Numero 1/2012

GLI ARTICOLI
UNA SUPERVISIONE ANALITICO-CLINICA
  • Marco - a cura di G. Ferri
DA UNA TESI DI SPECIALIZZAZIONE S.I.A.R.
LETTURE E VISIONI

 

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Ritratto eseguito nel 1933

 

Con quei baffetti sotto il naso, e quella smorfia facciale, come fiutasse sempre … un cattivo odore. E lo fiuta infatti. Non gli viene – come egli crede – dall’esterno (da comunisti, ebrei, polacchi, ed altri popoli slavi, intellettuali di destra e di sinistra, francesi degeneri, e via discorrendo … fino a comprendere tutto il mondo abitato) ma solo da lui, dal suo di dentro. E’ una malattia, ma una brutta malattia; ed anche – allo stato attuale della scienza – inguaribile. Si chiama paranoia.

Umberto Saba (2011), Scorciatoie e raccontini. Torino: Einaudi

 

PSICOSOMATICA UNA CHIAVE DI LETTURA

REICHIANA

  

Piero Paradisi*

Introduzione

La psicosomatica pone in relazione il mondo emozionale e affettivo con l'espressività somatica di un sintomo o con l'instaurarsi di una affezione di un organo o apparato.

Mente e corpo sono termini che implicano il pericolo di perdersi in labirinti di contraddizioni. Infatti come potremmo definirli? Come realtà distinte e separate o, al contrario, come un unicum, ossia espressioni diverse di un'unica realtà: l'uomo nella sua unità somato–psichica?

Il concetto della separazione tra mente e corpo trae le sue origini dalla separazione tra anima e corpo. Occorre dunque distinguere, da un punto di vista semantico, il termine anima e quello di psiche/mente.

Anima è termine derivato dal greco άνεμος "anemos", che vuol dire vento. Questa parola, nel corso dei secoli, ha acquisito nella cultura occidentale, le stesse connotazioni del termine greco ψυχή "psychè" (respiro, alito, fiato, principio vitale, ma anche carattere personale e modo di agire). I latini avevano ben compreso la differenza, riservavano il termine "anima" a quello di "principio vitale" e "animus" a quello di "carattere o modo di agire". La differenziazione si è persa nei secoli, anche per l'importanza maggiore data dalla cultura cattolica al termine anima, per cui ad anima si attribuiscono le stesse funzioni della psiche.

La separazione διάβολος (dià-bolos) mente-corpo è ignorata nei poemi omerici, dove σόμα (sòma) è usato nel significato di corpo morto, privo di psychè, di anima; e dove, invece, il corpo vivente viene designato con il termine σχηνή "schenè", che vuol dire tenda, involucro, tabernacolo, luogo che accoglie in sè psychè, fondendosi con essa. L'orfismo prima, e la dottrina platonica poi, raffigureranno l'anima come un'entità separata dal corpo σόμα (sòma).

Platone separò il mondo delle idee (èideos) da quello della materia (caos) e da questa scissione elaborò la sua speculazione filosofica, in cui solo il mondo delle idee è immutabile e permette la vera conoscenza, mentre quello sensibile, dipendendo dall'osservatore, è solo oggetto di opinioni.

La separazione tra sensibile e intellegibile, tra cose e idee, rimarrà per secoli alla base del pensiero della cultura dell'Occidente, fino a Cartesio.

Elaborazione grafica da L. Da Vinci, L'Uomo Vitruviano Elaborazione grafica da L. Da Vinci, L'Uomo Vitruviano Cartesio distingueva la materia (res extensa) dal pensiero (res cogitans) riaffermando dunque un netto dualismo tra il divisibile (corpo) e l'indivisibile (spirito). Il criterio di verità consisteva nell'innatismo, cioè la chiarezza e l'evidenza delle idee: se concepiamo chiaramente e distintamente che anima e corpo sono separati, ciò significa che essi lo sono realmente (cogito ergo sum).

Questo ha certamente influenzato il pensiero scientifico occidentale, con la sua tendenza al meccanicismo deterministico.

La separazione tra mente e corpo ha portato a concepire l'uomo come un insieme di organi con le proprie funzioni, perdendo il senso dell'unicità. Ciò ha comportato uno sviluppo tecnologico e conoscitivo senza precedenti, ma ha innescato una serie di problemi e incomprensioni sui processi e fenomeni umani normali e patologici. In realtà, sono proprio le malattie a rivelarci l'unità psicosomatica dell'uomo e sarebbe auspicabile un approccio multidimensionale, a cui le varie specializzazioni mediche, per ora, non sono assolutamente preparate. (Trombini et al., 1998).

Nuovi paradigmi di pensiero

La percezione dell'uomo come mente o come corpo varia da un momento all'altro della nostra storia evolutiva, così come nelle manifestazioni contingenti della vita attuale, dipendendo da fattori biologici, patologici e culturali. Quindi noi ci percepiamo, di volta in volta come un'unità complessa dove possono essere predominanti gli aspetti mentali o quelli corporei, secondo i momenti storici–relazionali o biologici ed emozionali. Un processo patologico può dunque essere colto, di volta in volta, più secondo un aspetto nei riguardi dell'altro (sensazioni corporee, idee, impulsi), anche se l'oggetto in considerazione, la malattia in esame, è la medesima.

Come possono convivere, dunque, questi due elementi all'apparenza diversi e inconciliabili? Come si può conciliare un'unificazione di un dualismo che ci è imposto dal senso comune e dalla logica epistemologica? Abbiamo bisogno di considerare nuovi paradigmi e dunque riconsiderare il concetto di causa–effetto. I paradigmi scientifici comuni sono:

• quello lineare meccanicistico tradizionale,

• la concezione multifattoriale del processo causale,

• le teorie sistemiche e cibernetiche che implicano una visione circolare del processo di causalità.

Naturalmente, può essere conveniente adottare un paradigma piuttosto che un altro in situazioni diverse. Per esempio, in un'infezione curata con un antibiotico per ottenere la guarigione, il paradigma da adottare può essere quello lineare; nella cura del diabete, dove occorre considerare elementi diversi come la terapia insulinica, la dieta, l'attività fisica, lo stress, ecc., il modello più conveniente sarà quello circolare.

Un ricercatore o un medico, allora, adottando un paradigma, inevitabilmente compie una scelta che lo influenzerà come motivazioni e giudizio dei risultati. Chi sceglie paradigmi diversi tenderà a vedere risultati diversi. La conseguenza logica (lineare) è che la spiegazione dei fenomeni del mondo e le scelte che compiamo per studiarli, dipendono dal punto di vista che adottiamo, dunque non saranno mai assolute.

Ma allora quali soluzioni diagnostiche e terapeutiche possono essere proposte nella pratica clinica, tenendo conto dei diversi punti di vista e delle relazioni complesse tra fattori somatici, emotivi e relazionali? Lo sviluppo recente della teoria della complessità ha cercato di superare questi limiti. Assumere una posizione complessa non significa negare il proprio paradigma di riferimento, né considerare il proprio equivalente a tutti gli altri. Vi sono situazioni in cui è conveniente assumere un paradigma, ma senza preclusioni verso gli altri, (es. sarebbe assurdo curare un'appendicite acuta sul lettino dello psicoanalista, come è vero che molti interventi chirurgici inutili sono stati effettuati per non aver sentito il paziente). Il metodo clinico non può essere che un'applicazione sul campo del paradigma della complessità, in cui il paziente è osservato (quindi studiato e misurato) e allo stesso tempo sentito. I due processi non solo sono complementari, ma interdipendenti: infatti non è sufficiente conoscere e capire, ma è necessario anche sentire ciò che si conosce e si capisce e sentirsi capiti e conosciuti.

Tutto ciò che per comodità indichiamo come corpo o mente, in realtà è espressione di un unicum, i cui meccanismi possono essere spiegati con operazioni scientifiche di individuazione di livelli crescenti di complessità. Si tratterebbe di capire quali livelli, dinamiche, fattori biologici e relazionali siano implicati nel determinismo e mantenimento delle malattie psicosomatiche. In sostanza non dovremmo chiederci se fenomeni psichici o somatici siano separati o collegati, ma partire dall'assunto che essi siano collegati a diversi livelli di complessità, provando a spiegarci come siano interconnessi tra loro nel determinare un evento patologico.

La psicosomatica, in una concezione moderna, dovrà tener conto della complessità delle esperienze umane e divenire un metaparadigma.

La Psicosomatica nei modelli psicoanalitici

E' largamente condiviso il giudizio secondo cui la ricerca psicosomatica prende impulso dalla psicoanalisi, anche se la posizione di Freud è stata piuttosto ambivalente. Egli definiva la ricerca psicosomatica una sorta di sconfinamento nel territorio della ricerca fisiologica.

La ricerca psicosomatica, tuttavia, affonda le sue radici nelle prime scoperte di Freud sull'isteria, in cui espone due concetti fondamentali: la conversione isterica e l'equivalente d'angoscia.

La differenza sostanziale tra la conversione e l'equivalente d'angoscia è che nella prima esiste un processo mentale, in cui viene elaborata, a livello psichico, l'esperienza conflittuale e il sintomo organico ne diventa la rappresentazione simbolica; il sintomo organico dell'equivalente d'angoscia, invece, non ha alcuna rappresentazione psichica, anzi, essendo la diretta espressione somatica di una eccitazione sgradevole, ne viene sbarrato l'accesso. E' per questo che Freud considera il sintomo organico dell'equivalente d'angoscia inaccessibile alla psicoanalisi.

Da queste due istanze si sono sviluppate scuole di pensiero che hanno dato un impulso storico alle ricerche psicosomatiche.

Tra i sostenitori della teoria della conversione, citiamo Georg Groddek, Felix Deutsch, Luis Chiozza; tra gli Autori che seguiranno il filone dell'equivalente d'angoscia, ricordiamo Flanders Dumbar e Franz Alexander. (Taylor, 1993)

Franz Alexander, della Scuola psicoanalitica di Chicago, fu considerato il vero fondatore della moderna medicina psicosomatica. Egli riprende e sviluppa il concetto di equivalente d'angoscia.

Anche Alexander come Freud distingue il sintomo isterico dalle affezioni psicosomatiche.

Alexander intende il sintomo isterico l'espressione simbolica di un contenuto psicologico carico di emotività che viene scaricato sul corpo, mentre le affezioni psicosomatiche, che Alexander chiama "nevrosi vegetative", sono le reazioni fisiologiche degli organi vegetativi a una situazione emozionale stabilizzata o periodicamente ricorrente.

Tali studi lo porteranno a formulare la teoria della specificità del conflitto, in cui cercava di trovare un collegamento tra specifiche situazioni conflittuali inconsce e le singole forme di nevrosi vegetativa. (Alexander, 1951).

Menzioniamo solo gli importanti studi svolti sui disturbi legati all'espressione delle emozioni con il "pensiero operatorio" (Marty, D'Uzan e David) e sull'alessitimia (Nemiah e Sifneos); quelli sullo sviluppo del Sé e l'importanza delle relazioni oggettuali (Klein, Mahler, Winnicott, Bowlby, Kohut); gli studi su comportamento e insorgenza delle malattie e, infine, il modello bio–psico–sociale di Engel. (Porcelli, 2009).

Modello S.I.A.R.

Il modello SIAR si propone di andare oltre la psicosomatica, in quanto questo termine sottintende e ripropone la diade mente–corpo. In realtà ci si trova all'interno di un modello complesso, caratterizzato dalla presenza di sistemi e sottosistemi corporei che si esprimono, interagiscono o predominano lungo una freccia del tempo evolutiva (freccia del tempo neghentropica) e, ancora, dai livelli corporei predominanti nel tempo evolutivo analitico e dalle relazioni oggettuali con l'Altro da Sé. (Ferri, a.a. 2006/2007).

Riconosciamo l'importanza degli studi degli Autori che si sono occupati del problema. Prendiamo atto del coinvolgimento del Sistema Nervoso Vegetativo (ortosimpatico e parasimpatico) con la mediazione dei neurotrasmettitori adrenergici e colinergici sugli organi bersaglio, nel determinismo delle malattie psicosomatiche. Il problema irrisolto è, tuttavia, quello della spiegazione della scelta dell'organo interessato dai processi patologici. Infatti le spiegazioni fornite richiamano concetti non sempre esaustivi.

La scelta d'organo nella storia psicoanalitica

Gli studi esistenti sull'argomento possono dividersi in due gruppi principali:

• studi che postulano una debolezza d'organo costituzionale su base genetica,

• studi che postulano una conversione o fissazione d'organo, basata sul significato simbolico inconscio dell'organo colpito.

Alla scelta dell'organo o della sua funzione, si giungerebbe tramite una gran quantità di determinanti:

• i fatti biografici individuali,

• i traumi somatici o psichici verificatisi nel primo anno di vita,

• l'idoneità di certi organi a rappresentare simbolicamente determinati conflitti psichici

• il tipo di meccanismo di difesa,

• la collocazione temporale, l'intensità della fissazione libidica e della regressione.

Reich. Il concetto fondamentale per la psicosomatica della teoria reichiana è che un processo psichico, inteso come comportamento di difesa, è contemporaneamente anche un processo fisico (di contrazione muscolare). Si tratta di un processo unico e simultaneo. Sia nel blocco psichico che in quello muscolare, si scontrano l'energia che mira all'azione con quella che mira a reprimerla. Il blocco ingorga (in un certo livello corporeo) una gran quantità di energia libidica: il sintomo psichico e quello corporeo rappresentano l'espressione di questo blocco. Il sintomo fisico racchiude in sé la storia e il significato del suo sorgere. Si verificherà anche, per Reich, una simpaticotonia cronica, quando il processo orgastico-energetico (accumulo-carica-scarica), viene interrotto in un determinato livello corporeo. L'energia si accumulerà non trovando sfogo a causa del blocco. Se il blocco energetico durerà a lungo, potrà provocare, oltre ai sintomi funzionali, anche lesioni organiche.

Reich ci propone una lettura secondo sette livelli corporei, articolati tra loro in maniera funzionale: occhi, bocca, collo, torace, diaframma, addome, genitali. Gli eccessi o i difetti di carica, le disfunzioni toniche in questi livelli compromettono il funzionamento dell'organismo nel suo insieme, comportando sia perturbazioni funzionali sia, col tempo, lesioni organiche.

I blocchi muscolari locali danno origine ai disturbi funzionali e tissutali nei livelli interessati. Tutto il corpo è per Reich con le sue ipertonie muscolari una mappa dei conflitti in atto e come tale è leggibile. (Reich, 1972).

La Vegetoterapia Carattero–Analitica (acting corporei proposti sui livelli sede dei blocchi) storicamente nacque proprio in seguito all'aver individuato i blocchi energetici. Lo squilibrio del SNV (simpaticotonia cronica) era riconosciuto come la causa dei disturbi e dello sviluppo sintomatico delle patologie in atto nei pazienti.

Per Navarro "le malattie psicosomatiche sono il linguaggio dello psicotico o del borderline, mentre le somatizzazioni sono le metafore dei conflitti nevrotici". (Navarro, 1991, pp.10-12). L'emozione primaria di tipo negativo è la paura. Lo stress–paura presenta differenti aspetti nelle varie epoche dello sviluppo psico-affettivo di un individuo, aspetti che determinano condizioni diverse nella formazione della psiche:

− il nucleo psicotico intrauterino prova la paura di disintegrarsi, di scomparire, di morire. Tutto ciò porta alla biopatia.

− il nucleo psicotico neonatale (borderline) prova la paura di non poter sopravvivere e ciò porta alla malattia psicosomatica.

− la condizione psiconevrotica post natale, dallo svezzamento alla pubertà, prova la paura di non poter vivere, ciò porta alla malattia psicosomatica.

− la condizione nevrotica post puberale prova la paura di vivere una vita insoddisfacente e irrealizzabile, portando ai disturbi da somatizzazione.

La scelta d'organo. Il modello S.I.A.R.

La storia del Sé individuo si snoda attraverso un percorso segnato da fasi evolutive ad energia crescente, lungo un percorso temporale che noi individuiamo col termine di freccia del tempo neghentropica. Queste fasi sono: la fase intrauterina, la fase orale, la fase muscolare–coatta, la prima fase genito oculare, la seconda fase genito oculare. In ogni fase c'è la predominanza funzionale e strutturante di un livello corporeo che assume un rapporto di relazione oggettuale privilegiata con l'oggetto parziale dell'Altro da Sé di quel tempo analitico. In questa relazione si determinano flussi di informazioni bidirezionali, mediati dai Campi Energetici, dai sub sistemi centrali e periferici e dai livelli corporei interessati.

Così che nella fase intrauterina avremo la prevalenza del sesto livello corporeo, corrispondente alla zona trofo–ombelicale, che risulterà il primo ricevente della relazione oggettuale con l'oggetto parziale utero, con la dominanza energetica del primo campo madre. La relazione passa attraverso la mediazione dei sistemi neuro-endocrino e in seguito neuro-vegetativo, con la prevalenza del sistema centrale r-complex e in seguito il limbico.

Nella fase orale il livello corporeo prevalente è il secondo, corrispondente alla zona oro–labiale. Questo livello corporeo sarà il primo ricevente della relazione oggettuale con l'oggetto parziale seno e la dominanza energetica del primo Campo Madre. Il sistema corporeo che media la relazione è il sistema neuro-vegetativo con la prevalenza del sub sistema centrale limbico.

Nella fase muscolare il livello corporeo prevalente è il quarto, corrispondente alla zona toracica, primo ricevente della relazione oggettuale con il secondo campo energetico. Il sistema corporeo mediante la relazione è il sistema muscolare striato con la prevalenza funzionale del sub sistema centrale limbico.

Nella prima fase genito–oculare, i livelli corporei prevalenti sono il terzo e il quinto, corrispondenti al collo e al diaframma, primi riceventi della relazione oggettuale con il secondo campo energetico. Il sistema corporeo che media la relazione è il sistema psiche, con la prevalenza funzionale del sub sistema centrale limbico e della neocortex.

Nella seconda fase genito-oculare i livelli corporei prevalenti sono il settimo e il primo, corrispondenti al bacino e agli occhi, primi riceventi della relazione oggettuale con il terzo campo energetico. Il sistema corporeo che media la relazione è il sistema psiche, con la prevalenza funzionale del sub sistema centrale neocortex.

Il Sé, con il suo corredo di potenzialità biologiche e densità energetica, nella relazione con l'Altro da Sé, riceverà impressioni che etimologicamente sono da intendersi come veri e propri movimenti energetici che premono sul Sé. Queste impressioni possono essere determinanti o importanti. Nel primo caso sono strutturanti e caratterizzanti: sono i segni incisi indelebili che strutturano i tratti caratteriali. Nell'altro caso, si tratta di impressioni certamente significative per l'individuo, ma non strutturanti nel senso che abbiamo prima esposto. Questi movimenti energetici possono essere sintonici per il Sé ricevente, o distonici. Fra essi annoveriamo quelli che procurano frustrazione, separazione o minaccia di separazione e castrazione. Nella frustrazione c'è l'Altro da Sé immobile che blocca il movimento pulsionale espansivo del Sé. Nella castrazione c'è il movimento opposto dell'Altro da Sé che, con valenze sadico distruttive, coarta il movimento del Sé. Nella separazione c'è la minaccia o il reale e progressivo allontanamento dell'Altro da Sé dal Sé. Tali movimenti energetici saranno ricevuti, nella relazione oggettuale con l'altro da Sé, dal livello corporeo predominante sulla freccia del tempo neghentropica.

In ambito psicosomatico, il nostro modello vuole superare il concetto di scelta d'organo o organo bersaglio, a favore di una scelta di livello corporeo, secondo il modello Reichiano esposto.

Perché una persona sviluppa una patologia o un sintomo che colpiscono un organo o un apparato e non altri?

Avendo a disposizione la freccia del tempo possiamo cogliere meglio più aspetti. Considerando la relazione fase evolutiva/tratto di personalità/livello corporeo, potremmo affermare l'esistenza di una storia incisa nel corpo, nei nostri livelli corporei che hanno una dominanza storica nell'individuo in rapporto alla sua evoluzione.

Se una persona sviluppa col tempo una patologia toracica oppure addominale è doveroso chiederci in quale tempo analitico esso si trovi nel qui e ora. Infatti la zona–livello interessata potrebbe avere un legame di tipo storico-analitico con quell'individuo. Un tratto caratteriale raffigura l'espressività emozionale, psicologica, comportamentale, di corteo neurovegetativo e neuroendocrino, tale per cui rappresenta una zona di tempo che la persona fissa in base alla sua specifica relazione con l'oggetto parziale caratterizzante di quel tempo analitico. Se questo stesso livello risulta il primo ricevente rispetto alla relazione oggettuale dell'Altro da Sé, è probabile che esso possa risultare in qualche modo più fragile, oppure tonico, ipotonico o ipertonico, a seconda della storia che ogni Sé–individuo ha avuto.

Potrebbe verificarsi che, nel qui ed ora della storia individuale, siano presenti delle condizioni che possano rievocare o riattualizzare la dominanza di quel livello corporeo con la coorte dei segni incisi caratterizzanti o importanti; allora il soggetto potrebbe sviluppare un sintomo o una malattia: "una storia scritta che è stata richiamata" (Ferri, a.a. 2006/2007)

In altre parole il qui e ora riattualizza un tratto caratteriale, un modulo comportamentale della personalità, associato alla meiopragia strutturale di livello corporeo, che ognuno porta incisa nella propria storia. I fattori fondamentali da considerare per l'insorgenza di una malattia psicosomatica sono:

• le fissazioni di fase evolutiva o segni incisi,

• i livelli corporei corrispondenti,

• i tratti di carattere,

• la densità energetica, per cui a identica noxa esterna, la differenza di densità fa si che si risponda in modo diverso. Si possono avere diversi modi di risposta: masochistica, di evitamento, di attacco, di fuga, psicotica, ecc.,

• i sottosistemi centrali interessati e la loro dominanza nelle fasi del Sé complessivo,

• la struttura pesante o leggera risultante, con i blocchi iperorgonotici o ipoorgonotici, e i meccanismi di difesa relativi,

• le relazioni del qui e ora e i livelli riattualizzati della propria storia,

• l'intensità dello stressor del qui e ora,

• il tempo di esposizione allo stress. (Ferri, a.a. 2006/2007).

Bibliografia
  • Alexander, F. (1951), Medicina Psicosomatica. Firenze: Marzocco.
  • Reich, W. (1972), La funzione dell'orgasmo. Milano: SugarCo.
  • Giovannini, D., Ricci Bitti, P. E., Sarchielli, G., Speltini, G. (1982), Psicologia e salute, Bologna: Zanichelli.
  • Navarro, F. (1988), La Somatopsicodinamica. Pescara: Il Discobolo ed.
  • Navarro, F. (1991), Somatopsicodinamica delle biopatie. Pescara: Il Discobolo ed.
  • Ferri, G. Cimini, G. (1992), Psicopatologia e carattere. Roma:Anicia.
  • Ferri, G. (a.a. 2006/2007), Lezioni di psicopatologia, Scuola Italiana di Analisi Reichiana.
  • Taylor, G. J. (1993), Medicina psicosomatica e psicoanalisi contemporanea. Roma:Astrolabio.
  • Trombini, G. Baldoni, F. (1998), Psicosomatica. Bologna: Il Mulino.
  • Porcelli, P. (2009), Medicina psicosomatica e psicologia clinica. Milano: Raffaello Cortina ed.

* Medico di medicina generale Asl Teramo, Psicoterapeuta, Analista S.I.A.R.