) con un’apertura di campo che consente l’uscita dalla fase simbiotica con la funzione materna verso una dialettica funzione materna/funzione paterna “si sale in un campo maggiore rappresentato in primis dalle due figure genitoriali, dalla fascia fratelli-sorelle, dalla famiglia tutta, un salto evolutivo e relazionale straordinario, con i temi di svezzamento e il concretizzarsi della muscolarità striata, dei circuiti motori e del portarsi su nuovi orizzonti, nella prima parte della fase muscolare” (Ferri, 2020, pag.71). 

     La similitudine con gli esercizi oculari dell’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è evidente, ma in quest’ultima pratica il movimento oculare da destra a sinistra e viceversa viene effettuato orizzontalmente. Nel movimento ad arco, invece, l’occhio rimane stabilmente in convergenza-accomodazione sul punto luminoso per tutta la parabola.

     Infine, come quarta attivazione oculare della Vegetoterapia, abbiamo il movimento di rotazione degli occhi in cui l’arco del movimento a semicerchio  viene completato fino ad arrivare a una rotazione completa degli occhi guidata dal punto luminoso che si muove ad un’altezza di circa 25 cm. dal viso e descrive una rotazione completa di 360 gradi. Siamo qui in una fase e un tempo successivi in cui si realizza un’apertura del Sé a tutte le componenti e le relazioni esterne. “La rotazione degli occhi è un movimento circolare e volontario che, come tutti i movimenti volontari degli occhi, attiva l’area della corteccia pre-frontale neopalliale, stimolando in particolare i pattern più complessi, ovvero più alti in organizzazione evolutiva. Richiama infatti molte capacità di meta-comunicazione, oltre quelle di integrazione, inclusione, di definizione circondante, di limite-separazione, di sfericità, di interezza” (Ferri, 2020, pag.138).

     Siamo quindi in un’attivazione complessa che, rappresentando un salto evolutivo verso una maggiore organizzazione, può essere appropriato per molti quadri sintomatologici: stati d’ansia, quadri d’angoscia, cadute depressive, disturbi ossessivi. Il campo Sé energetico-funzionale viene aperto, collegato all’esterno in un movimento che è completo e non permette il fissarsi su una relazione, uno stato, un pensiero ossessivo.

     In sintesi, si possono leggere le quattro attivazioni corporee sul segmento oculare come un viaggio evolutivo che va dalla stabilità degli occhi su un riferimento fisso e certo, alla possibilità di un’alternanza vicino-lontano, alla dialettica familiare fino ad arrivare ad un’espansione a tutto il campo sociale e relazionale della nostra vita. Secondo il processo indicato dalla Vegetoterapia il lavoro corporeo su ciascun segmento, nello specifico sul primo segmento oculare, viene quindi proposto al paziente secondo la fase evolutiva che si sta trattando, ossia in relazione ai sintomi presentati, ai disturbi caratteriali e ai blocchi presenti. Siamo in presenza di un sistema clinico articolato e raffinato per cercare di cogliere il più possibile la complessità dello sviluppo dell’essere umano.

 

Brainspotting e EMDR

     Alla luce di tutte queste informazioni, vorrei esaminare due pratiche psico-corporee molto diffuse per il segmento oculare: il Brainspotting (BSP, fixed-focus-point therapy) e l’EMDR. Il Brainspotting fu sviluppato da David Grand nel 2003 (Grand, 2013). All’inizio Grand era un terapeuta EMDR, ma poi egli notò che i rapidi movimenti oculari dell’EMDR tendevano a sovra-attivare i pazienti. Con la pratica e gli studi effettuati anche con suoi colleghi, egli mise a punto la terapia del “punto fisso a fuoco”, riscoprendo in qualche maniera l’originario esercizio della Vegetoterapia di Reich e testandolo scientificamente. Questa pratica fu chiamata Brainspotting e i test effettuati hanno dimostrato la sua efficacia clinica.

     Nel BSP il cliente e il terapeuta definiscono all’inizio della sessione un’attivazione somatica ed emozionale collegata a un tema del paziente. Questa parte è usata in maniera similare nell’EMDR e in altre terapie per il trattamento del trauma.

     Nel BSP il terapeuta cerca poi, tramite tre possibili diverse metodologie, una specifica posizione degli occhi che è connessa all’attivazione somatico-emozionale del paziente in quel momento. Una volta individuata questa posizione, il paziente viene invitato a fissare il punto e a entrare in uno stato di mindfulness ossia di attenzione consapevole non giudicante. Questa posizione di punto fisso corrisponde alla percezione del trauma e dà accesso al cervello sottocorticale, in particolare nelle aree che vengono attivate in presenza di una minaccia e di un trauma.

     Nell’articolo “Brainspotting” pubblicato su IBPJ (Horton, Schwartzberg, Goldberg, Grieve, Brdecka 2024) viene evidenziata l’efficacia del Brainspotting come terapia del trauma e viene anche sottolineata l’importanza della relazione paziente-terapeuta nell’applicazione del Brainspotting. La posizione del punto fisso coinvolge infatti il corpo e le aree cerebrali della relazione paziente-terapeuta. La presenza empatica permette al terapeuta di controllare e accompagnare le attivazioni psico-corporee ed emozionali stimolati dalla focalizzazione su un punto fisso. Le ricerche effettuate negli ultimi anni, tra le quali quella presentata nell’articolo citato, evidenziano l’efficacia del Brainspotting nel ridurre i sintomi collegati al PTSD, alla depressione e agli stati ansiosi. Attualmente il BSP non viene solo utilizzato per accedere a materiale traumatico, ma anche alle risorse, alle capacità attive e pro-attive della persona.

     Le stesse osservazioni, di riscoperta e validazione scientifica degli esercizi sul segmento oculare della Vegetoterapia possono essere effettuate per l’EMDR. Questa pratica fu sviluppata nel 1987 da Francine Shapiro, ricercatrice del Mental Research Institute di Palo Alto. La sua efficacia nel trattamento del PTSD è ormai riconosciuta e documentata, ma attualmente l’EMDR è un approccio terapeutico ampiamente usato anche per il trattamento di varie patologie e disturbi psicologici quali disturbi d’ansia, depressione, disturbi alimentari e dipendenze.

     Come per il BSP, all'inizio della seduta viene individuato un target, cioè un ricordo disturbante, collegato il più delle volte al problema o al sintomo del paziente in quel momento. Individuato così il ricordo da cui partire, si chiede di focalizzarsi sull'immagine peggiore dell'evento e sulla relativa cognizione negativa di sé sviluppata con tale ricordo. Viene anche messa l’attenzione sulle emozioni e sulle sensazioni fisiche provate al momento.

     Si procede quindi con i movimenti oculari bilaterali, ossia da destra a sinistra e viceversa, utilizzando il dito del terapeuta che è seduto di fronte al paziente. Solitamente il dito si muove con una velocità rapida, ma la direzione e la velocità possono eventualmente essere adeguate alla situazione del paziente. Si possono utilizzare anche altre modalità di stimolazione bilaterale che si presume siano allo stesso modo efficaci. Dopo ogni set, si chiede al paziente un feedback per valutare le nuove informazioni, pensieri, immagini o emozioni che sono insorti durante la rielaborazione.

 

Il confronto con la Vegetoterapia

     Il confronto con la Vegetoterapia indica alcune differenze importanti nella tecnica di utilizzo di queste attivazioni oculari. Innanzi tutto, le attivazioni della Vegetoterapia vengono effettuate con il paziente disteso su un lettino completamente orizzontale, con il terapeuta seduto dietro la testa del paziente stesso. La posizione orizzontale favorisce il percorso regressivo con l’emergere di ricordi ed emozioni, non relativi ad un episodio sollecitato all’inizio della sessione dal terapeuta, ma collegati alla stimolazione del segmento corporeo su cui si sta lavorando. Occorre poi aggiungere che la posizione distesa evita il confronto vis-a-vis tra terapeuta e paziente che, oltre a conservare, almeno in parte, gli aspetti cognitivi e mentali della relazione, implica il rischio di una relazione simmetrica incentrata sugli aspetti del qui ed ora del transfert e controtransfert. Nella Vegetoterapia, il paziente disteso ha comunque una relazione anche visiva con il terapeuta, ma quest’ultimo è dietro, di sottofondo, una presenza rassicurante alla quale affidarsi senza rischi di simmetrie o proiezioni troppo transferali. Questo favorisce l’emergere di contenuti inconsci sia come sensazioni corporee che come emozioni legate a immagini e ricordi.

     La seconda differenza è nella tecnica utilizzata. Si tratta di sfumature, ma comunque rilevanti. Nel BSP il punto fisso viene scelto sulla base di: la finestra esterna (punto esterno), che viene individuata dal terapeuta; o il gazespotting (punto di osservazione), che viene assunta dal paziente ricordando il trauma; o la finestra interna (punto interno) scelta dal paziente sulla base delle proprie sensazioni esterne. Nel punto fisso della Vegetoterapia, la posizione del puntatore luminoso è fissa e scelta dal terapeuta, come prima spiegato, sulla base della distanza e posizione della madre nella relazione primaria, soprattutto di allattamento e accudimento.

     Nell’EMDR, la differenza sostanziale consiste, oltre come detto nella posizione sdraiata, nel movimento oculare bilaterale che nella Vegetoterapia è ad arco, descrivendo un passaggio di 180 gradi, mentre nell’EMDR è orizzontale al centro degli occhi del paziente come linea retta che va da un lato all’altro della visione oculare. Quale è la differenza? Probabilmente la stimolazione neuronale è differente, anche se non ne abbiamo ancora precisi riscontri scientifici, ma soprattutto il movimento ad arco permette una gradualità del passaggio da una parte all’altra del campo visivo evitando le posizioni simmetriche e un po’ ossessive.

     Un altro punto tecnico rilevante è che le attivazioni oculari della Vegetoterapia hanno sempre due stadi: nel primo il punto fisso o i movimenti oculari vengono guidati dal terapeuta tramite una penna luminosa che stimola le innervazioni visive e permette al terapeuta di essere con o accompagnare il paziente, pur non essendo in primo piano. Nel secondo stadio, il paziente esegue l’esercizio da solo, mettendo a fuoco un punto sul soffitto o muovendo gli occhi bilateralmente. Questo passaggio ha un grande valore simbolico perché costituisce il raggiungimento dell’autonomia nell’attivazione del segmento oculare.

     In sintesi, i punti chiave sono:

  1. Il posizionamento

La Vegetoterapia utilizza una posizione orizzontale e reclinata (completamente distesa, anche nella testa), che facilita la regressione e l'emergere di materiale inconscio. Nella BSP e nell'EMDR c'è un posizionamento seduto, faccia a faccia

  1. Modelli di movimento oculare

La Vegetoterapia incorpora movimenti curvi e rotatori, a differenza dei movimenti lineari bilaterali dell'EMDR. Queste differenze probabilmente coinvolgono percorsi neurali distinti.

  1. Dinamiche relazionali

Nella Vegetoterapia, la posizione del terapeuta alle spalle del paziente riduce al minimo i rischi delle proiezioni transferali e le distrazioni cognitive, creando un ambiente sicuro per un'esplorazione più profonda.

 

Implicazioni psicodinamiche

     Ma, al di là delle considerazioni tecniche, possiamo chiederci quale è la valenza psicodinamica di queste attivazioni psico-corporee? Per scoprirlo, occorre innanzi tutto spostarsi da una logica basata sul sintomo o sul disturbo perché si rischia di appiattire qualsiasi forma di psicoterapia su una visuale orizzontale, spesso riferita solo al vissuto del qui ed ora. Se invece adottiamo una visione verticale, ossia basata sulla freccia del tempo dell’evoluzione dell’individuo, accediamo ad una prospettiva storica nella quale ogni sviluppo, ogni relazione fondante della nostra vita, ogni segno inciso, inclusi quelli gravemente traumatici, acquisiscono un senso che li lega alla fase attraversata, alle relazioni, ai tratti caratteriali e ai segmenti corporei attivati.

     Diviene una visione a tutto tondo nella complessità che ci permette, come in un puzzle, di collocare ogni tessera al suo posto scoprendone l’intelligenza sottesa. Perché il nostro sistema di esseri viventi è un sistema intelligente di cui ancora parzialmente afferriamo il senso e le connessioni.

     Come spiegato all’inizio di questo articolo, le attivazioni oculari richiamano molto materiale inconscio e traumatico perché sono relative a uno dei primi segmenti che il bambino appena nato rende operativo nella sua vita relazionare. Una disfunzione nelle relazioni primarie di accudimento o nei passaggi evolutivi, crea un blocco degli occhi connesso alle memorie più o meno traumatiche di questa prima fase. Per questo il lavoro psico-corporeo con gli occhi risulta molto efficace nell’elaborazione dei traumi, ma al tempo stesso molto delicato perché rischia anche la riattivazione di possibili nuclei psicotici connessi alle fasi iniziali di vita del bambino.

     In ogni caso, nella Vegetoterapia Carattero Analitica l’impiego degli acting su ogni segmento corporeo si riferisce a delle specifiche relazioni e a dei precisi momenti evolutivi. Per questa ragione non si tratta di stabilire se il punto fisso o il movimento bilaterale degli occhi siano più o meno efficaci per l’elaborazione del trauma o di uno specifico disturbo, essendo questa una modalità orizzontale di ragionare, quanto di scegliere lo specifico esercizio psico-corporeo che si adatti al vissuto storico e relazionale del paziente. La memoria, anche implicita, di questo vissuto riverbera poi sugli aspetti psichici, traumatici, emozionali e corporei, anche successivi, della vita del paziente in un viaggio neghentropico sulla freccia del tempo della propria storia.

 

[1]Nello sviluppo attuale, le quattro attivazioni originarie sono state ulteriormente articolate in varie differenti modalità che per brevità non riporto in questo articolo

 

 

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[*]Psicoterapeuta, analista S.I.A.R., vice Presidente SIPAP. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Indirizzo professionale: via Valadier, 44. 00193 Roma.

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